Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: steffirah    04/02/2018    1 recensioni
La vita di tutti i giorni che si fonde con una fiaba,
la quotidianità di due adolescenti che si tinge d'affetto.
[Prompt della Shaosaku week dal 10 al 16 luglio 2017]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kero-chan -Cerberus, Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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THE IN-LAWS
 




 
Era risaputo. Tutti ormai si erano arresi all’idea che mio fratello non avrebbe mai cessato di infastidire Shaoran-kun, in un modo o nell’altro. Seppur vero che il loro rapporto non era cominciato col piede giusto, più volte Shaoran-kun si era scusato, sia con me – sebbene non ce ne fosse bisogno – che con lui. Ma Touya sembrava deciso a non perdonarlo. Non capivo come potesse essere così testardo. Insomma, dopo tutto questo tempo avrebbe dovuto comprendere che animo gentile e premuroso aveva. E anche se lo faceva per “proteggermi”, avrebbe dovuto aprire gli occhi e vedere la realtà: quello era il passato. Un capitolo chiuso. Un aspetto di uno Shaoran-kun ancora sconosciuto. Quel periodo in cui lui era ancora il mio rivale. Ma anche in quei frangenti la sua gentilezza cominciava pian piano ad affiorare in superficie. Usciva allo scoperto nei momenti più pericolosi, e spesso anche in maniera indiretta. Ma, per quanto io fossi tonta, il suo spirito altruista non mi era mai sfuggito.
Situazione del tutto opposta era quella vissuta con mio padre. Purtroppo aveva avuto modo di conoscerlo solo per breve tempo, durante una lezione speciale fatta a scuola dove il mio papà presentava il suo lavoro – oltre la sera della battaglia contro Eriol-kun, in occasione della quale scoprimmo tutti con grande sorpresa che anche lui era una reincarnazione del signor Clow.
All’epoca non avevo alcuna idea di quanto Shaoran-kun potesse essere affascinato dall’archeologia. Quel giorno non me lo disse, ma dopo molto mi rivelò che allora pendeva letteralmente dalle sue labbra. La sua celata passione per tale disciplina fu una scoperta tanto sconvolgente quanto piacevole. Da sempre lo avevo visto preso, totalmente rapito dalle materie scientifiche e mai avrei immaginato che la sua vera indole tendesse verso quelle letterarie. Ma ciò che legava le due – apparentemente così differenti, così contrastanti – era il piacere della scoperta.
Tutto ciò mi fu confessato quando decisi di presentarlo – in maniera ufficiale, come mio ragazzo – a mio padre. Era una cosa che non avevo fatto – onestamente, non ci avevo minimamente pensato (forse lo davo semplicemente per scontato) – ma per questo fui severamente rimbrottata da Rika-chan e Chiharu-chan. In realtà, anche Naoko-chan dava loro ragione e persino Tomoyo-chan sembrava dispiaciuta che non avessi avuto prima un pensiero simile. Ovviamente da un lato ne era lietissima, perché così c’era ancora la possibilità di poter videoregistrare il momento dell’incontro.
Ciononostante, chiederlo a Shaoran-kun fu più semplice del previsto. E stranamente naturale.
Era una serena giornata di primavera e, mentre tornavamo da scuola mano nella mano, passeggiando sotto quegli stessi ciliegi che ci avevano fatti rincontrare, ricevetti una telefonata da mio fratello. Lui mi domandò se potevo fare la spesa per la cena e Shaoran-kun si offrì di accompagnarmi, così che potesse anche aiutarmi a portare le buste. In realtà, più per questo motivo, entrambi eravamo su di giri: trascorrere anche soltanto un solo minuto in più insieme era come nuotare in un mare d’oro. E così, quando giungemmo fuori casa, gli chiesi se gli andava di entrare e restare per cena. In tale occasione mi svelò la sua segreta ammirazione, per cui, nel momento in cui lo introdussi per bene a mio padre, lo vidi mostrargli infinito rispetto. Lo guardava con occhi brillanti e in quell’istante mi sembrò quasi di vederlo nei panni di un allievo. Allora non avrei mai immaginato che, col passare degli anni, quella sarebbe stata la sua grande ambizione. Divenire il suo migliore studente. Divenire il suo apprendista. Affiancarlo negli scavi. Divenire suo figlio. E, così facendo, divenire mio marito. Un  marito, a sua detta, degno di me. Ma per me lui lo era sin dal primo giorno. Avevo sempre, sempre accettato ogni sfaccettatura del suo carattere. E le avevo amate tutte, sia quelle chiare che quelle scure, annettendo i suoi pregi e difetti. Perché anche con essi, lui è sempre stato perfetto. Era il solo, l’unica persona per me più importante. E lo sarebbe stato per tutta la vita.
 
 
∗∗∗∗∗ 



 
Temevo il giorno in cui sarebbe successo. Ero sempre, da sempre terrorizzato all’idea di portarla con me a Hong Kong. Quella città era terribile e, soprattutto casa mia, era temibile.
Da un lato c’erano le mie sorelle, quattro fanciulle energiche e – a mio parere – svitate, che non appena vedevano qualcosa di bello bramavano possederlo. Ciò valeva anche per le persone e io non volevo assolutamente che si tenessero Sakura tutta per sé. Detestavo quell’idea, perché sapevo quanto fosse verosimile. Potevo figurarmi perfettamente il loro primo incontro, al punto tale che prendeva vita con un tale realismo nella mia testa da farmi uscire matto. Loro quattro si sarebbero presentate per bene, tutte dritte e impeccabili, coi loro sorrisi da figurino, finché Sakura – senz’altro tesissima – non avrebbe loro rivolto il suo più sincero sorriso. E a quel punto, la catastrofe. Le mie sorelle non si sarebbero più contenute, sarebbero esplose in grida di giubilo e versi da animali poco identificati, squittendo come topi e cinguettando attorno alla mia povera ragazza, troppo sconvolta per reagire. E andò esattamente così. Fortuna volle che fossi preparato e riuscii ad allontanarla dalle loro grinfie prima che fosse troppo tardi e la soffocassero coi loro abbracci da cobra, con la conseguenza che divenni io stesso la vittima. Ma meglio io che lei. Mi sarei dato persino in pasto ai piranha per evitare tutto ciò. Era stancante persino a livello mentale. Ogni volta che tornavo a Hong Kong e trascorrevo una giornata intera con loro e le loro interminabili domande, la loro accesa e fin troppo intrusiva curiosità, i loro squillanti commenti su ogni singola cosa, dovevo necessariamente prendere un’aspirina per sopravvivere al nuovo giorno. Oppure esercitare la mente a sopportare, come mi consigliava invece mia madre.
A proposito di lei, a sua volta la sua reazione mi terrorizzava. Lei stessa aveva considerato Sakura come mia rivale nella cattura delle carte. Lei stessa, inizialmente, sembrava nutrire unicamente freddezza nei suoi confronti. Ed io ero così impaurito dalla sua inscrutabile, imprevedibile reazione che temevo quell’incontro come se mi trovassi di fronte a una bestia indomabile. Anzi, neppure in quel caso avrei provato un’angoscia simile.
Mia madre era la sfida più grande. Il padre di Sakura mi aveva accettato immediatamente in famiglia, come se fossi un altro figlio. Ma mia madre? Cosa avrebbe fatto? Come si sarebbe comportata? Questa era la grande incognita, la grande ragione per cui evitavo come potevo che accadesse. Ma dato che c’erano insistenze sia da una parte che dall’altra, alla fine dovetti cedere. E ciò che successe, il giorno in cui le presentai Sakura come mia ragazza, mi lasciò senza parole.
Come potevo ben ipotizzare, il primo approccio fu piuttosto teso. Sakura era rigida come un tocco di legno, mentre mia madre sfruttò il suo potere regale per mostrarsi in tutta la sua algidità. Eppure, non poco tempo dopo che le ebbi lasciate sole – ancora mi chiedo cosa si siano dette, ma Sakura tuttora insiste che è un segreto che ha promesso di mantenere con mia madre –,  uscirono entrambe più serene dalla stanza. Si guardavano tranquille, persino complici di qualcosa, e si sorridevano. Questa era la grande magia che era riuscita a fare Sakura: mostrarmi il sorriso di mia madre, un sorriso che mai credo di aver visto prima.
Il momento più sconvolgente di tutti, in ogni caso, è stato il congedo. Ovviamente le mie sorelle non volevano più lasciarla – furono costrette a farlo per farla respirare. Mia madre, invece, le si avvicinò silenziosamente, quasi fluttuasse nell’aria con la sua caratteristica camminata elegante; a pochi passi da lei si avvicinò al suo volto, carezzandole una guancia. Posandole un bacio su di essa. Per poco non svenni a tale visione. Neppure io ero stato mai baciato da lei. Sapevo cosa significava ed ebbi la conferma quando il secondo dopo mi guardò. C’era un piccolo luccichio nei suoi occhi e io, col fiato sospeso, sentendomi il cuore palpitare nelle tempie, riuscii ad interpretarlo. Le sue emozioni mi raggiunsero e io le sorrisi, felicissimo. Aveva approvato. Mi aveva concesso di chiedere la sua mano. Di sposare l’unica donna che io avessi mai amato in tutta la mia vita, in tutto questo vasto mondo. L’unica donna, l’unica moglie, che amerò per sempre. Per il resto della mia esistenza.




Angolino autrice:
Konnyannyachiwaaa!
Dunque, il tema di oggi non sapevo bene come interpretarlo e ammetto che ero un po' indecisa all'inizio sul come trattarlo, ma poi ho pensato di fare due punti di vista e il come si sentivano entrambi nel momento in cui l'altro doveva conoscere la sua famiglia e... ecco qui! Ammetto che scrivere di HK è stato uno spasso, pff! Anche se mi dispiace un po' per aver reso le sorelle di Shaoran così selvagge x'D ma renderò loro giustizia con l'altra ff che sto scrivendo :3 
In realtà, il punto di vista di Sakura non mi convince molto, quindi come per il Day 3 probabilmente un giorno lo modificherò. O forse no. Non lo so, non prometto nulla ;_;
Come al solito, spero vi sia piaciuta e sia riuscita almeno un po' a rallegrare la vostra giornata.
Buona domenica e alla prossima,
Steffirah 
  
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