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Autore: Costantine    19/04/2005    7 recensioni
'...PG non riuscì a distogliere lo sguardo: stava osservando uno dei visi femminili più grotteschi che avesse mai visto. Una linea irregolare correva giù dalla guancia sinistra in un’irosa cicatrice rossastra, che le piegava all’insù il labbro costringendola a sorridere con metà bocca. Mentre la ragazza osservava la sua reazione anche l’altro lato della bocca si piegò in un sorriso. Gli occhi neri come la notte erano molto distanti l’uno dall’altro e le sopracciglia scure si univano sopra un naso dritto, l’unico lineamento perfetto di quel volto. Quando PG si accorse che lei si stava divertendo alle sue spalle, distolse lo sguardo, leggermente imbarazzato...'
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I CAPITOLO
L’incontro



“ Potrei raccontarvi la storia di una ragazza dal volto parzialmente sfigurato e di un ragazzo un po’ superficiale.
Potrei raccontarvi una favola dal gusto un po’ amaro.
Potrei raccontarvi di quello che definisco amore.
Mi limiterò invece a cominciare dal principio, dalle lumina mundi, da quando tutto ebbe inizio… ”

Settembre 2004

Il sole era sorto da poco quando PG entrò nel bar del centro che lui e i suoi amici frequentavano abitualmente. La testa gli faceva un po’ male ma era troppo euforico per accorgersene: la notte appena trascorsa era stata a dir poco magnifica.
Se solo Maddalena mi avesse invitato a casa sua…

- Ciao PG, che cosa ti porto?- gli domandò il barista.

Il ragazzo parve pensarci un attimo. – Un bel caffè lungo o non arriverò all’una- rispose sbadigliando.

- Sei stato in discoteca fino a quest’ora?

PG annuì entusiasta.
- Sbaglio o oggi ricomincia la scuola?- replicò il barista, sorridendo.

- Grazie per avermelo ricordato- sbuffò PG.

- Non per farti la predica ma non dovevi passare la notte in bianco. Come farai a stare sveglio per tutta la mattina?

- Dormirò nell’ora di inglese… la professoressa non sa nemmeno dove abita…

Il barista sorrise, ripensando ai vecchi tempi passati quando poteva ancora trascorrere tutta la notte a ballare e si trattenne a stento dal mettere PG in guardia dal matrimonio. Con passo affranto tornò al bancone per preparare il caffè.
PG si guardò intorno con aria annoiata, tutta l’adrenalina che aveva accumulato cominciava a svanire come l’effetto delle dieci birre che aveva bevuto e iniziava a sentire il mal di testa. Sperò vivamente che Pirata avesse un’aspirina o qualcosa di simile da dargli.
Merda…
Cercando di ignorare il dolore osservò la stanza cercando qualcosa su cui concentrare tutta la sua attenzione. I tavoli a quell’ora erano quasi tutti vuoti. Due universitarie sedevano vicino alla finestra. Una era bionda e l’altra ancora più bionda. Entrambe cercavano di attirare la sua attenzione parlando e ridendo ad alta voce. Quando riuscivano ad allacciare lo sguardo con il suo, abbassavano immediatamente gli occhi, fingendosi imbarazzate.
PG sorrise: adorava quei giochetti femminili che le ragazze studiavano su qualche stupido giornale di gossip. Adorava i loro finti impegni per farsi desiderare. Adorava tutto l’universo femminile.
Quando le due bionde si accorsero di essere state notate cominciarono immediatamente a parlare fitto fitto, probabilmente stavano decidendo chi ci dovesse provare prima con lui.
Ma era un’altra la ragazza che lo interessava, sebbene non avesse ancora un volto: mentre attraversava il locale con passo spedito, agevolato dalle comode Polo che indossava, i suoi fianchi larghi si muovevano come a ritmo di musica. Una lunga coda di cavallo castana le ricadeva poco più in alto del fondoschiena che, notò PG, non era niente male.
Il barista gli coprì per qualche secondo la visuale mentre gli serviva il caffè e, quando PG ebbe di nuovo libero il campo visivo, vide che la ragazza era seduta ad un tavolo vicino al suo. L’unica cosa che poteva scorgere era la curva della guancia destra, niente di più. I capri che indossava, nonostante fosse settembre inoltrato, lasciavano intravedere un polpaccio affusolato. Una festa per gli occhi di PG che si era già rassegnato ai jeans e ai pantaloni lunghi. Rimase a fissarla con un sorriso strafottente, certo che lei lo avesse notato. Era ancora indeciso se andare da lei per studiarla meglio o aspettare una sua qualunque reazione, quando la ragazza si voltò a guardarlo.
PG non riuscì a distogliere lo sguardo: stava osservando uno dei visi femminili più grotteschi che avesse mai visto. Una linea irregolare correva giù dalla guancia sinistra in un’irosa cicatrice rossastra, che le piegava all’insù il labbro costringendola a sorridere con metà bocca. Mentre la ragazza osservava la sua reazione anche l’altro lato della bocca si piegò in un sorriso. Gli occhi neri come la notte erano molto distanti l’uno dall’altro e le sopracciglia scure si univano sopra un naso dritto, l’unico lineamento perfetto di quel volto. Quando PG si accorse che lei si stava divertendo alle sue spalle, distolse lo sguardo, leggermente imbarazzato.
Merda…

Vittoria sorrideva ancora quando il barista le si avvicinò per l’ordinazione. Ignorando il fatto che l’uomo non la guardasse in volto per l’imbarazzo, chiese un cappuccino e una brioche al cioccolato.
Senza nemmeno spostare la testa, fissò con la coda dell’occhio il ragazzo che fino a qualche minuto prima era sembrato così interessato a lei. Lo aveva riconosciuto subito: PG.
Tanto tempo prima sbavava per lui. Sorrise. Quanti interventi di chirurgia avevano seguito quel periodo della sua vita?
Tanti, troppi forse, se pensava al tempo trascorso in ospedale.
Pochi se osservava il risultato allo specchio.
Già…
Un sorriso amaro le increspò per qualche secondo le labbra morbide ma Vittoria si riprese subito, notando che il ragazzo la stava fissando nuovamente. Lei non fece nulla per impedirglielo, aveva superato da molto ormai il timore del giudizio della gente.
Trovò quel gesto insolente ma lo apprezzò, da troppo tempo ormai la trattavano tutti con i guanti a causa del suo ‘difetto’.
Consumò la sua colazione leggendo l’Amleto; stranamente però non riusciva a concentrarsi come avrebbe voluto: ogni tanto la sua attenzione si fissava su PG. Non era più la ragazzina sciocca di un tempo ma il fascino da bello e dannato di PG la impressionava ancora.
Sto diventando patetica…
L’orologio a muro segnava le otto meno dieci quando lei si alzò per andare a pagare: non voleva fare tardi il primo giorno di scuola.
Mentre si dirigeva alla cassa, passò davanti al tavolo di PG e si accorse che lui la stava ancora fissando così rallentò il passo.

- Ciao Narciso- lo salutò, mettendo in mostra la cicatrice che le deformava il volto.

PG la guardò attonito. – Come?

- Sei una persona vanesia e anche piuttosto irriverente. Ma questo lo sai già, vero?

- Ma che ca…

PG non riuscì a terminare la frase, neanche molto educata, perché la ragazza aveva già oltrepassato il suo tavolo e si dirigeva alla cassa. Lui valutò se raggiungerla per replicare o se lasciar perdere. Scelse la seconda opzione: quella tizia sfigurata in fondo gli faceva una gran pena.
E poi non l’avrebbe neanche più incontrata…

Vittoria uscì dal bar leggermente delusa.
Probabilmente aveva sopravvalutato PG, forse l’aveva fissata così a lungo senza nemmeno rendersene conto.
Tanto meglio per me…
Sorrise comunque ripensando alla piccola rivincita che si era presa. Le sue parole avevano lasciato PG attonito, probabilmente non aveva nemmeno capito a che cosa lei si riferisse. Vittoria sapeva di essersi comportata in modo infantile ma non le importava. Lui non l’aveva riconosciuta.
Ovviamente…
E poi non l’avrebbe neanche più incontrato…
  
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