~Diari~
1936 ~ Il patto
Ed eccoci
qui dopo l’ennesima fuga. Ci siamo trasferiti a Forks, Washington. Era una
bella cittadina.
Tutt’intorno c’era solo verde, la
foresta si estendeva per chilometri e anche lì potevamo cacciare senza
problemi. Era pieno di orsi. Soprattutto il clima era dalla nostra.
Pioveva quasi tutto l’anno, una
fortuna per noi che in questo modo potevamo condurre una vita normale, se mi
era consentito dire così. Esme aveva trovato una casa abbandonata da secoli e
la ristrutturò.
Ci inserimmo molto presto in quella
piccola città. Ovviamente Carlisle aveva ripreso il suo lavoro di medico. Io,
Emmett e Rose eravamo come sempre i figli adottivi di Carlisle.
Dopo qualche mese ci accingemmo a
celebrare il matrimonio dei miei fratelli. Rose finalmente si era presa quello
che il destino le aveva tolto. Nonostante la sua superficialità, ero felice per
lei.
Emmett era su di giri. Mi piaceva
molto leggere i suoi pensieri.
Era quasi divertente. Era orgoglioso
del gesto che stava per fare. Voleva rendere felice Rose e ci riuscì. Io lo
sapevo bene.
La cerimonia fu semplice.
Alla sera gli sposini si ritirarono
nella loro camera e mi ritrovai senza volerlo a pensare all’amore.
Era difficile capire quel
sentimento.
Nonostante in casa avessi degli
esempi tangibili di questa emozione, non ne ero mai venuto a capo.
Tante volte avevo letto poesie,
racconti, romanzi che decantavano l’amore, ma non me ne sentivo toccato. Forse,
pensandoci non avrei mai conosciuto quel sentimento.
Nessuno può amare una creatura della
notte.
Probabilmente qualcuna della mia
razza poteva interessarsi a me, ma dentro di me avevo la consapevolezza di
bastare a me stesso.
Smisi di pensarci, era inutile
perdersi in pensieri futili, l’amore non esisteva per tutti, soprattutto per
me.
Tornai nelle mie stanze e decisi di
iniziare a leggere qualcosa di nuovo.
Non sapevo cosa scegliere.
Avevo letto tutte le opere della
maggior parte dei poeti e scrittori, da Baudelaire ad Edgar Allan Poe, da Oscar Wilde a Shakespeare, da Leopardi a D’Annunzio
e a Boccaccio.
Decisi di continuare con la
letteratura italiana, così mi apprestai a leggere Dante.
Alle prime luci dell’alba chiusi il
mio libro e uscii a prendere una boccata d’aria.
Pensavo a Paolo e Francesca. A come
il loro amore gli era stato fatale.
Volevo scrollarmi quei pensieri di
dosso. Sentii Emmett alle mie spalle, così ne approfittai per distrarmi un po’
con lui.
Gli proposi un combattimento, certo
che non lo avrebbe rifiutato per niente al mondo.
Avevo ragione. Accettò ben
volentieri. Vinsi io ovviamente.
“Voglio la rivincita. Sarò io a
vincere domani!!!” urlò deluso dall’esito della partita.
Gli sorrisi e rientrai in casa. Mi
sedetti al piano e iniziai a suonare. Smisi quando gli ultimi raggi del sole si
diffusero sulla mia pelle diafana.
Mi voltai verso la finestra che dava
sul fiume.
Era il crepuscolo.
Adoravo quel momento della giornata.
Mi vennero in mente alcuni versi di Foscolo: “Forse perché della fatal quiete tu sei
l’imago a mè si cara vieni o sera! Sempre
scendi invocata, e le secrete vie del mio cor
soavemente tieni . Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno , e intanto
fugge questo reo tempo , e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.”.
Come al
Foscolo anche a me quel sonetto mi era caro. Avevamo in comune il desiderio per
l’arrivo della sera.
Quella
notte decidemmo di andare a caccia tutti insieme.
Ci
addentrammo nella foresta ed ognuno di noi fece prevalere il proprio lato
assassino.
Scorgemmo
un branco di alci e li attaccammo senza perder tempo.
D’un
tratto mi irrigidii. Avvertivo una minaccia.
Quando
gli altri si accorsero del mio stato d’allerta, si apprestarono ad assumere la
posizione di difesa.
Sentivo i
loro pensieri, erano ostili.
Mi voltai
verso Carlisle.
“Sono in
tre. Hanno intenzione di attaccarci.” Gli sussurrai.
“Chi
sono?” chiese Emmett eccitato dalla possibilità di un imminente scontro.
“Sono i
Quileute. Ephraim Black, Quil Ateara e Levi Uley.”sputai.
Si
avvicinarono. Eravamo pronti per lo scontro. Emmett fremeva, Esme era
preoccupata e Rosalie si portò vicino il suo compagno, pronta a combattere con
lui. Io e Carlisle eravamo in prima fila.
Ci
trovammo di fronte a loro, separati solo dalle carcasse degli animali che
avevamo appena dissanguato. “Potrei provare a parlargli.” pensò
Carlisle.
Non mi sorpresero
i suoi pensieri. Sapevo che era restio alla violenza.
“Puoi
provarci, ma se qualcosa va storto attacchiamo!” dissi a mio padre. Lui annuì.
Carlisle avanzò con le mani in alto. Noi
eravamo pronti a coprire la distanza nel caso in cui le parole di mio padre non
sortissero l’effetto desiderato.
“Siamo in
pace fratelli, non vogliamo farvi del male. Non abbiamo intenzione di
attaccarvi.” Disse Carlisle.
“Siete
nel nostro territorio. Voi freddi siete nostri nemici da sempre e stanotte per
voi sarà la fine.” Parlò Ephraim Black.
“Non
tolleriamo che nel nostro territorio tanta gente innocente muoia per colpa di
voi parassiti.
Combatteremo
per proteggere le nostre case, le nostre donne e se dovessimo perdere, i nostri
figli combatteranno al nostro posto.
La vostra
razza scomparirà dalla faccia della terra!”
concluse Black.
“Caro
amico, comprendo le vostre ragioni, ma permettetemi di parlarvi di noi.
È vero
siamo i freddi di cui parlate, ma noi a differenza degli altri della nostra
specie, abbiamo rinnegato la nostra natura.
Anche noi
abbiamo a cuore la vita e ci impegniamo a rispettarla, nonostante la nostra
natura ci spinge a fare il contrario.
Ci nutriamo
di sangue animale e cerchiamo di resistere alle tentazioni che incontriamo
sulla nostra strada.” Spiegò calmo Carlisle.
“Possiamo
evitare una guerra se lo vogliamo. Perdonateci se abbiamo invaso il vostro
territorio.
Non
sapevamo fosse rivendicato.
Possiamo
provare a raggiungere un accordo per evitare problemi.” Continuò.
“Ci
penseremo. Indiremo una riunione con il resto della tribù e proveremo a
raggiungere un accordo.
Ci
ritroveremo qui domani al crepuscolo.” Disse Black e si allontanò con gli altri
due.
Tornammo
a casa. Quella notte e il giorno seguente discutemmo a lungo.
“Carlisle
sono licantropi. Gliel’ho letto nella mente. Sai cosa significa?
Se si
scatena una guerra sarà letale. Siamo nemici da secoli.
Cosa ti
fa pensare che riusciremo a scendere a patti con loro. Ci odiano nel profondo.”
Dissi a Carlisle.
“Edward
non ci hanno attaccato, questo vuol pur dire qualcosa?
Andrà
tutto bene. Se continuiamo a farci la guerra non servirà a nessuno.” ribatté Carlisle.
Fu quasi
ora e ci avviammo nel luogo d’incontro. Esme e Rosalie rimasero a casa.
Nel caso
in cui fosse scoppiata la guerra almeno loro potevano salvarsi.
Quando
arrivammo il branco era già lì. Fu Ephraim a parlare per primo.
“La tribù
si è riunita ed ha deciso.
Se ciò
che ci avete detto ieri notte è vero allora non siete un pericolo.
Continuiamo
in ogni caso a non fidarci. Per questo stipuleremo un patto.
Se questo
non viene rispettato allora non varrà più nessuna regola e vi daremo la caccia
fino a quando la vostra razza non si sarà estinta.” Sentenziò.
Carlisle
annuì. “Ci impegneremo ad osservare il patto se servirà a scampare una guerra
inutile.” Disse.
“D’ora in
avanti avrete dei confini da rispettare.
Non
potrete varcare i confini della riserva di La Push e dovete tenervi a distanza
di 2 Km da tutto il perimetro.
Tuttavia
non possiamo impedirvi di condurre una vita normale, per questo Forks sarà
territorio neutrale. La clausola più importante però è una sola: se qualcuno di
voi morde un umano,
allora il
patto non varrà più. Questo è quanto.
Dimenticavo,
non siamo disposti a trattare nessun punto.
Prendere
o lasciare.” Disse Black.
“Non ci
sono problemi. Terremo fede al patto.
Nessuno
della mia famiglia trasgredirà le regole.
Permettetemi
però di aggiungere qualcosa. Ovviamente anche noi avremmo delle richieste.
In realtà
è solo una.
Nessuno
di voi dovrà rivelare la nostra esistenza agli esseri umani.” Disse Carlisle.
Ephraim
Black annuì e si strinsero la mano.
Tornammo
a casa e raccontammo tutto ad Esme e Rosalie.
Era notte
fonda quando mi ritirai nella mia stanza.
Pensavo a
Carlisle e alla sua capacità di riuscire a portare la pace anche quando non era
possibile.
Ero
davvero orgoglioso di avere un padre come lui, e speravo un giorno di potergli
assomigliare.
Mi risvegliai da quei pensieri e ripresi tra le mani la Divina Commedia
deciso a continuare il viaggio nell’inferno.
Edward
Ringrazio Marta per i suoi preziosi consigli.
Ringrazio anche Tede per il suo commento e per avermi
messo tra le sue preferite.
Ringrazio anche Honey Evans e
BellaCullen88.
Un bacio a tutti!!!