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Autore: Sunseth    27/06/2009    0 recensioni
4 anni sono passati da quando Dogo e la sua ciurma si sono separati. Ognuno ha continuato a vivere la propria vita e i propri problemi. Ma ora, qualcosa ha rimesso in moto gli ingranaggi del destino, e chissà cosa potrà mai accadere.
Genere: Commedia, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il beccheggiare continuo ed instancabile della barca sulle onde, e il rumore stesso del mare erano migliori di qualsiasi ninna nanna che avesse mai sentito. Lo scivolare sinuoso dell’imbarcazione attraverso i flutti lo tranquillizzava come l’essere in braccio alla propria madre. Il sole caldo e dorato e la brezza salmastra lo riempivano di sensazioni piacevoli; sensazioni che ormai da tempo non avvertiva più provenire dagli esseri umani suoi simili. Questi, a grandi linee, furono i motivi che lo portarono ad addormentarsi, il tricorno di pelle appoggiato sul viso per proteggere gli occhi dalla troppa forza dei raggi solari. Erano giorni che non dormiva decentemente ed il costante sciabordio delle onde alla fine aveva avuto la meglio sulla sua forza di volontà, condannando capitano e imbarcazione a i capricci delle onde. Ed ora era lì, in mezzo al mare di Kesha, addormentato, alla deriva. Non che avesse motivo di stare sveglio, comunque. La sua destinazione non era certo una di quelle isole a cui si può approdare solo se si conosce la loro posizione al millesimo di millimetro. No. La sua destinazione era semplicemente un’isola, piuttosto grande in verità, e che aveva una particolarità: era l’esatto punto in cui confluivano tutte le correnti marittime. Quindi, sveglio o no, alla deriva o meno, Dogo sarebbe arrivato a quell’isola, anche se, a dover essere precisi, il suo non sarebbe stato un arrivo, ma un ritorno. Erano ricordi importanti, quelli che lo legavano a quel pezzo di terra in mezzo al nulla; ricordi di quasi quattro anni prima. Ricordi pesanti quanto la zavorra di un galeone per certi versi, ma con cui aveva imparato a convivere in maniera abbastanza felice. Ogni tanto riemergevano dal pozzo della memoria, ma duravano solo qualche istante, e, subito dopo, il dolore tornava ad assopirsi.

Si svegliò solo molto tempo dopo, a causa di un urto piuttosto violento. Secondo le sue infallibili deduzioni, era finito su una secca, e la sabbia su cui era sprofondata la sua testa ne era una prova inconfutabile. Nonostante la brillante deduzione, ci mise qualche minuto buono per riprendere completamente conoscenza. Con un mugugno in perfetto stile da muflone in calore e annaspando nella sabbia, si rizzò a sedere e si profuse in un sonoro sbadiglio. Dopodichè decise che starsene seduto sulla sabbia non l’avrebbe portato da nessuna parte, così si alzò, si diede una rapida lavata al viso per ripulirlo dalla sabbia e si scrollo di dosso quella che gli si era incastrata fra le pieghe del giaccone. Nel complesso, sembrava appena uscito da uno di quei forzieri del tesoro vecchi di secoli e pieni di polvere fin dentro le giunture della serratura. L’unica differenza era che lui era dorato. Una volta che si fu dato una sistemata, decise che probabilmente sarebbe stato meglio ancorare in maniera sicura la barca, quindi salì a bordo, frugò in mezzo alle provviste in cerca della cima e dell’ancora e fissò per bene la barca. Fatto questo, decise che si era meritato un premio. Si fece un piccolo applauso e si concesse un sorso di Brise. Quindi, si calcò di nuovo il tricorno sul capo e prese a scrutare un po’ l’orizzonte.

La zona non dava molti segni di vita: in generale solo qualche galeone spuntava in lontananza, prima di cambiare rotta e prendere un’altra corrente. Dogo ancora non aveva capito se la gente stava alla larga da quel posto più per la superstizione o per tutta la storia delle correnti convergenti, che si, dovevano creare un po’di scompiglio, ma che un bravo marinaio non avrebbe avuto difficoltà a gestire. Ad ogni modo, la zona era tristemente deserta. Lentamente, s’incamminò lungo la lingua di sabbia dove era approdato e, pigramente, pescò dalla tasca la sua bussola, per capire in che zona era approdato. Nord. Rifletté qualche secondo su cosa questa direzione potesse suggerirgli. Poi ricordò. Non era uno dei ricordi dolorosi che affioravano di solito. Questa volta era qualcosa di diverso. Un ricordo dei ‘bei tempi che furono ‘, come gli piaceva descriverli. La sua mente fu travolta per un istante da una miriade di voci, risate, colori. Poteva sentire vivamente dentro di se tutto ciò che era stato, tutto ciò per cui aveva lottato in passato; tutto ciò che aveva poi, lentamente, perduto. Senza perdere altro tempo si incamminò, con passo deciso, verso la zona orientale di quel pezzo di terra e sabbia dimenticato dagli dei in mezzo al mare. E, come gli sovvenne, purtroppo non era l’unica cosa che gli dei avevano dimenticato.
  
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