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Autore: Civaghina    03/02/2018    1 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mercoledì, 29 agosto 2012

Ci siamo.

Domani devo trasferirmi in Oncologia; sono riuscito a contrattare con la Lisandri di poter restare ancora qua per l'intera giornata di domani, ma dopo cena mi vuole assolutamente là.

Io sono rassegnato ma ancora terribilmente contrariato, e ho provato per l'ennesima volta a farle cambiare idea, ma non c'è stato niente da fare.

Come se non fossi già abbastanza nervoso, adesso lei ha di nuovo tirato fuori quel discorso sul preservare la mia fertilità, su cui mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro quando lei e Alfredi me ne avevano parlato tempo fa.

Ancora?!” esclamo sbattendo la mano sul bracciolo della carrozzella. “Mi pare che di questa faccenda ne abbiamo già parlato!”

Sì, Leo, ne abbiamo già parlato, ma ho pensato che magari tu potessi aver cambiato idea.”

Le sembro uno che cambia idea?! NO! No era e no rimane!”

Ma cosa devi dimostrare? E a chi? È da stupidi impuntarsi e non cambiare idea per partito preso.”

Non mi sto impuntando! Quello che pensavo su questa faccenda non è cambiato, perciò non cambia nemmeno la mia idea!”

La faccenda, però, sì che è cambiata! I cicli di chemio previsti sono aumentati, e c'è il rischio che aumentino ancora, perciò insisto perché tu riveda la tua posizione.”

Non c'è niente da rivedere!”

Tu adesso dici così... e capisco anche che alla tua età un figlio sia un pensiero astratto, ma un domani potresti pentirti di questa scelta.”

Può darsi che me ne pentirò, ma almeno questa sarà stata una mia scelta!” affermo con decisione, puntandomi l'indice contro il petto. “O adesso volete pure obbligarmi a farmi una sega?! Convincerà mio padre a mettere una firma pure per questo?!” le domando con tono provocatorio, alzando la voce.

Lei sospira, si porta le mani sulla parte superiore del naso, e congiunge le dita; chiude gli occhi, fa un respiro profondo, poi li riapre, va a sedersi sul letto e mi guarda: “Nessuno vuole, né può, obbligarti. Su questo puoi stare sereno. Ma davvero non capisco questa tua ostinazione.”

Non mi deve capire! È così e basta! Punto!”.

Lei si morde le labbra e annuisce lentamente. “Va bene. Non insisterò oltre. Se cambierai idea ti basterà farmelo sapere.”

Non succederà!”

Non succederà” ripete lei scuotendo la testa; poi prende fiato e sembra che stia per dirmi qualcos'altro ma non dice niente.

Cos'altro c'è ancora?!” le chiedo sbuffando. “Lo so che non abbiamo finito!”; e dal suo temporeggiare immagino che sia qualcosa che mi farà incazzare ancora di più.

È vero, non abbiamo finito. Voglio parlarti di un'altra cosa.”

Ecco! Sentiamo!”

Il port.”

Ah no!” esclamo indietreggiando con la carrozzella. “Quell'affare con me non lo deve nemmeno nominare!”

Sei molto aperto al dialogo, oggi, a quanto vedo.”

Non sono io che non sono aperto al dialogo! È lei che tira fuori discorsi assurdi!”

Il discorso di prima non era affatto assurdo. E non lo è nemmeno questo. Hai già fatto tre cicli di chemio, ne hai davanti altri sei, e forse altri ancora e...”

Oh! La ringrazio per il promemoria! Ma non mi occorre, grazie!”; conosco benissimo la situazione di merda in cui mi trovo, e non serve che lei me la ricordi.

La chemio tende a danneggiare irrimediabilmente tutte le vene. Senza il port rischi che...”

Lo so!” urlo interrompendola. “Lo so! Tutte le cose che mi sta dicendo, le so tutte! E non mi interessa sentirle ancora!”

Adesso basta, stai esagerando” dice lei con tono fermo alzandosi in piedi. “Non ti permetto di essere così indisponente. Io sono il tuo medico, sono responsabile della tua salute e ti dico tutto quello che ritengo opportuno dirti, per tutte le volte che ritengo necessarie! Ti è chiaro questo?!”; incrocia le braccia, si avvicina a me, mi fronteggia dall'alto. “Ti è chiaro?” mi ripete scandendo bene le parole.

Chiaro” rispondo io a denti stretti, distogliendo lo sguardo.

Bene. Senza il port rischi di compromettere le vene, con conseguenti complicazioni, oltre che la difficoltà sempre maggiore di avervi accesso quando serve”.

Sto per risponderle di nuovo che lo so, che con questa storia ha convinto mia madre a farselo mettere, ma che se crede di convincere me si sbaglia di grosso, che la conversazione per me è finita e che se ne può anche andare, ma mi sembra già parecchio incazzata e non voglio che per ripicca anticipi il mio trasferimento in Oncologia.

Conosco i rischi e i vantaggi, ma non voglio metterlo” le dico sforzandomi di mantenere un tono di voce calmo.

Perché?”

Perché non voglio avere quell'affare piantato nel petto. Mi fa senso.”

E allora potremmo valutare il picc, o il midline, sono un po' meno invasivi e si mettono nel braccio.”

Conosco pure quelli. Mia madre li aveva valutati tutti. Io non voglio valutarne nessuno. Preferisco essere bucato mille volte che farmi mettere quegli affari!”

Va bene, d'accordo” sospira lei andando verso la porta. “Oggi con te non si riesce proprio a ragionare. Ne parlerò con tuo padre e ti farò sapere.”

Cosa?! No, aspetti!” esclamo andandole dietro con la carrozzella. “Come sarebbe?! Che cos'è questa?! Una minaccia?!”

Nessuna minaccia, faccio solo il mio dovere” mi dice con tono impassibile. “Buona giornata, Leo”.

Buona giornata!

Buona giornata un cazzo!

La giornata è già partita malissimo, con ben tre buchi da parte di Laura: prelievo, fattore G e anticoagulante; e se già di per sé non è gradevole farsi bucare, se lo fa Laura è ancora meno gradevole! Sulla pancia mi è pure spuntato un brutto livido, perché Laura non ha fatto in tempo a dirmi di non strofinare la zona della puntura che l'avevo già fatto, e a quanto pare l'eparina fa questo simpatico effetto. E adesso si ci è messa pure quella stronza della Lisandri, con la storia della fertilità, del port e affini, e di mio padre!

Ma vaffanculo!

Devo assolutamente parlare con mio padre prima che ci parli lei; io quell'affare non me lo faccio mettere, piuttosto scappo dall'ospedale!


Mio padre non risponde al telefono; provo e riprovo, ma niente. Tento con Asia, e nemmeno lei mi risponde. Arriva l'ora di pranzo, ma finché non metto a posto questa situazione a mangiare non ci penso proprio!

Sto per spaccare qualcosa, quando finalmente Asia mi risponde: “Pronto Leo? Va tutto bene?”

No! Non va bene un cazzo! Dove siete spariti?!”

Che succede?”

Sono quasi due ore che provo a chiamarvi!”

Papà è a lavoro, ed io ero in biblioteca, perciò non avevo la suoneria.”

Ah beh! Potevi controllare il telefono ogni tanto, però! No?! Poteva succedermi qualsiasi cosa e non lo avresti saputo!”.

Asia sospira: “Va bene Leo, scusa. Dimmi che c'hai, adesso. Perché sei così agitato?”

E se mi dovevano operare di nuovo d'urgenza?! E se serviva una delle vostre cazzo di firme, eh?! Nessuno vi avrebbe rintracciato!”

L'ospedale ha il numero della caserma di papà, e in caso di emergenza possono rintracciarlo lì”; la caserma! Non ho assolutamente pensato che avrei potuto chiamare lì. “Mi dici che c'hai? Cos'è successo?”

Devo parlare con papà! La Strega vuole che metto il port o un altro di quegli affari schifosi, ed io non voglio! Devo parlare con lui prima che ci parli lei! Quella poi lo convince!”

Ah... Beh..., vedrai che appena finisce di lavorare ti richiama.”

No! Io non posso aspettare le due! Ci devo parlare adesso! Meglio se lo chiamo in caserma!”

Leo, no... Lo fai allarmare per niente così.”

Per niente?! Se mi misurano la pressione adesso scasso la macchinetta per quanto ce l'ho alta! Sta per venirmi un infarto!”.

Asia resta per un attimo in silenzio, poi sospira: “Va bene, provo a passare in caserma e vedo se è lì, ok?”

Ok.”

Tu però intanto cerca di metterti tranquillo, per favore.”

Non mi stai prendendo per il culo, vero?! Ci vai veramente?!”

Sì, ci vado veramente. Sperando che sia in caserma e non in giro. Tu però vedi di calmarti. Ti faccio sapere tra poco, ok?”

Ok” dico facendo un respiro profondo. “Grazie”.


Quando Giulia arriva nella stanza di Leo, lui non se ne accorge subito: è vicino alla finestra, di spalle alla porta, sta parlando al telefono e, a giudicare dal tono di voce, sembra alterato.

Parecchio alterato.

No! Non posso aspettare!” sta praticamente urlando al telefono mentre gesticola in modo animato. “Devi venire adesso! Ho bisogno di parlarti adesso!”; fa una pausa di un paio di secondi, probabilmente per ascoltare cos'ha da dire chi c'è dall'altra parte, ma poi riprende con lo stesso tono: “Sì che mi cambia! Non posso aspettare le due e mezza! No! Non mi calmo finché non vieni qui e non mi dici che stavolta farai come voglio io! No!”; di nuovo silenzio, stavolta per qualche secondo in più, mentre con la mano sinistra stringe convulsamente il bracciolo della sedia a rotelle; è la prima volta che lei lo vede sulla sedia a rotelle, e le fa uno strano effetto. “Giurami che vieni prima da me” dice poi con tono di voce più basso, ma tremante. “Papà, giuramelo!”; sembra sia sul punto di piangere, e lei si sente in colpa nello starsene lì a sentire tutto, ma allo stesso tempo non vuole disturbarlo facendosi vedere; rimane ferma, in piedi vicino alla porta, mentre Leo abbassa le spalle e si curva un po' in avanti, come sconfitto: “Va bene. Sì. A dopo”; infila il telefono in tasca, si stringe la testa tra le mani, con i gomiti appoggiati sulle cosce, resta immobile.

E anche Giulia resta immobile, fissando il vassoio del pranzo ancora intatto, sentendosi inadeguata a dire o a fare qualsiasi cosa; non ha idea di cosa sia successo, ma è evidente che Leo è nero; ok, sono giorni che è nero, ma sembra che sia appena successo qualcos'altro, data l'urgenza con cui vuole che suo padre venga qui.

Ciao...” trova finalmente il coraggio di dire, con un filo di voce, e lui si gira di scatto, sorpreso.

Ciao...”; Leo sembra contento di vederla, ha accennato un sorriso, però ha l'espressione corrucciata e gli occhi in tempesta, e lei si chiede ancora cosa fare o cosa dire, ma in un attimo lui l'ha già raggiunta e l'ha tirata verso di sé, facendola sedere sulle sue gambe, e adesso la sta stringendo così forte che quasi le toglie il respiro; lo stringe forte anche lei, sforzandosi di non piangere, mentre si rende conto di quanto gli sia davvero mancato, e ricordandosi di che sensazione meravigliosa sia stare tra le sue braccia e sentire l'odore della sua pelle.

Mi sei mancato tanto...” mormora con un nodo alla gola che non se ne vuole andare, e lui si stacca dall'abbraccio, le prende il viso tra le mani e la bacia; e anche questo le era mancato in modo indicibile.

Anche tu...” le risponde Leo accarezzandole i capelli, e poi la bacia ancora.

Giulia vorrebbe trascorrere così tutta l'ora a disposizione: su di lui, addossata a lui, a baciarlo; altro non servirebbe; starsene così, mandare via i brutti pensieri, ignorare tutte quelle cose che da giorni vorrebbe sapere, non chiedergli che succede, perché ha bisogno che suo padre venga subito da lui, dimenticarsi di quel “E se non fosse così?” che le ha detto ieri al telefono, raggelandola.

Ignorare.

Non chiedere.

Forse è la scelta migliore per andare avanti senza ulteriori drammi; aspettare che sia lui a dirle quello che vuole, come e quando vuole; forse l'unico modo per stargli vicino è davvero questo.

Non hai più la flebo” gli dice sorridendo, notando che non ha più l'ago-cannula, né sulle braccia, né sulle mani.

In compenso ho questo” risponde lui sollevandosi la maglietta e mostrandole un grosso livido sulla parte destra dell'addome.

Che hai fatto?!” esclama lei, provando l'istinto di sfiorarglielo con le dita, ma fermandosi in tempo perché probabilmente gli farebbe male.

Eparina” sbuffa lui lasciando ricadere la maglietta. “È l'anticoagulante che mi serve per la gamba bloccata... Prima me lo mettevano nella flebo col resto, adesso che non ho più la flebo mi tocca la puntura ogni giorno. Non so se ci ho guadagnato” le dice con una smorfia di disappunto.

Oddio, ma ti verrà un livido così tutte le volte?”

No, no... è che Laura, tanto per cambiare, mi ha fatto un male cane... e io ho iniziato a massaggiarmi, e invece non avrei dovuto!”.

Giulia lo guarda con dolcezza e gli accarezza il viso: “Mi dispiace per tutto quello che devi passare...”.

Leo si stringe nelle spalle, distoglie lo sguardo, ha il mento che trema leggermente, e lei è sempre più combattuta tra il bisogno di sapere e la paura di chiedere.

Venerdì ricomincio la chemio”.

Va bene, questo si sapeva già, no? Si sapeva già che dopo l'intervento avrebbe dovuto fare ancora delle chemio, era previsto; non è una bella notizia ma non è neanche una notizia così cattiva, no?

Prima inizi, prima finisci no?” gli chiede lei ostentando un sorriso, sperando che lui ricambi il sorriso e le risponda in modo ottimista e determinato, ma Leo risponde in modo brusco e non sorride.

Sì... Solo che dovrò farne sei anziché tre, e sono obbligato a trasferirmi in Oncologia”.

Ok, allora è per questo che è così nervoso? Queste le sembrano ragioni più che valide per essere nervoso: odia Oncologia, gliel'ha detto più di una volta, e dover raddoppiare i cicli di chemio previsti, beh...

Ma perché...?” trova il coraggio di chiedergli, e lui torna a guardarla: ha uno sguardo così avvilito, così... sconfitto. Non le piace questo sguardo. Non le piace per niente.

Perché pare che finora alla Bestia ho fatto solo il solletico” risponde lui con un sorriso amaro.

Cioè?! Ma... come...? Il tumore lo hanno tolto, no?”

Sì... lo hanno tolto, e lo hanno analizzato, ed è risultato che la chemio non ha funzionato poi così tanto, e che potrebbe tornare, perciò la Strega vuole che di chemio adesso ne faccia almeno sei, e ha convinto mio padre a farmi trasferire in quel posto di merda!”

Ah...”; Giulia abbassa lo sguardo, si sofferma sul gesso, rimane quasi ipnotizzata da un grande e sbilenco cuore fucsia che deve aver disegnato una bambina; a guardar bene, tutto il gesso è ricoperto da disegni evidentemente fatti da bambini. “È per questo che discutevi con tuo padre?” gli chiede cominciando a giocare con i tre braccialetti rossi che Leo ha al polso: li gira, li rigira, li allontana, poi li avvicina tra loro.

No... La Strega vuole convincerlo pure a farmi mettere il port, ma io quell'affare non lo voglio!”.

Giulia non ha idea di cosa sia questo affare di cui parla Leo, e lo ammette con un sorrisetto imbarazzato: “Non so proprio cosa sia...”

Ah già, scusa...” dice lui agitando in aria una mano. “Non tutti hanno la mia cultura in merito!”; è più forte di lui: proprio non ce la fa a non fare battute taglienti, con la precisa intenzione di spiazzare. E lei spiazzata ci rimane sempre, anche se ormai lo conosce bene. “È un aggeggio che ti impiantano qui...” le spiega toccandosi la parte alta del petto, un po' più giù della clavicola. “Viene collegato a una delle vene principali... e così la chemio te la sparano direttamente lì.”

E questo a che serve?” gli chiede Giulia non riuscendo a nascondere un'espressione disgustata.

Ad evitare i danni alle vene.”

E tu non lo vuoi?”

No.”

E perché?”

Perché no.”

Ok” annuisce lei spostandosi i capelli dietro l'orecchio, ma poi non riesce a starsene zitta: non è meglio avere questo affare disgustoso che subire danni alle vene? Prova a dirglielo, ma non fa in tempo a dire “Ma non...”, che Leo la interrompe all'istante.

No. Ce lo aveva mia madre ed io non lo voglio!”.

E davanti a sua madre, Giulia non può che lasciar perdere, anche se questa storia dei danni alle vene aggiunge ansia alle sue già innumerevoli ansie. Non sa se augurarsi che il padre di Leo si imponga, oppure no, ma si guarda bene dal dirglielo. “Sono belli i disegni sul tuo gesso!” esclama cambiando argomento. “Li hanno fatti i bambini della ludoteca?”

Sì” sorride Leo annuendo. “Guarda bene, ci sei pure tu!”.

Giulia si alza in piedi e poi si inginocchia per terra, per poter guardare da vicino tutti i disegni, e trova subito quello a cui Leo si sta riferendo: un omino maschio, senza capelli ma con la corona, e un omino femmina, con un lungo vestito, dei lunghissimi capelli biondi e anch'essa con la corona; e poi sotto, con una grafia un po' traballante, c'è scritto: “il re Lone e la principesa Giula”.

Bellissimo!” esclama lei ridendo. “Però, re Lone, potevi dirglielo che la principesa Giula non ha i capelli biondi!”

Eh, gliel'ho detto! Ma Melissa va matta per Rapunzel...”.

Leo sorride, e sembra molto più rilassato rispetto a quando lei è arrivata, anche se la tempesta dentro agli occhi è ancora lì, e probabilmente da adesso in poi dovrà abituarsi a vederla spesso.

È terrorizzata da tutto quello che lui dovrà affrontare ancora: seppur determinata a restargli accanto, non sa ancora cosa significhi davvero, perché nei momenti peggiori lei non c'era; non sa ancora se, e come, lui glielo permetterà; non sa ancora come gestiranno tutto quello che deve ancora venire.

Scrivimi qualcosa, dai” le dice lui distogliendola dai propri pensieri. “Ci sono i pennarelli sulla scrivania”.

E lei si alza, sceglie un pennarello rosso, poi torna a inginocchiarsi vicino al gesso, cercando qualcosa di carino da scrivergli, e sorride quando le viene in mente: non può che essere un pezzo della loro canzone:

everything's nothing without you”.


   
 
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