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Autore: Lola1991    29/01/2018    2 recensioni
-    SEQUEL DI “From the beginning”
Thorin e Laswynn sono diventati re e regina di Erebor; gli anni del loro regno trascorrono pacifici sotto la montagna e i loro figli sono oramai grandi e pronti ad assecondare la volontà della stirpe di Durin.
La prima figlia femmina, Eriu, viene promessa in sposa al figlio di Dáin, Thorin, sui Colli Ferrosi. Dopo aver accettato questa difficile decisione, alla giovane Eriu non resta altro che iniziare una nuova vita lontana da Erebor e imparare ad essere una buona compagna e una buona moglie.
Ma accanto alla comunità dei Colli Ferrosi sorgono le terre selvagge e i villaggi di Rhûn, abitate dagli Esterling e da uomini creduti malvagi e corrotti. 
Vran, giovane cacciatore, incontrerà per caso Eriu, salvandola da una morte certa. La guerra per l’anello incombe, e il male si diffonde sulla Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
Ma Vran e Eriu non hanno nessuna intenzione di seguire un destino imposto da altri…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dain II Piediferro, Nuovo personaggio, Thorin III Elminpietra, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XIX
 

Allontanai tremante la mano dalla porta, facendo un passo indietro, il bambino ancora stretto al mio petto e coperto dal pesante mantello da viaggio che avevo deciso di indossare. Dietro di me Bronnen tratteneva il respiro: entrambe avevamo sentito i passi dall’interno della casupola farsi sempre più vicini.
Fu questione di qualche secondo, ma a me parvero anni interi. La porta di legno si aprì cigolando davanti a noi e un viso pallido fece capolino, mostrandosi appena. Sapevo che ci stava aspettando, ma questo non impedì ai suoi occhi di riempirsi di sorpresa quando mi vide. Con un piede spalancò totalmente la porta, e quando finalmente riuscii a guardarlo meglio e completamente, trattenni il fiato.
 
Era diverso da come me lo ricordavo, da come l’avevo visto l’ultima volta, poco più di un anno prima: più magro, emaciato, logorato dalla fatica e dalla fame. Il bel viso florido che aveva allietato le mie notti insonni ora era scavato e profondamente segnato, come se Vran fosse invecchiato di almeno dieci anni.
Lui dovette accorgersi della preoccupazione nei miei occhi ed esitò qualche istante, la mano ancora ferma sulla porta, le nocche bianche per la tensione.
Poi mi sorrise, esitante, e bastò quel singolo istante per riconoscerlo, per ritrovarlo. Risposi al suo sorriso, facendo qualche passo verso la casupola, sorpassando la soglia per entrare, il segreto del mio bambino ancora attaccato al mio petto, tranquillo nel suo sonno. Vran lasciò aperta la porta dietro di me, facendo cenno a Bronnen di entrare, ma quella scosse il capo, coprendosi col mantello.
« Resterò qua fuori. Avete tante cose da dirvi ».
 
La guardai dolcemente, mentre Vran accostava la porta e si voltava verso di me. Osservai la stanzetta per qualche breve istante, le braccia conserte a proteggere il piccolo. Dietro di me Vran accese una candela, cercando di rischiarare l’ambiente. Gli sorrisi di nuovo, cercando di ignorare le condizioni in cui era costretto a vivere e che certamente non avevano giovato al suo fisico già scalfito e intaccato.
 
 Si fermò e mi fissò, ancora sorridente. Con due grandi falcate improvvise si avvicinò al mio corpo, nel tentativo di prendermi tra le braccia; spaventata da quel gesto, e timorosa che potesse, inavvertitamente, schiacciare il bambino, retrocedetti andando a cozzare contro il muro. Vran mi guardò incerto, cercando i miei occhi ferito, le braccia ancora sollevate a mezz’aria.
Mi sentii dispiaciuta di avergli dato l’idea di non volerlo toccare, quando stavo letteralmente esplodendo dal desiderio di poterlo anche solo sfiorare, ma c’erano cose più importanti di cui dovevamo discutere… e qualcuno che doveva ancora conoscere.
 
« Vran… », iniziai, continuando a sorridere per rassicurarlo.
Lui rimase dov’era, ancora confuso, ancora mortificato.
Reggendo il bambino con una sola mano, utilizzai l’altra per slegarmi la fibbia del mantello, che mi scivolò velocemente dalle spalle, rivelando il mio corpo e quello del piccolo Vran, il cui respiro profondo riempiva il silenzio assordante della stanza.
Non aggiunsi nulla, consapevole che quella semplice visione non richiedeva alcuna parola, e rimasi in attesa.
Gli occhi di Vran si posarono sul mio petto ed immediatamente sul bambino, e si allargarono ancora una volta per lo stupore. La bocca, seguendo lo stesso gesto di sorpresa, si aprì, senza che nessun suono ne uscisse.
Vedevo lo sguardo di Vran passare dal mio volto a quello del piccolo, più e più volte; sapevo cosa stava pensando: tenevo in braccio il figlio di mio marito, come avrebbe dovuto essere, o quello sconosciuto poteva mai essere… suo?
Lo lasciai pensare, ponderare e analizzare la situazione nei minimi dettagli. Non potevo fare altro che attendere e rispondere alle sue domande, qualora fosse stato pronto per riceverle.

Dopo quella che mi parve un’eternità, finalmente Vran si decise a parlare.
« Non capisco… », blaterò confuso, i suoi piedi immobili come pietra, le mani lungo i fianchi e il volto ancora più pallido di come mi era sembrato una volta entrata nella dimora.
« Non è figlio di Thorin », mi affrettai a sottolineare, fugando ogni suo possibile dubbio.
Continuò a fissarmi, mentre l’idea che non aveva ancora avuto il coraggio di esprimere ad alta voce si faceva strada prepotente nella sua testa e sul suo volto. Sorrisi, trattenendomi dal piangere, sfiorando la manina del piccolo.
« E’ nostro figlio ».

Vran mi si avvicinò tremante, titubante in ogni suo gesto ed in ogni suo movimento. Fissò da più vicino il volto del bambino, quel bambino che portava il suo stesso nome; le palpebre leggere appesantite dal sonno, la boccuccia rosa corrucciata, le ciglia lunghe castano chiaro. Gli sfiorò la fronte, le mani che tremavano incontrollabili, mentre io avida osservavo quella scena colma di orgoglio e commozione.
« E’ nostro figlio », ripeté Vran, ricalcando le mie parole, non più tremante, ma attraversato da una feroce allegria, che sembrava essersi improvvisamente accesa in lui come la fiamma di un falò. Iniziai a piangere pur volendomi controllare, per la prima volta dopo molto tempo un pianto di gioia pura, e non più di dolore e malcontento.
 
Gli consegnai delicatamente il bambino tra le braccia, ridendo appena della sua goffaggine giustificata, mettendomi quasi in punta di piedi per passargli il piccolo. Non mi importava di essere passata in secondo piano: gli occhi di Vran non avevano abbandonato un solo secondo il volto di suo figlio; lo cullava tra le braccia, con una dolcezza così profonda che non mi sarei mai aspettata.
Probabilmente destato da quell’improvviso passaggio, il piccolo Vran si svegliò, ammirando per la prima volta gli occhi profondi di suo padre, che immediatamente gli sorrise di rimando, sfiorandogli la testolina pelata.
« L’ho chiamato come te », sussurrai, avvicinandomi a mia volta e giocando con il piedino che usciva dalla coperta.
 
Non so quando rimanemmo così, uno accanto all’altra, in completa ammirazione di nostro figlio, il nostro segreto più grande ed il migliore, che ora aveva preso a ciucciarsi avido la manina chiusa a pugno.
 
Sapevo che c’erano cose di cui dovevamo assolutamente parlare, questioni da risolvere e decisioni da prendere. Ma non me ne importava.
Come quella volta, quando avevamo giaciuto insieme nella foresta, stavo seguendo il mio cuore, e non la mia testa.
Ed in quel momento il mio cuore era completamente, perdutamente pieno di gioia.





Non posso che cominciare se non con un grande SCUSATE! E' passato moltissimo tempo dall'ultimo aggiornamento, lo so, e questo è ancora un capitolo di transizione: in realtà il capitolo comprendeva anche la parte successiva, fondamentale per la storia, ma il momento in cui Vran conosce finalmente suo figlio mi sembrava talmente importante da poter far passare il resto - almeno per qualche paragrafo - in secondo piano.

Non aggiungo altro, sempre un grazie a chi mi segue pazientemente e ha il tempo di recensire. Grazie mille, davvero.
Spero a presto!

Lola

 
   
 
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