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Autore: Emmastory    29/01/2018    4 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo LV
 
 Due cuori e una culla
 
In piedi nella sala principale assieme a Rachel e Lady Fatima, le guardavo stare sedute l'una vicina all'altra, con un ormai vecchio e attempato Chance accucciato ai loro piedi. Calma e paziente, Myra non si allontanava, ma senza muovere un muscolo, si teneva occupata coccolando il suo cucciolo. Non era la prima volta, e come faceva letteralmente da quando era nato, gli leccava con dolcezza la testa, inducendolo a mostrare la pancia e guardandolo rotolare per tornare in equilibrio. Un gioco tenero e divertente, e a mio dire adatto a due bestiole come loro. Proprio come me, Myra è madre, e nonostante sembri sciocco o esagerato, mi diverto davvero a vederla fare quello che fa. È così buona e dolce che a volte mi meraviglio della sua pazienza con quell'irrequieto cagnolino, e mentre il tempo passa, mi avvicino al grande caminetto ancora spento nella grande sala, prendendo la libertà di girare l'ennesima pagina del calendario appesa al muro con un piccolo e quasi invisibile chiodo. Siamo ancora nella bella stagione, ma inizia a fare freddo, e voltandosi a guardarmi, Lady Fatima sospira, tremendamente annoiata. Stando a quello che ho potuto vedere, le ancelle rimaste a palazzo sembrano non rispettarla, e stando al modo in cui ne parla in loro assenza, le crede delle complete incapaci, e ad essere sincera non la biasimo nè sento di poterle dare tutti i torti. Credevo che dopo l'esilio e la sparizione di Natalia, le altre serve avrebbero imparato come comportarsi per evitare le sue ire, ma purtroppo non è stato così. Proprio ieri, ad esempio, il fuoco era spento, e secondo una di quelle odiose vipere, l'unica a dover e poter accendere il fuoco avrebbe dovuto essere Rachel, nonostante la sua ormai conosciuta condizione e la continua nausea e il mal di testa che a volte le impedisce perfino di camminare. Ora come ora, il sole è alto, e in un ozioso pomeriggio, abbiamo tutti deciso di prenderci una pausa dagli allenamenti. Così, con la schiena comodamente appoggiata al davanzale di una finestra, leggo. Per una volta non si trattava del mio diario, ma di un libro che tenevo sempre nel mio zaino, e che un tempo apparteneva a mia madre. Dal giorno in cui ci siamo rifugiati qui al castello, io e lei intratteniamo una fitta corrispondenza epistolare. Ricevo le sue risposte ogni settimana, e grazie al cielo è al sicuro e sta bene. Non la vedo da molto, ma so che è una regina capace, ragion per cui quasi non mi preoccupo. Non ho modo di esserene sicura, ma dentro di me sento che va tutto bene. La calma regna sovrana nel castello, e con il tempo che passa, guardo Rachel. Silenziosa come un saggio gufo, non dice niente, e sorridendo debolmente al mio indirizzo, si tocca il ventre, carezzandolo con la stessa delicatezza che l'ho vista usare più e più volte. A quella vista, non faccio che sorridere, e avvicinandomi, chiedo spesso il permesso di sentire la presenza del suo piccolo dentro di lei. Annuendo, lei accetta sempre, e con ogni giorno che passa, mi rendo conto che quel minuscolo esserino sta lentamente crescendo nel suo corpo, che ne ospita la vita come il mio ha fatto prima della nascita dei miei figli. Così, in un affatto complesso e ripetitivo gioco astrale, i giorni continuarono a passare muovendosi senza sosta, e non ci volle molto prima che questi diventassero settimane, e infine lunghi mesi. In tutto quel tempo, Lady Fatima era cambiata, trasformandosi da dura e impassibile a buona e dolce. Era strano a dirsi, ma la gravidanza della sua gattina l'aveva cambiata davvero. Comportandosi da perfetta infermiera, stava attenta a ogni problema della sua amata, dalla semplice nausea mattutina ai calcetti del nascituro, che lei, ansiosa come poche madri a questo mondo, scambiava per contrazioni. "È il momento? Sta arrivando? Cosa ti serve?" non faceva che chiedere, con l'ansia e l'agitazione a prendere possesso del suo animo. Non volendo farla preoccupare, Rachel minimizzava sempre, ma dopo mesi passati a fingere di star bene e perfino a cambiarsi d'abito per nascondere la pancia, e mangiare cibi diversi per combattere la nausea, quella piccola farsa smise di reggere. "F-Fatima, io temo... temo di non star bene." Mugolò un giorno, stanca e incapace di alzarsi dal letto. La donna, intenta a leggere per calmare i nervi già messi a dura prova da quelle ultime settimane, si drizzò a sedere sul letto, spaventata. "Rachel, cosa c'è? Il bambino?" Paralizzata dal terrore, lei non disse una parola, cercando di alzarsi. Ci riuscì anche se a fatica, e fra un passo e l'altro, provò una strana sensazione. Confusa, guardò in basso, poi ebbe il coraggio di parlare. "Mi-mi si sono rotte le acque." Ammise, sprofondando in un mare di vergogna. "Cosa?" Quasi urlò la Leader per l'ansia scatenata da quella frase. Preoccupata, guardò in basso a sua volta seguendo lo sguardo della ragazza, notando che in effetti la macchia c'era, ed era anche ben visibile. "Rimettiti sdraiata, subito!" Le ordinò, mentre apriva la porta per chiamare il medico, il padre di Stefan. Sdraiata su quel letto, Rachel obbedì, ma il suo viso era una maschera di dolore. Non riusciva più a negarlo nè nasconderlo, ed era così grande che perfino respirare risultava faticoso. "Resisti, Patrick sta arrivando." Le disse la donna, avvicinandosi al letto e tenendole una mano, ma controllando ripetutamente la soglia della stanza per accertarsi del suo arrivo. Annuendo, la ragazza cercò di respirare e mantenere la calma, ma intanto piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte. "Fa male!" gridava, tenendosi la pancia per cercare di lenire il dolore. "Respira, gattina mia, respira." La pregò, cercando di imporsi la calma. La situazione era critica, ma il panico di Rachel era già abbastanza. Preoccupata, le passò un fazzoletto sulla fronte per toglierle il sudore, continuando comunque a stringerle la mano. Dov'era finito quel dottore? Non lo sapeva, ma con occhio attento, controllava ogni movimento nel corridoio, sperando che arrivasse. Ad ogni modo, i minuti passavano, e del dottor Patrick nessuna traccia. Intanto, la situazione continuava a peggiorare,  Il corridoio sembrava deserto, e improvvisamente, Rachel lanciò un urlo. Dal suo canto, Lady Fatima strinse i denti quando sentì la presa sulla sua mano farsi d'acciaio, e stupita, si chiese da dove la ragazza tirasse fuori tutta quell'energia. Preoccupata, controllò di nuovo la porta, ma ancora una volta, nessuno. In quel momento, sbuffò, poi prese una decisione. "Con o senza dottore, questo bambino nascerà!" Dichiarò, decisa. Nel farlo, si posizionò ai piedi del letto, e lentamente, le divaricò le gambe fino a fargliele piegare e alzò il vestito, arrotolandoglielo sui fianchi. "Va bene, forza!" Disse, incitandola a iniziare a spingere.Incredula, Rachel non potè far altro che obbedire. Non a causa del rapporto con la donna, ma per il bene del bambino. Avevano aspettato troppo, e stando a quello che stava accadendo, il piccolo aveva appena deciso di nascere proprio lì, in quella camera da letto. Con tutte le sue forze, lei provò a spingere, e urlando con quanto fiato avesse in gola, sperò ardentemente di riuscire a farcela. Conoscendosi, la Leader sapeva bene di non impressionarsi facilmente, ma vedere tutto quel sangue uscire fuori dalla sua gattina la fece sbiancare di colpo, rendendola pallida come una morta. Corrucciata, lanciò uno sguardo a Rachel. "Al mio tre spingi." Le disse soltanto, sicura. Dovevano darsi un ritmo, come per respirare, o Rachel avrebbe fatto ancora più fatica. In silenzio, Rachel si limitò ad annuire, e nonostante il sangue e la sua emofobia, decise di fare ciò che le era stato chiesto. "D'accordo." Continuò la donna, tenendo ferme le gambe dell'amata e stringendo la presa sulle caviglie. Poco dopo, iniziò a contare. "Uno." Spostò lo sguardo su di lei, era stremata. "Due." La paura che non potesse sopravvivere al parto si insinuò in lei. Pregò mentalmente. "Tre!" A sentire quel numero, Rachel spinse più forte che potè, e appena un attimo dopo, la pressione dentro di sè scomparve. Il piccolo era venuto al mondo, e ora, a quell'adorabile creatura mancava solo un nome. Preparata, Lady Fatima aspettò che il piccolo le scivolasse tra le braccia, tese in avanti, e lo afferrò al volo. Era così... così piccolo, rosso e fragile. Perfetto.Sfinita ma felice, Rachel aspettò che il piccolo le venisse posato in braccio, e quando finalmente accadde, lo strinse forte al petto, facendo attenzione a non esagerare. In fin dei conti, era appena nato, e malgrado non lo facesse notare, aveva la folle paura di fargli del male. Poco dopo, un lieve bussare alla porta fece voltare la donna verso il dottor Patrick, finalmente arrivato nella stanza. In quel momento, il suo sguardo si fece glaciale. "Ottimo tempismo, dottore. Forse è arrivato appena in tempo per vedere il nascituro. Per rabbia e stanchezza, entrambe lo ignorarono, e quando anch'io feci il mio ingresso nella stanza, un sorriso si dipinse sui loro volti. "Rain, avvicinati." Mi pregò Lady Fatima, facendo un gesto con la mano per lasciare che mi avvicinassi al letto. Poi, la sua attenzione fu tutta per la sua Rachel e per il loro bambino. Obbedendo, feci qualche passo in avanti,  avendo il piacere e la fortuna di vedere il loro nuovo e piccolo miracolo dormire beatamente fra le braccia di Rachel. "È bellissimo, complimenti." Riuscii a dire soltanto, per poi stringerle entrambe in un delicato abbraccio. Senza dire nulla, anche la Leader si fermò ad osservare meglio il figlio, rimanendo piacevolmente colpita nel vedere che aveva gli stessi occhioni da cerbiatto di Rachel. "Ti somiglia." Sussurrò amorevolmente nell'orecchio della sua gattina. Sorridendo, questa non rispose, e limitandosi a guardarla, lasciò che una lacrima sfuggisse dai suoi occhi. "Che fai, piangi?" Le chiese dolcemente la donna, baciandole poi la fronte con delicatezza. In quel momento, anche lei avrebbe voluto abbandonarsi ad un pianto liberatorio, ma non si sarebbe mai azzardata a farlo con tutta quella gente attorno. Tirando leggermente su col naso, Rachel sorrise ancora, e avvicinandosi, premette con dolcezza le labbra sulle sue. Per nulla sorpresa, Lady Fatima ricambiò il bacio con altrettanta dolcezza. "Sei esausta, gattina. Riposa un pò." Le disse poi, preoccupata per la sua salute e felice che per fortuna quella del bimbo fosse ottima. "Allora, come si chiama?" Azzardai con curiosità mentre Rachel dormiva, esausta quanto il suo piccolo. Stanca, la Leader si accomodò sul suo lungo sofà,abbandonandosi ad un sospiro di pura beatitudine. Finalmente c'era di nuovo la pace. Il nome, corrugò la fronte per pensarci. "Non lo abbiamo ancora scelto." Rispose, tranquilla e sincera. "Non importa. Ora conta solo che riposiate." La rassicurai, allontanandomi per darle il suo spazio. "Grazie, Rain." Ebbe la sola forza di dirmi, non resistendo più e crollando addormentata dopo quelle due parole. Nello spazio di un momento, posò la testa su uno dei cuscini, e si ritrovò a riposare come la sua famiglia poco più in là. "Aspetti, ce l'ho." Dissi a quel punto, scuotendola leggermente perchè si svegliasse. "Cosa?" Sbottò lei, scocciata di essere stata risvegliata dal suo sonno. "Che ne pensate di... Gabriel?" Proposi, incerta e insicura. "Gabriel, dici?" Ci pensò un attimo, non era male, e anzi, suonava bene. Sorrise e lo ripetè di nuovo. "Se piacerà anche a Rachel, perchè no?" Concesse, orgogliosa. "Questo dovrete chiederlo a lei, Signora." Replicai, a voce più bassa. Mantenendo il silenzio, sorrise ancora mentre posava la testa sui cuscini. "Perchè non glielo chiedi tu, Rain?" Quasi mi pregò, sbadigliando esausta. "Certo, ma per ora lasciamola dormire, d'accordo?" Risposi, dandole in quel modo una facile scelta. "Ovvio." Disse lei, annuendo con un cenno del capo. Di lì a poco, le lasciai completamente sole, e ritirandomi nella mia stanza, ripensai al biglietto che avevo scritto a Rachel la sera in cui ci eravamo parlate. Scrivendole, mi ero mostrata onorata di poter fare da baby-sitter al bambino suo e di una vera Lady, e incredibilmente, entrambe avevano accettato quasi subito. Ora, seduta sul mio letto con Chance a farmi compagnia e fingere di pregare piantandovi sopra le zampe e abbassando la testa, non mi restava altro che aspettare, meravigliandomi della presenza al castello di due cuori e una nuova culla. 
 
 
Buonasera a tutti, miei cari lettori. Come avete visto, oggi mi sono davvero messa d'impegno per pubblicare questo capitolo, ispiratomi dalla mia amica KaronMigarashi. Sarete sicuramente stanchi di sentirlo, ma quella formata da Rachel e Fatima è la sua coppia preferita, così, per aggiungere dei capitoli che le riguardassero ho chiesto aiuto proprio a lei, e questo, come altri che avete già visto, è uno dei risultati. Ne seguirà presto un altro che ho composto con il suo aiuto, nonostante l'intera storia non sia mai stata scritta interamente a quattro mani. Un grazie speciale a chi legge e ai miei recensori, ma anche ai silenziosi. Che altro dire? Alla prossima,
 
Emmastory :)
   
 
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