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Autore: Sunseth    27/06/2009    0 recensioni
4 anni sono passati da quando Dogo e la sua ciurma si sono separati. Ognuno ha continuato a vivere la propria vita e i propri problemi. Ma ora, qualcosa ha rimesso in moto gli ingranaggi del destino, e chissà cosa potrà mai accadere.
Genere: Commedia, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbandonata in mezzo al mare. Izabel non riusciva a capacitarsi di come quell’ammasso di incompetenti avesse potuto buttarla a mare insieme a tutto il suo bagaglio. Era inconcepibile. “Non ho fatto niente di male!” si ripeteva, mentre, lentamente, galleggiava sulla sua valigia. “Il problema è che di questi tempi hanno tutti manie di grandezza. Si fotta il denaro!” e così dicendo agitava il dito medio alle onde e ai gabbiani che ogni tanto le svolazzavano vicino. D’altronde, aveva proprio ragione a prendersela col mondo. In fin dei conti si era solo nascosta nella stiva di una nave merci per scroccare un viaggio fino al porto di approdo successivo, senza dirlo a nessuno, senza pagare nessuno. Il capitano della nave non le aveva certo riservato un’accoglienza degna di una regina, quando l’aveva scoperto. L’aveva invece caricata in spalla, portata sul ponte e buttata a mare. Senza dire una parola. Inutile dire che la ragazza non l’aveva presa bene. Il fatto era che la gente non capiva le sue esigenze, questo continuava a ripetere. ‘Il pensiero alternativo è la chiave del domani’ era il suo motto… più o meno. Ciò che le recava più fastidio, non era propriamente il fatto di essere stata buttata a mare senza diritto di replica, ma il fatto che, in questo modo, non avrebbe potuto essere in tempo al teatro di Vallante per sostenere il provino a cui da tempo si era preparata. Doveva essere la parte della sua vita, e invece si era conclusa in maniera anche piuttosto squallida. Non c’era nulla da fare, stava perdendo tutte le occasioni migliori che la vita le stava propinando sul suo vassoio d’argento placcato sterco. Era ancora immersa in questi pensieri, quando scorse non troppo lontano di fronte a lei quella che pareva una piccola spiaggetta. Per niente intimorita dalla prospettiva di essere diventata naufraga, scacciò i due gabbiani che le si erano appollaiati a fianco, sulla valigia, e prese a remare con tutta la forza che aveva, verso terra, e, una volta approdata, al grido di “Viva la rivoluzione!”, stramazzò, sfinita, sulla sabbia.

Quando si riprese, qualche minuto più tardi, finalmente mise a fuoco il guaio in cui si era cacciata. Era sola, con una valigia, su una spiaggia deserta, e la cosa peggiore era che non vi era traccia di vita, gabbiani esclusi, ovunque si posasse il suo sguardo. Ora, dovete sapere, una delle particolarità di Izabel era il suo modo di affrontare i problemi, specialmente quelli seri come, ad esempio, il trovarsi da sola su un’isola deserta: lei non si faceva abbattere dalle condizioni avverse; lei non cominciava a pensare al peggio, disperandosi e facendosi prendere dal panico. Lei si arrabbiava. E tanto. Senza pensarci due volte aprì il suo bagaglio, ne estrasse un vivace ombrellino azzurro e con passo spavaldo iniziò a percorrere la striscia di sabbia in una direzione a caso. Doveva scaricare la rabbia che aveva, e qualunque cosa sarebbe servita allo scopo. Anche il relitto di un vecchio galeone arenato, cadente, e che aveva qualcosa di stranamente e spaventosamente familiare. Si bloccò. Era preparata a tutto, meno che a ciò che stava davanti ai suoi occhi. La rabbia si dissolse, lasciando posto a un miscuglio di sentimenti vari e confusi. Sorpresa, gioia, tristezza, ancora rabbia, ma una rabbia diversa da quella che aveva provato fino a pochi istanti prima. Improvvisamente si sentiva soffocare, come se qualcuno le avesse dato una pesante manata sulla schiena. Lentamente, non sapendo cosa fare e non riuscendo a trovare parole per esprimere ciò che provava e che comunque nessuno avrebbe sentito, allungò una mano verso la polena dorata.
  
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