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Autore: Kimmy_90    28/06/2009    1 recensioni
Philosophi, Custodes: guerrieri e sapienti, condottieri cresciuti ed istruiti, usati, stressati, tirati oltre ogni limite. Bambini sottratti ai genitori per divenire macchine da guerra: Utopia o Distopia?
E se il tutto, che a stento si regge in piedi, crollasse a dispetto dell'uno?
E se l'uno fosse dalla parte del tutto?
Dove trovi la ragione, dal sempre fu o dal nuovo che porta terrore come solo questo sa fare?
E se la routine della guerra divenisse l'isto di una catastrofe?
Siamo in un altro mondo, signori, e qui non v'è magia alcuna: soltanto geni...
Geni e Demoni.
[Storia in revisione] [Revisionata sino al capitolo 10]
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Cristallo di sale' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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25. Mondo

Nati
dalle memorie del mondo
s'adagiano quieti i respiri dei tempi
attendono
ascoltano i venti
sino al giorno più prossimo
                  al mutar degli eventi.


 
Sedeva osservando il soffitto.
Pensava.
"Tsunade."
Dalla porta, un anziano la chiamò. Lei, lentamente, calò il volto e andò a fissare apatica l'uomo attempato.
"Entri."
Un brivido. Il Lei. La forma del Lei.
Odiava il Summus Globus.

***

"Ahilo, Ahilo"
"L'è svegghio?"
"Tacistici, ti, dabbravo"
Riconobbe il gorgoglìo dell sua stessa gola. Provò a schiudere gli occhi.
Qualcosa di non esattamente morbido sotto di se'.
"Matre! Matre grandissima lo si è svegliato lo coso!"
"Inari, TACISCITI che lo coppi col tuo solo urlare!"
Provò a muoversi, ad articolare - a muover le labbra, a fare qualsiasi cosa.
"Matre l'ha gli occhi azzurri il coso!"
"Inari!" una voce anziana si sovrappose alle due "Ti prego, parla la Lingua, quando ci sono sconosciuti in casa. E' forma di cortesia."
"Vabbuone"
"Inari."
"Va bene, nonno."
"Bravo. Non è difficile."
"No, nonno"
Provò ad alzarsi, e con sua grande sorpresa ci riuscì. Provò anche a mettere a fuoco, e anche quello, con sua grande sorpresa, gli riuscì.
"Allora, signorino. Come stai?"
Un anziano lo guardava bonario. Dietro, una donna abbastana giovane, e, sotto, un ragazzino di forse sette anni.
"... bene."
"Sembrava stessi per morire da un isto all'altro, e guardati adesso. Non ho mai visto un cadavere parlare, ma pare proprio che tu lo stia facendo."


***

"Lei dunque sostiene questa tesì."
"Sì, Sommo."
Era una stanza enorme, che pareva generasse luce da se' stessa. Lei sedeva da un lato, il Summus Globus dall'altro. In mezzo, il baratro. Spazio vuoto. Apocalitticamente vuoto.
E, sì, Luce: luce, luce da ogni parte.
"E' evidente che Lei non è stata capace di gestire il ragazzino."
"E' possibile."
L'uomo, una ragnatela di rughe in volto e i capelli talmente bianchi da sembrare a tratti eterei, la fissò senza mutare espressione.
Eppure era evidente il suo massimo fastidio.
"Abbiamo un processo a cui andare incontro, Tsunade."
"Ne sono consapevole, Sommo."
"Non si tratta di cosa sia possibile o meno. Si tratta di cosa sia effettivamente successo."
"Il ragazzino non è stato capace di accettare i fatti. Ho fatto tutto quello che era necessario fare. Sono sette anni che lo controllo."
"Si ricordi che aveva un precedente, Tsunade."
"Itachi è un'altra cosa."
"Non si rivolga a me con quel tono."
La donna abbassò il capo, stringendosi le labbra fra i denti. Era appesa a un filo.
Maledizione.
"Ora cerchiamo di capire cosa ne è stato del ragazzino."
"Immagino che nessuno sopravviva ad una caduta del genere."
"Ma lui aveva dentro di se' la volpe. Anche se Naruto fosse morto, la volpe deve essere sopravvissuta. E se è libera, significa che siamo in pericolo. Ella sarà sicuramente furibonda con il genere umano... e con l'Ignis Regio, senza dubbio. E il nostro dovere è difendere la nostra regio. Inoltre, immagino che un demone liberatosi alle pendici dell'altopiano del Ludus si sarebbe notato, e ciò non è stato. Dunque, o il ragazzino è vivo, oppure il demone è intrappolato in un cadavere."
"Il cadavere non è stato trovato, però"
"Dunque Naruto è vivo."
"Com'è possibile che un bambino sopravviva ad una cosa del genere?"
"Se non lo sa lei, che lo ha curato per sette anni, e con lui ha curato la volpe stessa..."
Tsunade socchiuse gli occhi, espirando.
Aveva sperato per un istante che il Summus Globus avrebbe creduto che Naruto potesse essere effettivamente morto.
Ma quello era il Summus Globus. Le menti più eccelse di tutta la regio. Era stata senza dubbio una speranza stupida.
"Dunque andrete a cercare Naruto?"
"Ci serve il suo aiuto per dirigere le squadre. E' evidente che non possiamo contare sul supporto della popolazione, quindi manderemo dei Custos a cercarlo. Questo potrà richiedere tempo, e nel mentre dovremo essere pronti ad un attacco della volpe."
"La volpe non si può estrarre. Anche se si riuscisse a farlo, non riesco ad immaginare un contenitore capace di contenerla."
"Immagino che il tempo che trascorrerà nelle carceri le sarà utile per poterlo trovare."
Lei lo immaginava.
"Tsunade, il danno è stato suo, e Lei pagherà. Ad Itachi era stato semplice cavare gli occhi. Ma un demone è altra cosa."


***


"Dunque sei un mercante?"
Naruto arricciò le labbra, ondeggiò col capo rimescolò un po' gli spaghetti.
Doveva stare attento. Diavolo, se doveva stare attento.
Lui non aveva assolutamente idea di come fosse la vita lì fuori. Per qualche istante si era sentito agorafobico. Il campo di battagli gli era sembrato di gran lunga meno pericoloso di quella innocente casetta diroccata e quei tre contadini dall'animo infinitamente gentile.
In quanto Custos sapeva combattere, sapeva tendere agguati, spiare persone, vedersela con animali feroci... avrebbe potuto sopravvivere in una foresta per il resto della sua vita: ma non era assolutamente capace di farlo in campagna, fra gli agricolae. I pochi ricordi che aveva della vita fuori dal Ludus erano offuscati a causa della tenerà età in cui li registrò. A stento si era ricordato che esistevano altri linguaggi all'infuori di quello comune, e che erano usati nel resto della regio. Cosa fosse un mercante, cosa un contadino, cosa, addirittura, un bellatores... non ne aveva idea. Nessuno gli aveva insegnato come funzionava la vita degli altri.
D'altronde non gli serviva.
Il fatto che un Custos fuggisse dal Ludus non era una cosa che era stata prevista.
Naruto, l'eccezzione. Naruto, il fuggitivo.
Credevano che fosse morto? Probabile.
Fingere di aver perso la memoria sarebbe stato folle, perchè subito i suoi ospiti avrebbero fatto in modo di capire chi fosse, e la notizia di un ragazzino con l'amnesia si sarebbe spanta con la velocità d'un fulmine.
Doveva. Stare. Attento.
E quindi soppesava con massima attenzione ogni parola detta ed ogni gesto compiuto. Doveva sembrare una persona normale, in una situazione normale.
Per la prima volta nella vita, Naruto si impose di non dare nell'occhio.
Ed era cosa che gli riusciva estremamente difficile.
"Figlio d'un mercante.", precisò, dopo aver inghiottito un altro po' di pasta.
"Sì, così giovane... strano che ti sia messo in viaggio da solo: hai visto che insidie ci sono, no?"
"Non mi aspettavo i lupi, onestamente. Mio padre mi aveva avvertito..."
"L'importante è che tu adesso stia bene. Dove sei diretto?"
"A ovest" rispose, in rapidità. Al confine, pensò. Verso la ventii regio.
"Hai affari di tuo padre da gestire laggiù?"
"Così pare."
"Bene, bene."
Ma comunque sembrava riuscirgli bene.

Tre giorni dopo partì. Rifocillato e guarito. Inari e la sua famiglia lo accudirono come un passerotto caduto dal nido, quale, in effetti, Naruto era.
Lentamente, un sorriso compariva sul suo volto. Inari gli girava attorno come aveva fatto tempo addietro Konohamaru.
Rigettava indietro quei ricordi con forza, fino a poi rendersi conto che non sarebbe servito a niente. Non avrebbe potuto fare niente di male a Inari, di questo ne era sicuro. Per il bambino, lui era solo un ragazzino che s'era imbattuto in un branco di lupi ed ora doveva riprendere il viaggio. Con parecchio ritardo.
Naruto sembrava normale.
Nonostante la difficoltà che gli comportava far finta d'essere qualcosa che non sapeva, esattamente, cosa poi fosse.
"Naruto!"
Il biondino era sulla soglia, con qualche vecchio vestito del nonno di Inari addosso e qualche spiccio in tasca per sopravvivere sino alla città più vicina. Dove, aveva detto lui, aveva un contatto che sicuramente lo avrebbe aiutato.
"Sì?"
"Puoi venire un momento sul retro, per favore?" domandò il bambino, eccitato
"Inari, per cortesia, lascialo in pace!" la madre era sempre pronta a riprenderlo.
Naruto non ricordava esattamente quel tono di voce. Il tono materno, il tono del rimprovero a fin di bene. Nei suoi ricordi mancava una presenza di quel tipo.
"Non ti preoccupare... Arrivo, Inari!"
Tsunade era stata la prima a rivolgersi a lui con quel tono.
E poi c'era stata Kyuubi, ma Kyuubi era un'altra cosa.
Madre e matrigna, padrona e schiava. Kyuubi non aveva il tono di Tsunade, aveva il tono di Kyuubi.

***

"Allora è veramente morto?"
"Insomma, Hinata. Se dicono che è morto, è morto. Succede, lo sappiamo benissimo. Inutile farci storie sopra."
Kiba finì di lucidarsi gli stivali, più o meno soddisfatto.
"Ma... Naruto... sei un mostro, Kiba."
"Morirò anch'io, prima o poi. Anche tu, sai. Siamo Custodes. Non te ne stupire."
La ragazzina si morse il labbro, guardando fisso per terra. Non aveva lacrime per Naruto, ma la cosa le parve egualmente, incredibilmente, ingiusta.
"Sicuramente sarà morto soddisfatto, avendo fatto tutto quel caos." concluse il ragazzo, levandosi in piedi a stiracchiarsi.  "Era proprio una cosa nel suo stile."

***

"Dimmi", disse Naruto al bambino, una volta raggiuntolo sul retro della casetta.
"Shht" fece quello, portandosi l'indice alle labbra "parla sottovoce"
"... dimmi" rispose, dunque, sottovoce.
"Senti, senti, siamo amici, no?"
"Ahm.. sì, certo."
"Allora mi puoi dire il tuo nomen?"
"... Naruto?"
"Nha, Nha, quello è il come ti chiami, dai!"
".. eh?"
"Il... coso... il... coso... il cometichiami! Ah, MAMMA, COME LO SI DICE IL COMETICHIAMI?"
"Inari!" urlò, la madre, dall'altro capo della casa. "La Lingua! Usa la Lingua! E spero per te che tu non stia chiedendo il nomen a Naruto!"
"No, mamma, ma come lo si dice..."
"Si dice Cognomen"
"Ecco!"
Naruto fissò basito Inari. Il cognomen?
"Allora, qual'è il tuo nomen?"
Possibile che fuori dal ludus ci si chiamasse per cognomen?
Questa era una gaffe assurda. Diamine.
Il volto del biondino era stranito, pareva caduto dal cielo. Era il muso di chi ha appena visto ogni sua certezza crollare.
No, non era possibile. Il cognomen non importava. L'importante era chi eri, non da dove venivi.
Fuori era forse il contrario?
Mugugnò qualcosa, mentre la madre di Inari compariva sulla soglia, adirata.
"Gli hai chiesto il nomen, Lo Sapevo!" Nelle mani un piatto, abbastanza malconcio, che tentava di asciugare con un panno. "Inari, sei un disastro. Naruto, ti prego, lo devi scusare... è piccolo, cioè, non molto, ma, insomma... temo che queste cose ancora non le capisca bene."
Naruto osservò la donna perplesso.
Che fare? Avrebbe dovuto semplicemente inventarsi un nomen, non ci voelva uno studio.
Poteva prendere in prestito uno di quelli del Ludus. Sasuke, ad esempio.
Ma l'idea non gli piaceva per niente. Inari, dal basso, lo fissava a metà fra chi spera nella concessione e chi teme la punizione per aver osato troppo.
No. Non voleva mentire a Inari. C'era un limite a tutto.
"Io... mi scuserete, davvero, per questo... ma Naruto è il mio nomen."
Inari levò le sopracciglia, meravigliato come solo un bambino può esserlo. E sua madre, da qualche metro di distanza, crollò improvvisamente a terra.
Piangente.

Naruto ebbe la pessima sensazione di essersi appena bruciato la copertura.


Se il mondo si voltasse al contrario...
morrei per il troppo sangue alla testa?



 
[Nota del'autrice]
Ci sono! Ci sono!
SONO VIVA!
Agh. Domani ho la terza prova, ma vabbè u.u''' la matura è una cosa a parte. L'avevo detto che la finirò, 'sta fanfic: costi quel che costi. Quindi, magari con calma, ma i capitoli arrivano :) Spero abbiate aprezzato un po' di riferimenti al mondo esterno. Il 'dialetto' che parlano Inari e famiglia non è uno in particolare, è un mixmass. Mi piaceva così :)
   
 
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