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Autore: nausicaa black    06/02/2018    2 recensioni
Io sono tre donne.
Colei che ero;
colei che non avevo diritto di essere ma ero lo stesso;
colei che tu hai salvato.
Una George/Angelina senza troppe lacrime.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo Secondo

Colei che ero, parte II

 

Il mattino dopo si svegliò, e subito il senso di vuoto le diede il buongiorno. C’era stato un tempo in cui era Fred a mettere in moto le sue giornate, mentre invece ora c’era solo il bisogno di alzarsi subito e non pensare a niente, tenersi occupati, lavorare, fare un sacco di cose, attendendo la sera, la notte, il buio, il suo letto e la speranza vana di incontrarlo in un sogno. Ma mai lui si era fatto vedere. Era sparito, così come pareva sparito dalle lettere di George.

D’improvviso le tornarono in mente le ultime cose che le aveva scritto e l’ondata di panico della sera precedente l’invase di nuovo. Si alzò a sedere sul letto, ma non fece in tempo a mettere la seconda pantofola, quando la prima si illuminò di blu. Uno strattone all’ombelico e un vorticare veloce non le diedero tempo di imprecare.

Atterrò sul morbido, in una stanza che ben conosceva.

“Buongiorno!”, le disse George con un sorriso, vestito di tutto punto, seduto comodamente sul letto di fronte a lei, fresco come se fosse in piedi da ore.

Era esattamente come lo ricordava, i capelli più lunghi a sfiorargli le spalle, un po’ spettinati, la barba non fatta. Era esattamente come Fred.

Dopo un attimo di shock, si ricordò che indossava solo una camicia da notte in seta blu che lasciava ben poco all’immaginazione. Subito si portò le mani al petto.

“Andiamo, mica è la prima volta che ti vedo in pigiama! Anche se, in effetti è un po’ diverso da quelli che sfoggiavi a Hogwarts!”, la burlò George. Si alzò poi dirigendosi verso l’armadio, aprendo i cassetti in basso. Le lanciò un maglione.

“Metti questo dai, timidona. Ti ricordi quando io, Fred e Lee trovammo il modo di salire nei vostri dormitori? Non avevo mai visto Alica e Katie così arrabbiate e…”, George si interruppe quando capì che lei non lo stava ascoltando minimamente. Angelina aveva avvicinato il maglione al viso, osservando la grossa F cucita sul davanti.

“… Insomma, quando andammo da Madama Chips perché ci staccasse tutti e tre dalle vostre tre fatture che ci avevano incollato l’uno all’altro come Asticelli sulle uova di Doxy, ci vollero due ore perché potesse intervenire quando smettemmo di rid…”. Il maglione lo colpì in faccia.

“IO QUESTO NON LO METTO!”, urlò Angelina.

George la guardò inarcando un sopracciglio.

“Oh, senti, mica vorrai rimanere in tenuta da sexy Cacciatrice nella mia camera da letto! Certo, eri così bella su Wizard’s Health lo scorso mese, ma voglio dire, dovresti vederti con quei capelli per aria e l’espressione ancora gonfia di sonno!”.

“IO-NON-INDOSSERò-QUELLO-STRAMALEDETTO-MAGLIONE-GEORGE!”, urlò di nuovo la ragazza, facendolo trasalire. Così George si sfilò la giacca e s’infilò il maglione sopra la camicia.

“Come mi sta?”. Fece una giravolta e  andò nuovamente verso l’armadio, tirando fuori un altro maglione “Tu puoi indossare il mio”.

Angelina lo guardò pietrificata. Ancora una volta era come avere Fred davanti ai suoi occhi. Rabbrividì, non aveva le forze di protestare ancora e s’infilo il maglione sbuffando.

“Scendiamo a fare colazione, su”, disse poi il ragazzo uscendo dalla stanza.

Lei rimase lì, ancora su quel letto che conosceva bene, ne lisciò la superficie con la mano, prima di alzarsi di scatto e seguire George difilato in cucina.

Il ragazzo le dava le spalle, impegnato a preparare il the.  Sentendola arrivare, si girò, facendole cenno di sedersi. Angelina spostò la sedia con poca grazia, accomodandovisi sopra in una posa rigida e innaturale.

“Ti va un muffin?”, le chiese George mettendole un piatto sotto il naso. Lei lo guardò alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.

“Non ci casco nei tuoi giochetti, George. Non ho voglia di scherzare”.

“Oh, per le mutande di Merlino!”, il ragazzo prese un muffin e se lo ficco completamente in bocca.

“Istoenoscinstegati?”, le disse con la bocca piena. Angelina rise.

George ingoiò un boccone enorme, martellandosi sul petto.

“Per le mutande e i calzini puzzolenti di Merlino, Johnson, devo quasi soffocare per farti ridere di nuovo?”, le chiese ancora versando il the per entrambi. Aggiunse latte e zucchero, ricordando perfettamente come lei lo prendesse. La cosa la stupì.

“Perché mi hai portato qui?”, gli chiese finalmente calma mentre addentava un muffin.  Era al limone, il suo preferito. Rimase ancora senza parole.

“Perché volevo vederti”, rispose semplicemente George, mescolando la sua tazza di the “E non dirmi che bastava che venissi a casa tua, perché tu non mi avresti aperto. Ti conosco troppo bene, Angelina”. La ragazza aveva fatto per ribattere, ma le parole di lui l’avevano anticipata.

“Oggi sei in ostaggio da me”, continuò sorseggiando la bevanda bollente “ed è inutile che protesti,non hai scampo. Non puoi Smaterializzarti, né tantomeno attraversare Diagon Alley indossando solo un maglione con la mia iniziale e una pantofola. E quei capelli, poi. Te l’immagini l’articolo di Rita Skeeter sul Profeta della Sera?”, dispiegò le mani in aria, come a segnalare una scritta a caratteri cubitali “AVVISTATA: Angelina Johnson, la celebre Cacciatrice delle Holyhead Arpies famosa più per le sue curve che per le sue prese di Pluffa, in fuga dai Tiri Vispi Weasey, dopo una notte di sesso. Ma è così?”. Angelina rise ancora, era strano distendere i muscoli del viso in quel modo. Non ricordava nemmeno più quando era stata l’ultima volta che l’aveva fatto.

Si riscosse subito.

“Non dici sul serio, vero? Volevi vedermi, eccomi, adesso lasciami tornare a casa”, esclamò indispettita battendo la mano su tavolo.

George la osservò per un momento. Aveva il visto stravolto e spaventato.

“E’ così terribile passare qualche ora con me?”, le chiese serio.

“No se tu…”

“Se io non fossi uguale a Fred”.








Angolo Autrice
Ho frammentato questa storia in tre parti principali, ma solo Colei che ero è ulteriormente frammentato.
Qui traspare l'essenza di Angelina e si intravede una lieve inclinazione di George. Ma non mi piace parlare troppo, preferisco che i miei scritti lo facciano per me.
nausicaa black

 

 

   
 
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