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Autore: Miwako_chan    16/02/2018    5 recensioni
Naruto e Sasuke vivono al Villaggio dei Pescatori sulle sponde del lago Izuya, in un luogo immerso nella natura incontaminata. Sono migliori amici da sempre, ma quando i sentimenti iniziano a cambiare veloci e incontrollabili, diventa difficile continuare a percorrere la stessa strada.
[Questa fanfiction partecipa alla "Calippo Challenge" indetta dal gruppo Facebook SASUNARU FanFiction Italia]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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capitolo 6 lar





Il cappello bianco gli adombra il viso. Sasuke è un ragazzo semplice, una figura nitida senza troppi dettagli, indossa i pantaloni neri della tuta, quelli belli con le righe ai lati, e la maglietta a mezze maniche. Il treno superveloce scivola via dietro di lui, più rapido e silenzioso di quanto si possa pensare date le dimensioni. La stazione è affollatissima. Il sole si riflette su una distesa di candido cemento, facendola brillare come uno specchio d’acqua.

“Sasuke!” Alza un braccio al cielo e lo sventola con foga. “Contenuto, non esagerato, dimostra contentezza ma non darlo troppo a vedere.” Così si era detto qualche minuto fa percorrendo a passo svelto i gradini. “Non stargli addosso. Act cool.”

Sasuke non fa nemmeno in tempo a dare uno sguardo intorno, che Naruto l’ha già braccato. Gli piazza un braccio intorno alle spalle, tirandoselo vicino.

“Ohi! Non starmi addosso!” Dice e gli afferra la nuca. Nella foga del momento cozzano le fronti. Alcuni passanti si scansano continuando di fretta per la loro strada, altri si soffermano a guardarli giusto il tempo per etichettarli come teppistelli rumorosi ma innocui.
Sasuke si libera dalla presa di Uzumaki, si rassetta la maglia e tira sulle spalle lo zaino che durante quel saluto irruento gli è scivolato lungo un braccio fino al gomito.
“Sei il solito idiota.” Lo squadra dalla testa ai piedi con calma e si cala la visiera sulla fronte. Poi si volta e inizia a incamminarsi.
“Ehi, dove stai andando?”
“Usciamo dalla stazione.”
Naruto ride. “Pensi sia così facile?”
“Basterà seguire le indicazioni.”
“Per dove?”
Sasuke si gira e serra le labbra, incapace di ammettere di non averne idea. “Qualunque posto andrà bene” gli sembra una risposta talmente da Naruto che la sua lingua non osa srotolarsi.
Uzumaki gli dà una pacca sulla spalla, la pressione della sua mano ha la capacità di placargli lo spirito, ma è una sensazione fugace, che lascia subito spazio alla finta necessità di aumentare le distanze. “Seguimi. Ti ho fatto scendere a una fermata più tranquilla così prendiamo la metropolitana per spostarci nella zona centrale. A Shibuya sarebbe stato un disastro trovarci.”
Sasuke tace e stringe uno spallaccio dello zaino, Naruto pare percepire la sua difficoltà. “Ho imparato a sopravvivere.” Dice con un sorriso aperto.




All’ennesima persona che lo urta, Sasuke si volta col piede di guerra. “Che diavolo… guarda dove vai!”
“Dopo un po’ ci fai l’abitudine.” Blatera Naruto e intreccia le mani dietro al capo. Lo affianca, procedendo con disinvoltura sull’affollato marciapiede.
“Dalla tua hai solo un misero vantaggio.” Dice Sasuke con tono piatto. Uzumaki s’imbroncia e strizza gli occhi in due fessure come una volpe selvatica.
“Non fare quella faccia.”
“Perché non dovrei?” Gli si avvicina al viso, tanto che Sasuke è costretto ad allontanarsi, infastidito.
“Sembri ancora più idiota.”
“Smettila di camminarmi davanti! Sono io la guida!”
Sasuke allunga un ghigno sottile. Il rosso furore del tramonto avanza calando ombre decise sulla città. Tokyo è piena dei bagliori di un futuro dirompente. “Tra poco si riempirà di luci.”

“È incredibile di notte, ti piacerà che…”


Uchiha si volta a guardarlo. I suoi occhi sono scuri e vividi. Per una volta l’arcata sopraccigliare è distesa in un’indolente espressione.  


“che non vorrai più tornare alla noia del Villaggio.” Conclude Naruto dopo un leggero tentennamento.

“Tutto dipende dalla propria attitudine mentale, se è buona nulla potrà annoiarti. Evidentemente la tua è guasta.”
“Che? Non c’è nulla che non vada in me.” Replica brusco e scuote il capo, affondando le mani nelle tasche. “Dai, vieni. Andiamo a mangiare qualcosa.”




Sferra un morso all’ultima polpetta di takoyaki. Socchiude gli occhi, mentre il sapore squisito gli invade la bocca come un’onda lenta e spumosa. Poi guarda Sasuke che tiene lo spiedino a mezz’aria e la bocca socchiusa. I palazzi di Tokyo si ergono altissimi fino a sfiorare le nuvole scure, splendidi e ricoperti di riflessi dorati sembrano racchiudere la grandiosità senza tempo dei monumenti imperiali. I giganteschi schermi, posizionati in modo strategico per essere perfettamente visibili da diverse angolazioni, trasmettono le immagini in movimento di svariate pubblicità: succulenti piatti, bellissime modelle dai begli abiti e gioielli, annunci di sconti fuori controllo ai magazzini locali.
Le luci si proiettano nel cielo senza stelle, trapassandolo con fasci baluginanti simili a stilettate di spade. Le insegne al neon si alternano alle lanterne di negozi fatiscenti. Nella fiumana che si riversa sulla strada, è possibile scorgere donne in abiti tradizionali aggirarsi come spettri. Il passato sembra volere ostinatamente la sua parte in una capitale lanciata verso un futuro vorticoso.

“Ti sta cadendo la mandibola.” Naruto sghignazza, mentre Sasuke si ricompone all’istante schioccando un monosillabo a denti stretti.
“Si può sapere dove stiamo andando?”
Un treno sfreccia sulla superstrada superiore a decine di metri sopra le loro teste. Uchiha alza lo sguardo sconvolto, gli è parso quasi silenzioso a confronto della cacofonia della strada.
“Stiamo camminando da ore.” Continua poi con tono neutro.
“Siamo arrivati.”
Naruto l’afferra per un gomito e si fa seguire in un vicolo. Immondizia di vario genere e scatoloni vuoti giacciono abbandonati lungo i lati della via. Un capannello di giovani chiacchera soffusamente accanto a una porta ricoperta di graffiti come il resto del muro, cosa che la rende difficile da notare. Sasuke si libera della presa dell’amico, lo seguirà in ogni caso quindi non c’è alcun bisogno di farsi trascinare.
Naruto cerca il suo sguardo mentre attraversa il gruppetto. Apre la porta e scendono una scalinata lunga e stretta, le pareti sono come trasparenti e illuminate dall’interno da luci al led di colore blu. La musica è fortissima e confusa, un rimbombo ovattato che si ripercuote fin dentro il petto. Un tizio con un abito in tweed li accoglie all’ingresso, consegnando i biglietti.

“Non si paga?” Chiede Sasuke all’orecchio dell’amico.
“All’uscita, non preoccuparti.”

Il locale è gremito di gente. Sasuke si cala istintivamente il cappello in fronte, non ha mai visto così tanta gente in un singolo posto. Naruto si accalca insieme a un gruppo di ragazze davanti al bancone.


“Non devi offrirmi roba.” Dice seccato, quando si ritrova un bicchiere di plastica con cannuccia sotto il naso. Naruto gli sorride mentre beve a grandi sorsi una birra, è evidente che non abbia sentito le sue parole a causa della musica.

“Potevi prendere una birra anche per me.”
Uzumaki assottiglia gli occhi con espressione interrogativa, tanto che Sasuke si vede costretto a tirarselo vicino per ripetere la frase, seccato.
“La birra c’è anche al Villaggio, quello non lo trovi!”
Sasuke sorseggia cautamente. La bevanda è dolce con una punta di piccante, una merda in pratica. Mentre Naruto s’inoltra nella folla sotto il palco, Uchiha abbandona il bicchiere sul primo tavolino libero che trova. Raggiunge l'amico, trovandolo intento a discutere con una ragazza dagli abiti scuri e due incredibili codini in testa, che lo accusa probabilmente di averle fatto rovesciare il drink. Sasuke sospira, scusandosi al posto suo. “Razza di imbranato.” Borbotta, invitandolo a seguirlo.
“Chi sarebbe l’imbranato? È lei che mi è venuta addosso!”
Sul palco ci sono un tavolino e diverse attrezzature, una tastiera, un microfono e un laptop, in alto è posizionato un grande schermo accompagnato da altri quattro più piccoli ai lati. Quando l’artista entra in scena ed emergono dalla semioscurità le prime e inconfondibili note, Sasuke si volta verso l’amico sgranando gli occhi. Naruto piega le labbra in un sorriso obliquo.“Porter Robinson.” Bisbiglia Uchiha.
“Non è proprio lui, ma…”
Un lieve ghigno compare sul volto di Sasuke. Non gli importa se non è lui, ma fa le sue canzoni ed è di certo la cosa che più gli si avvicina e che mai avrebbe pensato di ascoltare se non dallo stereo, chiuso in camera sua.
È sul punto di ringraziare Naruto, ma lo vede distratto, spensierato, e per qualche motivo riesce solo a ricambiare tiepidamente il suo sorriso. Ben presto viene rapito da quella musica accompagnata dalle immagini che si susseguono sugli schermi. I disegni coloratissimi e i suoni gli riempiono l'animo di un’emozione mai provata, una sorta di sottile euforia. La musica diventa immagine e i colori e le forme diventano musica. È quasi facile per lui adesso sognare a occhi aperti, Naruto è bravo a farlo, ha sempre sognato qualcosa d’altro che andasse oltre i limiti imposti e forse ha visto giusto in Tokyo la risposta per tutti i suoi dubbi.
Balla al suo fianco, ogni tanto lo prende dentro con una spallata, Sasuke barcolla appena reggendosi saldamente sulle gambe. Dovrebbe lasciarsi andare ma non ne ha idea. Nelle iridi scure si riflettono lampi di colore. Chiude gli occhi e si leva il cappello, strizzandolo nel pugno. Vuole farsi cullare da quella follia di suoni che nulla hanno di umano.

Lean into my side never felt alive

Call the chants inside

Tuffarsi nel mare, senza avere il mare. Si aprono così tante possibilità, e anche se ha vissuto in un luogo dove la vista poteva spaziare ovunque senza confini, qui incastrato tra i corpi di sconosciuti si sente stupidamente pervaso da un nuovo affascinante senso di libertà. Naruto gli passa un braccio intorno alle spalle e salta sul posto, il suo peso lo indolenzisce e l’odore del suo corpo, misto a quello del fumo e del sudore, è così intenso da stordirlo. Sente a malapena la sua risata prepotente e contagiosa.


We were made for this, we will wait for this





Balza sopra la ringhiera e si mette a sedere. Si porta una sigaretta alle labbra, proteggendo il fuoco dell’accendino col palmo. La musica li raggiunge fino all’esterno, è come un sottofondo martellante. Sasuke si appoggia con i gomiti alla sbarra in metallo e distende il collo all’indietro, osservando il cielo reso brunastro dall’inquinamento luminoso. “Sei cambiato molto Naruto.”
Uzumaki l’osserva e aspira a lungo. “Nonostante non sia passato neanche un anno, la capitale ha comunque agito su di te.” Continua Sasuke.
Naruto butta fuori il fumo, sorpreso. “Per queste?” Dice, roteando la sigaretta tra le dita.
“No, non è solo per quello.”
“Eppure sto facendo del mio meglio per rimanere fedele a me stesso.”
“Non sto dicendo che sei cambiato negativamente.” Replica Uchiha. “ma nemmeno positivamente.”
Naruto corruga la fronte.
“Fammi provare.” Sasuke indica con un cenno del mento la sigaretta.
Uzumaki gli passa quella che tiene in mano.
“Dammene un’altra.” Mormora indispettito.
“È l’ultima.” Commenta facendo spallucce. È palesemente una balla, Sasuke assottiglia lo sguardo ma alla fine accetta ugualmente l’offerta. Porta la sigaretta alle labbra con una manualità che non gli appartiene.
“Devi ingoiare il fumo.”
Fa un tiro e solleva un poco il capo, con la chiara intenzione di ignorarlo. Gli pizzica il naso, ma piuttosto che mettersi a tossire come un pivello preferirebbe il seppuku. “Non ti ho chiesto spiegazioni.” Sbotta col fumo che si spande tra i loro visi.
“Ma è la tua prima volta!”
“Questo non ti dà il diritto di insegnarmi qualcosa.”
Così Naruto, stranamente silenzioso, rimane ad osservarlo; il suo migliore amico con la maglietta bianca e la pelle d’oca sulle braccia, lo zainetto buttato ai piedi, la gamba destra piegata contro la ringhiera.
Sasuke finisce quel che rimane della sigaretta con un impercettibile ghigno di soddisfazione. Ha la testa piena di pensieri densi come il fumo che gli esce in un soffio sottile dall’angolo della bocca. Le orecchie gli fischiano spiacevolmente.

“Bastardo, tu invece non sei cambiato per nulla.” Naruto ride, colpito all’improvviso da questa consapevolezza.




L’asfalto è disconnesso, pieno di buche che sono diventate pozzanghere dopo le scorse piogge. Ai lati della strada si susseguono piccole villette a schiera con alte reti di recinzione laccate di verde, hanno un aspetto freddo in questa notte senza luna. I due ragazzi percorrono la strada di periferia di un quartiere residenziale. Il cielo è reso ancora più scuro dal contrasto con la luce bianca dei lampioni.
Sasuke caccia una mano in tasca, mentre con l’altra si aggiusta la visiera. Naruto riesce giusto a scorgere il profilo del naso.
“Allora, ti sei fatto qualche amico qui?”
Uzumaki si gratta la nuca scoperta. Forse la sua solitudine è trapelata dai pori della pelle come un odore.
“Mi sono fatto un sacco di amici.”
Uchiha sembra ascoltarlo attentamente.
“Sono… piuttosto popolare.”
“Tu!” Sputa, incapace di trattenersi. Naruto sgrana gli occhi, ferito da una reazione tanto spontanea da parte sua.
“Yeah! Perché cazzo non dovrei esserlo?”
Sasuke ghigna appena e l’osserva fugacemente con la coda dell’occhio.
“Mi sono fatto anche la ragazza!”
Ha sganciato la bomba, ma Sasuke continua a camminare, impassibile. Nessuna reazione.

“Nah, sto scherzando.” Si affretta ad aggiungere.


Uchiha rilassa la mano stretta a pugno, gli sono rimasti i segni delle unghie conficcate nel palmo.

“Lo sapevo.”
“Come facevi a saperlo? Bastardo, pensi che sia impossibile per me trovarmi la ragazza?”
“Se l’avessi avuta me l’avresti sbandierata davanti dal primo momento che ho messo piede a Tokyo. Tutto qui.”
“Che stai dicendo, probabilmente non te l’avrei mai presentata.”
“Perché?”
“Come dirtelo… sei tipo l’incarnazione del suo ideale d’uomo.”
Sasuke incurva le spalle e si lascia sfuggire una debole risata. “Di chi incontrerei i gusti?”
“Di Sakura.”
“Sakura è il nome della tipa che ti piace.” Mormora talmente piano che sembra parlare tra sé e sé.
“Già…”
“E come fai a sapere che sarei il suo tipo?”
Naruto pensava che avrebbe sorvolato su una questione del genere con la sua solita indifferenza, quell'interesse invece lo lascia po’ sorpreso e anche un po’ turbato. “Che devo dirti,” Risponde asciutto. “le piacciono i bastardi, di bell’aspetto, che fanno i misteriosi.”
“Quindi se mi avesse visto in stazione, avrebbe subito preferito me a te.” Sasuke gli sta ridendo in faccia. Non che lo stia facendo davvero, ma i suoi occhi sono incredibilmente lucidi.
“No!”
“Ma è praticamente quello che hai detto.”
“Nessuno sano di mente potrebbe preferirti a me! E Sakura è intelligentissima!”
Sasuke assottiglia le palpebre. “Da quando sei così poco onesto, idiota?”
“E con questo” Sbotta Naruto, afferrandogli un gomito con fermezza. “cosa vorresti dire?”
Ha iniziato a piovigginare. Sasuke cammina a testa bassa, tirandosi Naruto dietro, per nulla disposto a dargli ulteriori spiegazioni. Le piccole gocce d’acqua scendono sempre più fitte fino a rendere l'asfalto nero e terso, percorso dai riflessi delle luci artificiali.
“Quanto manca a casa tua?” Sasuke scuote il braccio per liberarsi da quella presa invadente.
“Siamo quasi arrivati.” Naruto si scosta i capelli umidi appiccicati alla fronte. Circonda le spalle dell’amico con un braccio e mostra uno sguardo deteminato.

“Se corriamo non ci bagneremo più di tanto.”


Uchiha sa che è una cazzata, ma per una volta non ha voglia di ribattere. Si scrolla Naruto di dosso e prendendolo alla sprovvista decide di far partire la sfida.

Inizia a correre con lo zaino che gli sobbalza sulla schiena a ogni falcata. “Chi arriva ultimo è un coglione!” Gli urla, scalzandosi il berretto.
“Bastardo!” Naruto si lancia all'inseguimento, quasi vola sull’asfalto sfiorandolo appena con le scarpe da ginnastica. Ha le sopracciglia aggrottate nella consueta espressione rissosa, ma il suo sorriso racconta tutt'altro.




Getta lo zaino a terra, ansando. Hanno corso come dei pazzi e dopo aver varcato la porta dell’appartamento hanno finto entrambi come di comune accordo di essersi dimenticati del motivo di tutto quell'inutile sforzo. Essere così infantile imbarazza un po’ Sasuke ora che è fuori dal Villaggio.
Fa scorrere lo sguardo lungo le pareti di quell’angusto monolocale. C’è un gran casino e puzza di chiuso, i piatti sporchi sul tavolo da chissà quanto e diversi vestiti accantonati in giro.
“Che merda di posto.” Mormora, mentre si passa una mano tra i capelli, infilandosi i ciuffi ai lati del viso sotto il cappello. Naruto pur avendolo sentito non risponde e sembrerebbe dargli ragione. Recupera una maglia pulita dall’armadio e gliela schiaffa sul petto. “Ohi, cambiati.”
Sasuke l’afferra e va ad aprire la portafinestra che da sulla balconata.
“Voglio far cambiare un po’ d’aria qui dentro.”
Naruto si toglie la maglia. Sasuke indugia con lo sguardo senza timore, come se fosse estraneo da se stesso. Le luci tenui dell’esterno disegnano misteriose ombre sul dorso nudo dell’amico. Si spoglia anche lui, alle sue spalle l’aria frizzante gli percorre la schiena in un piacevole brivido. Appoggia la t-shirt bagnata sullo schienale di una sedia. Naruto si avvicina e gli stringe l'avambraccio, è un contatto lieve che dura poco, Sasuke fa giusto in tempo a osservare le dita dell’amico serrarsi.
“Vuoi una birra?” S’infila la maglia asciutta, dirigendosi verso il frigo.
Sasuke si piazza sul divano, rivestito da un lenzuolo dai colori chiassosi. Sobbalza quando Naruto gli appoggia la lattina gelida contro la nuca. “Ehi!” Sbotta, scansandosi, e gli strappa la birra dalle mani. Uzumaki ridacchia e accende la console sopra il televisore, con i cavi dei joystick che penzolano davanti allo schermo. È una delle poche cose che si è portato dietro dal Villaggio, probabilmente l’unica che non avrebbe stonato alla capitale.
Si siede poi accanto a Uchiha con pesantezza, sfiorandolo di proposito.
Naruto è sempre stato una persona molto fisica, al limite dell’invadenza, e Sasuke non sa bene come abbia potuto sparire dalla sua quotidianità in così poco tempo e senza che lui potesse in qualche modo opporsi. Si ritrova a indurire lo sguardo sotto l’ombra di quei pensieri, non riesce in alcun modo a rilassare i lineamenti del volto, eppure il suo spirito potrebbe lasciarsi andare fino ad addormentarsi su quel divano, come se si fosse finalmente posato in un luogo sicuro e familiare. “A che gioco vuoi perdere?” Dice sforzandosi di apparire naturale.
“Chi perderà è tutto da decidere…” Replica Uzumaki, accomodandosi meglio. “Visto che ho voglia di metterti le mani addosso, facciamo un picchiaduro.” Continua e appoggia una mano sul suo ginocchio, stringendolo. Sasuke lo spinge via col gomito in malo modo. “Levati.” Apprezza la scelta, anche lui ha bisogno di sfogarsi ma non ne ha le forze o il coraggio.




Lancia il joystick sul lato libero del divano, imbronciato.
“Ti sei arreso di già?” 
“Mi sono stancato, è diverso.”
“Hai i riflessi di un salmerino”
Naruto lo guarda stravolto. “Non sai neanche più come cazzo insultarmi.” Dà un colpo alla visiera del cappello per indispettirlo.
Sasuke lo trafigge con un’occhiata furibonda, ben più incazzato di quanto Naruto potesse sperare. “Non devi toccare il cappello, coglione.” Sibila duramente e gli si butta addosso. Uzumaki tenta di colpirlo al petto, a suo parere l’attacco è sempre la miglior difesa, ma Sasuke con rapidità gli blocca l’avambraccio e lo spinge di schiena sul divano.
Si azzuffano per pochi minuti, a suon di calci, pugni e spintoni, strattonandosi i vestiti. Sasuke lo inchioda sotto di lui, puntandogli un ginocchio in mezzo alle gambe e fermandogli un braccio sopra la testa. Naruto gli stringe una spalla, cercando di allontanarlo. È nel momento in cui i loro sguardi s’incontrano e gli insulti si esauriscono, che Uchiha nota come il sorriso sul volto di Naruto si sia spento, lasciando spazio a un’espressione più seria.

“Ehi.”


Fatica a riconoscere in quello sguardo il suo migliore amico.


“Ehi.” Gli sfiora il viso e affonda le dita tra i capelli folti e stopposi. “Che diavolo ti prende adesso?”

Naruto strizza gli occhi per un istante e serra i denti, afferrandogli con forza il polso.
“Sai cosa c’è? Che non ce la faccio più!” Sbraita con voce ruvida, piena di rabbia. “Fanculo la capitale! L’unica cosa che voglio è tornare al Villaggio. Sono stanco di essere trattato da sfigato, alla stregua di un reietto!”
Naruto è un fiume in piena, anche se Sasuke aveva già il sentore che gli avesse rifilato un sacco di cazzate riguardo quei mesi a Tokyo, non pensava che le cose andassero così male.
“Il futuro brillante che ti immaginavi…” Dice, cercando di trovare uno spazio nello sfogo dell’altro.
“Quale cazzo di futuro? Le superiori sono una merda, è impossibile che riesca a recuperare gli esami per tempo e i professori mi hanno già preso di mira.”
“Questo non è da te.” Lo interrompe con tono duro.
“Cosa non sarebbe da me?”
“Lamentarti per delle stronzate.” La mano di Sasuke è ancora sul suo viso. “Se gli altri ti trattano da schifo, reagisci. O pensi di risolvere la cosa frignando come un mocc-”
“Che cazzo dici, non sto frignando!”
“Hai idea dei sacrifici che sta facendo Iruka per permetterti di studiare, di vivere qui a Tokyo?”
Naruto tace e il solco tra le sopracciglia si fa più profondo che mai.
“Le persone che tengono a te hanno fatto dei sacrifici per permetterti di essere qui adesso, tutti abbiamo sacrificato qualcosa. Tu in prima persona hai dovuto pagare un caro prezzo, non è vero? E ora non puoi assolutamente tradire te stesso.”
Naruto gli stringe la maglia con foga, cercando di attirarlo a sé. Increspa le labbra in un vago sorriso. “Anche tu a volte ti senti terribilmente solo?”
Sasuke a quel punto smette di opporsi e ricade su di lui. Naruto lo stringe in un goffo abbraccio, sente il suo volto nell’incavo del collo e la voce cupa vibrargli nell’orecchio. “Sì.” Gli risponde Uchiha, intrufolando una mano sotto la maglia. Naruto deglutisce a vuoto e lo artiglia con ancor più forza sulla schiena.
Sasuke gli sfiora col naso la mandibola, seguendo poi con le labbra una linea invisibile sul collo. Gli ha sollevato la maglietta quasi fino al petto. Poi si alza lentamente, rimanendo a cavalcioni su di lui, lo guarda per pochi istanti e volta il capo. Naruto non sa se trattenerlo ancora, blatera qualcosa di sconnesso mentre le sue mani vanno ad aggrapparsi istintivamente al rivestimento stropicciato del divano, come in cerca di un vitale appiglio.
Sasuke scende dal divano, raccoglie il cappello caduto a terra durante la lotta e gli dà le spalle. “Vado a farmi una doccia.” Gli comunica, grattandosi incerto la nuca.
Naruto ne approfitta per darsi una rapida rovistata nei pantaloni. C’è qualcosa di bello e doloroso insieme nell'osservare la schiena di Sasuke. “Ah.” Bofonchia. “Il bagno è in comune, fuori sul corridoio in fondo a destra.”

“Ok.”












  
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