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Autore: Sunseth    27/06/2009    0 recensioni
4 anni sono passati da quando Dogo e la sua ciurma si sono separati. Ognuno ha continuato a vivere la propria vita e i propri problemi. Ma ora, qualcosa ha rimesso in moto gli ingranaggi del destino, e chissà cosa potrà mai accadere.
Genere: Commedia, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non gli sembrava vero. Quattro anni erano passati ed era ancora lì, splendida nel suo dorato decadentismo. Il relitto del galeone si aggrappava ancora alla realtà, ambasciatore di un passato da non dimenticare. Silenzioso monito di quanto uomini e dei dovrebbero imparare a collaborare invece di sfidarsi e combattersi sempre e comunque. Al di là di questi significati profondi, il relitto della Golden Vanity rappresentava il periodo più intenso della vita di Dogo, Martha e Izabel. Membri della stessa ciurma per due anni, sotto i comandi di un capitano senza precedenti. Si può ben comprendere quindi, la reazione che i tre ebbero di fronte ai resti di quello che era stato il loro passato. La polena sfasciata, le tavole di legno spezzato sparse su tutta la spiaggia, le vele squarciate, generarono un senso di malessere nei tre che, presi dal flusso dei ricordi, non avevano ancora notato la presenza l’uno dell’altro. Passarono una decina di minuti prima che uno di loro distogliesse lo sguardo dai resti della nave… e che si accorgesse che non era solo. La prima a risvegliarsi dalla trance fu Izabel. Fece un profondo respiro e spostò lo sguardo alla sua destra. A pochi passi da lei, in piedi, lo sguardo sognante rivolto verso il relitto, vi era un ragazzo. Capelli neri, spettinati, non molto alto, la pelle leggermente abbronzata. “… Dogo?” chiese a bassa voce. Il ragazzo ovviamente non la sentì. Izabel non era sicura che in effetti quella ‘presenza’ fosse reale. Per quanto ne sapeva, poteva tranquillamente essere che il sole cominciasse a farla sragionare; così si fece forza e si incamminò, incerta, verso la figura avvolta nel giaccone di pelle. Quando gli fu a portata d’orecchio, esordì con la stessa domanda: “… Dogo? Sei tu?”. Questa volta le sue parole giunsero alle orecchie di Dogo, che si voltò verso la ragazza. La reazione fu più o meno la stessa di Izabel. “… ecco, lo sapevo, troppo sole… ora ho pure le allucinazioni. Sei una sirena? Sei venuta a prendermi? Ok, eccomi, portami con te!” e così dicendo allargò le braccia. “No, non sono una sirena, e a quanto pare tu non sei un miraggio… di certo non potrei pensare a reazioni del genere…” e dicendo questo gli sorrise. “Ma quindi, se tu non sei una sirena… e io non sono un miraggio…” Si guardarono. Non erano molto cambiati, ma qui e là vi erano delle differenze rispetto a quanto ricordavano dell’altro. Izabel ora aveva i capelli corti, biondi, spettinati dal vento; Dogo invece aveva i capelli più lunghi. Si abbracciarono, in silenzio. Troppe cose da dirsi, troppe emozioni da esprimere; preferirono rimanere così, ognuno immerso nel proprio universo di sensazioni. “Dov’eri finito? Ti abbiamo cercato per giorni…” la ragazza fu la prima a rompere il silenzio. “E’ un po’complicato da spiegare.” A quel punto la ragazza gli scaricò sulla faccia tre ceffoni. “COMPLICATO?! COMPLICATO?!? Tu sei tutto scemo! Hai la minima idea di come ci siamo sentiti quando sei sparito nel nulla?! Credevamo fossi morto!” Era furibonda. Come ho già detto, questo era il suo modo di fronteggiare i problemi e, fortunatamente per lui, Dogo se lo ricordava. “Beh non lo sono, il che dovrebbe essere una cosa positiva, no?” Izabel stava per assestargli un altro ceffone, ma venne interrotta dallo svolazzare di un pezzo di carta, che si posò fra loro. Il ragazzo si chinò e lo raccolse. Era una foto. Sorrise e la rigirò a Easy. Era una delle ultime foto della loro ciurma. Capitan Kuno, Bibi, Milesius. Fantasmi del passato. “Questa era nella mia valigia, come ha fatto ad arrivare fin qui?” si chiese, grattandosi leggermente il collo. Istintivamente, volsero lo sguardo nella direzione da cui era arrivata la foto. Martha stava correndo verso di loro, un sorriso a trentadue denti stampato sul volto… e un mestolo di legno in mano.
  
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