Ringrazio
anche solo chi legge.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
DBZ.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura
di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 913.
★
Prompt: 3. A insiste che non ha la febbre e sta bene. B è
pronto a prenderlo al volo quando sverrà.
Cap.11
Preda della febbre
Mary
scostò le coperte e cercò di mettersi in piedi,
avanzando con passo strascicato, i suoi occhi erano cerchiati da delle
profonde
occhiaie.
“I
dottori sono paranoici! Io e i bambini stiamo
benissimo!” sbraitò.
C17
la scannerizzò e sospirò pesantemente.
“Hai
la febbre molto alta e stai delirando, ti prego,
torna a letto” gemette.
L’altra
si voltò di scatto, i suoi occhi color
ghiaccio erano arrossati e i lunghi capelli neri le ricadevano
scompigliati ai
lati del viso.
“Non
ho la febbre. E sono i loro dannatissimi
medicinali a farmi stare malissimo” biascicò.
“Mary,
non è solo una semplice influenza. Queste
condizioni si vanno a incastonare nella tua minaccia di
aborto…”. Iniziò a
spiegarle il cyborg.
La
moglie cercò di raggiungere la porta.
<
Non posso fare altro che stare pronto… >
pensò
17. La vide ondeggiare, mugolare e perdere i sensi,
l’afferrò al volo e la
sollevò, riportandola al lettino. La mise sotto le coperte,
le chiuse i bottoni
della camicia da notte e le sprimacciò il cuscino, posandole
un bacio sulla
fronte bollente.
“Ecco,
appunto. Non posso fare altro che prenderti al
volo quando svieni, testona” gemette. Si lasciò
cadere seduto su una sedia e si
nascose il viso tra le mani, avvertendo delle fitte al cuore.
<
I gemelli devono aver preso il suo sangue alieno.
Il loro lato demoniaco sta rischiando di uccidere tutti e tre >
pensò. Una
lacrima gli rigò il viso e boccheggiò, vide la
figura della moglie incosciente
annebbiata dalle lacrime. Le prese la mano nella propria e le
posò un bacio sul
dorso, accarezzandole le dita.
“Voglio
solo prendermi cura di te. Ti amo” bisbigliò.
Le posò delicatamente la mano e si rialzò,
controllò che i macchinari fossero
in funzione, fissò il pulsante per chiamare le infermiere e
si mordicchiò un
labbro. Aprì lo stipetto vicino al lettino e ne trasse una
bottiglietta d’acqua,
appoggiandola sul comodino, si grattò il collo e le
rimboccò le coperte. Prese
una pezzuola da una bacinella d’acqua, la strizzò
e gliel’appoggiò sulla
fronte, lasciandosi nuovamente ricadere sulla sedia.
La
porta si aprì di colpo e C17 impallidì, vedendo
Marron entrare. La nipote teneva per mano la piccola Gwendy, che corse
da suo
padre e gli saltò in braccio.
17
la prese al volo e se l’appoggiò sulle spalle,
Marron riconobbe lo zio e rabbrividì.
“Ecco
perché assomigliava alla mamma”
biascicò.
Gwendy
indicò la donna addormentata nel letto.
“Quella
è la mamma” spiegò.
Marron
prese una sedia, annuì, e la portò vicino a
loro, accomodandosi accanto a 17.
“Sei
davvero cresciuta” esalò lo zio.
Marron
fece ticchettare la punta dei piedi tra loro e
guardò il viso sciupato dello zio.
“La
situazione è tanto grave?” bisbigliò.
17
guardò in viso la figlia e corrugò la fronte,
accigliandosi.
“Si
comporta come se avesse solo la semplice influenza,
ignorando anche il resto delle complicazioni. Fosse per lei, avrebbe
già
partorito e se ne sarebbe tornata a casa. Non si rende conto che la
febbre è
solo sintomo di tutto il resto.
Potessi,
farei qualsiasi cosa per aiutarla, qualsiasi”
gemette.
Marron
si massaggiò la spalla.
“S-sai…
sono diventata madre…” sussurrò.
17
sgranò gli occhi e la guardò.
“D-di
già?” biascicò.
Marron
lo guardò in viso, le sue iridi azzurro cielo
si rifletterono in quelle del gemello di sua madre.
“Quello
che sto cercando di dire e che… forse conosco
un modo per salvarla” mormorò.
17
si alzò in piedi e fece sedere sua figlia sulla
sedia, Gwendy vi si accomodò composta, con le mani
appoggiate sulle ginocchia.
Il
cyborg si piegò in avanti e mise le mani sulle
spalle di Marron.
“Ti
prego, farei qualsiasi cosa. So che il nostro
rapporto si è molto deteriorato,
però…” mugolò 17.
Marron
negò con il capo, facendo ondeggiare la lunga
treccia bionda.
C17
sollevò la nipote e la mise davanti a sé, sul
cavallino della giostra e la
strinse al petto. La risata della bambina si confondeva con la musica
della
giostra, la piccola dimenava la testa facendo ondeggiare i codini
biondi. Si
voltò e vide suo padre che rischiava cadere dal suo cavallo
e sua madre in
quello dietro, seduta all’amazzone. Batté le
manine, mentre 17 le posava un
bacio sulla testa.
“È
acqua passata. Io sono una donna adulta e non devi
di certo implorarmi. Aiutare le persone è il mio
lavoro” ribatté.
******
C17
si piegò in avanti, imboccando la moglie con un
cucchiaino. Mary deglutì e 17 rimise il cucchiaino nel
piatto di brodo,
prendendo un pezzo di carota.
“Insomma,
mi stai dicendo, che sei andato a disturbare
il dio della distruzione in persona per salvarmi?” chiese
Mary Jane.
17
la imboccò nuovamente.
“Se
dobbiamo essere precisi: Whis, il suo assistente. È
lui che ha permesso ai bambini di nascere sani e salvi”
ribatté.
“Sei
sempre il solito folle” borbottò Mary.
C17
sorrise.
“Non
ci sono andato da solo. Mia nipote Marron è
venuta con me” spiegò.
Mary
Jane schioccò la lingua sul palato.
“Doppiamente
incosciente” sibilò.
C17
le pulì la gota sporca con un fazzolettino.
“Sai,
si è convinta perché Gwendy l’aveva
completamente conquistata. Nostra figlia e lei si sono subito
adorate” spiegò.
“Adorerà
anche le tue due fotocopie” esalò Mary Jane,
con voce roca.
C17
le posò un bacio sulla fronte.
“Soprattutto
se avranno il tuo caratterino” disse.
“Ti
amo, grazie per esserti preso cura di me” mormorò
Jane.
C17
le accarezzò il viso.
“Ed
ho intenzione di continuare a farlo. Tu hai ancora
l’influenza” promise.
Mary
Jane rise.