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Autore: stellinabg    25/01/2018    0 recensioni
La Monroe e gli altri cacciatori continuano ciò che hanno iniziato e, seguendo gli insegnamenti del vecchio e defunto Gerard, hanno in serbo il piano perfetto per eliminare una volta per tutte Scott, Derek e tutto il loro branco; peccato però che il potere da banshee di Lydia, riesca a fare sgretolare pian piano l’effetto sorpresa su cui speravano di contare la Monroe e i suoi uomini.
Nel frattempo, a Beacon Hills, una serie di omicidi insanguina la città. Le vittime, apparentemente, sembrano non avere collegamenti tra loro, ma lo sceriffo Stilinski e il vicesceriffo Parrish, avvalendosi dell’aiuto di vecchi e preziosi amici, riusciranno a sbrogliarne la fitta matassa rossa.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il branco, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2 –  VOGLIO STARE CON TE


“I'm with you, all of you... because you're right about Scott.
And whatever happens next, I want to be with you.”
 
(Hayden Romero – S5x17)



Interstatale 5 (Beacon Hills-Los Angeles), agosto 2013
Hayden era seduta sul sedile del passeggero, accanto a sua sorella che, mentre guidava, le descriveva il posto in cui sarebbero andate a vivere e altre cose per convincerla che lasciare Beacon Hills non sarebbe stato così terribile. La ragazza però non era d’accordo. Lasciare i suoi amici era stato straziante, soprattutto lasciare Liam. Aveva fatto quegli occhioni così dolci a cui Hayden non riusciva mai a negare nulla, ma questa volta la mora aveva potuto fare ben poco per evitare un dispiacere al ragazzo perché la decisione non dipendeva da lei. Era già da tempo che Valery pensava ad un trasferimento, ma Hayden era riuscita a convincerla a ripensarci e, molto probabilmente, anche lo sceriffo Stilinski e Parrish, con cui lavorava sua sorella, avevano contribuito a farle rimandare quella decisione. Quella volta, però, era stata irremovibile. Aveva visto troppe cose terribili e inspiegabili a Beacon Hills e i propri nervi non avrebbero più retto oltre; inoltre, riteneva che fosse più sensato un trasferimento prima che Hayden iniziasse il nuovo anno al liceo perché poi, altrimenti, avrebbe dovuto aspettare che la ragazza si diplomasse per cambiare città.

“Non posso vivere un altro anno di questo inferno, Hayden.”

Era così che le aveva detto la sorella e la giovane licantropa non aveva saputo cosa dire per convincerla a resistere ancora un altro anno. Il suo animo era totalmente diviso in due: voleva molto bene a sua sorella e l’avrebbe seguita davvero ovunque; ma al tempo stesso, l’amore che provava per Liam le rendeva quella partenza troppo difficile da affrontare e sapeva che era così anche per il ragazzo.

“Continueremo a sentirci e poi, potrei anche venire a trovarti per le vacanze. Un anno passa in fretta! E poi, dopo possiamo vedere di iscriverci alla stessa università.”

In realtà, Hayden più che rassicurare il ragazzo, cercava di convincere soprattutto sé stessa che avrebbe potuto resistere tutto quel tempo senza Liam, ma solo un paio d’ore dopo essere partita, già sentiva la mancanza del ragazzo. Figurarsi resistere un anno intero! Poi, come se fosse fatto a posta, la stazione radio che stavano ascoltando in auto, proprio in quel momento aveva deciso di trasmettere la canzone che lei e Liam sentivano sempre quando stavano insieme. A quel punto, non seppe più resistere, non con la loro canzone in radio: Hayden prese il telefono e iniziò a fare un video da inviare poi al ragazzo. Filmò un po’ sé stessa e un po’ la strada, mentre canticchiava la canzone; poi, finita la canzone, iniziò a dire qualche parola per esprimergli quanto lo amasse e quanto fosse dura stare lontana da lui.
Sua sorella, probabilmente capendo quanto fosse importante quel video per lei, rimase in silenzio tutto il tempo, finché un furgoncino bianco con uno strano logo sopra, non iniziò a sfanalare e poi ad aumentare la velocità, fino a portarsi al loro fianco e iniziare a dare dei colpi alla loro auto.
- Ma che fa? -, chiese Hayden, perplessa, decidendo a quel punto di fermare il video, - Vuole portarci fuori strada? -.
Era spaventata sì, ma sapeva anche che se si fosse trasformata in licantropa, avrebbe senza dubbio risolto ogni cosa. Peccato che non poteva assolutamente farlo davanti a sua sorella o le sarebbe preso sicuramente un colpo.
- Hayden, tieniti forte! -, esclamò Valery, aumentando la velocità. Non sapeva cosa avesse in mente la sorella, ma la ragazza non era molto sicura che gli sconosciuti sul furgone avrebbero desistito tanto facilmente. Infatti, qualche secondo dopo, sentì un colpo dietro, poi le parve di sentire uno sparo e lo scoppio di una gomma. A quel punto, sua sorella sembrò non avere più il controllo della vettura, che si andò a schiantare contro un albero. Il colpo fu davvero forte, tanto che sia lei che Valery furono sbalzate fuori con violenza. Hayden non ci mise molto a riprendersi e si affrettò a raggiungere la sorella.
- VALERY! -
Non ci voleva un genio per capire che ormai era morta: nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad uno sbalzo simile, nessuno a parte una con dei poteri soprannaturali come lei. Tuttavia, Hayden continuava imperterrita a chiamare la sorella, nella vana speranza che potesse riprendere i sensi.  Nel frattempo che la licantropa era concentrata su Valery, gli sconosciuti del furgone l’avevano già raggiunta e circondata e, appena Hayden se ne rese conto, si trasformò in lupo mannaro, decisa a farla pagare a quelle persone.
- Cosa pensi di fare, piccola beta, tutta sola? -, domandò uno di loro, in tono di sfida. Fu così che Hayden capì di non essere davanti a dei delinquenti qualunque, ma che con ogni probabilità quelli erano dei cacciatori e la morte di Valery era stato solo un effetto collaterale per arrivare ad uccidere lei. Si osservò velocemente intorno, alla ricerca di una via di fuga, ma non c’era modo di scappare in alcun modo; tuttavia, ci volle provare lo stesso, ma riuscì a muovere solo un passo, prima di venire colpita da un proiettile.



Beacon Hills, gennaio 2014
Buio, irrequietezza, paura. Liam corre in un bosco, più veloce possibile. Teme di non arrivare in tempo.
Ed ecco, il rumore di uno sparo.
- Aiuto! -, la voce di Hayden risuona chiara al suo orecchio. Aumenta allora l’andatura. Deve farcela! Non può deluderla.
-No, ti prego! -, la sente supplicare. Percepisce la sua paura e l’odore del suo sangue. E’ vicina ormai.
Un altro sparo, proprio nel momento in cui era riuscito a raggiungerla.
- HAYDEN!!!! -
La vede cadere, in terra, con una ferita mortale in corpo, proprio accanto al corpo senza vita di sua sorella, l’agente Clarke. E’ arrivato troppo tardi…


Liam si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva all’impazzata. Quell’incubo lo aveva sconvolto sul serio. Ovviamente, non era la prima volta che sognava la ragazza, ma quella era la prima volta che la sognava in una situazione di pericolo e non sapeva dire se fosse per tutto ciò che stava accadendo in quel periodo, con Lydia che aveva avuto presagi di omicidi a Beacon Hills e poi quel codice che ancora dovevano decifrare,  o se forse quella era veramente una premonizione di ciò che sarebbe successo alla ragazza. Sempre che non le fosse già successo. Per quel che ne sapeva, Hayden poteva già essere morta, visto che da quando era partita, non aveva avuto più sue notizie e non aveva avuto alcun modo per rintracciarla.
- Tutto bene, Liam? -, la voce di Theo, ovviamente ad un tono di voce percettibile solo a lui per non svegliare i suoi genitori, gli arrivò dall’altra stanza, interrompendo i suoi pensieri.
- Sì, torna a dormire… -, rispose, anche lui mantenendo un tono molto basso.
In realtà, Liam non stava per niente bene. Si sentiva irrequieto e non credeva di poter chiudere nuovamente occhio. Sapeva già che avrebbe passato il resto della nottata a pensare ad Hayden, a tutti i bei momenti passati con lei, a domandarsi come mai avesse voluto tagliare i contatti con lui dopo la promessa che si erano fatti e, soprattutto, se stesse ancora bene.
Oltre il muro, sentì il letto di Theo cigolare leggermente, poi il rumore di passi da lì fino alla sua stanza, finché non vide comparire il ragazzo sulla soglia della sua porta. Istintivamente, Liam si portò le coperte fin sopra alla testa. Non voleva farsi vedere in quello stato da lui, anche se sapeva che dal suo battito cardiaco la chimera doveva comunque intuire ogni cosa.
Lo sentì afferrare le coperte per tirargliele giù e per qualche secondo, Liam riuscì a fare resistenza; ma Theo era più forte di lui e alla fine dovette cedere.
- Ti ho detto che va tutto bene! -, sibilò nel buio.
- Davvero? Beh, non si direbbe proprio -, rispose il più grande in tono piatto, - E francamente, non posso dormire con il rumore assordante che fa il tuo cuore per l’ansia che hai… -
- Oh, scusa se ti tengo sveglio… -, commentò in tono sarcastico, sebbene sapesse che la protesta di Theo, in realtà nascondeva una grande preoccupazione per lui.
- Allora, mi dici cosa ti tormenta? -, gli domandò la chimera, sedendosi sul materasso.
Esitò qualche secondo, prima di rispondere, poi si decise a parlare, consapevole che Theo non avrebbe mollato tanto facilmente: - Si tratta di Hayden… ho sognato che lei e sua sorella venivano uccise… -
- E quindi? Era solo un incubo, Liam! -, minimizzò il ragazzo.
- Lo sapevo che non avrei dovuto dirtelo! -, tuonò il più piccolo, rigirandosi nel letto, in modo da dargli le spalle.
- Non capisco perché ti arrabbi così tanto… -. Questa volta Theo cercò di mantenere un tono più pacato.
- Non capisci? -, chiese voltando nuovamente verso l’amico, - E se Hayden e sua sorella fossero in pericolo? -
Theo rimase in silenzio. Ovviamente doveva essere in difficoltà a rispondere ad una domanda del genere.
- Ora capisci perché mi angoscio tanto? -
Ancora silenzio, poi finalmente la chimera riprese a parlare. – Liam… -, ci fu un’altra breve pausa, poi proseguì, - …da quando in qua sei una banshee? -
- Eh? - Fu l’unica cosa che riuscì a dire il licantropo, troppo sorpreso da quella domanda.
- Ti devo ricordare che è Lydia la banshee? E si dà il caso che lei non ha predetto nulla, quindi non hai niente di cui preoccuparti – A quel punto, senza nemmeno aspettare che lui replicasse qualcosa, lo vide alzarsi dal letto. – Sei proprio stupido, Liam! -
Messa in quel modo, il più piccolo non poteva davvero ribattere, né offendersi perché gli aveva dato dello stupido. In quel momento, anche lui si sentiva tale perché, di fatto, il ragionamento di Theo non faceva una piega. Nulla faceva pensare che Hayden potesse essere realmente in pericolo, ma Liam aveva lasciato che uno stupidissimo incubo lo facesse preoccupare senza motivo.
- Hai ragione, grazie… -
- Wow! -, esclamò Theo con quell’aria compiaciuta che Liam davvero detestava vedergli.
- Piantala! -, gli ringhiò, gettandogli addosso il cuscino, prendendolo in pieno. Theo, ovviamente, come era logico pensare, non rimase senza fare niente e glielo rilanciò subito sulla faccia.
Liam si tolse il cuscino dal viso e tornò ad assumere un’espressione seria. Nonostante Theo fosse riuscito a tranquillizzarlo, altre domande gli frullavano nella testa.
- Credi che sia una persona orribile? -
- Eh? – Questa volta fu il più grande a sembrare sorpreso e senza parole. – Non credo di essere la persona più adatta a cui chiederlo. Non credi? -
- E allora perché Hayden ha tagliato i contatti con me? -
Theo alzò le spalle e Liam non poteva biasimarlo per quello. In fin dei conti, gli aveva posto una domanda a cui era impossibile rispondere. L’unica che poteva dargli una spiegazione era la ragazza stessa, ma era a troppi chilometri di distanza e irrintracciabile al suo solito numero telefonico.
- Magari è stata la sorella a dirle di tagliare con te… - L’ipotesi della chimera non era poi tanto inverosimile: l’aveva già convinta a lasciare Beacon Hills e il branco, quindi poteva perfettamente averla convinta a non sentirlo più.
- Forse hai ragione e forse l’incubo che ho avuto è un modo che ha il mio subconscio di affrontare la situazione. Forse una parte di me, avrebbe voluto che l’agente Clarke non sopravvivesse a tutti i casini che ci sono stati. – Dette quelle parole, Liam si tirò le coperte fin sopra la testa. Si vergognava molto di quel che aveva detto. – Sono una persona orribile! -
- Ah beh, io non posso dire nulla su questo. Se fossi stato al tuo posto, il vecchio me sicuramente l’avrebbe fatta fuori con le sue stesse mani. -

***
Da un paio di settimane, a Beacon Hills si stavano susseguendo degli omicidi. Non si sapeva ancora se gli eventi fossero collegati o meno, ma lo sceriffo Stilinski credeva proprio di sì, anche se ancora non aveva capito lo schema dell’assassino. Così, lo sceriffo continuava ad osservare la lavagnetta trasparente su cui aveva attaccato le foto delle 5 vittime che avevano ritrovato fino a quel momento. Sotto ad esse, aveva scritto alcune delle caratteristiche principali di ogni vittima: età, lavoro, hobby e tutto ciò che poteva essere rilevante per cercare un collegamento tra loro. Sulla mappa della città attaccata alla parete,  poi, aveva segnato con dei pallini rossi il luogo in cui erano stati ritrovati i cadaveri e con dei pallini verdi dove abitavano.
Tuttavia, più continuava ad osservare tutti quei dati, e più non capiva che collegamento potessero avere, perché di fatto, non parevano assolutamente averne. L’unica cosa che li accumunava era il modo in cui erano morti: sembrava avvelenamento, anche se non era chiara la sostanza usata. Ciò che pareva chiaro era che era stata somministrata tramite iniezione sul collo, con un ago un po’ più spesso del normale.
Si andò a sedere sulla sedia e chiuse gli occhi per immaginarsi suo figlio Stiles che, con del filo rosso, univa i vari punti per cercare un collegamento. Lo sceriffo non aveva mai capito come quel metodo potesse aiutare il figlio a capire qualcosa, perché di fatto, ciò che risultava era solo un ammasso di fili intrecciati in modo sconfusionato.
- Le ho portato il caffè…  -
Parrish, con due bicchieroni fumanti, entrò nell’ufficio destandolo da quei pensieri.
- Ti ringrazio -, disse l’uomo, facendogli cenno di sedersi sulla sedia davanti a lui.
- E’ già arrivato il referto del coroner? -, chiese con sorpresa il ragazzo, notando le informazioni segnate sulla lavagna.
- Già…e come previsto, la causa della morte è la stessa delle quattro vittime precedenti. -
Emise un sospiro e sorseggiò un po’ del caffè che il suo vice gli aveva portato.
- Ci sfugge qualcosa. Nessun collegamento tra loro, nessun testimone che possa fornire qualche indizio… Stiamo brancolando nel buio. -
- Già… -, confermò Parrish con espressione totalmente assorta nei propri pensieri.
- Credi che si tratti di qualche essere soprannaturale? -
- Se me lo chiede in qualità di vice sceriffo, no. – Disse, giocherellando con il proprio bicchiere di caffè. - Non mi sembra che possa esserci coinvolta una creatura sovrannaturale, ma solo una persona molto abile a nascondere le proprie tracce… -
- E se te lo chiedessi in qualità di segugio infernale? -, domandò lo sceriffo, notando come il ragazzo avesse specificato quella cosa, come se la risposta potesse essere diversa in condizioni differenti.
Parrish in quel momento stava sorseggiando un po’ del suo caffè, così scosse lievemente la testa.
- No, anche come segugio infernale, non penso che si tratti di qualcosa di sovrannaturale… -
- Capisco… -, commentò, decisamente sollevato da quella risposta.
- Tuttavia, il fatto che Lydia abbia previsto queste morti, deve voler dire qualcosa. Ok, di fatto, solo l’ultimo cadavere lo abbiamo trovato grazie alle sue informazioni, tuttavia ha sognato anche dettagli sulle morti della altre quattro vittime, dettagli che non poteva conoscere, dato che sul giornale non erano indicati… -
- E non è possibile che abbia previsto queste morti anche se non hanno a che fare con il soprannaturale? -, chiese lo sceriffo, con espressione assorta. Nonostante fosse a conoscenza da un po’ del mondo soprannaturale, c’erano ancora tanti dettagli che gli sfuggivano.
- Non saprei… -, rispose Parrish, alzando leggermente le spalle.

***
Peter Hale era comodamente sdraiato sul divano del loft di suo nipote Derek e leggeva un libro, mentre quest’ultimo era al telefono con qualcuno e, a giudicare da quel che il ragazzo stava dicendo, Peter aveva anche capito di chi si trattasse e quale fosse il motivo della telefonata, senza dover usare il proprio super-udito da licantropo per origliare la conversazione.
- Davvero intendi aiutare lo sceriffo Stilinski a fare il suo lavoro? -, chiese l’uomo senza distogliere lo sguardo dal libro, non appena la telefonata fu conclusa.
- Non si tratta di fare il suo lavoro, se dovesse esserci il coinvolgimento di un essere soprannaturale… -
- E pensi che sia così? -
- Non lo so ancora… E’ per questo che lo sceriffo mi ha chiesto di andare con lui in ospedale a riesaminare i corpi, nel caso che al coroner fosse sfuggito qualcosa… -
- Uhm capisco… -, commentò, questa volta posando lo sguardo sul nipote. – Vuoi che venga anch’io? -
- Non dovevi vederti con Malia? -, domandò Derek, sorpreso che suo zio si offrisse di aiutare.
- Ha annullato… Deve vedersi con Liam e gli altri. Sai, la questione del codice che ha scritto Lydia…? -, disse, dando per scontato che anche il nipote fosse aggiornato su quelle cose. Malia aveva informato Peter su tutte le novità e, da quel che sapeva, tutti gli altri si tenevano costantemente in contatto tramite una chat su whatsapp, chat in cui credeva che fosse presente anche Derek.
- Codice? Quale codice? -, domandò allarmato quest’ultimo.
- Fammi capire, tu non ti senti su whatsapp con gli altri? -, domandò perplesso.
- E cosa sarebbe? -, chiese a sua volta il moro, totalmente spaesato.
- Dio, Derek! Ma dove vivi?! -, esclamò Peter, ritenendo incredibile come il ragazzo fosse sempre così poco aggiornato sulle novità tecnologiche. – Dovresti rimanere a passo con i tempi! -
In tutta risposta, il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

***
Era appena finita la lezione di economia, quando Corey e Mason uscirono dall’aula per raggiungere Theo e Liam in biblioteca. Il primo non aveva più lezioni per quell’ora, mentre Liam aveva volontariamente saltato la lezione del coach per evitare che partisse la copertura per giustificare la sua assenza agli allenamenti del pomeriggio. Non poteva di certo dire al signor Finstock che lui, co-capitano con Nolan, non si sarebbe presentato agli allenamenti per decriptare una lista che gli aveva inviato Lydia. Innanzitutto, avrebbe detto che la lista avrebbe potuto aspettare, soprattutto perché essendo stata scritta da Lydia, avrebbe pensato a qualche sciocchezza da ragazza; poi, avrebbe iniziato con tremila discorsi su quanto fosse importante che desse il buon esempio ai suoi compagni.
- Siete sicuri che non serve che vengo? -, chiese Corey. Quando veniva escluso da quelle cose, seppur meno importanti rispetto all’azione vera e propria, la giovane chimera si sentiva un po’ come se non facesse veramente parte del gruppo. Persino Mason, che di fatto non aveva alcun potere soprannaturale, sembrava avere un ruolo più fondamentale di lui nel branco.
- Ci sono gli allenamenti, non puoi saltarli. Questo fine settimana abbiamo una partita importante. Il coach potrebbe escluderti se non ti alleni… - Fu proprio Liam a parlare e, sapeva che lo diceva per esperienza personale. La sua posizione di capitano era stata messa in discussione proprio per l’incostanza che aveva mantenuto negli allenamenti e tanti ragazzi avevano perso il posto da titolare per la stessa ragione. – La squadra può stare senza di me, ma non senza di te. -
- Tu dici? -, chiese perplesso. Il discorso di Liam gli sembrava troppo inverosimile ai suoi occhi. Per Corey, la presenza di Liam in squadra era fondamentale, dato che era uno dei giocatori migliori, mentre non si poteva dire lo stesso della sua presenza che, nonostante i duri allenamenti, continuava a non brillare molto in campo.
- Certo! C’è un altro capitano, ma non un altro ragazzo in grado di fare il portiere. -
A quelle parole, la giovane chimera allargò le labbra in un sorriso, leggermente rincuorato da quelle parole.
- Ti facciamo sapere appena ci sono delle novità, ok? -, lo rassicurò Mason, dopo avergli impresso un lieve bacio sulle labbra.
Fu in quel momento che il telefono di Liam squillò.
- Ok, ragazzi…Malia è arrivata. Muoviamoci! -

***
Stare davanti al liceo di Beacon Hills, seppur si fosse diplomata da mesi e non lo frequentasse più, le faceva davvero uno strano effetto. Appoggiata al fianco della propria auto, osservava i ragazzi che uscivano dal cortile, mentre parlottavano e scherzavano tra loro e, mentalmente, rivisse i momenti che aveva trascorso con Scott, Lydia e Stiles. Ne avevano passate davvero tante lì dentro e, mentre i suoi amici avevano trovato la loro strada, Malia era ancora lì in città a chiedersi cosa fare della propria vita. Se c’era una cosa che però le era stato chiaro, era che odiava studiare e pensare di passare degli anni all’università era decisamente fuori discussione; sebbene le dispiacesse rimanere separata da Scott, non aveva intenzione di lasciare suo padre adottivo, il signor Tate, non dopo che si erano appena ritrovati. Era stato così che, dopo aver fatto finalmente la vacanza a Parigi che aveva dovuto rimandare a causa della battaglia contro la Monroe, appena ritornata a Beacon Hills aveva trovato lavoro come cameriera in un bar. Gli orari e la paga non erano un granché, ma erano comunque un buon inizio. Se non altro, riusciva a mantenersi le proprie spese, senza pesare su suo padre.
- Eccoci, Malia! – Liam, ormai a pochi passi da lei, le fece cenno con una mano. Dietro di lui, c’era ovviamente Mason, il migliore amico del giovane beta, e Theo che, per qualche strana ragione, Liam aveva preso a portarselo sempre con sé.
- Sia chiaro, lui non sale sulla mia auto! -, tuonò Malia, assottigliando lo sguardo verso la chimera. Nonostante tutti sembrassero disposti a dimenticare tutte le cose brutte che il ragazzo aveva fatto, la coyote ancora non riusciva a perdonarlo. Si era sentita presa in giro più di tutti perché Theo era riuscito a conquistare la sua fiducia che, raramente dava a chiunque, per poi tradirla per i suoi scopi personali.
- Malia…! - Liam disse il suo nome in tono di supplica, ma lei rimase con un’espressione seria, per mostrare che era irremovibile in quella decisione.
- Tsk…intanto non mi fiderei mai a salire in un auto guidata da te! -, sbottò Theo, dirigendosi verso la propria auto.
Malia notò un attimo di indecisione in Liam, poi però si decise ad aprire la portiera e salire in auto, nel sedile accanto al suo, mentre Mason aveva già preso posto dietro.
- Non guardarmi in quel modo, Liam! -, lo rimproverò la ragazza, mettendosi alla guida della propria auto. - Dopo tutto quello che ha fatto, io davvero non capisco come facciate a fidarvi di lui… -
- So cosa significa fare qualcosa di orribile, Malia… -, la interruppe il licantropo, riferendosi a quando aveva tentato di uccidere Scott. - Nemmeno il senso di colpa è sufficiente per espiare le proprie azioni. A te non è mai successo di fare qualcosa di imperdonabile?  Qualcosa che continua a tormentarti e a farti credere di non meritare ciò che c’è di buono ora nella tua vita? -
A quelle parole, Malia istintivamente ripensò alla sera di tanti anni prima, in cui aveva perso il controllo della sua forma da coyote e aveva ucciso sua madre e sua sorella. Il senso di colpa continuava a tormentarla costantemente; ed era proprio come diceva Liam, non credeva di meritare tutte le cose belle che le erano capitate negli ultimi anni.
- Tutti meritano una seconda possibilità, non credi? -, proseguì ancora il ragazzo.
Nonostante si ritrovasse molto nel discorso del giovane licantropo, però, Malia non era disposta ad applicarlo per Theo. Era più forte di lei: non riusciva proprio a perdonarlo e, molto probabilmente, non lo avrebbe mai fatto.

***
Nonostante fosse già qualche mese che era tornato a Beacon Hills, quella era la prima volta che aveva modo di rivedere la signora McCall, così la saluto con cordialità non appena la vide dietro al bancone dell’accettazione.
- Derek, non sapevo che fossi ancora a Beacon Hills… -
- Eh sì, alla fine ho deciso di rimanere. Pare che mi sia davvero impossibile stare tanto a lungo lontano da Beacon Hills… -
Fu in quel momento che arrivò anche lo sceriffo Stilinski, insieme al suo vice, interrompendo ulteriori interazioni tra loro.
- Melissa, Derek! Buongiorno! -
- Sceriffo! Parrish! -, li salutò a sua volta la donna, mentre Derek si limitò ad un cenno del capo.
La signora McCall sembrava pronta ad accompagnarli nella camera mortuaria per le autopsie, quando un medico si avvicinò a loro per dare una cartella alla donna.
- Monitora il post-operatorio e avvisami se succede qualcosa di anomalo… -
- Va bene -
Solo a quel punto, il medico sembrò accorgersi della presenza dello sceriffo e del suo vice. – Buongiorno, sceriffo Stilinski, posso fare qualcosa per voi? -
- Buongiorno, dottor Geyer. Oh, niente, volevo solo riesaminare i corpi dei recenti omicidi. Ho chiesto a Melissa di accompagnarci nella stanza… -
- Oh, capisco… - Lo sguardo dell’uomo a quel punto fu proprio su Derek, di cui probabilmente non riusciva a capire il ruolo lì in mezzo.
- E il signore…? -
- E’ con noi… -, si intromise lo sceriffo, evitando di dare ulteriori spiegazioni.
- Oh…! – L’uomo parve sorpreso, ma non fece altre domande e si limitò a tendere una mano verso di lui. – Piacere, di conoscerla! -
- Piacere, Derek Hale! -
- Uhm…perché il suo nome non mi è nuovo? -
Derek fece spallucce: non poteva di certo ricordargli dei suoi trascorsi burrascosi con la giustizia di cui, al tempo, avevano parlato tutti i giornali.
- Derek è un vecchio amico di mio figlio… -, intervenne Melissa, -…probabilmente ne avrai sentito parlare da Liam. -
Questa volta fu Derek ad essere sorpreso, ma si trattene dal fare commenti: solo in quel momento aveva collegato che quello era il patrigno del beta di Scott.
- Uhm, può essere… -, commentò l’uomo.

***
Theo era arrivato davanti a casa Stilinski già da un paio di minuti e, seduto su uno scalino, attendeva che anche gli altri arrivassero. Fu Malia a fare strada, con la chiave di casa in mano, presa in precedenza dallo sceriffo che era già al corrente di quel che avrebbero dovuto fare i ragazzi.
- E’ successo qualcosa? -, chiese sottovoce a Mason, notando la tensione improvvisa che c’era tra Malia e Liam. Impossibile non notare le occhiatacce e le risposte fredde che si davano, quando solo pochi minuti prima sembravano andare d’accordo.
- Oh, niente di preoccupante, solo una piccola differenza di opinioni… -, rispose Mason, affrettandosi a raggiungere la stanza di Stiles, dove Malia stava già accendendo il computer del ragazzo.
Theo lo seguì, senza dire nient’altro. Non ci voleva uno studio per capire che con molta probabilità, era proprio lui il motivo per cui i due avevano litigato e non poteva di certo biasimare la ragazza per avercela così tanto con lui.
- Lydia? -, chiese sorpreso Theo, notando che Malia stava digitando quelle lettere come password di accesso del computer, - Certo che è davvero prevedibile quel ragazzo! -
Malia si limitò a lanciargli addosso un’occhiataccia, mentre si spostò per fare spazio a Mason in modo che procedesse.
- Uhm, allora… -, esordì il migliore amico del licantropo, sedendosi alla scrivania, mentre con il mouse andava a cercare il programma da usare per la decriptazione del codice. Era una vera fortuna che Stiles avesse tenuto installato quel programma sul computer e soprattutto che lo avesse lasciato lì, invece di portarselo dietro a Quantico.
– Trovato! -, esclamò Mason, aprendo la finestra del programma. - Ok, Liam, dettami il codice… -

***
Derek continuava ad osservare i corpi delle cinque vittime e, come era stabilito dal referto medico, anche a lui pareva che l’arma potesse essere un’iniezione sul collo, anche se il foro era forse un po’ troppo grande per essere quello di una normale siringa.
- Allora? -, lo esortò lo sceriffo. Erano lì dentro già da 10 minuti e lui ancora non aveva espresso un parere in merito; aveva solo ascoltato le informazioni mediche e osservato i corpi, senza dire nemmeno una parola.
- Questi fori non sono un po’ troppo grandi? -, domandò Derek, in tono perplesso.
- E’ quello che credo anch’io… -, fu  Chris Argent a rispondere, entrando nella stanza proprio in quel momento. – Scusate il ritardo, ma stavo facendo un paio di ricerche… -
- Non sapevo che sarebbe venuto anche lei, signor Argent… -, disse lo sceriffo, -…ma sono contento che ci abbia raggiunto. -
- Scusate… -, si intromise la signora McCall, -…sono stata io a chiamare Chris. – Diede una rapida occhiata al licantropo dagli occhi di ghiaccio, prima di proseguire a parlare, - Proprio come Derek, avevo notato che i fori erano troppo grossi per una siringa e la sostanza che risulta essere la causa della morte non mi convinceva, così ho chiesto un consulto a Chris… -
- Si tratta di una combinazioni di diverse erbe tossiche, alcune presenti solo in Giappone… -, si intromise il vecchio cacciatore di licantropi.
- Hai mai visto qualcosa del genere? -, domandò lo sceriffo. Se c’era qualcuno lì dentro che poteva fornire dettagli importanti per risolvere il caso, sembrava essere proprio il signor Argent.
- Personalmente no, ma sono sicuro di aver già sentito di casi del genere… -, disse l’uomo, -…sfortunatamente però al momento non so darvi altri dettagli. -
- Capisco… -, commentò lo sceriffo Stilinski, assumendo un’espressione pensierosa.
- Credi che sia un essere soprannaturale? -, fu Parrish questa volta ad intervenire.
- Non necessariamente… -, rispose per poi lanciare una breve occhiata verso Derek che, per tutto il momento, non aveva più parlato.
Sebbene quello sembrasse un normalissimo caso di omicidio, Derek aveva una strana sensazione in merito. Ma come poteva esprimerlo, senza dare una vera motivazione valida?

***
Mason aveva finito di inserire tutto il codice e avevano anche ricontrollato per sicurezza che fosse stato scritto correttamente. Ora tutto quel che mancava, era la chiave di decriptazione. Fu per quello che tramite il computer di Stiles, i ragazzi fecero una videochiamata su skype a Lydia, l’unica che poteva essere in grado di decifrare il codice. Tuttavia, pure la banshee sembrava in difficoltà e lo dimostrava il fatto che continuava a sparare parole a casaccio.
- Provate Argent! -, esclamò la ragazza, come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa.
- Niente… -, rispose sconsolato Mason, dopo aver verificato che anche quella chiave non andava bene.
- Se continui a sparare parola a caso, non ci riusciremo mai… -, commentò Liam, leggermente spazientito, mentre Theo si era arreso già da un po’ e si era sdraiato sul letto di Stiles a leggere un fumetto del ragazzo, ignorando le proteste di Malia che non era per niente d’accordo che la chimera usufruisse in quel modo delle cose del vecchio compagno di scuola.
- Lydia, concentrati! -, intervenne la coyote, avvicinandosi al computer, - Solo tu puoi trovare la chiave! -
- Allora… -, esordì la ragazza dai capelli rossi, assumendo un’espressione assorta, - Abbiamo già provato Monroe e Gerard… -
- Dai per scontato che la lista sia collegata a loro, ma se non fosse così? – Questa volta fu Theo a parlare, distogliendo per un attimo lo sguardo dal fumetto di Stiles.
- Odio doverlo ammettere, ma potrebbe avere ragione… Se fosse collegata agli omicidi che ci sono in città? -, disse Liam, dicendo la prima opzioni che gli era passata per la mente.
- No, sento che ha a che fare con loro… -, rispose la banshee, con lo sguardo perso nel vuoto, -…però forse mi è venuta in mente la parola. -
- Quale, Lydia? -, la esortò Mason.
- Prova con “Beacon Hills” -
Il ragazzo inserì il nome tutto attaccato e, come per magia, il codice si trasformò in una lista di nomi, alcuni dei quali con accanto la lettera “k”.
- Funziona! -, esclamò Malia e, a quel punto, pure Theo, che fino a quel momento aveva perso ogni interesse, si alzò dal letto per osservare lo schermo del computer.
- Beh, considerando che la “k” è vicino ai nomi di Brett e Lori e di altre persone che sappiamo essere morte, direi che è molto chiaro cosa sta ad indicare… -, disse la chimera.
- Wow! Come sei perspicace! -, commentò sarcasticamente Liam, - Meno male che ci sei tu, altrimenti noi non ci saremmo mai arrivati che “k” sta per “killed”… -
- Oh, sì, vuoi farmi credere che c’eri arrivato anche tu? -, domandò Theo, in tono provocatorio, mentre sul computer comparivano altri nomi, ma i due ragazzi erano troppo presi a litigare tra loro per accorgersene.
- Che bambini! -, esclamò Malia, incrociando le braccia al petto, osservando distrattamente lo schermo del computer. Mason era l’unico veramente attento ai nomi che uscivano fuori.
- Ragazzi, io vi saluto… -, affermò la banshee, facendo un cenno con la mano, - La mia compagna di stanza sta per tornare. Inviate la lista nel gruppo appena avete fatto… -
- Ok, Lydia… -, rispose Mason.
Tempo pochi secondi e il ragazzo riprese a parlare. - Ragazzi… -, li chiamò, con gli occhi fissi sullo schermo e l’espressione totalmente scioccata.
- Non ora! – lo mise a tacere Liam, ancora preso a discutere animatamente con Theo. A volte non si capiva se i due facessero così per scherzare, o se erano seri quando iniziavano a trattarsi in quel modo.
Malia fu l’unica a portarsi più vicino a Mason per leggere con maggiore attenzione i nuovi nomi che erano stati decodificati e anche lei ne rimase sconvolta.
- Se lo vede Liam, va fuori di testa… -, commentò la ragazza, mantenendo un tono di voce basso.

- Se vedo cosa? -, domandò il licantropo, tutto ad un tratto incuriosito, tanto da abbandonare la discussione con Theo e avvicinarsi anche lui allo schermo. Immediatamente, senza nemmeno a farlo apposta, tra i tanti nomi, gli saltò agli occhi il nome di Hayden, seguito dalla lettera “k”.
- No, non può essere vero! -, esclamò Liam, - Non… può… -
D’un tratto, respirare iniziò a diventare difficoltoso per il ragazzo. Era troppo sconvolto per quella scoperta e solo in quel momento capiva che se la ragazza non gli aveva più dato sue notizie, la ragione era diversa da quella che aveva ipotizzato fino ad allora. Non aveva smesso di scrivergli perché voleva lasciarselo alle spalle, ma per un motivo ben peggiore: stando a quella lista, infatti, Hayden era morta e questo  spiegava come mai fosse sparita di punto in bianco. Eppure, nonostante non ci fosse dubbio che quell’Hayden Romero era proprio la sua Hayden e che la “k” indicava che era stata uccisa, Liam non poteva accettarlo. Non riusciva proprio a credere che potesse essere successo.
- Ci deve essere un errore… -
Prima che potesse dire qualcos’altro, sentì Theo avvicinarsi a lui e posargli una mano su una spalla, nel vano tentativo di dargli conforto. Ma come poteva trovare pace, quando l’unica ragione della sua vita sembrava non esserci più?
- Cosa significa quell’asterisco? -, domandò all’improvviso la chimera.
- Che importa? -, sbottò innervosito. Qualunque fosse il significato, non cambiava il fatto che Hayden era morta, no?
- Uhm…non saprei… -, rispose Mason, - Ci sono solo altri due nomi con la “k” e l’asterisco… -
- Fate vedere… -, disse Malia, osservando gli altri due nomi, per poi indicarne uno in particolare. – Cora Hale?! Questa dovrebbe essere parente di Peter e Derek! -
Liam aveva sentito parlare della ragazza e da quel che ricordava era la sorella di Derek e si trovava in Brasile, o almeno era così finché Derek non aveva lasciato il Sudamerica per tornare a Beacon Hills.
- Dovremmo parlare con loro, allora… -, decise Mason, con un tono di voce fin troppo tranquillo per quel che riguardava Liam.
Davvero non riusciva a capire come il suo migliore amico potesse mantenere tutta quella calma, ma forse il problema non era Mason, ma lui: si lasciava andare troppo facilmente alle emozioni.  Era sempre stato così e quella volta non era stato da meno. Sopraffatto dal dolore, indietreggiò lentamente, lasciando che gli altri tre parlassero tra loro per discutere di quella faccenda e decidere cosa fare. Le loro voci giungevano sempre più ovattate alle sue orecchie, mentre le proprie iridi celesti venivano sempre più offuscate dalle lacrime che stava cercando di trattenere. D’un tratto, Liam si voltò e si diresse verso la porta d’uscita: aveva assolutamente bisogno di prendere una boccata d’aria.

 
   
 
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