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Autore: Jinny82    25/01/2018    2 recensioni
ふたたび (futatabi). Ancora una volta. Un'altra guerra alle porte.
Avverto che userò TUTTI i personaggi che mi sono piaciuti, nelle serie classiche e nell'Omega (Al mio attivo di visione/lettura mancano buona parte di lost canvas, tutto episode G e next dimension,quindi si intravede una luce in fondo al tunnel della follia)
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Oggi aggiorno scroccando la connessione dl "lavoro" (st facendo la guardia alla sede e aspettando la lezone di giapponese stasera XD). Ma vista la giornata uggiosa e la quantità di sonno che mi trascino da ieri, non ho riletto nemmeno stavolta SI LO SO SONO UN DISASTRO T_T

 


Shunrei non aveva mai capito perché percepisse i cosmi. Probabilmente aveva “imparato” in maniera inconscia stando sempre vicino al Maestro e probabilmente il fatto che suo marito e suo figlio fossero entrambi Saint aveva influito su questa sua capacità, di solito estranea a chi non faceva parte della casta di Guerrieri divini. Quando il cosmo di Ryuho si indebolì tanto da ruschiare di scomparire venendo sostituito da un cosmo potente, antico e decisamente poco benevolo, proprio questa sua capacità l’aveva risvegliata. Ora era ferma davanti alla barriera del grande Tempio, circondata dal suo esercito di guerrieri ombra ... non dal suo, da quello di Andromaca, si ricordò. Ma loro non potevano sentire Andromaca che irata cercava di riprendere il controllo all’interno della sua mente. Vide suo figlio, in quello che rimaneva della sala del consiglio. Non era mai stata al Santuario prima e si chiese se le mogli che andavano a trovare i mariti in ufficio esistessero ancora, come si vedeva nei film americani, perché al momento, nonostante la situazione, era proprio in quel modo che si sentiva: se solo avesse avuto un cestino con il pranzo ...
“ Smettila di pensare assurdità, stupida ragazzina!” le urlò Andromaca nella testa. Un tono talmente disperato da farle salire le lacrime agli occhi
<< Possiamo collaborare. >> disse Shunrei. Quella donna aveva perso il marito e le avevano ucciso il figlio ancora piccolo davanti agli occhi, non ce la faceva a darle completamente torto, in fondo. Non poteva proprio. Era stata presa alla sprovvista quando era stata posseduta, aveva perso conoscenza un attimo dopo aver ferito ... quasi ucciso ... Kiki ... e suo figlio. Era stato troppo ed aveva perso il controllo. Ma sentire di nuovo il cosmo di Ryuho affievolirsi a quel modo era stato di nuovo troppo. E se lei aveva capito Andromaca, Andromaca poteva capire lei, ne era sicura.
<< Non so quanto Apollo possa essere felice di quello che hai combinato con Ryuho ... visto che probabilmente aveva già deciso di usarlo. >>
“ Non ha mai avuto un corpo designato, a parte Abel.” Replicò Andromaca. Shunrei si morse leggermente il labbro inferiore, per poi inspirare. I soldati ombra non guidati da lei stavano scomparendo velocemente ed il varco che si stava creando era sempre più vicino. Riconobbe il cosmo di Shiryu, anche se ora sembrava più antico.
“ Diomede. Lui era presente quando Ulisse ha dato l’ordine di uccidere Astianatte.”
La voce di Andromaca non era più irata. C’era troppa angoscia e disperazione per lasciare posto alla rabbia. Shunrei vide un bambino, appena un neonato, venirle strappato dalle braccia. Dei soldati la tenevano ferma mentre chi teneva il bambino lo lasciava cadere oltre le mura. Resistette, pur con gli occhi pieni di lacrime
<< In questa vita nessuno di loro due avrebbe mai fatto una cosa simile. >> disse. Andromaca non riuscì a replicare e Shunrei capì che lo sapeva: anche Andromaca sentiva il pentimento dei due antichi guerrieri e riconosceva la loro diversa natura ora che erano altri uomini, altri guerrieri.
<< Scusa, devo farlo. >> sospirò Shunrei, vedendo Shiryu sempre più vicino. Si girò verso l’esercito di Andromaca ed alzò le mani
<< Dissolvetevi e non tornate. >> ordinò. Arrossì sentendo gli epiteti che Andromaca iniziò ad inveirle contro, ma tentò comunque di mantenere un certo contegno. Era una madre di famiglia, dopotutto! Si girò e Shiryu era proprio davanti a lei
<< Non credo la potrò controllare ancora a lungo. E ho fatto una cosa che ad Apollo non piacerà molto ... >>
Shiryu le si avvicinò e le posò una mano sulla guancia, ma lei si scostò, scuotendo la testa
<< Non potrei sopportare di colpire anche te. E ... sai qual’è l’unica cosa per salvare Kiki ... e nostro figlio. >> disse. Vide il momento esatto in cui il cuore di Shiryu si frantumò, ma sapeva fin troppo bene che non c’era altro modo. Non si poteva uccidere un’anima vagante e le maledizioni no si potevano revocare. Lo sapeva Andromaca, che ora era spaventata, e quindi lo sapeva anche lei
“ Non puoi!” sibilò
<< Tu sei già morta una volta, non dovrebbe riuscirti difficile ... >> mormorò Shunrei. Prese una mano a Shiryu e se la portò al petto, contro il cuore. Era tranquilla. Avrebbe voluto consolarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene, invece si limitò ad annuire. Gli occhi dell’uomo si riempirono di lacrime e fu lui a scuotere la testa
<< Non puoi chiedermelo ... >> disse, con un filo di voce. Tremava come mai lei l’aveva visto tremare. Shunrei fece per ribattere che poteva chiederlo solo a lui, non avrebbe avuto abbastanza coraggio da lasciarsi colpire da nessun altro, ma ebbe solo il tempo di spintonarlo abbastanza lontano, prima che Andromaca riprendesse il controllo e tentasse di colpirlo. Ebbe un ultimo istante per guardarlo mentre indietreggiava e le si strinse il cuore: mai aveva pensato di poter vedere tanto dolore su quel viso che tanto amava ...
 
Andromaca rimase con la mano alzata, pronta a colpire di nuovo, ma si bloccò. L’uomo davanti a lei non riusciva a fare altro che guardarla, immobile. A malapena gli riusciva di respirare. Accanto a lui anche la reincarnazione di Ulisse aveva l’aria completamente stravolta. Non sapeva se a bloccarla fossero le loro espressioni disperate o un residuo della coscienza di Shunrei. Quella donna ... doveva essersi stancata molto a tenerla sotto controllo, perché poi aveva perso conoscenza ed ora non dava più segno di volerla fermare ... Diomede si inginocchiò davanti a lei, posando le mani e la fronte sul terreno. Ulisse lo guardò ed Andromaca lesse altro dolore in quello sguardo. Dolore ed impotenza ...
<< Lasciala andare ... ti prego ... >> mormorò Diomede
<< Non posso. >>  replicò Andromaca, anche se non era più così convinta nel dirlo. Aveva visto alcuni dei ricordi della sua ospite. Qualche sprazzo qua e la, niente di completo o concreto. In uno c’era un bambino con i capelli rossi di dieci, forse undici anni, completamente solo in una torre, circondato da armature. Nel ricordo il bambino si girava e sorrideva, ma in una maniera che avrebbe dovuto essere completamente estranea ad un bambino. Era un sorriso troppo triste, troppo adulto per qualcuno di così giovane. E su quel sorriso se ne sovrapponeva un altro, enorme, completamente spensierato, lo stesso viso, solo un po’ più giovane, forse un paio di anni prima ...
Poi c’era l’uomo in cui si era reincarnato Diomede, solo che non poteva muoversi, né parlare, non vedeva, non sentiva e non poteva percepire gli odori, ma riusciva comunque a comunicare con un bambino ancora piccolo. Esile e cagionevole di salute, il bambino dava il meglio di sé sempre e cercava di nascondere lacrime e debolezza ...
Andromaca sospirò abbassando il viso su quegli uomini tanto odiati che ora erano prostrati davanti a lei
<< Vi odio. Profondament. Vi disprezzo per quello che avete fatto. Ma morire di nuovo non farebbe altro che accorciare la vostra sofferenza. Lo sento il vostro senso di colpa, come lo sente la mia ospite. E non voglio che lo dimentichiate fino all’ultimo respiro che potrete esalare in quest’altra vita. Meritereste una pena atroce, ma dubito potrò rimanere per sempre in questo corpo. Quando tutto questo finirà, Ade ci reclamerà di nuovo, e Shunrei non merita di vedervi soffrire. Come non lo merita Ryuho, se mai ne uscirà vivo. >>
Ulisse alzò il viso, con espressione grave
<< Solo il pentimento possiamo offrirti. Non ci opporremmo a nessuna tua decisione ora, penso tu lo sappia. >>
Andromaca alzò un sopracciglio, sprezzante. Allungò un piede e con quello fece alzare il viso a Diomede: quel viso che la sua ospite amava così tanto da far vacillare anche lei ora era una maschera di dolore: era pallido, come se la vita non scorresse più in lui, aveva lo sguardo spento. Andromaca si allontanò leggermente, sbuffando. Lei stessa aveva avuto quell’espressione quando le avevano strappato Astianatte dalle braccia, quando lo aveva sentito gridare ... girò le spalle, decisa ad avvicinarsi il più possibile al luogo dove era Apollo, pronta a ricevere la sua punizione per non aver fatto il suo dovere, ma si bloccò appena attraversata la barriera: Ettore era davanti a lei. L’armatura che indossava non era quella che aveva nell’antichità, nemmeno il viso che indossava era lo stesso, ma era lui. La sua reicarnazione. L’uomo che aveva davanti non era un mero ospite, non era solo un’anima tornata per vendicarsi ... lui aveva solo recuperato i propri ricordi ... lei gli corse tra le braccia, piangendo e ridendo assieme. Lo aveva visto privato della vita e spogliato di ogni dignità mentre Achille lo trascinava sotto le mura attaccato al proprio carro. In ade erano stati separati per così tanto tempo, lui insieme ai guerrieri, lei insieme alle vedove. Non le era stato permesso nemmeno ricongiungersi al proprio bambino e fino a quel momento era stata solo un’anima pervasa da risentimento e sete di vendetta. Ma ora era tra le braccia di Ettore, nulla sarebbe potuto andare male ... Ettore la scostò leggermente posandole le mani sul viso e fece per chinarsi a baciarla, ma delle voci che esplosero attorno a loro li bloccarono.
 
<< Nii san! >> gridò Shun, felice di vedere il fratello maggiore sano e salvo
<< Ikki! >> gridò Shiryu, sconvolto da quello che aveva appena visto: Shunrei era corsa tra le braccia di Ikki e si stavano per ... baciare ...
Dohko sospirò fermando il proprio discepolo prima che finisse per uccidere il fratello maggiore sotto gli occhi di Shun, cosa che probabilmente l’avrebbe portato a venire annienteto da un nebula storm di pura disperazione ed avrebbe portato ad una faida fratricida ... per fortuna sarebbe stata corta, erano sopravvissuti solo in dieci agli addestramenti ...
<< Oh! Ettore! >> esclamò allegramente Death Mask << Esotica l’ospite che ti sei trovata, Andromaca ... >>
<< Ci mancava pure Agamennone. >> sbuffò Dohko, passandosi una mano sul viso. L’altra la tenne salda sulla spalla di Shiryu, sperando che si calmasse. Quello gli si afflosciò accanto: cadde seduto a terra, le mani posate sulle ginocchia, il viso basso, respirando il più a fondo possibile
<< Non ho dimenticato questa vita, fratelli. >> disse Ettore. Dohko pensò che Shiryu sarebbe esploso, invece quello ad esplodere fu Shun: niente colpi, niente catene, semplicemente il grido esasperato di qualcuno che non riusciva più a contenere le emozioni
<< Ridammelo! >> la voce arrochita di un uomo adulto, seppure dal timbro chiaro così tipicamente giapponese, ma la supplica di un bambino. Dohko sospirò, sentendo quanta disperazione ci fosse in quella voce. Si sentì in dovere di avvicinarsi al Saint di Andromeda
<< Concentrati un momento. Come hai fatto a non sentirlo tornare? >> gi chiese, posandogli una mano sul braccio. Due occhi verdi velati di lacrime lo guardarono, confusi, poi Shun sospirò, annuendo
<< E’ vero ... >> mormorò << E’ lui ... >> sospirò poi, abbassando il capo
<< Il mio ospite te l’aveva detto che ti serviva un attimo ... ma sei testardo quanto il tuo fratellino conciato da Cupido qui ... >>
Dohko trattenne a stento una risata ... aveva dimenticato quanto irriverente potesse essere Agamennone ... dopotutto si era trovato un ospite piuttosto azzeccato ...
<< E’ il saggittario. >> replicò Seiya, piccato. Dohko si girò verso Shiryu, che era ancora seduto a terra e tremava leggermente
<< Andromaca ... lasciala andare. >> sospirò Ikki in quel momento.
<< Non ... >> singhiozzò lei
<< Sei stata mia moglie in un’altra vita ... parecchie vite fa. Ci rivedremo finita questa, ma ... ora lasciala andare. >>
Andromaca si guardò attorno un paio di volte. Poi annuì, con il viso rigato di lacrime. Diede un braccio a fior di labbra ad Ettore, dopodiché si accasciò tra le sue braccia, priva di conoscenza. Ikki la sollevò e si avvicinò a Shiryu, che alzò il viso, chiaramente confuso. Ikki si accucciò e gli fece prendere Shunrei tra le braccia
<< E’ solo svenuta. Ma è tornata. >> gli disse. Shiryu annuì, poi strinse a sé la moglie, affondandole il viso nei capelli, tentando di frenare i singhiozzi. Dohko gli posà una mano sulla spalla e Shiryu sospirò, annuendo
<< Solo un momento ... >> supplicò, con la voce rotta e tremante. Dohko si sentì stringere il cuore in una morsa gelata
<< Siamo nel mezzo di una battaglia, non ce l’abbiamo un momento ... >> gli fece notare a malincuore. Shiryu però non si mosse, non riusciva a staccarsi da Shunrei e probabilmente la donna svenuta tra le sue braccia era l’unica cosa che gli impediva di cedere al panico pensando al figlio ...
<< Come la mettiamo con lui? >> chiese allora Agamennone, indicando Ikki
<< Ho recuperato ricordi di una vita passata e probabilmente avrà bisogno di prendere a calci Aiolia in un altro momento, ma non tradirò di certo Atena. In questa vita sono un suo Saint. >> replicò Ikki. A quelle parole Shun parve tornare ad avere tredici anni e gli gettò le braccia al collo
<< Eri sparito! >> lo accusò, mentre Ikki lo stringeva a sé, arrossendo leggermente per quel gesto tanto poco maschile.
<< Oh ... eri così anche con Paride ... in questa vita ti è andata decisamente meglio con i fratelli più piccoli. >> disse in quel momento Eden, che fino a quel momento era stato fermo e zitto, tanto che Dohko a malapena l’aveva notato. Ulisse lo riconobbe come Enea e si mise subito sulla difensiva
<< Si, mi è andata decisamente meglio. >> sorrise Ikki. Shun si staccò, borbottando qualcosa, rosso in volto
<< Dobbiamo salvare Atena. >> disse Seiya, con urgenza, mentre anche Dohko sentiva il cosmo della dea affievolirsi ulteriormente
<< Non è ferita. >> disse Shun, in quel momento, guardando verso quello che rimaneva della tredicesima casa
<< Complimenti per la vista. >> disse Agamennone
<< Se ci fosse anche solo una goccia di sangue di Atena, Apollo non le starebbe certo così vicino in maniera così disinvolta. Il sangue di Atena risveglierebbe Ryuho immediatamente e Apollo si troverebbe almeno momentaneamente senza corpo ... >> replicò Shun. Dohko rabbrividì leggermente a quelle parole, come prevedendo la frase successiva
<< Non credo che Ryuho potrebbe reggere la separazione, nelle sue condizioni attuali. Dobbiamo pensare ad un altro modo. >>
<< Le sue ferite sono causate da una maledizione ... >> sospirò Shiryu, che intanto aveva adagiato Shunrei su un giaciglio improvvisato in un luogo un po’ riparato
<< Ma ... >> tentò di ribattere Seiya
<< Non voglio illudermi. >> mormorò Shiryu. Dohko non resistette. Lo schiaffeggiò forte e poi lo abbracciò stretto
<< Stupido ragazzino, piantala! C’è sempre una speranza! >> gli ringhiò in un orecchio. Shiryu si staccò, nascondendosi il viso tra le mani
<< Un dio potrebbe revocare le maledizioni. >> disse allora Eden. Tutti si girarono verso di lui
<< Beh, nel pieno delle proprie forze, quind Ade e Atena al momento sono da scartare ... Apollo di certo non ci darà una mano, soprattutto visto che credo ormai sappia che siamo passati al nemico ... Laocoonte è lassù, e anche Sarpedonte, non credo sia una buona notizia ... >> disse, indicando il pilastro di terra e rocce. Dohko digrignò i denti. Il cosmo di Shion ancora non c’era. E lui non sapeva se la sua coscienza fosse ancora viva o meno ... quanto avrebbe voluto quei dannati poteri jamiriani in quel momento ...
<< Oh, a Milo questo non piacerà per nulla ... >> mormorò Seiya, individuando Camus. Dohko avrebbe voluto prenderlo a sberle: perché doveva esserci sempre qualcuno che palesava l’ovvio a tutti? Non era già abbastanza orrenda la situazione senza farlo notare? Inspirò profondamente, deciso a calmarsi
<< Ares? >> chiese, una volta ripreso il controllo sulle proprie emozioni. Eden scosse la testa
<< Se non finisce quello che sta facendo con la barriera e questa dovesse incrinarsi, tutti i villaggi e le città qui attorno verrebbero spazzate via dalla battaglia. Ma c’è qualcuno che potete influenzare ... avete Enea come ostaggio, no? >> replicò Eden, indicandosi                                                            
 
 
Aphrodite imprecò tra i denti. Le ferite di Kiki sembravano meno peggio, ora che aveva usato le erbe giuste per fare impacchi, ma il Saint non dava segno di risvegliarsi e aveva la febbre sempre più alta
<< Chi lo spiega alla ragazzina se muori?! >> sibilò reprimendo l’istinto di svegliare l’ariete prendendolo a ceffoni. Anche quello avrebbe dovuto spiegarlo alla ragazzina e non era sicuro di voler sfidare le ire della giovane Gru ...  Un fruscio gli fece alzare lo sguardo, mentre si preparava ad un eventuale attacco
<< Non si accolgono così le signore! >> disse una voce femminile. Aphrodite vide una splendida donna farsi avanti nel giardino della dodicesima. Non sarebbe riuscito a descriverla, era come se il suo aspetto cambiasse in ogni secondo pur rimanendo identico. Era tutto quello che qualsiasi uomo avrebbe voluto ... beh, qualsiasi uomo tranne lui, probabilmente ...
<< Non si entra così in casa di qualcuno ... >> replicò, mettendosi davanti al giaciglio di Kiki. Non che il ragazzino con le sopracciglia a puntino gli stesse particolarmente simpatico, ma aveva un debito con la ragazzina e lo avrebbe rispettato ...
<< La maledizione è andata troppo avanti, bisogna revocarla, o non sopravvivrà un’altra ora. >> disse lei. Aphrodite serrò la mandibola, mentre lei si avvicinava. Gli pose un dito sotto il mento e lo costrinse a voltare il viso in varie angolazioni
<< Oh, capisco perché ti hanno dato il mio nome ... >> disse. Aphrodite si vide riflesso in quegli occhi sempre mutevoli ma identici a loro stessi
<< Che intenzioni hai? >> chiese in tono secco, allontanando la mano della dea dell’amore dal proprio viso.
<< Allora è proprio vero che le donne ti sono indifferenti ... >>
<< Tutti mi sono indifferenti. >> replicò Aphrodite. La dea alzò un sopracciglio
<< Ah si? Strano, è un po’ che sono nei paraggi, e ti ho visto quasi cedere quando un determinato cosmo è praticamente sparito ... curiosa reazione. >>
Aphrodite la prese per il collo, alzandola da terra e lei scoppiò a ridere
<< Che caratteraccio ... potremmo andare d’accordo noi due. >>
<< Dimmi cosa vuoi! >> tuonò allora il Saint, esasperato.
<< D’accordo, d’accordo! Che modi! Posso revocare la maledizione a lui e al corpo di Apollo. >> disse << Dopotutto sono una dea. >>
<< E perché lo faresti? >> chiese allora Aphrodite. Ilviso di lei si irrigidì per un istante e qualcosa di simile ad un’emozione totalmente umana le passò per un istante sul volto improvvisamente giovane e spaventato
<< Se lo faccio, voi libererete mio figlio evitandogli il campo di battaglia. >> disse. Aphrodite la guardò, confuso. Non aveva idea di quello che lei stesse farneticando ...
<< Scusa l’improvvisata! Abbiamo un pacco da consegnare in caso l’affare vada a buon fine! >> disse Dohko, allegramente, entrando nel giardino, completamente tranquillo anche davanti alle rose più velenose. Kiki era protetto da una sottile barriera data da alcune erbe che Aphrodite aveva usato per il giaciglio, ma Dohko avrebbe dovuto sentire già i primi sintomi da avvelenamento, non era un dio lui ...
<< Certe cose sono arrivate qui dai cinque picchi, non lo sapevi Dite? >> chiese Dohko, tirando avanti in malo modo un eden estremamente sorpreso per il fatto di faticare a respirare
<< Enea! >> gridò Afrodite, slanciandosi verso il figlio. Aphrodite la prese per un braccio, fermandola
<< Le condizioni le hai dettate tu: revoca le maledizioni su Kiki e Ryuho e noi ti ridiamo il pargolo. >>  le disse. Lei lo guardò, furiosa, e lo scagliò lontano con un solo semplice gesto della mano. Aphrodite atterrò pesantemente contro una colonna, imprecando. Si rialzò subito, preoccupato sia per Kiki che per Eden, che ora era inginocchiato a terra con aria sofferente. Lo vide annuire leggermente a qualcosa che Dohko gli disse in un orecchio, due gesti talmente impercettibili che la dea non se ne accorse. Lei era in piedi in mezzo al giardino, con le lacrime che le rigavano il volto, mentre una luce calda la circondava. Kiki spalancò gli occhi e si inarcò, per poi riaccasciarsi sul giaciglio, respirando velocemente. Aphrodite guardò verso la tredicesima casa, vedendo Ryuho avere una reazione molto simile. Apollo si girò di scatto, vedendoli perfettamente nonostante la distanza. Perché non ho nemmeno una dannata tecnica difensiva?! si chiese il Saint di Pisces mentre vedeva il raggio di luce solare avvicinarsi
<< Crystal Wall! >> si alzò la voce di Kiki. Il muro di cristallo si incrinò in più punti e vennero colpiti comunque, ma nessuno riportò danni tanto gravi da impedire di combattere.
<< Dovete uscire di qui. Prima di morire per il veleno. >> sibilò allora Aphrodite, rivolgendosi a Kiki ed Eden. Il primo annuì, ancora leggermente stordito dagli ultimi strascichi di febbre e dalle nuove ferite, mentre Dohko si limitò a caricarsi Eden in spalla, trasportandolo fuori
<< Appena respirerà dell’aria fresca starà bene. >> disse il Saint ad Afrodite. La dea si asciugò gli occhi, annuendo
<< Puoi portarlo al sicuro. >> disse ancora Aphrodite. Lei sorrise
<< Sei un uomo di parola. >> disse
<< Sparisci. >> borbottò lui. La dea stranamente obbedì e Aphrodite si arrischiò a girarsi. Dohko era tornato nel giardino
<< Agamennone lo ha posseduto. >> gli disse. Aphrodite si asciugò gli occhi con un gesto stizzito
<< Se la memoria non mi inganna, è dalla nostra parte, almeno. >> disse. Dohko annuì, con un sorriso estremamente triste.
In quel momento tutto il Grande Tempio tremò ...     
 
  
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