Capitolo 12
Konoha.
Una fresca
mattina, due ragazze si dirigevano al palazzo della Godaime.
Maya era
contenta di esserci tornata, le piaceva il villaggio di Konoha. Forse perché
era da lì che lui veniva…sì, era
così. Assolutamente.
I suoi pensieri però si fermarono non
appena si ritrovò davanti la pesante porta di legno dell’ufficio di
Tsunade-sama e le venne un po’ di tremarella, un po’ perché sebbene fosse solo
la seconda volta che metteva piede in quel villaggio e che la vedeva si sentiva
sempre così piccola davanti quella donna così incredibilmente fascinosa e fiera,
ma anche per Itachi. Sakura sicuramente l’avrebbe informata e forse nessuno di
loro si sarebbe mosso per aiutarlo.
In quel momento pensò sconsolata di
essere davvero sola. Ancora una volta.
“Sakura…
finalmente sei tornata.”enunciò con aria mite la donna con la carica più
importante della Foglia.
Le unghie
perfettamente laccate erano sempre in tono con il leggero velo di rossetto che
colorava le sue labbra sottili; la pelle, del candore tipico di chi ha i
capelli biondi, riluceva di fronte ai caldi raggi del Sole.
Appariva fin
troppo invisibile ed eterea per essere una che, di fatto, ha vissuto due quarti
di secolo.
Di fronte a
quella magnificente grazia Sakura era assolutamente a suo agio. Forse perché si
somigliavano? La ragazza non poté fare a meno di domandarselo.
Il piccolo maialino
TonTon, contento di rivedere la pasticcera, si avvicinò per farsi coccolare,
cosa che non mancò di accadere.
“Ciao piccolo!”cinguettò
la giovane dai fluenti capelli di miele.
“Tsk, non
capirò mai perché questa bestia è così docile con lei…” disse incredula
l’Hokage e assumendo una smorfia che rabbuiò in un istante il suo viso elegante
e giovane.
“Sente
sicuramente l’odore di dolci…!” rispose di getto Maya sorridendo “Ah!Ah!Ah!
Dai, smettila!”
Tsunade la fissò
ancora per un paio di secondi per poi esclamare un solenne “Shizune, porta Maya
in uno degli appartamenti liberi nella palazzina accanto. Rimarrà a Konoha per
un po’ di tempo.”
“Hai,
Tsunade-sama!”
Maya salutò i
presenti e seguì la donna castana. Durante il tragitto entrambe furono
parecchio silenziose tranne che per i pochi convenevoli di presentazione.
L’appartamento
era un grazioso trilocale, con una vista del villaggio mozzafiato. I muri
ridipinti di fresco di un giallo-avorio, mettevano allegria e davano la
sensazione che le stanze fossero molto più grandi.
Maya era
entusiasta e già adorava quel posto.
“Se le serve
qualcosa, può rivolgersi a Sakura o a me. Vivo al piano terra, appartamento 3A,
le ho lasciato le chiavi e qualche informazione utile sopra il tavolo della
cucina, buona giornata Maya” le disse Shizune sorridendo gentile.
“La ringrazio Shizune-san” esclamo
inchinandosi e aspettando che la porta si richiudesse. Achimi, che fino ad
allora era rimasta buona, cominciò a protestare vivamente dall’interno del
trasportino.
“Scusa piccola mia, adesso ti libero”
disse aprendo la cerniera. La gatta con un salto si liberò e pacatamente
cominciò a leccarsi dalla zampetta bianca e rossa.
Sistemata la gatta
Maya si era seduta ad osservare il panorama. Il tramonto che baciava di tenue
luce rossastra l’interno del piccolo appartamento, era sicuramente uno
spettacolo bellissimo, ma tutto questo non era nulla per Maya. Nulla.
Non aveva
smesso un secondo di pensare a lui e si chiedeva se anche Itachi, dovunque
fosse, la pensasse almeno un po’.
“No. Dimenticami, Maya. Tu… non meriti tutto questo.”
Certo, pensava lei, come se potesse
cancellare così i suoi sentimenti, spazzarli via come si faceva con la polvere.
Sospirava e nel frattempo si contorceva tra riflessioni e desideri.
“Perdonami” aveva mormorato
prima di lasciarla.
In fondo non erano legati da niente…
“…da niente…” ripeté la ragazza. Calde
lacrime scivolarono sulla morbida pelle delle mani e il cuore si fermò di colpo
come affogato da quel liquido salino per risvegliarsi nuovamente e martellare
contro la cassa toracica.
Tump.
Tump. Tump. Come un furente ritmo sincopato. Tump. Tump. Tump.
E lì…si accese la vera, fulgida
consapevolezza.
“Ti
amo. Ti amo. Ti amo.”
N’era
innamorata. Alla fine Maya l’aveva fatto entrare nel suo cuore, lui, l’uomo
nero dagli splendidi ed insondabili occhi tristi. Era tutto così diverso, così
differente dall’amore di quella
volta. Hidan.
Non si era mai
più fidata di nessuno ed era talmente terrorizzata all’idea di far entrare
qualcuno nella sua vita che aveva vissuto come un’eremita per anni, sentendosi
una vittima e piangendosi addosso. Poi era arrivato lui a distruggere il suo
mondo fatto di biscotti e grattini serali alla piccola Achimi a leggere libri
per compensare la solitudine.
Era talmente
assorta nei pensieri che non si accorse che la micia era uscita e che s’incamminava
tranquilla per quelle strade come se le conoscesse bene.
Zampettava lenta e sicura, arrivando in
un posto che non aveva visto e che adesso accoglieva anche lei.
“Miao…” pianse
davanti quel pezzo di marmo bianco, le scritte non riusciva più a leggerle,
come se stesse sognando. A poco a poco si era abituata alla vita con Maya,
voleva bene alla ragazza, anche se a volte la vedeva troppo fragile e insicura.
Ed era ora che anche lei facesse la sua parte.
Un tiepido
venticello fece cadere dei petali rossi sopra la fredda pietra. S’accuccio lì
davanti persa in chissà quali pensieri e nello stesso tempo qualcuno si
avvicinava.
“Sei tornata…” asserì una voce pungente.
La micia si voltò e un secondo gatto
tigrato era proprio dietro di lei.
“Miao…” ripete come se fosse un si.
“Non hai ancora imparato a parlare?”
“Se parlassi potrei commettere errori…” esclamò
“Ahhh capisco, come devo chiamarti
adesso?” chiese sarcastico il gatto, che senza interesse si guardava in giro.
“Achimi”
“Tsk…non hai
mai avuto molta fantasia, comunque seguimi, lei vuole vederti.”
Sulla lapide,
dove vi era sepolta una persona, scritto in Hiragana c’era un nome che mai
nessuno aveva più pronunciato.
*******
Yaeko…
Un altro giorno
era passato e di Sasuke non aveva notizie. Non poteva muoversi liberamente
perché Kisame e Zetsu tenevano d’occhio ogni suo movimento, quindi non sapeva
se effettivamente Sasuke fosse tornato o no.
Itachi sospirò
pesantemente per l’ennesima volta, il ricordo di Yaeko in quei giorni lo
torturava e non capiva per quale motivo accadeva una simile stranezza visto che
per molti anni si era impegnato per dimenticare quella notte. Qualche volta
riusciva a trascurare il dolore che gli provocava il suo tragico passato, ma erano
solo brevi momenti di straziante agonia prima di rivedere i loro volti e le
loro urla.
Solo lei non
l’aveva fatto. Che fosse per orgoglio o per paura, lui non l’aveva mai capito e
questo suo modo di agire al momento della morte l’aveva sconcertato e torturato.
Ma Yaeko era una vera matta, non finiva mai di sorprenderlo, nemmeno in un
momento funesto come quello.
“Itachi…”
Accompagnato ai
ricordi tristi di Yaeko, vi erano quelli della dolce Maya.
La prima volta
che l’aveva vista era stato il momento forse più bello da anni a questa parte.
Tanto diversa dal suo primo amore eppure così vagamente familiare.
“Maya…”mormorò
girando il viso verso la finestra, per un solo istante gli parve di vederla
bella e sorridente.
Si alzò di
scatto e si mise a sedere sul letto per guardare meglio, ma come già sapeva, lei
non c’era.
Poggiò
nuovamente la testa sul cuscino dandosi dello stupido illuso.
Se non avesse
fatto subito qualcosa, l’aver ucciso il suo clan e la sua Yaeko non sarebbe
servito a nulla e inoltre avrebbe perso nuovamente la persona che amava.
Avrebbe perso Maya e con molta probabilità del tutto se stesso e suo fratello.
Era stanco di
essere sempre messo alla prova da continui e tortuosi bivi. Itachi voleva
scegliere la via definitiva, ciò che finalmente gli avrebbe dato la pace.
Già ma…cos’era la pace?
Il sorriso
dolce della madre? L’irrequietezza del piccolo fratellino?
La
(incredibile) fermezza del padre?
L’aria di
Konoha?
“Ormai
è tutto inutile…rimpiangere un passato che non tornerà mai più non mi darà
alcun conforto”
Sentì dei
rumori di passi svelti dietro la porta. Erano arrivate tre, anzi quattro
persone al covo.
“Sono feriti”
sentì quella voce fredda e metallica, apparteneva solo ad una persona. Sasuke,
era lì, era tornato.
Avevano portato
l’otto-code.
In quel momento
aveva solo due scelte: o uscire e rivedere suo fratello o aspettare i
preparativi per l’estrazione e approfittarne per salvare lei.
Cosa scegliere?
Chi scegliere?
Era stato
sempre così facile scegliere Sasuke…ma adesso c’era lei.
Poggiò la testa
sulla porta, chiuse gli occhi e i suoi pugni sbatterono sul muro adiacente la
porta ma la decisione era ormai presa.
*******
“Itachi, è davvero un villaggio
stupendo capisco il tuo amore per questo posto…”si ritrovò a pensare senza
volerlo.
Si divertì a
scoprire tutti i confort della sua nuova casa, rideva come una ragazzina alla
scoperta delle novità. Come la doccia!
Achimi la
guardava molto sarcastica, anche se a volte una bella goccia spuntava sulla
testa. Si girò sorniona e si rimise a dormire, anche se con quelle urla era
davvero difficile.
Dopo quasi due
ore, Maya si decise che era ora di uscire e farsi due passi.
“Achi vuoi venire?”
Ma non ottenne risposta, solo un
movimento della coda che segnava insofferenza “Va bene, gattaccia ci andrò da
sola!” e si chiuse la porta alle spalle.
********
“Sakura, quello
che mi stai dicendo…è pura follia…” Tsunade aveva ascoltato la storia che
Itachi aveva raccontato a Sakura, prima di andare via.
Alle orecchie
della donna tutto era troppo assurdo e troppo veritiero se si trattava di
Danzou.
“Quei
vecchiacci maledetti…” borbottava furiosa tentando di censurare le mille
volgarità che le stavano passando per la mente.
“Tsunade-sama…penso
che Uchiha Itachi non abbia mentito…inoltre…”
La donna bionda
alzo lo sguardo sull’allieva preferita e le chiese “Inoltre…?”
“Penso che sia
innamorato di Maya, però questo mi preoccupa” ammise la rosa in evidente
tensione.
“Se Danzou lo
scoprisse potrebbe essere in pericolo, come e più di Sasuke” concluse l’Hokage
intuendo i pensieri della ragazza.
“Già…” abbassò
lo sguardo triste.
“Se vuole giocare
allora giocheremo, non dovrà però capire che sappiamo e soprattutto non dovrà
sapere che Itachi è vivo” si voltò per guardare severamente Shizune, la quale
cominciò a sudare freddo “Nessuno
intesi?!”
Entrambe
promisero di non parlare della situazione prima di capire contro cosa avrebbero
dovuto scontrarsi.
Sakura uscendo
dalla stanza, si voltò verso le vetrate e guardando la strada notò Maya
dirigersi verso la piazza, la chiamò dalla finestra, ma la ragazza non la
sentì. Sbuffò spazientita, non doveva
andare in giro così senza conoscere né il luogo né la gente.
Purtroppo non
aveva tempo di inseguirla, doveva andare all’ospedale per controllare dei
pazienti che le avevano assegnato.
Pregò affinché
la ragazza non si mettesse nei guai e rammentò in quel momento di un discorso
avuto con la ragazza durante il viaggio.
“Sakura, pensi che questi abiti siano troppo
scomodi?”
“In che senso scusa?” le aveva chiesto guardandola
con aria interrogativa e notando lo strano bagliore che aveva negli occhi.
Maya si grattava il nasino con fare imbarazzato
“Si, magari dovrei cominciare ad indossare abiti più comodi o più da ragazza, i
kimoni sembrano più da persona matura.”
“Io non ci vedo niente di male ad indossare il
kimono…i tuoi poi sono sempre belli e giovanili e soprattutto ti donano…”
“Grazie, ma io vorrei cambiare un po’ genere, ho
notato che le ragazze di Konoha si vestono in modo diverso”
“Ah ok, ci sono molti negozi, se vuoi andiamo a
fare compere uno di questi giorni”
“Davvero? Grazie Sakura!”
Con molta probabilità
era davvero andata in giro per negozi, ma chissà perché quell’improvviso
desiderio di cambiare. Le venne il sospetto che volesse andare a cercare Itachi
per conto suo.
Forse aveva
paura che Tsunade non volesse aiutarla? No, impossibile Maya era troppo timida
e poi come avrebbe fatto a trovarlo da sola? Non aveva nessun tipo
d’addestramento. Forse era solo desiderio di cambiare un po’ tutto qui, si
disse cercando di auto-convincersi.
*******
Stanca per la
passeggiata si sedette su una delle panche di marmo.
“Salve!”
“Oh,
Kakashi-san”
“Si ricorda di
me, ne sono felice” le disse sedendosi accanto a lei con la solita aria
sorniona.
“Yukia mi ha
chiesto di portarle una cosa, meno male che l’ho incontrata!” dalla manica del
kimono estrasse una lettera e gliela porse. Lui fissò la busta quasi con
emozione, forse stava aspettando quella lettera da molto.
“Grazie Maya,
piuttosto…Tsunade-sama mi ha detto che sarà ospite del nostro villaggio per un
po’. È vero?”
Maya non sapeva
quanto Kakashi sapesse e così preferì non aggiungere nulla e si limitò a
proferire uno stentato “Sì.”
Però una cosa
voleva assolutamente saperla.
“Kakashi-san
posso farle una domanda?”
“Uhm? Certo.”
“Dove si trova
il cimitero?”
“Ha dei parenti
che vivevano qui?”
“No, ho sentito
parlare della lapide degli eroi e volevo solo visitarla” mentì spudoratamente e
per la prima volta l’aveva fatto così bene da spaventarsi. Ma con un tipo come
quello aveva capito che sarebbe stato inutile, ma valeva la pena provarci.
“Capisco, deve
andare dritto per questa strada e alla fine del sentiero troverà le
indicazioni…”
“Grazie allora
io vado, non vorrei fare troppo tardi” si alzò e dopo aver salutato con un
inchino cominciò a camminare.
“Maya però devo
avvisarla che non ci troverà la tomba di Yaeko” la voce pungente la bloccò
pietrificandola all’istante ma riuscì miracolosamente a voltarsi verso l’uomo
mascherato che aggiunse “Era una Yoro, hanno un cimitero in un luogo separato
dal resto di Konoha…”
“Ma…io…!”
Si alzò a sua
volta e dopo essersi avvicinato continuò “La prima volta che lei è venuta qui
le ho sentito addosso un odore familiare e non riuscivo a capire a chi
apparteneva…poi ho capito, quell’odore era di Uchiha Itachi.”
Maya rimase in
silenzio, non sapeva che fare.
“Stia
tranquilla, so che non devo dire nulla, però stia attenta a quello che fa. Non
tutti sono ben disposti con la gente che ha a che fare con i traditori”
Maya strinse i
pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi “Non è un traditore” mormorò piano
rabbuiandosi.
“Cosa vi lega
non m’importa, sono solo un po’ sconcertato dal fatto che sia sopravissuto…in
ogni caso ho capito che siete diversa dalle altre ragazze e sono sicuro che c’è
una ragione per tutto. Presto il destino di ognuno di noi si rivelerà e non
sarò certo io a fermare il vostro, dolce Maya” cominciò a camminare e disse
“Però, se è questo che desiderate, vi accompagno io da Yaeko.”
La ragazza lo
fissò indecisa se fidarsi o no delle sue parole, ma in fondo sentiva che anche
lui era una persona onesta e leale. Così annui e lo seguì mentre a Konoha
splendeva il sole e tutti ignari di quello che stava per accadere vivevano le
loro vite.
“Kakashi-san, la
ringrazio per la sua discrezione”
“Figuratevi”
“Kakashi-san,
la prego…non mi dia del ‘voi’, mi sento vecchia!”
“Ah ah! Va
bene, Maya. D’ora in poi ti darò del ‘tu’”
“Come con
Yukia, vero?”asserì perspicace la giovane mettendo in evidente difficoltà il
misterioso shinobi mascherato.
“Ehm…diciamo di
sì”
Eccoci con un
nuovo capitolo. Perdonate il ritardo mostruoso! So che lo
diciamo tutte le volte e purtroppo sappiamo che succederà ancora! Gomen…
Serenity452: Ciau
sorellina! Grazie per la tua instancabile presenza! Come si dice meglio tardi
che mai ^^, scherzo! Il flash back su Yaeko è venuto fuori cosi, a dire il vero
non era stato programmato. Si!!! Madara è odioso!!! Achimi ha finalmente parlato,
ha detto poco, ma abbiamo gettato qualche piccolo indizio sparso qua e là. Alla
prossima baci!!
Sasori_Danna: Ciao! Beh sì, in effetti, questa cosa di
mettere le direzioni opposte voleva anche simboleggiare che i due stanno
andando incontro a loro destino, ma non è detto che le direzioni opposte non
arrivino ad incontrarsi di nuovo ^^. Grazie per la recensione, speriamo il
prossimo di scriverlo più velocemente! Baci