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Autore: maz    29/06/2009    2 recensioni
Poi sentii solo dolore. Mi sentii bruciare. Bruciava tutto. Il mio corpo, i miei organi, la mia mente, il mio cuore. Volevo scappare da quell’incendio ma non riuscivo a muovermi. Quando capii che era troppo tardi per scappare iniziai ad urlare. Pregavo perché la morte arrivasse più in fretta, quel dolore tremendo mi rendeva totalmente inutile. Poi il dolore pian piano scomparve. Il mio cuore palpitava più forte. Stavo morendo lo sentivo. Il mio cuore tacque e riaprii gli occhi. Vidi un angelo. Assomigliava tanto al dottor Carlisle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Twilight
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~Diari~

1936 ~ Il patto

 

 

 

Ed eccoci qui dopo l’ennesima fuga. Ci siamo trasferiti a Forks, Washington. Era una bella cittadina.

Tutt’intorno c’era solo verde, la foresta si estendeva per chilometri e anche lì potevamo cacciare senza problemi. Era pieno di orsi. Soprattutto il clima era dalla nostra.

Pioveva quasi tutto l’anno, una fortuna per noi che in questo modo potevamo condurre una vita normale, se mi era consentito dire così. Esme aveva trovato una casa abbandonata da secoli e la ristrutturò.

 

Ci inserimmo molto presto in quella piccola città. Ovviamente Carlisle aveva ripreso il suo lavoro di medico. Io, Emmett e Rose eravamo come sempre i figli adottivi di Carlisle.

Dopo qualche mese ci accingemmo a celebrare il matrimonio dei miei fratelli. Rose finalmente si era presa quello che il destino le aveva tolto. Nonostante la sua superficialità, ero felice per lei.

Emmett era su di giri. Mi piaceva molto leggere i suoi pensieri.

Era quasi divertente. Era orgoglioso del gesto che stava per fare. Voleva rendere felice Rose e ci riuscì. Io lo sapevo bene.

 

La cerimonia fu semplice.

Alla sera gli sposini si ritirarono nella loro camera e mi ritrovai senza volerlo a pensare all’amore.

Era difficile capire quel sentimento.

Nonostante in casa avessi degli esempi tangibili di questa emozione, non ne ero mai venuto a capo.

 

Tante volte avevo letto poesie, racconti, romanzi che decantavano l’amore, ma non me ne sentivo toccato. Forse, pensandoci non avrei mai conosciuto quel sentimento.

Nessuno può amare una creatura della notte.

Probabilmente qualcuna della mia razza poteva interessarsi a me, ma dentro di me avevo la consapevolezza di bastare a me stesso.

 

Smisi di pensarci, era inutile perdersi in pensieri futili, l’amore non esisteva per tutti, soprattutto per me.

Tornai nelle mie stanze e decisi di iniziare a leggere qualcosa di nuovo.

Non sapevo cosa scegliere.

Avevo letto tutte le opere della maggior parte dei poeti e scrittori, da Baudelaire ad Edgar Allan Poe, da Oscar Wilde a Shakespeare, da Leopardi a D’Annunzio e a Boccaccio.

Decisi di continuare con la letteratura italiana, così mi apprestai a leggere Dante.

 

Alle prime luci dell’alba chiusi il mio libro e uscii a prendere una boccata d’aria.

Pensavo a Paolo e Francesca. A come il loro amore gli era stato fatale.

Volevo scrollarmi quei pensieri di dosso. Sentii Emmett alle mie spalle, così ne approfittai per distrarmi un po’ con lui.

Gli proposi un combattimento, certo che non lo avrebbe rifiutato per niente al mondo.

Avevo ragione. Accettò ben volentieri. Vinsi io ovviamente.

“Voglio la rivincita. Sarò io a vincere domani!!!” urlò deluso dall’esito della partita.

 

Gli sorrisi e rientrai in casa. Mi sedetti al piano e iniziai a suonare. Smisi quando gli ultimi raggi del sole si diffusero sulla mia pelle diafana.

Mi voltai verso la finestra che dava sul fiume.

 

Era il crepuscolo.

 

Adoravo quel momento della giornata. Mi vennero in mente alcuni versi di Foscolo: “Forse perché della fatal quiete tu sei l’imago a si cara vieni o sera!  Sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni . Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno , e intanto fugge questo reo tempo , e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.”.

Come al Foscolo anche a me quel sonetto mi era caro. Avevamo in comune il desiderio per l’arrivo della sera.

 

Quella notte decidemmo di andare a caccia tutti insieme.

Ci addentrammo nella foresta ed ognuno di noi fece prevalere il proprio lato assassino.

Scorgemmo un branco di alci e li attaccammo senza perder tempo.

D’un tratto mi irrigidii. Avvertivo una minaccia.

Quando gli altri si accorsero del mio stato d’allerta, si apprestarono ad assumere la posizione di difesa.

Sentivo i loro pensieri, erano ostili.

 

Mi voltai verso Carlisle.

“Sono in tre. Hanno intenzione di attaccarci.” Gli sussurrai.

“Chi sono?” chiese Emmett eccitato dalla possibilità di un imminente scontro.

“Sono i Quileute. Ephraim Black, Quil Ateara e Levi Uley.”sputai.

 

Si avvicinarono. Eravamo pronti per lo scontro. Emmett fremeva, Esme era preoccupata e Rosalie si portò vicino il suo compagno, pronta a combattere con lui. Io e Carlisle eravamo in prima fila.

Ci trovammo di fronte a loro, separati solo dalle carcasse degli animali che avevamo appena dissanguato. “Potrei provare a parlargli.” pensò Carlisle.

Non mi sorpresero i suoi pensieri. Sapevo che era restio alla violenza.

 

“Puoi provarci, ma se qualcosa va storto attacchiamo!” dissi a mio padre. Lui annuì.

 Carlisle avanzò con le mani in alto. Noi eravamo pronti a coprire la distanza nel caso in cui le parole di mio padre non sortissero l’effetto desiderato.

 

“Siamo in pace fratelli, non vogliamo farvi del male. Non abbiamo intenzione di attaccarvi.” Disse Carlisle.

 

“Siete nel nostro territorio. Voi freddi siete nostri nemici da sempre e stanotte per voi sarà la fine.” Parlò Ephraim Black.

“Non tolleriamo che nel nostro territorio tanta gente innocente muoia per colpa di voi parassiti.

Combatteremo per proteggere le nostre case, le nostre donne e se dovessimo perdere, i nostri figli combatteranno al nostro posto.

La vostra razza scomparirà dalla faccia della terra!” concluse Black.

 

“Caro amico, comprendo le vostre ragioni, ma permettetemi di parlarvi di noi.

È vero siamo i freddi di cui parlate, ma noi a differenza degli altri della nostra specie, abbiamo rinnegato la nostra natura.

Anche noi abbiamo a cuore la vita e ci impegniamo a rispettarla, nonostante la nostra natura ci spinge a fare il contrario.

Ci nutriamo di sangue animale e cerchiamo di resistere alle tentazioni che incontriamo sulla nostra strada.” Spiegò calmo Carlisle.

“Possiamo evitare una guerra se lo vogliamo. Perdonateci se abbiamo invaso il vostro territorio.

Non sapevamo fosse rivendicato.

Possiamo provare a raggiungere un accordo per evitare problemi.” Continuò.

 

“Ci penseremo. Indiremo una riunione con il resto della tribù e proveremo a raggiungere un accordo.

Ci ritroveremo qui domani al crepuscolo.” Disse Black e si allontanò con gli altri due.

 

Tornammo a casa. Quella notte e il giorno seguente discutemmo a lungo.

“Carlisle sono licantropi. Gliel’ho letto nella mente. Sai cosa significa?

Se si scatena una guerra sarà letale. Siamo nemici da secoli.

Cosa ti fa pensare che riusciremo a scendere a patti con loro. Ci odiano nel profondo.” Dissi a Carlisle.

 

“Edward non ci hanno attaccato, questo vuol pur dire qualcosa?

Andrà tutto bene. Se continuiamo a farci la guerra non servirà a nessuno.” ribatté Carlisle.

 

Fu quasi ora e ci avviammo nel luogo d’incontro. Esme e Rosalie rimasero a casa.

Nel caso in cui fosse scoppiata la guerra almeno loro potevano salvarsi.

 

Quando arrivammo il branco era già lì. Fu Ephraim a parlare per primo.

 

“La tribù si è riunita ed ha deciso.

Se ciò che ci avete detto ieri notte è vero allora non siete un pericolo.

Continuiamo in ogni caso a non fidarci. Per questo stipuleremo un patto.

Se questo non viene rispettato allora non varrà più nessuna regola e vi daremo la caccia fino a quando la vostra razza non si sarà estinta.” Sentenziò.

 

Carlisle annuì. “Ci impegneremo ad osservare il patto se servirà a scampare una guerra inutile.” Disse.

 

“D’ora in avanti avrete dei confini da rispettare.

Non potrete varcare i confini della riserva di La Push e dovete tenervi a distanza di 2 Km da tutto il perimetro.

Tuttavia non possiamo impedirvi di condurre una vita normale, per questo Forks sarà territorio neutrale. La clausola più importante però è una sola: se qualcuno di voi morde un umano,

allora il patto non varrà più. Questo è quanto.

Dimenticavo, non siamo disposti a trattare nessun punto.

Prendere o lasciare.” Disse Black.

 

“Non ci sono problemi. Terremo fede al patto.

Nessuno della mia famiglia trasgredirà le regole.

Permettetemi però di aggiungere qualcosa. Ovviamente anche noi avremmo delle richieste.

In realtà è solo una.

Nessuno di voi dovrà rivelare la nostra esistenza agli esseri umani.” Disse Carlisle.

 

Ephraim Black annuì e si strinsero la mano.

 

Tornammo a casa e raccontammo tutto ad Esme e Rosalie.

Era notte fonda quando mi ritirai nella mia stanza.

Pensavo a Carlisle e alla sua capacità di riuscire a portare la pace anche quando non era possibile.

Ero davvero orgoglioso di avere un padre come lui, e speravo un giorno di potergli assomigliare.

 

Mi risvegliai da quei pensieri e ripresi tra le mani la Divina Commedia deciso a continuare il viaggio nell’inferno.

 

Edward

 

 

Ringrazio Marta per i suoi preziosi consigli.

Ringrazio anche Tede per il suo commento e per avermi messo tra le sue preferite.

Ringrazio anche  Honey Evans e BellaCullen88.

Un bacio a tutti!!!

 

  
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