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Autore: robiberta    28/06/2009    3 recensioni
"Poco più di un mese prima, uno di loro si era chiesto com’era potuto accadere tutto quello e come mai, dopo tutto quello che avevano passato, risultassero ancora così deboli e così poco uniti. Così fragili, facili da spezzare o, in questo caso, da dividere." *Spoiler* sulla fine del manga. Riferimenti al volume 7 del Reload.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ff

Eravamo così fragili?

 

No… c’è qualcosa di diverso…è strano.
Il rumore di qualcosa che si spezza.
Non è possibile…eravamo così fragili?

Son Goku – Even A Worm 21

 

 

Incredibile come quel periodo di allontananza si sia annullato nel momento stesso in cui si sono riuniti, tutti e quattro, a combattere schiena contro schiena. O meglio, tre contro uno, mentre Sanzo se ne stava a terra tutto rotto ma chissà come ancora in grado di urlare “finitela!” o altre amenità simili.

Senza badare a crepe sui muri, inquilini troppo caotici o porte sbilenche sui cardini, affittarono per la notte nella prima locanda possibile. Avevano, quei quattro, un incredibile bisogno di tirare un sospiro di sollievo per la fine di quel capitolo ambiguo del loro viaggio. Dovevano curare le ferite il meglio possibile per riprendere la routine che avevano perso, ferite interne od esterne poco importava.
Ne avevano passate tante ed erano riusciti a passare anche questa. Nonostante la fresca sconfitta subita, potevano ritenersi orgogliosi.

Poco più di un mese prima, uno di loro si era chiesto com’era potuto accadere tutto quello e come mai, dopo tutto quello che avevano passato, risultassero ancora così deboli e così poco uniti. Così fragili, facili da spezzare o, in questo caso, da dividere. Ma in realtà quello era un pensiero sbagliato, dettato forse dalla tragicità del momento nel scoprirsi un mostro per l’ennesima volta e nel realizzare che uno di loro non c’era e non voleva esserci.

Goku l’aveva capito quella sera, mentre noleggiavano alla locanda. Hakkai parlava al grasso e unto proprietario del tugurio, cordiale come suo solito; Sanzo gli stava due passi indietro. Mentre stava ancora prendendo gli ultimi accordi, il demone aveva teso la mano verso Sanzo, senza degnarlo di uno sguardo o di una parola. Il monaco gli passò la carta di credito dorata alla stessa maniera.

Quella scena si era ripetuta talmente tante volte che non si sarebbero nemmeno potute contare, ma per Goku quello fu un gesto simbolico. Era tornato tutto come prima, non era cambiato nulla tra di loro.

Non erano affatto fragili, anzi erano più duri di un diamante. Qualunque cosa fosse successa, e ne erano già capitate anche troppe, loro non si sarebbero mai divisi. E capì che quel mese di allontananza era come se non fosse mai esistito. Loro pensavano a Sanzo, ogni tanto. Specie lui, nel deserto, dove il sole cocente picchiava sulle loro teste. E anche Sanzo, la sera, seduto davanti ad un fuoco con Hazel accanto che faceva strane avances, forse pensava un pochino a loro.

Era tornato tutto ad essere così normale che sembrava quasi speciale. Nemmeno le due camere prese, con i soliti due letti e le solite due coppie, non stupirono più di tanto.

Quello che era successo sarebbe stato archiviato come sempre. Qualche battutina qui e là magari, ma il peggio era ormai passato. Forse nel buio di quelle stanze poco curate, sopra letti duri e scomodi, qualche parola sarebbe scappata su quegli avvenimenti. Ma niente di più.

Erano solo parole.

 

 

Sanzo se ne stava a gambe incrociate sul letto, già vestito per la notte. Hakkai lo aveva curato alla bell’e meglio e ora camminava da solo, forse anche sorretto da una vena di autosufficienza non indifferente. Fumava lentamente, guardando l’interno della stanza annoiato.

Goku canticchiava un motivetto allegro mentre cercava nella sua sacca la maglia e i pantaloncini corti. Non si era fatto curare da Hakkai, visto che per rimettersi in sestogli sarebbe bastato trangugiare più cibo del solito. Era pieno di ecchimosi sullo sterno e sulle spalle, fin sul collo, ma la cosa sembrava non preoccuparlo troppo. Seduto anche lui sul suo letto a torso nudo, smise di cantare sentendosi osservato.

- Cosa c’è?- chiese curioso allo sguardo indagatore del bonzo, il quale attese un attimo prima di rispondere.

- Non sei ferito?-

La scimmia si guardò il corpo, liscio e tonico. Sapeva però che quelle parole significavano ben altro; lo conosceva abbastanza da capire il non detto in ogni suo discorso o gesto. In fondo, Sanzo rappresenta la parte più importante del suo mondo.

L’ultima volta che si erano visti, se ne stava tra le sue braccia, incosciente. Il suo sangue aveva imbrattato la tunica sacra e tutto il pavimento. Mentre ora, seduto in quel letto molto tempo dopo, nemmeno un segno era rimasto sul suo corpo. Hakkai e Gojyo non gli avevano spiegato bene il come, ma sapeva che era grazie al Seiten Taisei che non aveva riportato neppure un graffio. Chissà, forse anche Sanzo lo aveva capito, vedendolo tutto intero.

Si girò verso di lui, sorridendo. – No, sto bene.-

Sanzo liquidò la cosa con un “uhm”, guardando fuori dalla finestra. Piovigginava da qualche minuto ma non sembrava darci peso, almeno per il momento. Forse quella notte avrebbe fatto uno strappo alla regola.

Goku si svestì e rivestì, ricominciando a canticchiare, per poi infilarsi sotto le coperte. – Devo spegnere la luce?- chiese prima di coccolarsi al caldo.

- No, la spengo io.-

Il bonzo si alzò, spegnendo la sigaretta consumata a metà sul davanzale di legno. Spenta la luce, quasi non si vedeva più niente. Mezzo secondo dopo, un tonfo e un’imprecazione vennero dal fondo della stanza. Goku immaginò la faccia collerica di Sanzo, mentre malediva le gambe del letto su cui era andato a sbattere, e non riuscì a trattenere una risata.

- Taci e dormi stupida scimmia!- lo ammonì l’altro coricandosi.

Anche quelle parole gli erano mancate, ma in fondo non era passato molto tempo dall’ultima volta che le aveva sentite. Stavano assieme da anni ormai, e quel piccolo lasso di tempo in cui avevano vissuto separati non era nulla in confronto.

Sorrise tra sé, girandosi su di un fianco. Anche nella penombra poteva vedere la sagoma di quei capelli dorati uscire dalle lenzuola. Un sorriso si allargò anche nel suo cuore al pensiero che quegli stessi capelli gli avrebbero dato il buongiorno il mattino seguente, a colazione, questa volta mezzi nascosti da un giornale aperto davanti una tazza di caffè.

Come tutte le mattine.

 

 

 

 

 

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Secondo i canoni di EFP, questa è una One-shot. Secondo i miei canoni, questa è una flash-fic scritta in una serata guardando il desktop (su cui, ovviamente, ci sono i Saiyuki Boys) e pochi giorni dopo aver visto le scan dell’ultimo capitolo di Saiyuki. In realtà però è proprio la frase che dà il titolo alla fic che mi era rimasta impressa nella mente. Sì, mi ha colpito molto.
Un saluto e alla prossima.
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