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Autore: Oxis    04/02/2018    2 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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23. Accadde all'improvviso


 

Ciao a tutti!

Ci stiamo avvicinando alla fine. E questo è uno dei capitoli che mi sta più a cuore.

paige95: grazie mille per le tue parole, come al solito. Spero che ti piaccia questo capitolo, fammi sapere :)

Grazie grazie grazie a tutti voi.

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui sono editor: Merlin * •Italian Page•*, l’unica ufficiale di Merlin Italia. :)

 

Tanto love <3

Oxis

 

 

MERLINO P.O.V.

 

Artù vide Kendra sparire dalla sala e non riuscì a mantenere il sorriso. Rimase lì, con la mano che reggeva una mano piccola e morbida appartenente a una ragazza radiosa, bellissima, che gli sorrideva al suo fianco.

Tutta quella situazione gli sembrava sbagliata e surreale, eppure non riusciva a trovare una via d'uscita. Nella sua mente si affollavano scene in cui diceva a suo padre che non poteva sposarsi, scene in cui lasciava sull'altare Lady Oleynn… ogni cosa gli pareva assurdo e infattibile.

Non poté allontanarsi durante la cena e l'unico momento in cui Merlino fu a portata d'orecchio e gli chiese se l'avesse vista, il suo servitore scosse la testa abbassando lo sguardo. Il principe fremeva di impazienza ma fu costretto a restare a tavola con la sua futura sposa.

Kendra non si fece vedere a cena e neanche al ballo in onore degli ospiti.

Così fu Artù ad andare in camera della sua serva, quando già il castello era buio e silenzioso, tutti erano addormentati e perfino Merlino aveva smesso di guardarlo con quell'aria di biasimo e se n'era andato.

Dovette aspettare parecchio prima che Kendra tornò in camera. Artù aspettò al buio fino a quando gli occhi non gli si chiusero.

Il rumore della porta che si apriva lo fece sobbalzare. Kendra entrò, senza accorgersi della sua presenza, sbatté la porta dietro di sé e si sedette sul letto, senza muoversi più e con lo sguardo fisso davanti a sé.

Artù sentì una fitta al cuore e prima che avesse deciso cosa dirle, si alzò dal pavimento e si tolse dall'ombra.

Kendra sussultò alla sua vista e scattò in piedi. Poi lo riconobbe.

– Cosa ci fate nella mia stanza? Non vi ho dato il permesso di entrare!

Artù la ignorò e si avvicinò a lei ma Kendra indietreggiò. Quando parlò, la sua voce era una protesta e un rimprovero.

– Quando avevate intenzione di dirmelo, che vi sposate? Un'ora prima della cerimonia settimana prossima?

– Avrei dovuto…

– Voi non avete fatto altro che…

Le morirono le parole in gola, per il pianto e per la frustrazione. In fondo non aveva mai avuto nessun diritto su di lui e lo sapeva bene. Ma quando i loro occhi si incontravano, quando ridevano insieme, quando erano nel bosco, e tutte quelle frecciatine che si lanciavano continuamente… Kendra si sentiva come una ragazza qualunque e non come la serva del principe di Camelot. Aveva imparato a convivere con quel sentimento che giorno dopo giorno aumentava di intensità dentro di lei e per qualche motivo, era stata convinta per qualche attimo felice, che lui la ricambiasse.

Ma non poteva biasimarlo. Lui doveva sposarsi un giorno, era il suo destino. E non prevedeva che lei ne facesse parte.

Artù le prese le spalle. Quel tocco provocò in Kendra una strana reazione. Voleva allontanarsi da lui ma non riusciva a sottrarsi alla sua presa.

– Kendra…

Lui l’aveva ingannata. Le aveva fatto credere che poteva esserci qualcos’altro, qualcosa di più di una relazione servo-padrone. E adesso si sentiva così stupida e umiliata per aver pensato anche solo una volta, che un principe avrebbe potuto pensare a lei in un modo diverso da quello di un reale che scambia due parole ogni tanto con chi gli fa il bucato.

– Siete soltanto un…! – eruppe senza controllo con le lacrime agli occhi. Non riuscì a finire la frase da quanto il suo viso e tutto il suo corpo traboccasse di odio.

Artù la fissò negli occhi e si sentì male.

In quel momento fu come se ogni cosa non detta in quei mesi, uscisse e riempissi finalmente il silenzio fra di loro. Non c'era più bisogno di mentire, di fingere, di fare frecciatine. Era evidente solo adesso quanto entrambi tenessero uno all'altra.

E sotto questo peso che lo schiacciava, per quello che lo aspettava e per la sua vita che di lì a qualche giorno sarebbe cambiata, Artù cercò la mano di Kendra e la tenne stretta.

Era ruvida e forte, non come quella di Lady Olyenn, tenera e morbida. Era la mano di una guerriera. 

Si protrasse verso di lei e la avvolse con le braccia, stringendola contro di sé.

Avvertì il suo stupore, ma Kendra non si allontanò.

Rimasero lì, immobili, stretti uno all'altra, come se si aggrappassero con tutta la forza che avevano.

– Perché? – mormorò Kendra, con la voce soffocata dalla sua spalla. Sentiva il calore del suo corpo che lo riempivano di una gioia disperata.

Non riuscì a rispondere. Cosa doveva risponderle?

– Perché sono stata così stupida da assecondare i vostri giochetti? – disse ancora Kendra. La frase traboccante di rabbia e frustrazione vibrò nell'aria e si abbatté sul principe con una forza devastante.

– Se solo tu… – sussurrò con voce rotta. Ma non sapeva cosa dire, si sentiva frastornato.

La sentì muoversi, pregò che non se ne andasse, ma poi si raddrizzò e sciolse l'abbraccio.  

 

 

KENDRA P.O.V.

 

– Se solo tu… – mormorò il principe.

Di colpo, Kendra cadde nella realtà e le parole di Artù la schiaffeggiarono in pieno viso.

Se solo tu… cosa? Stava per dire "se solo tu fossi una principessa", o qualcosa del genere?

Kendra sentì la rabbia montarle dentro e si staccò dalla stretta di Artù, senza guardarlo.

Non aveva intenzione di scusarsi per la propria posizione sociale, era fiera di essere nata nella famiglia dove era nata, e non voleva certo diventare una di quelle con la puzza sotto il naso e gli abiti eleganti, preoccupate di non fare più di due passi fuori dal castello per non sporcarsi le suole della scarpe.

– Se solo tu… cosa? – lo sfidò a mento alto.

Non lasciò tempo ad Artù a rispondere, si voltò subito dall'altra parte.

A un tratto le parve che non ci fosse mai stato niente in comune fra loro.

– Andatevene. – disse  senza sollevare lo sguardo.

– Ma… cosa…?

– Andate… VIA! – urlò.

L'urlo rimase sospeso nella stanza come una presenza concreta.

Kendra avvertiva lo sguardo di Artù che cercava i suoi occhi, ma il principe non osava più avvicinarsi a lei.

Un boato improvviso li fece sobbalzare, seguito da un rumore sempre più insistente proveniente dal corridoio. Rumore di gente che urlava. Artù si girò di scatto verso la porta, ed estrasse la spada.

Kendra aprì la porta e uscì nel corridoio con il cuore in gola.

Urli e grida, rumori di spade.

– Artù!

Un grido più vicino degli altri. Artù uscì in fretta dalla stanza di Kendra e lei lo seguì. 

Una guardia reale, Kendra la riconobbe dal viso ma non indossava l'armatura, stava correndo incontro a loro con la spada levata in alto.

- Sire… Ci stanno attaccando.

Il cuore di Kendra si fermò per la seconda volta in pochi secondi. Vide Artù impallidire, poi il momento passò e il suo volto assunse un’espressione impavida e risoluta.

Fu la vista di quel viso così fermo e deciso che provocò una fitta nel cuore di Kendra. Era nato per combattere, così come era nato per sposare quella Lady Olyenn.

Artù si voltò verso di lei e la guardò con un nuovo sguardo e disse ciò che Kendra meno si aspettava.

– Resta qui.

Capì che in quella frase c'era tutto ciò che le aveva sempre tenuto nascosto. Non voleva che combattesse. Ora vedeva la preoccupazione sul suo volto.

– No.

Le parole le uscirono in un soffio. Avrebbe combattuto al suo fianco.

Non poteva impedirglielo, dopotutto.

– Prendo la spada – disse.

Con un ultimo sguardo, Artù raggiunse il Cavaliere oltre la scalinata e Kendra tornò in camera.

Si slacciò in fretta il vestito da cerimonia e si infilò un paio di calzoni e gli stivali e si allacciò il corpetto di metallo della sua armatura quando era già in corridoio, con la spada che dondolava al fianco.

Nel castello c'era un putiferio. Non vide uomini, ma solo moltissime donne, vecchi e bambini che preparavano medicamenti e bende. Un trambusto impressionante impediva a Kendra di avvicinarsi al portone d’ingresso del castello. Afferrò una donna per una manica e la costrinse con uno strattone a prestarle attenzione.

– Cosa è successo? Dove sono i Cavalieri?

Lei scosse la testa spaventata. Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

– Dove?

La donna indicò il lato ovest di Camelot.

Kendra si lanciò verso il portone principale, sgusciando fra le persone.

In un secondo era uscita, facendosi largo tra i soccorritori che trasportavano feriti. C'erano feriti gravi.Come avevano fatto ad arrivare al cuore di Camelot così in fretta?

Corse rischiando di cadere sui ciottoli della strada e di inciampare nelle macerie che avevano provocato le esplosioni.

Poi lo vide.

Un enorme creatura che volava nel cielo, più grande di un drago, con ali nere e occhi rossi, puntava verso il cuore della cittadella. I Cavalieri stavano combattendo più avanti e Kendra vide l’orda di soldati in armatura nera che premeva per entrare nella città alta. Erano meccanicamente letali.

I Maledetti. Erano stati loro a mandare il mostro, allora. Kendra alzò lo sguardo, ma non c’era più.

Sentì una strana tensione salirle nello stomaco e prendere la testa, che iniziò a pulsare. All’improvviso il mondo intorno a lei sembrò affievolirsi e una voce spaventosa le invase il cervello, tuonando nelle sue membra.

Non avresti dovuto farlo, Dama.

Kendra si guardò intorno, ma nessuno l’aveva sentita oltre a lei.

Ebbe paura. Di chi era quella voce?

Lo vedrai.

Kendra alzò la spada e corse per raggiungere i Cavalieri di Camelot, molti dei quali non indossavano l'armatura.

– Kendra!

Si voltò di scatto col cuore in gola. Artù era davanti a lei, in mano la spada insanguinata, il viso stravolto e teso per la fatica.

Si fissarono per un attimo, la sorpresa di Artù diventò rabbia e terrore.

– Dovevi restare nel castello!

Kendra non sapeva cosa rispondere, ma un colpo alla schiena le risparmiò la fatica.

Si voltò, bloccando la spada di un cavaliere nero. Per un attimo vide i suoi occhi, spenti e senza iride e trasalì. Bloccò altri due colpi, poi afferrò il collo del suo avversario e affondò la spada nel suo petto. Lo lasciò andare quando si accasciò a terra. Si voltò verso Artù, che stava combattendo con altri due cavalieri.

Kendra vide la scena come a rallentatore.

Un terzo Maledetto si liberò dalla presa di un Cavaliere di Camelot, girò su stesso e con un movimento fluido alzò la spada e la puntò verso il cuore di Artù.

L’urlo di Kendra non venne sentito dal principe che si muoveva scaltro, ma non aveva visto il pericolo dietro di sé. La lama lo trapassò da parte a parte e lui si accasciò a terra.

Furono le mani di Kendra a fare tutto, lei era così sconvolta che non riuscì a pensare. Poi sentì uno strano calore guidarla, che la spinse ad alzarsi e, obbediente, ad allungare le mani verso i nemici. Avvertì una strana forza dentro di sé, un potere mai provato prima.

Era tornata una strega? Non era possibile.

Il potere nacque da lei e si liberò con forza, colpendo i Maledetti, che si riversarono a terra immobili. L’urto sconvolse anche Kendra, che perse l’equilibrio e, spinta dallo sforzo cadde a terra.

Incredula si rialzò e corse verso il corpo esanime del principe.

– Artù!

Lo voltò e un sollievo enorme la pervase. La lama aveva colpito la spalla. Il sangue si riversava copiosamente intorno e il viso di Artù era pallido, ma la spada non aveva toccato organi vitali. Le sue mani si sporcarono del suo sangue, mentre lei tentava di fermare l'emorragia.

Gli occhi del principe si aprirono e la sua bocca si socchiuse.

Fu l’ultima cosa che Kendra vide, il volto di Artù a metà tra l’esausto e il commosso.

Poi un colpo dietro la nuca le fece esplodere la testa di dolore e piombò nel buio.

 
   
 
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