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Autore: Alixia700    26/01/2018    1 recensioni
Il vicolo sporco rispecchiava perfettamente lo stato pietoso in cui verteva il mio umore.
Accasciato contro il muro di mattoni, perso nell'estasi alcolica, mi ritrovai a tratteggiare una lucida e dettagliata rappresentazione delle persone della mia vita.
E fu con infinita meraviglia che mi accorsi di quanto l'umano fosse accostabile all'animale, e quanta immane bellezza fosse in grado di sprigionare la banalità di un paragone vangato e rivangato da secoli di letteratura e saggezza popolare.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Viper Venom.

 

Deglutì a vuoto, il gusto amaro della bile a raschiargli la gola.
Per quanto da giorni cercasse di liberarsi di quel sapore, questo inesorabile tornava, coprendo ogni altra sensazione, avvelenando ogni singolo pensiero.
Aveva tentato di ridurre la caffeina, eliminare l'aceto, di mangiare speziato; aveva persino addentato una di quelle ciambelle glassate che tanto odiava, nella speranza di addolcire il fiele sulle sue labbra.
Ma nonostante tutti i suoi sforzi questo persisteva, infettando le sue giornate.
Aveva anche provato ad andare da un medico, preoccupato che quello potesse essere il primo sintomo di qualche grave malattia, come aveva letto su internet, ma tutte le analisi erano risultate negative.
Era sano come un pesce, ma quel nodo allo stomaco pareva inscioglibile.

Eppure la sua vita finalmente aveva preso la piega che da sempre desiderava, perché quindi preoccuparsi di un particolare insignificante come quello?
Il lavoro aveva iniziato ad ingranare: i suoi superiori, un tempo indifferenti, si congratulavano per gli improvvisi progressi, per l'instancabile costanza, per la sua meticolosità che andava ben oltre l'orario d'ufficio.
Sì, forse il rapporto con i colleghi si era raffreddato, sempre più raramente passava con loro le pause pranzo o vi scambiava più di un brusco saluto; ma cosa potevano essere delle futili chiacchere in confronto alla gratificazione?
Sì, forse ora passava sempre meno tempo a casa, erano settimane che non vedeva i suoi famigliari o amici, però finalmente era riuscito a mostrare quanto valesse; un giorno avrebbero compreso i suoi sacrifici, condividendo il suo successo.
Tutto andava come aveva programmato andasse, allora perché non riusciva a levarsi di dosso quella sensazione di soffocante disgusto?

Le mani si strinsero intorno alla gola come serpi squamate, attanagliandola tra le spire, le unghie curate a lasciare viscide scie rosse sulla pelle, nel tentativo di liberarsi di quel groppo persistente.
Il sapore dei succhi gastrici, e del rimorso, strisciava nella notte, sommergendolo, ma senza trovare mai via d'uscita.
Anche se di giorno era così abile a mentire da ingannare persino la propria mente, le tenebre facevano luce sulla verità, manifestandosi come vivido incubo ricorrente di quella volta in cui aveva voltato le spalle a se stesso, in cui aveva scoperto fin dove può spingersi la bassezza umana, e quanto siamo disposti a sacrificare di noi per continuare a sopravvivere.

Quello in cui aveva finalmente capito perché la vipera scegliesse di rischiare ogni volta di morire annientata dal suo stesso veleno, abbandonandosi a quell'istinto primordiale di mordere, davanti alla spiazzante possibilità di un pericolo incombente.

Meglio essere lentamente annientati dallo stillicidio del proprio senso di colpa, piuttosto che in balia delle mostruosità altrui.
 

   
 
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