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Autore: lisi_beth99    11/02/2018    1 recensioni
Lane si risveglia nella Radura, inizialmente non comprende ciò che la circonda ma, dopo i primi flash-back, tutto diventa più chiaro...
Dal primo capitolo:
"Sentii dei rumori provenire da sopra la scatola, come dei passi, poi delle voci. Si aprì una botola e vidi una decina di ragazzi che guardavano me. Uno si fece avanti, aprì la grata ed entrò. Era un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri e i capelli biondo scuro. Mi studiò per alcuni secondi poi mi sorrise e mi porse la mano –Vieni, ti porto fuori da qui!-. afferrai subito quella che sembrava la cosa più amichevole che avessi mai visto e scoprii, con mia grande sorpresa, che era calda e rassicurante."
NOTA: Mi sono basata sul film, ci sono alcune riprese nella storia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Per attimi interminabili la capanna fu avvolta nel silenzio. La mia mano era unita a quella di Newt che la stringeva con terrore. Fuori sentivamo gli urli dei pochi Radurai rimasti allo scoperto. I Dolenti, lo sentivamo, si stavano avvicinando. Poi tutto tacque.
Una di quelle creature salì sul tetto di legname. Pregai che reggesse il suo peso… Newt e un altro paio di ragazzi si spostarono per seguire i suoi passi. D’un tratto il braccio posto sulla schiena del Dolente si introdusse nella capanna, spaccando il tetto e tranciando uno dei rami che teneva in piedi l’edificio. Il soffitto cedette e ci venne addosso. Fui sbattuta sul terreno mezza rintontita, fortunatamente mi rialzai senza un graffio. – State tutti bene? – domandò il biondo mentre mi cercava con lo sguardo. Alcuni risposero debolmente ma non sembrava ci fossero feriti. Vidi Thomas cercare di aiutare un Raduraio rimasto intrappolato sotto le macerie, Newt lo raggiunse ma fu troppo tardi. Il giovane sparì dalla nostra vista trascinato via da quella creatura.
Altri Dolenti si erano avvicinati, eravamo accerchiati. Diversi ragazzi urlarono mentre venivano trascinati fuori a forza. Newt mi strinse al suo petto, cercando di mantenere la calma. Sapevo quanto potesse essere difficile, nei suoi occhi leggevo terrore puro. Cercai di fargli coraggio stringendogli un braccio e guardandolo con amore. Ma lui mi ricambiò con uno sguardo di sconfitta… Era la fine. Ne ero certa!
Il primo Dolente mosse il suo braccio robotico fino ad avere Chuck nella traiettoria. Lo afferrò per il busto e lo strattonò verso l’alto. Fortunatamente Thomas fu veloce, tenne strette nelle sue mani le braccia del bambino. Newt si staccò da me per aiutarli e notai Teresa correre in loro soccorso. Vidi che dal bracciò spuntò una siringa, la stessa che avrebbe iniettato il veleno nel corpo di quel paffutello. Era troppo giovane per morire. Istintivamente cominciai a cercare qualcosa con cui staccare quell’arma dalla creatura ma Alby mi aveva preceduta. Con un colpo ben piazzato riuscì a far cadere l’ago atterra. Si scagliò poi contro il braccio e lo staccò con violenza. Il Dolente si ritiro con un urlo del capo della Radura che liberò tutta la sua frustrazione. Ci assicurammo che Chuck stesse bene. Io continuai ad osservare il buco da cui era entrato il Dolente, come se sapessi che sarebbe successo qualcosa di male. Infatti di lì a pochi secondi altri due mostri introdussero quei maledettissimi bracci acuminati. Uno afferrò Alby e lo sbatte sul tetto della capanna. Tutti corsero per aiutarlo rendendosi conto troppo tardi della presenza della seconda minaccia. Si mosse rapidamente verso Teresa, fu questione di un secondo. Corsi verso di lei e la buttai atterra nel momento in cui la pinza di metallo che si trovava all’estremità del bracciò si chiuse attorno al mio petto. Vidi Alby lasciare la mano di Thomas che lo stava trattenendo. – No! – Teresa lo urlò vedendo ciò che avevo fatto, Newt si voltò mentre venivo strattonata verso l’alto e un dolore lancinante mi colpiva dal mezzo delle costole.
Fui scaraventata sull’erba umida della notte. Ansimavo. Il dolore si faceva sempre più intenso mentre mi rendevo conto che quel mostro mi aveva iniettato il veleno. Ero stesa di schiena, sopra di me la volta stellata. Non era la prima volta che avevo quel liquido in circolazione nel mio corpo, come avevo visto nelle visioni mi avevano usata come cavia. Il glucosio è la tua chiave. Come un lampo mi tornarono alla mente le parole di quella donna. Facendo un respiro profondo mi misi in piedi, tastai il punto in cui avevo il segno lasciato dall’ago, del sangue mi macchiò le dita ma decisi di non prestarci attenzione. Facendo uno sforzo enorme mi misi in piedi sulle gambe malferme. Più tempo passava, più sarebbe stato difficile raggiungere la cucina. “Il glucosio” riflettei “è zucchero… devo trovarlo!”.
Comincia a camminare quando vidi, fuori dalla capanna in cui ci eravamo nascosti, Thomas e Gally litigare. Newt sembrava perso ma si mise in mezzo ai due. Poi il moro si allontanò di pochi passi e strappò dalle mani di Chuck la siringa del Dolente. Se la conficcò nella gamba e cadde al suolo, privo di coscienza. – No! – urlai con tutto il fiato che avevo in gola. Era impazzito?! Con le poche forze che mi restavano, cominciai a correre verso il gruppo. Non sarei mai arrivata in cucina, avevo bisogno di una mano. Newt mi vide, spalancò gli occhi e mi corse incontro zoppicando. – Lane! – mi appoggiai a lui senza forze – Oh mio Dio Lane… - vide il sangue sulla camicia. Io lo guardai seria negli occhi – Portami dello zucchero! – ordinai. Lui sgranò gli occhi – Cosa dici? Non stai ragionando… - cercò di sollevarmi ma io mi imposi usando tutte le forze – So esattamente cosa sto dicendo! Se non ingoio del glucosio il veleno che il Dolente mi ha iniettato raggiungerà il suo massimo e non so cosa potrò fare… - la mia voce si incrinò per la fatica. Le gambe mi cedettero mentre mi aggrappavo alle braccia del mio amato – Lane resisti! – mi sollevò e mi strinse a sé mentre correva verso il gruppo di Radurai. – Aiutatemi! – urlò mentre Minho si avvicinava. Il Velocista, quando mi vide sbiancò – Cosa le è successo? – Newt mi appoggiò delicatamente su un cumulo di stoffe – Portami dello zucchero il più in fretta possibile – l’altro non fece domande e cominciò a correre.
Il biondo mi guardava preoccupato – Rilassati okay? Fra poco starai meglio – mi accarezzava una guancia mentre una lacrima mi scendeva lungo la guancia. I muscoli cominciarono a contrarsi, avevo resistito anche più di quanto mi immaginassi. La “Mutazione”, come veniva chiamata nella Radura, era cominciata.
Abbassai lo sguardo sulle mie braccia, le vene stavano spuntando in superficie, blu e grosse. Brividi mi percorrevano tutto il corpo ma quella volta fu diversa rispetto a quella della mia visione. In qualche modo dovevo aver sviluppato una capacità di sopportazione elevata…
Newt mi fissava, continuando a massaggiarmi le spalle e sussurrando parole d’incoraggiamento. Solo allora notai la presenza di Gally. Era a pochi passi da noi, mi osservava preoccupato. Non osò parlare ma capivo che qualcosa gli frullava nella testa.
Minho arrivò dopo alcuni minuti – Eccolo! – esclamò mostrando al biondo un sacchetto. Prendendo tutte le poche forze che mi erano rimaste mi misi seduta. – Dammelo! – la voce era graffiata e, mi resi conto, avevo usato un tono troppo arrabbiato e sbrigativo… avrei avuto tempo dopo per scusarmi per i modi bruschi!
Newt avvicinò il sacchetto, dentro c’era un cucchiaio, per fortuna. Tutto cominciò a diventare sfuocato e indistinto, stavo per cedere. – Newt, devo ingoiare del glucosio… - lo guardai per un secondo prima che il mondo diventasse nero e io ricadessi senza sensi sul mucchio di panni. L’ultima cosa che vidi furono gli occhi scuri, pieni di preoccupazione, del mio amato.
   
 
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