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Autore: Fiamma Drakon    29/06/2009    1 recensioni
Strane chiamate senza risposta ed ombre evanescenti sono alcuni degli strani avvenimenti che turbano il quieto scorrere dell'esistenza di Pride, che si ritroverà alle prese con le sue prime "cotte adolescenziali" e a confronto con qualcosa che supera anche le capacità degli Homunculus...
[dedicata a valerya90 e _Titti_]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Pride
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5_Visione Stupido! Era stato uno stupido.
Un vero stupido: perché l’aveva trattata tanto male? Idiota.
Era un vero e proprio idiota.
Lei si era preoccupata per lui e come l’aveva ripagata? L’aveva trattata malissimo!
Sì, il suo odio era meritato e, per quanto si fosse impegnato per cercare di ottenere il suo perdono, sapeva che tutto sarebbe stato futile.
Totalmente futile.
Avrebbe preso a testate la parete se fosse servito a qualcosa, ma era inutile.
Idiota.
Avrebbe voluto strapparsi il cuore con un paio di pinze arroventate, se fosse servito ad ottenere il suo perdono.
Idiota.
Avrebbe sofferto migliaia di morti atroci solo per poterle provare di essere realmente pentito.
Sospirò, mentre un profondo rammarico s’impadroniva di lui, trascinandolo sempre più giù in un pozzo senza fondo né speranza.
Preso da quei tristi pensieri, s’incamminò lungo il corridoio, gli occhi bassi colmi d’angosciosa tristezza.
Passando davanti alla camera di Malice, il biondo non osò alzare nemmeno lo sguardo e proseguì, diretto nella sua stanza.

IDIOTA, CRETINO, IMBECILLE!!! CREDE DAVVERO CHE MI DIVERTA A FARLO PREOCCUPARE?!?! RAZZA DI INGRATO! E IO CHE MI SONO PURE PREOCCUPATA PER LUI!!! Razza di stupido...
Malice, gettata sul suo letto, il viso affondato nel cuscino per impedire alle lacrime che erano in procinto di travolgerla di fuoriuscire a fiotti ininterrotti, ripensava con amarezza al colloquio di poco prima con Pride.
Quella mattina era stata così felice di aver passato la notte con lui... credeva che sarebbe andato tutto per il verso giusto... e invece le si era rivoltato contro, era diventato d’un tratto ostile.
Perché? Era forse sbagliato preoccuparsi per le persone care, anche se sono solo Homunculus? Non riusciva a comprenderlo affatto: perché essere così cattivo? Che motivo c’era?
Rimase immobile sul letto quando avvertì la familiare scossa di freddo pervaderle la schiena, seguita immediatamente da una vampata di calore. Il buio dinanzi ai suoi occhi chiusi andò sfocando pian piano, sostituito da una nebulosa immagine della quale riuscì a scorgere un profilo argenteo che pareva circondato da qualcosa di indefinito e quello che, ad occhio, pareva essere Pride.
La visione s’interruppe senza darle ulteriori notizie, ma ciò che aveva visto era stato sufficiente: ogni sua visione poteva mostrarle uno scorcio di futuro o di passato e quello che aveva visto era stato, con ogni probabilità, uno spezzone del futuro di Pride.
No, non voleva sapere altro: non voleva più preoccuparsi di lui e della sua incolumità, non se doveva essere trattata male.
Le lacrime minacciarono nuovamente di travolgerla, nonostante cercasse di arginarle: non voleva più versare una che fosse una sola lacrima per Pride.

Lui era disteso sul suo letto ancora disfatto e carezzava il vuoto accanto a sé, vuoto che quella notte era stato occupato da Malice.
I suoi occhi indagavano il soffitto, disegnandovi arabescati motivi inesistenti, nella vuota speranza di riuscire a colmare il vuoto che il litigio con Malizia aveva portato.
Ci stava malissimo: era davvero depresso. Perché l’aveva trattata a quel modo orribile? No, non riusciva a conviverci: doveva fare qualcosa.
Il problema era: che cosa? Di certo Malice non gli avrebbe rivolto la parola per tantissimo tempo, ma doveva parlarle, assolutamente.
Si alzò con decisione e uscì dalla camera.
Con poche, lunghe falcate raggiunse la camera di Malice e bussò alla porta, rapido, quasi aggressivo.
Dall’interno sentì provenire un lieve rumore che annunciava l’imminente arrivo dell’Homunculus sulla porta.
Quando questa si aprì, repentino, agile e potente, un ceffone si abbatté sull’Orgoglio, che non ebbe neanche il tempo di reagire che già la porta si era richiusa, accompagnata da un sonoro schianto.
Pride si massaggiò la guancia dolente, sulla quale era ancora impressa la manata di Malice.
Lui picchiò di nuovo sulla porta, con più forza di prima.
- Malice! Malice ti prego aprimi! Ti supplico, voglio parlarti! Mi dispiace, davvero! Ti giuro che no... -.
S’interruppe quando i suoi occhi incrociarono una figura solitaria lungo il corridoio: immobile, lo fissava con vuote pupille leggermente a mandorla d’un biancore spettrale e, attorno al suo sfocato profilo, l’Homunculus giurò che ci fossero dei filamenti d’un biancore argenteo.
I medesimi filamenti argentei che aveva scorto attorno alla figura balzata quella notte oltre il muro di cinta.
Nel corridoio riecheggiò una risata, rauca, sommessa, intrisa di una vaga perfidia tale da far accapponare la pelle. Somigliava molto ad una risatina di scherno e Pride giurò che fosse rivolta a lui... da parte di quell’ombra.
Che cosa ci faceva quella persona in casa?
Senza neanche attendere che l’ordine arrivasse dal cervello agli arti, l’Homunculus iniziò a corrergli incontro, rapido, con aggressività.
Quando gli fu quasi addosso, riuscì a cogliere altri particolari del viso: i tratti erano morbidi, anche se il mento era aguzzo. Le labbra, sottili, erano stirate in una smorfia che somigliava più ad un ghigno e ai lati degli occhi pareva emanare qualcosa, che poi sembrava sfumare confusamente nell’aria.
Era tanto vicino da poterlo colpire direttamente e fu ciò che Pride tentò di fare, tentò solamente, perché il suo pugno fendette l’aria senza poterlo colpire: svanito.
Nel corridoio Orgoglio percepì ancora un labile riecheggio della risata di scherno di quell’essere e si guardò intorno, confuso e spaesato: com’era possibile che fosse svanito nel nulla?
In quel momento, sentì una porta aprirsi, cigolando, alle sue spalle...
   
 
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