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Autore: SparkingJester    01/02/2018    3 recensioni
Storia per il Contest "The Dark Side of Fantasy" di Haykaleen:
Pacchetto Ariete:
Creatura: Fauno
Obbligo: Guerra
Bonus: Slash
Citazione: “Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra.” (Cicerone)
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Un comandante ed il suo piccolo manipolo di soldati sono in missione per prendere possesso di un piccolo, abbandonato e maledetto reame ma in un mondo dove la magia è strettamente legata a Spiriti e Demoni, ci si può aspettare solo follia e bramosia di potere.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5 – Vendetta.
I gemelli incappucciati corsero al massimo della loro velocità, seguiti da un’orda di gente d’ogni età e con una smorfia omicida e vuota sul volto, facendo tremare la terra sono di essi come un’armata di cavalieri. Con le loro lingue penzoloni e gli occhi carichi di energia, si diressero verso quello che restava dell’enorme Albero Cavo che tempo torreggiava sulle lande, ridotto ad una chiazza paludosa di alberi morti ed un ceppo enorme incastonato nella terra, come schiacciato.
Qerqewil sentì vibrare la terra sotto di esso, la lunga colonna di soldati, rinforzati dai nuovi arrivati, avanzava marziale verso il Ceppo. La testa del capitano si voltò di fianco e la vista si acuii notando miriadi di figure in corsa all’orizzonte. Lo sguardò saettò allora davanti a sé e sprigionando vapore da sotto l’armatura, spiccò un grande balzò verso l’alto. Elevatosi ad un’altezza irraggiungibile ad un normale essere umano, notò un’orda di individui armati caricare nella loro direzione.
«Attenti! Scudi avanti, arcieri proseguite e pronti a lanciare, non temeteli. Usate le Spade Benedette. Bloccateli qui, per Zerin!» I soldati si mossero frenetici, gli scudi formarono un muro da dietro il quale gli arcieri scoccarono solo una raffica di frecce per poi arretrare come previsto. Le spade vennero sguainate e gli animi raffreddati, le frecce caddero sul gran numero di gemelli abbattendone qualcuno. Altre selve partirono ed altri caddero, sembrò inutile contro lo schiacciante numero; gli incappucciati sembravano non sentirle neppure. Dopo interminabili minuti, l’orda si infranse contro il muro di scudi come l’acqua sugli scogli.
Alcuni dei nuovi arrivati nelle truppe di Qerqewil erano maghi appartenenti alle altre squadre e senza il loro contributo lo scontro sarebbe durato ancor meno. Iniziarono a saettare scariche elettriche, onde di fuoco e violente esplosioni di bolle d’aria. Le frecce continuarono ad essere inutili: nemmeno colpi alla gola o negli occhi poterono fermare quei ghignanti uomini incappucciati. Le spade li trafissero e gli scudi fecero saltare denti e ossa, qualche testa volò ed un odore di sangue e carne carbonizzata iniziò a riempire l’aria. I soldati potevano resistere ancora per poco e così il capitano protese il palmo aperto verso l’intera accozzaglia di carne e armi e, ancora a mezz’aria, provocò uno spostamento d’aria caldo e violento che costrinse improvvisamente al tappeto tutti i selvaggi, risparmiando i soldati protetti con rune magiche. Questi ultimi approfittarono del piccolo vantaggio e da dietro le loro schiene, estrassero tutti delle lame più corte ma incise con rune bianche accese; le nuove spade si rivelarono più efficaci sugli apparentemente immortali gemelli, facendoli urlare dal dolore, quasi dal piacere a giudicare dai suoni che emisero.
L’incontro riprese subito e stavolta ci furono vittime permanenti anche nell’orda di guerrieri e Qerqewil, soddisfatto del comportamento patriottico dei suoi uomini, decise che sarebbe stato meglio proseguire da solo: spiccando un altro salto, voltò le spalle e con due grosse vampate di fuoco rosso da dietro la schiena si lanciò in volo verso il nascondiglio del leggendario e tanto agognato Rituale del Premio. Il capitano atterrò di fronte alla porta chiusa del ceppo e con uno stridio simile ad un’aquila fece saltare il legno davanti a sé con un’onda d’urto, rivelando l’interno: Lys con due lance di fuoco arancione in mano ed un sorriso stampato sul volto.
Non ci fu voglia di convenevoli: il Principe scagliò le sue armi senza perdere tempo ma il Capitano fu ancora una volta più svelto e gli volò incontro, scansandole con Varm al loro passaggio. La potente reliquia fece per raggiungere la scapola di Lys ma non la raggiunse poiché il ragazzo schivò abilmente il fendente e lo colpì con un pugno fiammeggiante al fianco, scaraventandolo su una delle pareti tra i detriti.
Qerqewil si rialzò determinato e pronunciò qualche rauca parola da dietro il suo bavaglio: «Non male, stregone. Sono felice che tu non mi stia sottovalutando. Ma adesso non posso più perdere tempo.»
L’aria iniziò a tremolare per il calore, palpabile quasi soprattutto sul sudato corpo di Lys. Altre fiamme uscirono dal suo corpo e bruciarono il bavaglio, sollevando il capitano da terra in levitazione e facendo sganciare alcuni pezzi d’armatura. Il becco e le vampate di vapore e fuoco stavolta non spaventarono il principe, ancora una volta in compagnia di due candele attaccate alle bretelle.
«Sappi che non avrò pietà, anche se decidi di non trasformarti. Tranquillo, se pensi ti faccia onore, a me non interessano certe sciocchezze.»
Lys spense entrambe le candele bagnandosi la punte delle dita, sorridente, ma la trasformazione non ebbe inizio. La porta di legno si ricostruì alle sue spalle, come tornasse indietro nel tempo e lo stesso fecero i detriti dietro al capitano; la luce all’interno della stanza circolare iniziò a risplendere sempre più.
«Qui dentro non posso farlo. Se perdessi il controllo poi non potrei avere il piacere di vedere la tua testa rotolare lungo il pavimento.»
Qerqewil scattò, Lys gli andò incontro e in una frazione di secondo si bloccò al centro della stanza e per la lama del capitano fu impossibile raggiungerlo poiché delle rune si accesero dal pavimento, formando un cerchio con al centro Lys. Fiamme blu si formarono, come tentacoli, afferrando il capitano in volo e costringendolo a terra, urlante e gracchiante.
«Questo è quello che cercavi.»
La creatura fiammeggiante smise di strillare e si mise ad osservare le rune, Lys continuò:
«Il rituale era inscritto su una tavola di pietra ma mia madre, sapendo del tuo arrivo, lo replicò pochi giorni fa sul pavimento, distruggendo la tavola. Spegni quelle fiamme o brucerai il Ceppo portandoti dietro tutto il rituale.»
Qerqewil comprese e con un altro urlo spense le fiamme e le sostituì con vapore denso e caldo, fuoriuscente dalle giunture dell’armatura.
«Il rituale come ben sai prevede un pagamento. Essendo stato maledetto da esso ma non direttamente partecipe, ho sviluppato una forza spirituale che mi permette di praticare il rito anche da solo. E così ho fatto, non ci è voluto poi molto per uno con le mie conoscenze.» Sghignazzò soddisfatto: «Ora, sei entrato nel circolo mentre era attivo. Non è permesso a nessuno di interrompere il rituale quindi te ne starai buono lì finché non saprò cosa richiede e dopodiché ti ucciderò o ti userò se serve. Di sicuro non farò come vorrai e correrò il rischio di essere inseguito da te, grazie.»
Mentre il principe stregone proferì brevi parole e gesti, Qerqewil iniziò a tranquillizzarsi invece di agitarsi. I tentacoli, come lui ben pensò, si ritirarono in assenza di una vera e propria forza di disturbo e il capitano si rialzò, con occhi minacciosi e becco semiaperto per riprendere fiato. Le vampate diminuirono e Lys terminò la seconda parte del rituale, facendo apparire di fronte a sé il pagamento: «Ospite. Ospite!? Ma quanta fortuna hai?» Sputò stizzito Lys, osservando gli occhi compiaciuti di Qerqewil, immobile di fianco a sé. Il capitano fece un passo nel circolo richiedente un “ospite”, i tentacoli svanirono e il disegno risuonò generando fitte di dolore in lui e Lys per un breve attimo.
Dei liquidi fuoriuscirono finalmente come bolle dalle ormai ricolme tasche di Lys, contenenti fiale con gli ingredienti alchemici necessari all’attivazione. I fumi densi avvolsero entrambi e poi li scansarono, facendoli uscire dal circolo: con gran lentezza la nuvola di fumo si compattò e mutò forma davanti agli occhi stupiti dei due. Si assottigliò e una forma umanoide venne fuori, dotata di innumerevoli braccia e gambe e di una testa cilindrica e con almeno una dozzina di facce contorte e ammassate le une alle altre, uguali e con bocche e occhi grandi e bianchi in contrasto col nero corpo.
La sua voce tuonò nell’ambiente e nelle loro menti, senza movimenti di bocche a prevederla: «Avete svegliato l’Ecatonchiro e lui ve ne è grato. In cambio, posso esaudire una richiesta. Una sola per volta, quindi una sola per voi due insieme.»
Sfruttando l’attimo di stupore di Lys, Qerqewil parlò per primo, deciso: «Io voglio essere un tuo discepolo.»
Lys si voltò esterrefatto e il demone emise una sottile e divertita risata.
«Dannazione, no!» Strillò Lys, poi toccò al demone parlare:
«E cosa ti fa pensare di esserne degno? Sento già del potere in te.»
«Sono stato un discepolo dell’Aurea Fenice il cui nome è Inyoni ed il suo potere è forte in me. Sono stato ritenuto degno una volta e voglio esserlo ancora. Sento di poter dare di più, di voler essere come voi e il potere di uno soltanto di voi non potrà mai bastare se mischiato ad un misero umano come il sottoscritto. Porto già un becco per l’Aurea Fenice ed ora sono disposto a tutto per avere il tuo di potere, nero Ecatonchiro.»
La belva rise ancora divertita e Lys si intromise come un bambino durante una conversazione tra adulti:
«I-io voglio ucciderti, maledetto demone! Voi Spiriti Antichi non fate altro che giocare con gli esseri umani che vi evocano. Hai ridotto tu così la mia gente e guarda cos’ha fatto uno dei tuoi amici.» Indicando un Qerqewil confuso, poi proseguì: «Io voglio il potere per ucciderti, demone.» Sputò l’ultima parola con disprezzo. E l’Ecatonchiro rise ancor di più: «Voi umani siete davvero sorprendenti. Acconsentirò ad entrambe le richieste ma il mio Premio consentirà ad uno solo di voi di perseguire il suo obiettivo.»
Il demone agitò la moltitudine di braccia, ridendo. Entrambi i candidati urlarono di dolore: Qerqewil fu avvolto da fumo nero e copie delle sue stesse braccia, gambe e testa iniziarono ad apparire spettrali di fianco alle originali, ammassate e mostruose; infine delle corna massicce e spiraleggianti iniziarono a crescere da dietro le orecchie straziandolo con gli ultimi dolori. Lys rimase spaventato dalla trasformazione del capitano, sopportando il suo di dolore, mentre il braccio destro veniva avvolto dallo stesso fumo: «Cosa sono quelle corna, uno scherzo?»
La creatura ridacchiò: «Si, per spronarti a concludere ciò che hai appena iniziato.»
Una lunga lama larga, simile a Varm e di un nero opaco, sostituì il braccio di Lys, terminando con una ribollente bolla carnosa all’attaccatura col suo gomito.
«Ora tu hai un piccolo assaggio del mio potere» Parlò il demone indicando con le braccia sinistre Qerqewil: «E tu hai un arma in grado di ferirmi ed uccidermi.» Fece lo stesso con le destre stavolta su Lys e poi concluse: «Fatemi vedere chi di voi è più motivato, uccidete il vostro rivale e la vostra richiesta sarà esaudita. Se rifiuterete prenderò entrambe le vostre vite.»
I due si fissarono, Qerqewil in preda a fremiti di impazienza e Lys di terrore. Il capitano emise un urlò e saettò in avanti sicuro di fare a pezzi il corpo dell’avversario e supportato da centinaia di sue oscure braccia tutte impugnanti Varm, anch’essa moltiplicata. Lys fece per pararsi, impotente e più confuso che mai ma il colpo non arrivò mai. Qerqewil perse la spinta e cadde a terra, in preda ad atroci dolori alla testa a giudicare da quanto strillò tenendosela stretta tra le mani. Lys si voltò verso il demone e fece in tempo ad assistere a tutta la scena: silenziosa, una spada, sacra come una croce e luminosa come il sole, trafisse la testa dell’Ecatonchiro calando dall’alto come un boia sul condannato. La testa iniziò a trasudare liquido azzurro, con lamenti soffocati da parte della creatura. Poco dopo, altre piccole spade si materializzarono a centinaia attorno al demone, tutte rivolte contro di lui, azzurre e minacciose, per poi pugnalarlo d’ovunque.
«Lys, ammazza prima l’altro!» Una voce familiare si udì da dietro il corpo della creatura; Lys non perse tempo e si avvicinò all’agonizzante capitano, ormai costretto in ginocchio. Senza esitazione e con un rapido taglio orizzontale, gli recise mani e testa. Si voltò poi verso quel demone maledetto e aggrottò la fronte.
«Finiscilo, avanti figliolo.» Sostenuto dalla madre, Lys saltò e con forza sorprendente tagliò verticalmente il massiccio mostro a metà, facendolo esplodere in una nuvola di fumo e liquame azzurro.
La Regina Mor stava in piedi vicino ad una parete, Lys parlò: «Madre… Io…»
«Non dire niente, pensavo fosse ovvio che ti avrei guardato le spalle. Adesso è finita, almeno con l’Ecatonchiro visto che hai specificatamente richiesto il potere per ucciderlo, l’umanità non avrà mai più a che fare con lui. Non distruggeremo il sigillo visto che ormai è inutilizzabile ma lo useremo per proseguire con la ricerca degli altri Spiriti, come fece Trish e la maestra prima di lei.»
«Ma hai visto tu stessa cosa sono in grado di fare, quanta gente è morta senza nemmeno raggiungere l’aldilà. Riappariranno sempre, portatori di catastrofi e conflitto. Inganneranno e fuggiranno, non potremo mai guarire ogni ferita di questo mondo.»
«Se vogliamo godere di una eterna pace terrena, noi umani dichiareremo guerra a entità simili, così come agli egoisti e malvagi uomini che inseguono ed lambiscono il loro scellerato potere. Se le nostre Divinità ci saranno favorevoli, potremo annientarli e rivelare al mondo la magia per quello che è veramente, il suo reale legame con i Veri Spiriti protettori dell’umanità. E vedrai, figlio mio, che non vi saranno più conflitti ed incomprensioni né tra noi né con la natura stessa.»
Lys chinò la testa e si sedette a terra, esausto, mentre Mor gli camminò di fianco accompagnata dal suo bastone, poggiandogli una mano sulla spalla.
«E’ tempo per te di riposare un po’, figliolo. Farò in modo che d’ora in avanti tu riceva tutto il mio sapere, poiché dopo di me toccherà a te inseguire questo sogno.»
Lys rispose tristemente: «Sono solo il figlio di un demone… La mia maledizione mi divorerà o mi farà commettere atti atroci, non posso farcela da solo.»
«Non sei da solo a questo mondo poiché altri come te e me percorrono questa strada. Apprendi ciò che sai e poi vai alla ricerca di chi è come noi, non come quel capitano prepotente. Ormai la maledizione dell’Ecatonchiro ha contaminato queste terre ma il popolo è ancora caldo, dentro di sé. Col tuo potere potrai donare loro il fuoco della vita, sicuramente meglio di quanto provai a fare io dopo l’incidente.»
Lys alzò lo sguardo, guardandola nei suoi quasi spenti occhi tra le sottili fessure delle sue palpebre.
Mor si mosse verso l’uscita, afferrando la poderosa Varm caduta dalle braccia del capitano. Lys si alzò e la seguì in silenzio carico della sua nuova responsabilità ed intenzionato ad onorarla al meglio. 
  
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