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Autore: Harry Fine    05/02/2018    3 recensioni
Papillon è stato ormai sconfitto da anni. E da altrettanto tempo, Ladybug, Chat noir e gli altri portatori sono scomparsi nel nulla, creando le loro famiglie come persone normali. Ma un'ombra proveniente dal passato si profila nuovamente all'orizzonte. E stavolta, toccherà combattere ad una nuova generazione di portatori.
Saranno in grado di sventare la minaccia?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un buio fittissimo avvolgeva tutto attorno a lei. Non si distingueva nulla, se non il terreno. Non c'erano case, strade o altri elementi che potessero fornirle indizi.
Era un'oscurità strana, però. Era in costante movimento. Sembrava quasi denso fumo nero.
Ma oltre a questo, si sentiva come osservata. E una tremenda sensazione di pericolo le stringeva lo stomaco.

Si girò e rigirò, cercando una qualsiasi cosa che potesse dirle come comportarsi, ma tutto quello che vedeva era nero.
Nero e basta. Nero come la pece. Nero come i suoi lunghissimi capelli. Nero come la bizzarra tenuta che indossava, pensò poi, rimirandosi con stupore.
《C'è qualcuno? C'è qualcuno qui? C'è qualcuno!?》 Urlò, ma le tornò indietro solo l'eco di quella che pareva una risata arrocchita.

Ma poi… una macchia di colore rosso balenò davanti a lei, attirandola. 
Si mosse verso di essa d'istinto, notando subito che ce n'erano altre cinque.
Erano arancione, verde, giallo, blu e viola. 

Si muovevano forsennate in quel buio, come se stessero schivando qualcosa, e lei si sentiva in qualche modo attratta da loro.
Corse più veloce che potè, ritrovandosi presto al centro dei loro movimenti. 
Solo allora si rese conto che non erano solo macchie colorate, ma persone!

Non distingueva i loro volti, ma sapeva in qualche modo di potersi fidare.
《Sei pronta?》 Le chiesero di colpo tutti e sei.
《Pronta? Pronta per cosa?》

Era sempre più confusa.
Che razza di posto era quello? Come ci era arrivata? E chi erano quei ragazzi?!
Ma non trovò risposta, perché vide una gigantesca e minacciosa figura profilarsi sopra di loro e poi…

《SIGNORINA AGRESTE!》
La voce della professoressa le perforò le orecchie e le fece sbattere  violentemente la testa sul banco, svegliando all'istante la ragazza.
Questa sgranò i grandi occhi verdi, guardandosi attorno con spavento.

《Che… che… dove sono?》 Chiese assonnata, scatenando uno scroscio di risa da parte dei suoi compagni.
Meno divertita fu la risposta della professoressa.
《Lei è in classe, signorina. Si ricorda? E questo posto di sicuro non è adatto per fare la bella addormentata.》
Ci fu un altro scroscio di risa, ed Emma, questo era il nome della giovane sedicenne, diventò rosso ciliegia per l'imbarazzo. 

《Veramente io…》
《Non si preoccupi, in ogni caso. La sua media in chimica è così disastrosa che potrebbe sperare in una sufficienza solo in un sogno.》 Commentò con acidità la donna, scatenando le risate per la terza volta di fila. 

La ragazza usò i suoi capelli corvini per coprirsi il volto, dai lineamenti leggermente asiatici e normalmente così pallido, che aveva assunto una sfumatura color pomodoro.
《Ma non serve pensarci ora. Avremo tutto il tempo che vorrà per riparlarne quando frequenterà i corsi di recupero estivi.》 Disse la prof, tornando alla cattedra.
La sedicenne sgranò occhi e bocca come un pesce lesso, orripilata. Ma perché quel giorno dovevano capitare tutte a lei?!

La sua espressione fece scappare una risatina al suo compagno di banco, un bel ragazzo di sedici anni, alto e asciutto dalla pelle scura. I capelli ramati erano raccolti in un codino e due fantastici occhi grigi spiccavano sotto la frangetta. Lui era il rappresentante di classe, nonché migliore amico della povera Emma.

Questa gli riservò un'occhiata di fuoco.
《Che hai da ridere, Jules? E perché cavolo non mi hai svegliata quando hai visto arrivare quell'arpia?!》
《Guarda che ci ho provato, ma stavi dormendo come un sasso e non mi hai sentito.》 Ribatté lui.
L'altra abbassò la testa sul banco, sconfortata. Aveva i corsi di recupero in chimica, per il terzo anno consecutivo!
Come minimo i suoi genitori l’avrebbero fatta fuori.
In tutta Parigi, la città in cui abitava, lei doveva essere sempre la persona più sfortunata!

E lo disse con parecchia veemenza quando arrivò il momento di ritornare a casa.
《Andiamo, non essere così melodrammatica.》
《Oh certo, per te è facile. Tu in chimica sei bravissimo! Anzi, tu sei bravissimo in tutto!》
《Guarda che anche tu sei un'ottima studentessa.》

《Ma non in chimica.》 Ribatté lei affranta, arrivando alla fermata del bus.
《Beh, di sicuro se non ti addormentassi nella classe, la professoressa ti lascerebbe in pace.》

《Lo so. È solo che non dormo bene da tanto. Sono… tormentata. Tormentata da un sogno ricorrente. È da più di due settimane che lo faccio. Ci sono io, solo che sono avvolta dal buio e vestita in una maniera assurda. Poi compaiono dei ragazzi vestiti come me e un'ombra ci attacca.》
Il ragazzo l'aveva osservata con interesse.
《Strano come sogno.》

《Si. È solo che ogni volta mi sveglio e non capisco mai cosa sta succedendo.》
《Beh… forse è una semplice coincidenza. I sogni sono una specie di accozzaglia di ricordi e sensazioni.  Magari non dovresti leggere troppi manga prima di andare a dormire. Ti assicuro che stai moooolto meglio senza occhiaie.》

L'altra rise. 
《Sei tu quello, non io. Ci vediamo domani》 Rispose lei, salendo sul pullman. 
Questo partì rapidamente e lei arrivò a casa sua abbastanza in fretta.
Era un villino molto alto e ampio, completamente bianco, con varie finestre e uno splendido balcone al livello della sua stanza. Era circondato da un bel guardino e circondato da una ringhiera in ferro battuto.

Appena ci entrò, trovò subito sua madre Marinette, una bella donna vicina ai quarant'anni dai tratti franco cinesi come i suoi, corti capelli neri tendenti al blu e due grandi occhioni azzurri, seduta al tavolo col blocco da disegno in mano.
Probabilmente stava ultimando la sua nuova collezione di abiti, essendo fin dalla giovane età una delle stiliste più rinomate della Francia.
Appena la vide, sorrise dolcemente. 《Ciao Tesoro. Com'è andata oggi a scuola?》
《Ehm… diciamo che la prof di chimica ha colpito ancora.》

La donna sospirò. 《Di nuovo i corsi di recupero estivi? Emma, è la terza volta!》
《Lo so mamma. È solo che…》
Il rumore del portone che si apriva le interruppe.

Un uomo bellissimo sulla quarantina dai morbidi capelli dorati e occhi verdi identici a quelli della ragazza varcò la soglia. Era molto alto e ben strutturato e accanto a lui c'erano due ragazzini, Hugo e Louis, i fratellini di Emma di undici e otto anni. Entrambi avevano gli occhi blu della madre, ma mentre il primo aveva ereditato anche il colore di capelli, l'altro era biondissimo come il padre.
《Siamo tornati, Milady. Ciao Tesoro》 Disse lui, baciando la guancia della moglie e della figlia.

《Ciao Papà.》
《Ciao Adrien.》 

Il biondo sorrise di nuovo a sua figlia.
《Perché quel muso lungo?》
《La prof di chimica.》

Il padre rise. 《Sempre la solita storia, eh?》
La ragazza annuì. 《Mi dispiace. Giuro che farò del mio meglio per passare l'esame.》
I genitori annuirono, sperando che fosse vero, vista la natura da scavezzacollo della figlia, e si sedettero poi tutti a tavola per pranzo.

Solo che, ascoltando il telegiornale, una notizia saltò all'orecchio dei due adulti.
La giornalista stava parlando della scomparsa di un esploratore sulle alpi Tibetane risalente a due settimane prima. Aveva anche parlato di come i suoi colleghi avessero detto che negli ultimi tempi fosse totalmente ossessionato da una specie di disturbo elettromagnetico persistente in una certa zona sulle montagne.
E che l'unico indizio ritrovato era un lembo di tessuto ricoperto di strani simboli antichi.

Emma notò come i suoi genitori si fossero incredibilmente tesi osservando quel brandello.
Ma non ci fece troppo caso. Aveva dormito poco e le serviva concentrazione per studiare.
Dopo pranzo, lei e i suoi fratelli lasciarono in fretta la cucina, facendo rimanere da soli i due coniugi.

Questi si osservarono nervosi, accarezzando lei gli orecchini che portava e lui l'anello sul suo indice destro.
《Credi che possa essere lui?》 Chiese la donna. 
《Non può essere.》 Esclamò una voce perentoria, mentre da dietro una foto sbucavano una coppia di esserini veramente bizzarri. 
Alti si e no dieci centimetri, con delle teste leggermente enormi ed entrambi dotati di antenne. 

Il primo era nero con occhi verdi e ricordava un gatto, mentre la seconda era rossa a pois neri, era simile ad una coccinella, e aveva dei grandi occhi blu.
《Non puoi esserne sicuro, Plagg.》 Affermò quest'ultima.
L'altro scosse la testa. 《E invece si, Tikki. Altrimenti… tutti noi dovremmo prepararci al peggio.》 Rispose grave l’essere nero.
   
 
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