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Autore: Oxis    17/02/2018    2 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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25. Senza Kendra

 

Ciao a tutti!

Sono in ritardo, davvero perdonatemi. Non riesco a stare al passo con tutto ciò che ho da fare. Ma finalmente pubblico di nuovo e spero che vi piaccia il nuovo capitolo <3

Grazie a paige95, hai intuito qualcosa ma non tutto… i tuoi dubbi verranno presto soddisfatti :D

Grazie a Always_Merthur, fammi sapere che ne pensi di Lady Oleynn dopo aver letto questo capitolo… sono molto curiosa di conoscere i tuoi pensieri...... :D

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui sono editor: Merlin * •Italian Page•*, l’unica ufficiale di Merlin Italia. :)

Grazie mille a tutti,

Oxis

 

 

MERLINO P.O.V.

 

Artù e Merlino ebbero parecchie difficoltà a uscire dalla città senza essere visti, quella notte. I controlli erano più serrati e le nuove guardie, arruolate subito il giorno successivo all'attacco, erano all'erta. Dopo quasi un'ora che cercavano il modo di passare inosservati, le otto che tenevano d'occhio il portone principale si appisolarono di colpo, senza motivo.

Merlino fece in modo che Artù credesse di averle eluse grazie alle sue innate capacità di velocità, correndo verso le porte della città, anche se si rese conto che il principe sembrava perso nei propri pensieri.

Aveva un'espressione cupa che non lo abbandonava mai. Merlino aveva notato inoltre che aveva smesso di fare battute ed era più taciturno del solito.

Lo scrutò nel buio mentre correva a perdifiato oltre il cancello. Quando furono abbastanza lontani, rallentarono. 

– Avete idea di dove stiamo andando? – chiese.

Non ottenne risposta. 

Si addentrarono nella foresta e percorsero la strada già battuta una volta per ore che sembravano non passare mai, senza parlare. Merlino sentiva il cuore battere forte. Lui e Artù conoscevano la strada, era come se entrambi ricordassero alla perfezione ogni curva del sentiero che poche settimane prima avevano percorso.

La luna era quasi scomparsa sotto l'orizzonte quando Merlino si fermò.

– Artù, fermatevi!

Il principe si voltò, ansimando leggermente. La strada era in salita. Non avevano fatto altro che camminare dritto, senza una vera e propria meta per tutta la notte, senza fermarsi mai. Solo quando si fermò, si rese conto di quanto gli facevano male le gambe.

– Che c'è, Merlino?

Il mago gli si avvicinò.

– Dobbiamo fermarci, sire.

– Gli ordini li do io, Merlino – rispose Artù voltandosi per proseguire.

– Artù…

– Se hai paura, puoi tornare indietro! - disse con voce dura il principe continuando a camminare.

– Non lasciate che i vostri sentimenti offuschino la vostra capacità di pensare. Se sarete troppo stanco, non riuscirete a combattere neanche il più stupido dei cavalieri.

Artù rimasse interdetto per un attimo.

– L'unico che può dare ordini sono io – ripeté.

– Sire – disse Merlino con voce più accorata – anche se siete testardo, sapete che ho ragione.

Il principe si voltò di nuovo a fissarlo, ma non smise di camminare.

– Non posso smettere di camminare, Merlino – mormorò – Non ci riesco. Mi sembra che così ogni metro che percorro mi avvicini a lei e questo…

– Questo fa sembrare l'ansia sopportabile. Lo so.

Merlino sentì Artù sospirare.

– Artù… voi l'amate?

Il principe si bloccò di colpo, ma non si voltò.

C'era silenzio intorno a loro, la foresta dormiva ancora.

– Non ti autorizzo a rivolgermi domande del genere mai più in futuro.

– Sire, sono io. Con me non dovete nascondervi.

– Se ammettessi una cosa del genere, dovrei nascondermi per il resto della mia vita… da mio padre. – disse infine.

Merlino tacque. Non trovò niente da dire. Artù aveva ragione, ovviamente. Quella era una confessione, però? L'amava davvero?

– Ma così non è – disse ancora il principe, come se volesse rispondere alla sua tacita domanda. Merlino aggrottò la fronte.

– Ma…

– E non voglio ripetertelo, Merlino. Kendra è la mia serva. Una serva e nient'altro. Hai capito?

Il mago fissò la schiena di Artù e scosse la testa.

– Sì.

Perché Artù si ostinava a trattarlo in quel modo? Cosa era successo fra loro? Sembrava che si fosse spezzato qualcosa. Era palese che lui fosse innamorato di Kendra e Merlino non si capacitava del fatto che lui non glielo volesse confidare.

Il principe aveva ripreso a camminare e sembrò che l'argomento fosse chiuso.

Ci vollero altre due ore prima che Merlino sentisse la necessità di spezzare quello strano silenzio. Per fortuna non dovette farlo lui.

Erano arrivati alla radura dove avevano trovato Kendra in lacrime ormai molto tempo prima, quando il sole spuntò e Artù si fermò.

– Mi ricordavo che fosse qui. Ne sono sicuro.

Merlino sapeva che stava cercando la strana fortezza che avevano scoperto quella notte e dove presumibilmente erano segregati i Maledetti. Si ricordava anche lui che fosse da quelle parti, ma erano passate settimane e i ricordi erano offuscati.

Merlino guardò in alto. Il tempo scorreva e dovevano tornare in città per non destare sospetti.

– Sire, dobbiamo tornare. Nel castello si sveglieranno fra poco e scopriranno la vostra assenza.

Artù era frustrato, si vedeva chiaramente. Girava in tondo, senza sapere se proseguire e addentrarsi sempre più in profondità o tornare indietro.

– Torneremo – disse Merlino – la prossima volta la strada sarà più facile da percorrere, andremo più spediti. E ci sbrigheremo prima.

– Come è possibile che non troviamo quella fortezza? – chiese Artù più a sé stesso che al suo servitore.

– Non lo so. Ma dobbiamo tornare a Camelot.

Finalmente il principe parve riprendersi dai propri pensieri e annuì.

Il sole era sempre più alto e non potevano rischiare che qualcuno iniziasse a cercarli.

 

 

ARTHUR P.O.V.

 

La cameriera di Lady Oleynn bussò pochi minuti prima che Artù fosse rientrato nelle sue stanze, con l'invito a presenziare ad alcune questioni riguardo al matrimonio, così riferì il messaggio.

Con il cuore pesante, Artù si cambiò gli abiti e raggiunse la serva in corridoio. La seguì fino a una delle sali di pranzo del castello, e appena entrò si sentì subito a disagio.

Suo padre era sulla porta e gli sorrise appena lo vide. Era radioso, sembrava quasi che il suo viso fosse più rilassato e senza rughe. Artù non si capacitava di questa cosa, dato che dopotutto il regno era stato attaccato meno di due giorni prima.

– Ecco lo sposo – disse Uther.

– Padre. Cosa succede?

Lui lo guardò intensamente.

– So che ora i tuoi pensieri sono per Camelot, ma ti prego di rilassarti. Ho tutto sotto controllo. – disse, lasciandolo un po' sorpreso.

Non era da suo padre essere così entusiasta di qualcosa, soprattutto in quelle circostanze.

– Uther è preoccupato per la tua serenità – disse re Georjen, un uomo alto e dinoccolato, i cui occhi, identici a quelli della figlia, guardavano tutti in un modo austero che non piaceva molto ad Artù. Lo rispettava, ovviamente, ma gli dava fastidio che parlasse di suo padre come se fossero già amici intimi.

– Ma almeno per ora, goditi le gioie del matrimonio – mormorò Uther. Il suo sorriso ora apparve sincero ad Artù, che non poté ribattere perché Lady Oleynn lo chiamò dalla sala.

– Artù?

Il padre di Lady Oleynn dette una piccola pacca sulla spalla al padre e si allontanò con lui.

Artù non ebbe altra scelta che entrare nella stanza. 

Lady Oleynn e sua madre, Lady Astrian stavano confabulando leggermente chine su drappi di tessuto stesi su un lungo tavolo. Due serve porgevano tessuti e pizzi, mostrandoli alle dame.

– Eccovi, Artù – lo salutò Lady Astrian – devi scusarci per questo programma inaspettato, ma Oleynn credeva che potesse essere divertente.

Artù si avvicinò al tavolo.

Le due donne si assomigliavano incredibilmente. A parte per i capelli, rosso chiaro quelli della figlia e neri quelli della madre, avevano lo stesso portamento e gli stessi lineamenti dolci ma decisi.

Lady Oleynn gli sorrise e arrossì.

– Madre, puoi lasciarci soli? Credo che per un uomo questo momento sia abbastanza imbarazzante senza che resti anche la madre della sposa.

Artù non poté fare a meno di scuotere la testa.

– Vi prego, Lady Astrian, non vorrei che ve ne andaste a causa mia.

– Mia figlia ha ragione, e poi ho molte cose da fare oggi – rispose con tono squillante la regina, facendo un piccolo inchino e allontanandosi dalla sala.

– Lady Oleynn… avete bisogno di me? – chiese, sforzandosi di mantenere un tono entusiasta, avvicinandosi alla sua promessa sposa.

– Non mostrate entusiasmo che non avete, mio signore – replicò la ragazza con un sorriso, indicandogli il tavolo imbandito di tessuti – non mi offendo se non siete interessato. Ho solo pensato che potevamo passare un po' di tempo insieme. Sono sicura che potreste trovarlo piacevole.

Il principe la guardò mentre sollevava un tessuto color porpora.

– Sono certo che il tempo passato in vostra compagnia sia molto piacevole.

La frase suonò falsa perfino a lui, ma Oleynn sembrò non farci caso.

– Che ne dite? Per il vostro abito.

Artù si sforzò di concentrarsi. Non aveva molte altre scelte.

– Molto bello…

– Non sembrate convinto.

Si guardò intorno. Vide un altro tessuto, azzurro cupo con dei ricami opachi impressi.

– Mi piace questo… – mormorò, indicandolo.

Oleynn gli si avvicinò e guardò il tessuto.

– Perché questa scelta?

– I miei occhi – rispose istintivamente Artù, ricordando le parole di Kendra.

Si rese conto del tono austero con cui aveva pronunciato le parole solo quando lei lo guardò sorpresa e scoppiò in una risata cristallina. Artù la fissò imbarazzato.

– Il vostro gusto è impeccabile – disse – Perdonatemi se rido, è insolito vedere un principe attento a cose come abiti e tessuti.

Artù non poté fare a meno di sorridere, suo malgrado.

– Mi dispiace avervi dato l'impressione di non essere troppo… uomo.

Lady Oleynn smise di ridacchiare e gli prese una mano.

– Non lo dite neanche per scherzo, Artù.

I loro occhi si incontrarono. Artù sentì un tuffo al cuore e per un attimo, solo per un attimo, si sentì sereno e senza preoccupazioni.

Lady Oleynn non era la principessa altezzosa e amabile che aveva creduto, sembrava una persona sincera e solare. Sentì la sua mano piccola e morbida stringerlo e all'improvviso sentì una grande confusione dentro di sé.

   
 
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