Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Costantine    23/04/2005    2 recensioni
'...PG non riuscì a distogliere lo sguardo: stava osservando uno dei visi femminili più grotteschi che avesse mai visto. Una linea irregolare correva giù dalla guancia sinistra in un’irosa cicatrice rossastra, che le piegava all’insù il labbro costringendola a sorridere con metà bocca. Mentre la ragazza osservava la sua reazione anche l’altro lato della bocca si piegò in un sorriso. Gli occhi neri come la notte erano molto distanti l’uno dall’altro e le sopracciglia scure si univano sopra un naso dritto, l’unico lineamento perfetto di quel volto. Quando PG si accorse che lei si stava divertendo alle sue spalle, distolse lo sguardo, leggermente imbarazzato...'
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ringrazio sciapa, marylu, Noesis, Nemesis e klretta che hanno commentato, sn contenta ke il primo cap della mia ff sia piaciuto! Cmq PG non sta x Principe Giovanni anke se l’idea non è male… prima o poi vi spiegherò xkè l’ho scelto cm soprannome x il protagonista. Il II cap è ‘soft’ tanto x presentarvi 1 po’ di più i personaggi, cercherò cmq di nn rendere la storia banale! Grazie alla prossima!

II CAPITOLO
Alaria



Luglio 2005

PG sghignazzava senza ritegno ascoltando il racconto di Pirata, che lo guardava offesissimo.
Sedevano entrambi al tavolo dell’unico bar di Alaria, la piccola località balneare in cui erano confinati per tutta l’estate. Il televisore del locale trasmetteva un film degli anni ‘60 a cui nessuno dei due ragazzi prestava attenzione. Tre donne anziane guardavano PG, disgustate: con la sua risata impediva loro di sentire che cosa i protagonisti della sceneggiata stessero dicendo.

- Non ci credo!- esclamò il ragazzo, tra una risata e l’altra. – Non può essere vero!

Pirata, soprannominato così perché portava in ogni stagione i capelli rasati a zero e un’orribile bandana, gli lanciò uno sguardo assassino.
- Non mi aspettavo una reazione simile da parte di quello che consideravo il mio migliore amico- sibilò a denti stretti, guardandosi intorno con aria circospetta.

PG inarcò le sopracciglia, guardandosi intorno smarrito. – Amico? Come si chiama il tuo amico?

- Pezzo di merda!

- Poverino! Chissà come lo prendono in giro a scuola per colpa di quel nome! Io comunque non riesco a concepire come si possa chiamare il proprio figlio Pezzo Di Merda!- fece PG, con tono canzonatorio.

- Vuoi morire, pezzo di merda?- lo minaccia Pirata, anche se sta cominciando a divertirsi.

- AH! Ti stavi riferendo a me, Ciccio Bello!- mormorò l’altro scoppiando nuovamente a ridere.

Pirata saltò in piedi tappandogli la bocca con una mano. – Sei impazzito?! Vuoi che diventi lo zimbello di tutto il paese?- ringhiò preoccupato.

PG addentò la mano dell’amico che lanciò un urlo, attirandosi addosso gli sguardi furiosi delle vecchiette.

- Ehi, tu!- lo apostrofò una, arrabbiata, - dove credi di essere? A casa tua?

Il pelato la guardò con aria assassina. – Questo è il bar di mio padre- sillabò sdegnoso, - posso fare quello che mi pare qui dentro. E se a lei non va bene non deve fare altro che alzare quelle chiappe avvizzite e portarle fuori di qui!

Il gruppetto di anziane lo guardarono sconvolte, con l’espressione di chi sta per avere un attacco di cuore. PG valutò mentalmente che aveva ancora bisogno di un amico che lo facesse sbellicare dalle risate e si decise a trascinare Pirata fuori dal locale.

- Che ti è saltato in mente? Quello è il mio locale e posso fare quel cazzo che mi pare!- strepitò Pirata, scocciato. – Non avrei tirato il collo a quelle galline avvizzite anche se non mi sarebbe dispiaciuto.

- Infatti ti ho portato fuori dal bar per evitare che quelle simpatiche vecchiette ti sbranassero- gli fece notare PG con aria serafica. – Non volevo che facessero del male al mio Ciccio Bello…

Pirata afferrò l’amico per il collo. – Ripetilo se ne hai il coraggio!

- Che cosa?- domandò PG, fingendosi smarrito, - Ciccio Bello, forse?

Il pelato strinse ancora più forte. – Se ti azzardi a raccontare a qualcuno quello che ti ho detto, di te non rimarrà altro che il piercing di cui ti vanti tanto!

- Raccontare che cosa?- chiese ingenuamente PG, - che mentre stavi palpando Alessandra in camera da letto tua mamma è arrivata a casa e ha cominciato a chiamare il suo Ciccio Bello?

- Maledetto bastardo!

- E che Alessandra è scoppiata a ridere e ti ha chiesto dove avevi lasciato il biberon?- aggiunse quasi soffocando per le risate.

Pirata lasciò il collo dell’amico per arrivargli un pugno nello stomaco, a cui PG rispose con un calcio negli stinchi. Erano amici fin dall’infanzia e il loro modo preferito per dimostrarselo era fare a botte.
Avrebbero continuato ancora per molto se Camilla e Alessandra non fossero passate davanti a loro, ridendo come delle oche. Alla vista di Alessandra Pirata bloccò il pugno diretto al naso di PG e boccheggiò per qualche secondo come se non riuscisse a respirare.

- Il mio Ciccio Bello non dovrebbe fare a botte- disse Alessandra, soffocando le risate. – Che cosa direbbe la tua mammina se tu tornassi a casa con il naso che sanguina?

- Perché non vai a sculettare da qualche altra parte, Lessa?- ringhiò il pelato, di nuovo furioso.

- Questo paese è talmente piccolo che la puzza di latte che hai in bocca si sente ovunque!

Pirata fece qualche passo avanti con un sorrisetto minaccioso stampato in viso. Camilla, che fino a quel momento si era limitata a ridere alle battute dell’amica, si frappose tra lui e Alessandra.
- Quello che la mia amica voleva chiedervi, con un gran giro di parole, è se stasera andiamo a fare un giro- disse, lanciando un’occhiata maliziosa a PG.

Pirata parve calmarsi immediatamente e lanciò uno sguardo penetrante ad Alessandra, che nel frattempo era arrossita di colpo. – Sarebbe bastato dirlo, Lessa.

- Non mi sarei mai persa l’occasione di vedere la tua faccia sbiancare al nomignolo Ciccio Bello- mormorò lei, ma con meno sicurezza.

- La verità è che vuoi sempre fare la donna di mondo! Allora andiamo?- domandò poi a PG.

L’altro parve pensarci un po’, anche se aveva già deciso, poi annuì. – E sia, ci vediamo stasera- sorrise in modo affascinante, allontanandosi insieme all’amico.

Quando furono fuori dal raggio visivo di Camilla ed Alessandra i due scoppiarono a ridere. Il fatto che i loro genitori li avessero confinati in quel paesino quasi sconosciuto perché avevano rischiato la bocciatura, non aveva tolto loro il buonumore. Trovavano sempre un modo per divertirsi e rimorchiare ragazze. Non a caso il loro motto era: “fighi come siamo potremmo rimorchiare anche in Alaska”. Ovviamente quella frase era più adatta a PG che a Pirata ma nessuno glielo aveva fatto notare.

- Sappi che stasera esco con voi solo per fare un piacere a te. Ricordati che mi devi un grossissimo favore- mormorò PG con fare sornione.

Pirata lo guardò scettico. – Sei tu che mi devi ringraziare! Ti ho visto benissimo mentre spogliavi Camilla con gli occhi! Sei qui nemmeno da tre giorni e hai già trovato una che ti sbava dietro, gran figa per lo più.

PG annuì con fare modesto. – Che ci vuoi fare… il mio soprannome non è mica Ciccio Bello!

Il pelato gli arrivò una gomitata nello stomaco, punto sul vivo. – Vorrà dire che te ne troverò uno peggiore del mio.

***

Il treno cominciò a rallentare e Vittoria guardò fuori dal finestrino. La località della stazione portava il nome di “Alaria”. Tanti bei ricordi erano legati a quel posto.
Era lì che aveva baciato il suo primo ragazzo.
Era lì che aveva vinto la gara di ballo più importante della sua vita.
Era lì che aveva trascorso gli ultimi giorni prima dell’incidente.
Un sorriso nostalgico le increspò le labbra mentre indossava gli occhiali da sole.
Quando scese dal treno una leggera brezza le colpì il viso. Si guardò intorno: la stazione era quasi deserta. L’unica persona che intravide fu una figura snella che la salutava da lontano sventolando un cartellone con scritta due sole, semplicissime parole: “ Vi, bentornata!”
Vittoria sentì le lacrime bruciarle gli occhi e corse verso la figura che la stava aspettando. Quando furono a pochi centimetri di distanza l’una dall’altra, Vittoria spiccò un salto e circondò il collo del ragazzo in un tenero abbraccio.

- Vi, mi sei mancata moltissimo- disse lui, stringendola a sé.

- Anche tu, Andrea, anche tu- mormorò Vittoria, con la voce rotta dal pianto.

Il ragazzo sciolse l’abbraccio per studiarla dalla testa ai piedi. – Mamma mia! Sei veramente in ottima forma!- esclamò in modo sincero.

Vittoria sorrise. – Trovi?

- In effetti c’è qualcosa che però rovina tutto- fece Andrea, serio.

- Che cosa?- domandò la ragazza, guardandosi a sua volta.

Lui le girò attorno con aria critica. – Era come pensavo… Ti sei ingrassata, vero?

- Si nota molto?- piagnucolò Vittoria, fingendosi preoccupata.

- Credo che quest’estate non potrai più posare per me… a meno che tu non perda qualche chilo!- esclamò Andrea, abbracciandola nuovamente.
- Te l’ho già detto che mi sei mancata moltissimo?- chiese togliendole gli occhiali da sole per osservarla meglio.

Vittoria non fece nulla per sottrarsi allo sguardo indagatore dell’amico, anzi mise ancora più in mostra la cicatrice che le sfigurava il volto. – Già. Cominci a diventare noioso, Picasso.

Andrea sorrise al nome Picasso. Da quando si conoscevano lei gli aveva affibbiato quel soprannome a causa della sua passione per la pittura. Ogni tanto Andrea era persino riuscito a farla posare per lui. Dipingere Vittoria aveva la priorità su tutto il resto. Era la sua Venere.
Prima dell’incidente Vittoria si faceva ritrarre sempre con l’entusiasmo degno di una diva di Hollywood, ora si rifiutava quasi sempre. E dire che lui non aveva mai smesso di trovarla affascinante e avvenente. A differenza ovviamente di tutte le persone superficiali che un tempo si professavano sue amiche. E che l’avevano lasciata sola. Come un cane. A soffrire per le ferite fisiche e morali. A guardare un volto che poco tempo prima lasciava la gente a bocca aperta.

- Questa è tutta la riconoscenza che mi dimostri? È quasi commuovente, ragazza mia. E pensare che mi sono anche dato da fare perché quelli delle pulizie si sbrigassero!

Vittoria parve ricordarsi solo in quel momento che non trascorreva le vacanze ad Alaria da ben tre anni e sentì una voglia irrefrenabile di rivedere la sua casa. Un desiderio pericoloso le si insinuò nella mente: forse in quel periodo sarebbe cambiato qualcosa. Scosse la testa. Non era possibile.
Ovviamente…

- Basta con le lamentele, Picasso, portami a casa!- ordinò.

- Ogni suo desiderio è un ordine, mia signora.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Costantine