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Autore: Pittrice88    13/02/2018    6 recensioni
-Vampirelock / Johnlock.- Ogni notte una figura misteriosa entra a Baker Street. Tra sogno e realtà. Tra la vita e la morte. [All'interno della raccolta Freddo (minilong di 4 capitoli completa)]
Possibile ooc
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come un’ombra
 
Quella sera Londra era avvolta da un clima surreale. Una nebbia spessa, molto più spessa del solito, inondava la città. Le vie erano assolutamente irriconoscibili. Tutto silenzioso, come se quella patina opaca ovattasse anche i suoni. Persino in pieno centro quella foschia la faceva da padrone. Per strada non c’era anima viva. Chi mai sarebbe uscito in piena notte con un tempo simile? Un’unica figura scura si muoveva come un’ombra per le vie deserte. Non sembrava camminare, ma quasi fluttuava a pochi centimetri da terra, o forse era solo un effetto della foschia. Il volto del uomo, incredibilmente pallido si confondeva nella nebbia. La luce fioca dei lampioni ne illuminava gli occhi chiari che brillavano nella notte come quelli di un gatto. L’unico tratto umano era una mano ossuta che stringeva sulla gola il bavero alzato di un cappotto scuro, a coprirgli il collo e parte delle guance. Tra la nubi ogni tanto faceva capolino, solo per qualche istante, una meravigliosa luna piena. L’ombra si fermò davanti al 221B di Baker Street. Sorrise leggermente.
 
All’interno del appartamento John Watson stava dormendo. Aveva deciso, per pura comodità a suo dire, di trasferirsi nella stanza al piano di sotto. Il piumone tirato su fino a coprirgli il volto, un po’ come a sentirsi più protetto. Sul comodino giacevano tristemente almeno tre scatole di sonniferi diversi. Questa era una malsana abitudine che aveva preso da quando era solo, si imbottiva di pastiglie, incurante della pericolosità di mischiare medicinali diversi, per cercare di riposare la notte.
 
Una delle finestre che dava sul retro si spalancò e da essa entrò, accompagnato da una ventata di aria gelida, l’uomo che poco prima era per la strada. Silenzioso attraversò nell’oscurità l’appartamento fino ad arrivare ai piedi del letto matrimoniale. Sorrise, ma subito l’espressione si fece più cupa triste. Di certo il medico non si sarebbe svegliato con tutto quello che aveva preso. L’uomo allungò una mano e tirò in dietro il piumone lasciando John completamente scoperto. Sinuoso, leggero, salì sul letto e gattonò fino all’altezza dal cuscino. Il dottore era sudato, il suo sonno agitato, popolato di immagini inquietanti e sensazioni spiacevoli. L’uomo passò ripetutamente il dito medio su e giù per il collo del medico, da dietro l’orecchio fino alla clavicola. John rabbrividì. “Mi stai sognando?” gli sibilò, poi con un leggerò soffio gli scostò una ciocca bionda dalla fronte. Appoggiò le labbra carnose sul collo, là dove poteva ascoltare il respiro e sentire il battito cardiaco. Chiuse gli occhi e rimase in quella posizione, immobile e silenzioso, per ore, cullato da quei suoni flebili e ritmati, ad ascoltare il suono della vita che aveva salvato, la vita dell’uomo che amava.   
 
Allungando le braccia John ebbe l’impressione che le mani toccassero qualcosa di bagnato, infastidito da quella sensazione di umidità aprì gli occhi intorpiditi, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco la stanza buia dove nella penombra gli sembrò di scorgere ad un tratto un’ombra dalle fattezze umane, in piedi in fondo al letto. Spaventato da quella visione si alzò di colpo e appoggiando le mani sul materasso si accorse che tutto il letto era impregnato di sangue, lui stessa ne era ricoperto. Colto da un terrore cieco cercò di urlare, ma nulla le uscì dalla gola se non un suono sordo. Immobilizzato e zittito dalla paura si fissò sull’ombra umana davanti a sé fino a quando con occhi sgranati non gli sembrò di scorgere due profondi occhi azzurri penetrargli la carne.
Si svegliò di colpo e sbattendo ripetutamente le palpebre gli ci vollero diversi minuti per capire che si trovava nella stanza da letto matrimoniale dell’appartamento di Baker Street. Si era già fatto giorno e sebbene la nebbia impedisse al sole di scaldare completamente la città, una luce lieve entrava dalla finestra illuminando la camera.
Era stato solo un incubo? Nonostante ciò la sensazione di terrore l’aveva lasciato spossato. Passandosi una mano sulla fronte si rese conto di essere completamente gelato, le coperte giacevano scomposte ai piedi del letto. Si mise a sedere, notando con una stretta allo stomaco che sul cuscino c’era una grossa macchia di quello che sembrava essere sangue. Con timore allungò una mano per toccarlo, notando che era completamente secco. Si toccò anche il viso e passandosi le dita sotto il naso si rese conto che quel sangue proveniva proprio da lì. Sospirò di sollievo; sebbene fosse da tanto tempo che non gli succedeva, quando era stato un bambino aveva sofferto spesso di emorragie dal naso, quindi non si preoccupò più della cosa. Ma la tranquillità durò giusto il tempo che notasse la finestra spalancata.
 
 
 
Note:
Devo ringraziare mia sorella, la fatina oscura, che per questa ff è stata la mia principale fonte d’ispirazione.
   
 
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