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Autore: butterflygirl    18/02/2018    6 recensioni
dall'addio del faraone sono passati quattro mesi e la terra è finalmente in pace , ma tutto sta per cambiare perchè un nuovo nemico sta per tornare e vendicarsi ma non fatevi ingannare dalle apparenze , perchè sarà solo l'inizio di una lunga avventura che porterà con se misteri e segreti da svelare che riguarderanno da vicino proprio Yugi
salve a tutti , questa è la mia prima ff che scrivo. il finale dell'anime e del manga non mi è mai andato particolarmente giù perciò ho deciso di scrivere un seguito tutto mio. fatemi sapere che ne pensate e se avete delle critiche a riguardo e mi raccomando commentate :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu, Un po' tutti, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La donna egizia gli sorrideva amorevolmente e Yugi non poteva che scorgere immediatamente in lei dei tratti molto familiari, a guardarla gli ricordava moltissimo Atem.
I capelli, benché lici, gli occhi e lo sguardo, erano la copia spiccicata del faraone o meglio era lui a essere la sua copia. Un sospetto gli venne spontaneo “ Sei la madre di Atem? “ gli aveva parlato di lei, conosceva il suo nome e stando ai racconti del padre sembrava che Atem le somigliasse anche nell’aspetto fisico e dato che non conosceva nessuno con quel genere di aspetto era più che ovvio che fosse sua madre, solo che non sapeva che cosa centrasse lei in tutto questo né che cosa volesse da lui.
La donna annuì “ Sì, sono Nefhen ” la donna cominciò ad avanzare verso di lui e quando gli fu vicina tese una mano per prendere la sua.
Yugi percepì un brivido non appena le loro mani si toccarono.
Un brivido familiare.
Gli occhi ametista della regina lo guardavano fisso negli occhi e il ragazzino cominciò a sentirsi a disagio, dovette distogliere lo sguardo colto da un improvviso imbarazzo.
“ Non devi agitarti, non è necessario, sei qui per il mio stesso motivo. Il Sigillo “ si fece appena da parte, mostrando a Yugi lo scrigno dorato poggiato sull’altare di pietra, brillava con una strana luce dorata proveniente dall’occhio inciso su di esso. Non era la prima volta che lo vedeva, nei suoi sogni era una cosa comune “ Quest’oggetto si trova qui da secoli ormai e aspettava te “.
Il ragazzino la guardò con gli occhi spalancati “ Me? Perché, cosa centro io con il Sigillo?” era sempre più confuso e anche abbastanza spaventato, da quando era cominciata quella storia, le domande non smettevano di assillargli la mente e cominciava ad averne abbastanza di tutti quei segreti. Per almeno una volta desiderava che qualcuno gli dicesse qualcosa di sensato che gli permettesse di capire una buona volta.
“ Perché appartiene a te, da sempre “ i grandi occhi ametista della regina incrociarono il suo sguardo confuso “ Tu eri destinato ad avere quest’oggetto del millennio dal giorno cui sei venuto al mondo, la sua magia è qualcosa di veramente potente e solo tu puoi utilizzarla perché sei il suo guardiano “.
Yugi si allontanò dalla donna, era sempre più allibito “ Il suo guardiano? Io?“ indicò se stesso con le mani, le sopracciglia dilatate fino all’inverosimile. Poi scosse la testa “ No, questa non ha senso “.
La donna sorrise “ Posso comprendere, non c’è da meravigliarsi che tu non ti ricordi, infondo era inevitabile per la reincarnazione” il suo sguardo si fece all’improvviso triste e cupo, come se dolorosi ricordi fossero apparsi nella sua mente privandola di qualsiasi sorriso. Anzi, un accenno di lacrime bagnò le lunghe ciglia nere che adornavano le gemme ametista dei suoi occhi socchiusi, le mani si strinsero a pugno lungo i fianchi trattenendo al loro interno la stoffa bianca della lunga veste che indossava. Poi, con la dignità da vera regina, si ricompose, prese un respiro e tornò a guardarlo, seria e composta “ Vuoi delle spiegazioni, io sono qui per dartele poiché il mio compito da secoli. Tu non sei un normale ragazzino di questo secolo, in te c’è qualcosa di molto più speciale, qualcosa che indissolubilmente ti lega ad Atem ed è molto più di una qualsiasi reincarnazione di anima. Il vostro legame è più profondo, più viscerale ed è il motivo di tutta la tua esistenza. Che cosa credi che ti abbia spinto a risolvere il puzzle del millennio, quella notte di tre anni fa?“.
“ Non vedo cosa centri questo con il Sigillo “.
“ Ti prego di rispondere “ lo incalzò lei, non perdendo quel tono pacato e amorevole che caratterizzava la sua dolce voce e il suo sguardo.
Il ragazzino scosse le spalle “ Non lo so, dicono che c’era una profezia su quell’oggetto, riguardo al prescelto”.
“ È vero, ma non è solo questo. C’è una verità nascosta dietro quella profezia, una verità che riguarda una persona molto importante nella vita di Atem “.
Con quella dichiarazione particolare, la regina si guadagnò la completa attenzione di Yugi che con la fronte corrugata si pose in ascolto.
La regina continuò il suo racconto “ Quella persona importante è suo fratello”.
“ Suo fratello?” esclamò Yugi sconvolto. Per quanto il passato di Atem potesse ancora risultare complicato quanto il suo carattere, una cosa era ben certa: lui non aveva avuto fratelli. Gli aveva raccontato tutto della sua precedente vita in Egitto dopo essere tornato a Domino. Gli aveva raccontato di quanto gli avesse fatto schifo, essere un principe, quanto suo padre si fosse effettivamente dimostrato l’idiota bigotto che era, quanto gli fosse pesata la responsabilità di faraone e cosa importante che era sempre stato solo come un cane, proprio come lui. Era questa una delle tante cose che li aveva uniti contro ogni aspettativa, la solitudine. Potevano anche avere avuto degli amici, ma fondamentale erano soli e senza genitori alle spalle, entrambi non avevano avuto la possibilità di sapere cosa si provasse ad avere un fratello con cui passare le giornate e un po’ avevano esorcizzato quella mancanza facendosi da fratelli a vicenda. Era anche una scusa che funzionava davanti a tutti, si somigliavano come solo due fratelli potevano, tanto era vero che Lizzie aveva impiegato mesi per scoprire la verità nonostante ne avesse passate di ogni da quando si era unita a loro, tralasciando il dettaglio di quanto si fosse scoperto essere insopportabile Marik con lei. A reggere tutto il discorso c’era proprio questo fatto dei fratelli, non ne avevano avuto nessuno, altrimenti Atem glielo avrebbe detto, dopotutto perché nascondere di avere avuto un fratello. Scosse la testa “ Atem non ha fratelli, altrimenti me l’avrebbe detto”.
La regina rise “ Ma certo che lo avrebbe fatto, se solo se lo fosse ricordato “.
“ Atem ha ritrovato la memoria, mi ha detto tutto sul suo passato”.
“ Quello che Atem ti ha raccontato, è solo la sua parte. In realtà c’è molto di più ma quelle memorie sono state cancellate involontariamente. Io avevo un altro figlio, nacque quattro anni dopo Atem e fu la causa della mia morte. Il suo nome era Heba. Entrambi erano molto legati, lo erano stati per anni fino a quel giorno. Quando Akhnadin tradì il regno, schierandosi con Zork, la prima cosa che fece fu di attaccare il palazzo con un esercito di mostri e per salvare Atem, Heba si mise nel mezzo e fu ucciso. Lui non l’ha mai sopportato e quando anche Atem morì, poco prima cancellò tutte le sue memorie per imprigionare Zork nel Puzzle, in particolare quelle che riguardavano Heba. In qualche modo esse sono ancora bloccate nella sua mente “.
Un fratello che non ricordava di avere. Yugi si stupì di quella confessione, mai avrebbe immaginato una cosa del genere benché fosse risaputo che buona parte dei suoi ricordi o fossero poco dettagliati o proprio non li ricordasse. Aveva legato quelle mancanze al troppo tempo trascorso, in fondo quelli legati alla sua infanzia erano i più sbiaditi, non si poteva ricordare sempre tutto ma questa cosa del fratello era una sorpresa che lo aveva lasciato basito e incuriosito, soprattutto perché non comprendeva il suo legame con tutto ciò “ E che cosa centro io? “ a essere sincero, aveva un po’ di paura di volere la risposta. Non se lo sapeva spiegare ma aveva un brutto presentimento, qualcosa gli suggeriva che aveva fatto un pessimo errore a chiedere ma ormai il dado era stato tratto, non restava che condurre la partita al termine.
“ Diversi anni dopo “ riprese la regina “ L’Oracolo fece una profezia alla corte di Seth. Il faraone si sarebbe destato per sconfiggere il male ancora una volta e il prescelto avrebbe riunito i pezzi del Puzzle. La corte ricevette precise istruzioni su cosa sarebbe successo e decisero di eseguire un rituale per permettere a un’anima di reincarnarsi nel futuro, precisamente tremila anni dopo e la scelta cadde su Heba. Volevano… che Atem ricevesse un aiuto speciale, qualcuno che mai lo avrebbe tradito. Così, Heba si reincarnò diverse generazioni dopo “ gli rivolse un lungo e intenso sguardo colmo di un grande significato dai contorni specifici.
Gli occhi ametista di Yugi si dilatarono all’inverosimile, il suo respiro accelerò portando il suo petto ad alzarsi e abbassarsi convulsamente. No, era impossibile, doveva per forza aver capito male perché la velata allusione della regina era rivolta a lui e tutto ciò che stava dicendo non aveva alcun senso, non poteva averlo. Scosse la testa, più di una volta, e indietreggiò. Il volto si era fatto pallido, il passo incerto e traballante “ No… non, è impossibile “ la voce era ridotta a un sussurro strozzato, la gola si era serrata e un nodo la stringeva come a volergli togliere persino la capacità di respirare. Lui era Yugi Muto, aveva un passato e forse un futuro, ciò che quella donna voleva fargli credere non poteva in alcun modo essere vero, era pazza, tutto qui. Doveva essere pazza, voleva che fosse pazza perché si rifiutava di dare ascolto a una simile storia.
 
La lama della spada colpì il braccio recidendo la stoffa della maglia e tagliando la pelle lasciando che gocce di sangue schizzassero via da essa. La mano lasciò cadere a terra la propria spada e Atem crollò in ginocchio, urlando per il dolore e stringendo il taglio sul braccio con la mano sana, macchiata dal sangue che continuava a scorrere dalle dita. L’ombra di un Akhnadin soddisfatto e ridente gravava su di lui. Anche il sacerdote era messo male, il loro duello era una lotta senza quartiere che aveva lasciato i segni sul suo corpo. La tunica era lacerata su più punti, tagli e graffi avevano macchiato la stoffa di lino pesante con chiazze di sangue. Il volto sporco e contratto in un’espressione folle presentava il labbro spaccato da un pugno che Atem gli aveva sferrato con forza e un occhio nero dovuto a una gomitata.
Il ragazzo sapeva difendersi bene, lo ammetteva, ma anche lui aveva subito parecchi colpi. Le mani erano solcate da tagli e graffi più o meno profondi, un sopracciglio era solcato da un taglio sanguinante che gli scorreva lungo l’angolo dell’occhio a causa di una pietra che gli aveva sbattuto contro la faccia tumefatta, gambe e petto erano stati colpiti su più punti rovinando i vestiti che indossava. Il ragazzo aveva resistito finché i riflessi non si erano affievoliti, complice anche il taglio che gli solcava la nuca, ed era finito per soccombere contro il suo impalcabile colpo di spada che lo aveva messo in ginocchio, nel senso fisico del termine. Ora era piegato su una gamba, tremava e respirava a mala pena, la soddisfazione più grande. Per anni era stato lui a prostrarsi ai piedi di quel marmocchio, e a suo padre prima di lui, in simili condizioni, con il cuore colmo di rabbia per un orgoglio che non gli avevano mai permesso di sfoggiare e adesso era lui a esserlo, umiliato e debole. Come il bambino che in fondo era sempre stato, che sfoggiava con arroganza una corona che non meritava di avere, che camminava per i corridoi del palazzo come se fosse l’imperato del mondo intero e che scalciava e strepitava quando i suoi capricci non erano soddisfatti. Adesso avrebbe avuto la dimostrazione ultima, per mano sua, quanto il suo sangue nobile che adesso macchiava la sabbia, contasse davvero.
Gli sferrò un calcio alla schiena, mandandolo con la faccia contro la terra sentendolo gemere di dolore “ Come ci si sente a essere ferito e mangiare la polvere macchiata del tuo stesso sangue Atem? “ gli diede un altro calcio, stavolta allo stomaco, costringendolo a contorcersi con le mani incrociate su di esso “ Come ci si sente a essere umiliati? Io ho passato anni su un campo di battaglia. Subendo questi trattamenti da parte di nemici che volevano uccidermi mentre tu sedevi sul trono dorato come il marmocchio insignificante che eri “ gli diede un altro calcio, stavolta dritto in faccia. La sua rabbia si alimentava con l’adrenalina che gli cresceva dentro per il potere che stava saggiando. Potere che si alimentava con il rancore e il desiderio di vederlo morto ai suoi piedi. I gemiti di dolore che gli scappavano dalla bocca accompagnavano le lacrime che gli scorrevano dagli occhi, Aknadin si sentì furioso a quella vista “ Guardati, non riesci neanche a reagire. E saresti un re? I re combattono e si rialzano anche quando non hanno più le forze per farlo, anche quando il loro sangue abbandona il loro corpo. Non te l’hanno insegnato quegli idioti che ti addestravano giorno e notte nell’armeria del palazzo, per farti diventare il guerriero che avresti dovuto essere, usando quegli insegnamenti con i tuoi stupidi amichetti per giocare alla guerra? “ gli afferrò i capelli e lo strattonò, sollevandolo appena da terra per portare i loro volti vicini. Atem neanche riusciva a guardarlo, non reagiva ridotto com’era. Riusciva solo a lamentarsi “ Tu non sei un re, non dovevi neanche nascere a dire la verità “ gli sferrò un pugno sulla guancia e lo atterrò di nuovo.
Mentre Aknadin continuava a infierire su Atem, Slyfer veniva colpito dai suoi mostri ruggendo dolorante, finendo quasi atterrato. Ovviamente, ogni affondo che subiva, si ripercuoteva su Atem stesso le cui energie si stavano esaurendo. La barra luminosa sul disco che portava al braccio sinistro scendeva sempre di più verso il basso, avvicinandosi alla sua fine e con lei si avvicinava anche quella di Atem, sempre più debole.
Akhnadin non poté che guardare lo spettacolo pietoso dell’imponente divinità egizia che veniva abbattuta come un animale da caccia qualunque Guarda che scena patetica, persino la tua divinità egizia si sta facendo annientare come se niente fosse e tu non hai le forze per comandarla. E tu saresti l'erede di tale potere… tu non sei niente “ lo schernì, infierendo anche di più su di lui, sputando le sue crudeli parole con la ferocia di chi era stato ferito e di chi non pensava altro che alla sua vendetta, ignorando lo scontro che si consumava alle sue spalle, dove anche il vecchio era impegnato.
Atem continuava a lamentarsi, abusava orribili dolori sul corpo, sulla faccia, sulla testa, il braccio ferito continuava a sanguinare senza fermarsi. Non riusciva a muoversi o a reagire, gli occhi bruciavano come pire ardenti, bagnati da lacrime che non riusciva a fermare.
Dalla manica della tunica, Akhnadin estrasse un pugnale e avvicinò la lama al volto del nipote. Poggiò la superficie liscia e fredda sulla pelle e la passò lentamente sulla guancia, compiacendosi nel sentirlo sussultare e tremare “ Non preoccuparti, il tuo trapasso avverrà lontano da occhi indiscreti. Poi ucciderò il tuo amichetto e poi toccherà ai tuoi amichetti del cuore, così sarete tutti insieme come desiderate tanto “ un sogghigno sfuggi dalle sue labbra “ Poi dicono che sono senza cuore, anche la morte ti faccio avere piacevole. Lo vedi? Sono un uomo buono in fondo “.
“ Aknadin!”.
Il suo nome fu urlato dalla voce di suo fratello che lesto galoppava nella sua direzione, avvicinandosi sempre di più. Un moto di fastidio suscitò la sua vista nel sacerdote, che si discostò dal ragazzo inerme al suolo per puntare i suoi occhi iracondi sul faraone. In brevi galoppate egli lo raggiunse e smontò dal cavallo, puntandogli contro la sua spada “ Sta lontano da mio figlio “.
“ Non mi pare sia rimasto molto di lui “ lo guardò con la coda degli occhi, mantenendo un ghigno divertito sul volto.
Aknamkanon sentiva la rabbia svampargli il volto “ Non ti permetterò di torcergli un solo capello, mai più “ sentiva i gemiti di dolore dalla bocca di Atem, il sangue continuava a scorrere dal braccio ferito.
Il sacerdote scoppiò a ridere “ Tanto morirà lo stesso, Slyfer sta per essere annientato, la sua energia è ridotta al minimo. Quando la divinità non esisterà più, Atem tornerà nel regno dei morti con te “.
“ Non accadrà, non lo permetterò “ infatti, puntò una mano verso il figlio ed eseguì un lieve movimento del palmo. Il dihadihank scomparve dal braccio sano e con esso anche Slyfer, mandando a vuoto i colpi dei mostri di Aknadin. Dopo ciò, osservò Atem smettere di dimenarsi benché non bastasse, almeno parte del dolore era cessato.
“ Davvero non comprendi, fratello? Hai solo ritardato la sua dipartita “.
“ Tu hai appena segnato la tua “ alle spalle del faraone, comparve un mostro, una fenice dal manto rosso alla quale si rivolse “ Porta mio figlio da Solomon Muto “..
La fenice svolazzò sopra la testa di Atem, che prese delicatamente tra i suoi enormi artigli e si allontanò da quello che a breve sarebbe stato un altro scampo di battaglia. Così fu, Aknadin si avventò sul fratello ed entrambi tornarono a scontrarsi, portando a compimento il loro precedente duello lasciato in sospeso.
La fenice compì un brevissimo tragitto per raggiungere Solomon che, con maestria, aveva guidato il suo mostro ad annientare quelli di Aknadin, uno a uno. Quando il vecchio vide comparire la fenice, quasi aveva sussultato per poi cacciare un urlo alla vista di Atem tra i suoi artigli. Era mal ridotto, semi incosciente ma per fortuna vivo solo con un enorme taglio sul braccio che continuava a sanguinare “ Santo dio “ si avventò su di lui nel momento cui il mosto lo poggiò a terra per poi volare verso l’entrata dello spiazzo, sbarrando la strada a chiunque volesse provare di entrare.. Solomon cercò di farlo riprendere, battendogli qualche schiaffo sulla guancia mal ridotta “ Atem… Atem andiamo, questi scherzi no “.
Il faraone aprì lentamente gli occhi, bruciavano e la sua vista era appannata “ Nonno…” un filo di voce a stento sussurrato, difficile da udire anche a quella vicinanza.
Solomon non perse tempo, si sfilò il gilet che indossava, sbottonò il polso di una manica e ne afferrò il tessuto. Con forza, tirò la stoffa riuscendo a strapparne la manica, lacerandola alla cucitura sulla spalla. Poi prese un fazzoletto che teneva in tasca e corse subito alla piccola fontana circolare non molto distante a dove si trovavano e ne immerse il tessuto leggero. Tornò di corsa da Atem e delicatamente pulì la ferita come meglio poteva, per rimuovere il sangue in eccesso. Man mano che rimuoveva i residui, poteva vedere quanto profondo il taglio fosse e anche quanto fosse necessario intervenire immediatamente prima che la situazione peggiorasse. Ignorò le proteste di dolore del ragazzo, tenendolo fermo come meglio poteva, poi prese la manica strappa e tirò fuori dalla tasca un coltellino svizzero. Lacerò il tessuto verticalmente per allargarlo e con forza, lo poggiò sulla pelle lacerata. Avvolse il tessuto sul taglio come una spirale per coprire tutto il taglio, esercitando una forte pressione per bloccare il sangue e quando fu certo, strinse le due estremità con un doppio nodo sufficientemente stretto per impedire che si sciogliesse.
“ Ahi…” fu tutto ciò che uscì dalla bocca tremante di Atem, a stento si rendeva conto di cosa gli avesse fatto.
“ Shh, va tutto bene “ gli accarezzò la testa con la mano, delicatamente.
Atem cominciò a riprendersi poco alla volta, la vista si schiarì lentamente “ Dov’è Yugi…” provò ad alzarsi ma tutto il suo corpo era un muscolo pulsante che gli mozzava il respiro.
Solomon lo costrinse a stare sdraiato per quanto fosse impossibile “ Non lo so, adesso devi stare fermo o la ferita s’infiammerà di più “.
“ Modestamente me ne frego “ fu la sua protesta che portò il nonno a sbuffare rumorosamente.
Il vecchio scosse la testa esasperato “ Non puoi muoverti, guarda come sei…” ma Atem lo ignorò, incurante di essere mezzo morto si mosse lo stesso trattenendo tra i denti le labbra e s’impose di alzarsi. Il vecchio alzò le mani “ Ci rinuncio… “ era possibile che non riuscisse a stare fermo per un momento? Doveva sempre fare di testa sua, basta che spuntasse il nome di suo nipote in una frase e Atem non capiva più niente. Dovette aiutarlo a reggersi in piedi, sostenendo il suo passo barcollante “ Spero che tu non abbia intenzione di fare follie, non ti reggi neanche in piedi “.
“ Sono sopravvissuto a tante cose, una ferita e tre calci non potranno fare di peggio “ provò a muovere una gamba ma finì per barcollare e sentire ancora più dolore. Il suo peso non era retto come doveva e il rischio di svenire era dietro l’angolo. Tuttavia combatté, perché era lui e perché non era il tipo da abbattersi neanche se gli avessero amputato tutti gli arti o distrutto le ossa con un machete.
“ E vuoi morire oggi? “.
“ Sono già morto una volta “.
“ Evitiamo il bis se non ti dispiace “.
La battuta scatenò una piccola risata in Atem, costretto a soffocarla contro la propria volontà a causa del dolore scatenato nel suo petto. A passi incerti raggiunsero la fontana e sul suo bordo si sedettero.
 
Con le mani, la regina prelevò dallo scrigno dorato il Sigillo e poi si voltò verso Yugi, guardandolo. L’oggetto pendeva dalla corda, ondeggiando a mezz’aria con il suo scintillio dorato “ Quest’oggetto appartiene soltanto a chi ne è degno, non ha mai avuto alcun guardiano all’infuori di Heba, l’unico che riuscì in un momento disperato a ottenerne il potere. L’oggetto fu sepolto in questa tomba dopo la sua morte, lontano da tutti e custodito dai secoli in attesa che il suo legittimo proprietario lo rivendicasse “.
Yugi tremava, indietreggiava scuotendo la testa con decisione “ No… io non … “ le sue iridi ametista erano spalancate in un punto impreciso sul terreno, il pallore del suo volto lo aveva reso cadaverico. Si rifiutava di credere che tutto ciò fosse vero, lui non era il fratello di Atem, non era il proprietario di niente.
“ Tu sei più di quello che dimostri di essere. Lo sai, probabilmente lo hai sempre saputo ed è giunto il momento che tu ricordi ogni cosa “ si avvicinò a lui, tendendo la corda per infilare l’oggetto al collo del ragazzino.
Tuttavia, Yugi si ritrasse urlando “ NO!” indietreggiò di qualche passo, con le lacrime agli occhi stretti in una morsa disperata “ No, io non sono quello che tu sostieni, io sono Yugi Muto “.
La regina sorrise “ Certo che lo sei, ma non solo questo. Un ragazzino qualunque non sogna quello che sogni tu, non ha visioni del passato e non può evocare antichi poteri. Credi che Atem non l’abbia capito? In te c’è più di quanto appare e solo se lo accetterai potrai comprendere “ più lei avanzava, nel tentativo di convincerlo, più lui indietreggiava e in brevi passi finì con le spalle al muro. Piangeva adesso, singhiozzava stringendosi le braccia con le mani, le gambe tremavano. Fu allora che Nefhen, abbastanza vicina, infilò la corda al collo di Yugi, lasciando che l’oggetto pendesse sul suo petto.
L’occhio dorato inciso sulla superficie sfaccettata brillò.
Gli occhi di Yugi si spalancarono.
 
Il palazzo di Tebe con i suoi obelischi e le sue torri, i giardini verdeggianti che davano su ampi corridoi esterni dalle colonne colorate, la fontana di pietra che spiccava al suo centro con alti alberi e palmeti ben curati.
Due spade identiche dalla fattura pregiata furono estratte dai foderi e porse. Aknamkanon sorrideva calorosamente “ Queste spade sono per voi, vi ricorderanno sempre chi siete e che cosa sarete per sempre, figli miei. Fratelli“.
Le else furono impugnate.
Un giovanissimo Atem, appena tredicenne, sorreggeva in mano la sua guardandola con gli occhi lucidi “ Grazie padre “ si rivolse a qualcuno che stava accanto a lui e che a sua volta sorreggeva la spada gemella.
Era un bambino, più piccolo. L’elsa era notevolmente troppo grande per la manina sottile che impugnava la spada.
Ma non era un bambino qualsiasi.
Quel bambino non era altri che…
Yugi.
In tempi antichi.
Atem sorresse la sua spada a mezz’aria, avvicinandola a lui.
Il bambino, che di età non avrebbe avuto  oltre gli otto o i nove anni, sorrise a sua volta e sorresse a mezz’aria la propria con entrambe le mani.
Le due lame si scontrarono appena, emettendo un lieve suono che accompagnò l’applauso della corte lì riunita.
 
Le ginocchia crollarono contro la sabbia sollevando un lieve polverone. Il ciondolo sfiorò il terreno, continuando a brillare. Yugi si prese la testa tra le mani, i suoi occhi erano ancora spalancati e sudava “ Ho visto… ho visto me stesso ma ero… ero…”.
La regina s’inginocchiò di fronte a lui “ Eri nella tua vita passata, quando eri Heba. Questi non sono delle comuni visioni, sono ricordi. Lascia che fluiscano, solo così li potrai accettare “.
Yugi alzò gli occhi umidi sulla regina “ Ma perché adesso? “.
“ Perché eri pronto. Durante lo scontro tra tuo padre e tuo fratello, quando ti sei messo in mezzo per proteggere Slyfer, hai incrinato risvegliato per la prima volta la tua memoria e il Sigillo. Non è stato un caso, era il destino che l’ha voluto. Da quel momento hai cominciato ad avere visioni del passato sotto la forma di sogni, ti hanno tormentato soltanto perché non permettevi loro di scorrere nella tua mente, li hai rifiutati e continui a farlo anche adesso “ gli porse la mano, che Yugi, titubante, afferrò e i due si alzarono. Le mani della regina si poggiarono sulle guance pallide di Yugi, che la guardava incredulo, e gli sorrise “ Se vuoi comprendere, devi lasciarli andare “ si chinò su di lui e gli lasciò un bacio sulla fronte che fece sobbalzare il ragazzino.
E fu ciò che Yugi fece.
Chiuse gli occhi e l’occhio dorato comparve sulla sua fronte, lì dove la regina aveva lasciato il suo bacio.
Fu come se il tempo si riavvolgesse intorno a lui, la sua mente vagava in tempi lontani e portava alla memoria, ora libera dalle costrizioni cui lo stesso Yugi la rilegava tutte quelle notti, quando si svegliava spaventato e in preda all’isteria senza permettere che esse compissero il loro percorso. Tempi antichi, quando l’Egitto era un regno prospero e due bambini, due fratelli, correvano per i vasti giardini giocando insieme, correndo liberi e spensierati sotto gli sguardi di un padre che li osservava da lontano. Frecce che erano scoccate contro bersagli da lunghi archi con due diverse mire, una più precisa, la sua, e una più incerta, quella di Atem, spade che si scontravano tra le mani di quei due bambini adesso più cresciuti che lottavano tra loro.
Sentiva come se le lancette di un orologio percorressero il tempo a ritroso, riavvolgendo nella sua mente ogni dettaglio, suono, volto o luogo che adesso assumeva un tratto più distintivo e preciso. Senza paura, senza esitazione, esse attraversavano la sua mente lentamente.
Adesso sapeva, ricordava.
Come i pezzi di un puzzle, tanti frammenti si legavano tra loro.
Spalancò gli occhi ametista, uno sguardo intenso e lucido accompagnò le sue iridi.
Adesso sapeva cosa doveva fare.
 
Una sfera nera colpì in pieno Aknamkanon che, con un urlo, fu scaraventato via finendo contro la terra rida e rocciosa.
“ Sei patetico fratello “ fu la risposta di Aknadin, eseguiva con un sorriso feroce “ Tranquillo, prometto che tuo figlio non soffrirà quando lo avrò ucciso”.
Il faraone alzò la testa, pulendosi la guancia graffiata con le mani “ Non ti permetterò di farlo” ma prima che potesse rialzarsi, il fratello sparì. Di conseguenza, il faraone si votò verso il suo mostro, ancora a guardia del portone di accesso al tempio “ Proteggi Atem, svelta “ la fenice spiccò il volo e fece il giro per andare immediatamente dal ragazzo e dal nonno.
Questi ultimi, intanto, erano ancora seduti a bordo della fontana quando Aknadin comparve dinanzi a loro, facendo sobbalzare non solo il nonno ma anche Atem, il cui volto sbiancò. Aknadin aveva la spada puntata contro Atem, dinanzi al quale si era messo il nonno per fargli da scudo poiché lui non poteva in alcun modo combattere per le condizioni in cui versava. Tanto è vero che a mala pena riuscì a mettersi in piedi, reggendosi al bordo di pietra con un braccio.
Il sacerdote scoppiò a ridere “ Togliti dai piedi, vecchio “.
“ Se vuoi toccare mio nipote, dovrai prima passare sul mio cadavere “.
La risposta dell’uomo stupì il sacerdote, che inarcò entrambe le sopracciglia “ Tuo nipote? Questa mi giunge nuova “.
“ Nonno, non farlo “ Atem lo supplicò con gli occhi di lasciare perdere, scuotendo anche la testa. Non doveva combattere contro di lui, non era nelle condizioni di farlo e l’ultima persona che voleva perdere era proprio lui. Non metteva in dubbio che sapesse cavarsela, ma Aknadin era armato di spada ed era un folle sadico che gioiva nel torturare gli altri, sfidarlo per proteggerlo significava andare incontro alla morte.
Ma Solomon scosse la testa, deciso “ Mai!”.
Aknadin tirò un sospiro, dopo di ché, sferrò una sfera nera contro Solomon e lo scaraventò di lato, mandandolo a strisciare sulla terra finché non batté contro una roccia.
“ NONNO!” alla vista di quello spettacolo, Atem montò di rabbia e lanciò un folgorante sguardo di follia all’uomo “ Come ti sei permesso, mostro?” strinse i pugni con decisione, ruggendogli contro come un leone “ Questa me la pagherai cara “.
Gli occhi di Aknadin si strinsero “ Che cosa vuoi fare agghindato così, intimorirmi? Minacciarmi? Non sei nelle condizioni “ alzò il braccio al quale era situato il dihadiankh e invocò un mostro, cacciatore di caos, che comparve alle sue spalle in tutta la sua spaventosa grandezza. Lo puntò contro il nipote “ Finiscilo “.
Il mostro sollevò in alto il braccio e cominciò a roteare la lunga frusta dalla quale si generò una scarica di energia che puntava dritta contro di lui e che si rifletté nelle sue iridi spalancate e affaticate.
Atem dovette chiudere gli occhi, coprendosi il volto con le mani in un tentativo di proteggersi.
Fu allora che udì la voce di Yugi, uscito dal tempio, urlare. Il ragazzino corse verso di lui proprio mentre la scarica di energia si stava per avvicinare. Mise quanta più energia poteva nelle gambe e si lanciò contro il faraone. Le sue mani sfiorarono appena il fianco di Atem.
La scarica di energia si abbatté su di loro, generando una fortissima esplosione di luce nera che investì ogni cosa, allargandosi e spazzando via tutto ciò che li circondava.
 

nota dell'autrice.
SONO VIVAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.
Buon halloween, Buon Natale, Buon Anno e Buon Carnevale a tutti.
Svizzera bella, Svizzera cattiva. Mi sono trattenuta più del previsto visto che... beh, i parenti non ci vedevano da tantissimo tempo ( almeno a me ). Infatti ho solo aggiornato wattpad perchè avevo molti capitoi di Egyptian Chronicles già scritti e li avevo nel pennino, mentre la FF... no, lei dovevo scriverla e sinceramente non avevo voglia di farlo, insomma non si è in Svizzera per passare le vacanze al pc.
Il capitolo avrei potuto farlo meglio ma l'ispirazione mi era venuta alle quattro del mattino ma sapete quanta voglia si ha di accendere il pc a quell'ora dopo essersi appena messi a letto quindi il risultato è stato diverso da ciò che pensavo di volere mettere su carta ma l'importante è di esserci riusciti. Stando ai miei calcoli, il prossimo è l'ultimo di questo viaggio in Egitto per tanto si ritornerà alla vita normale (?) e si vedrà di lasciare tutte quelle spinose questioni in risolte che ho dovuto leggere e rileggere per riprendere il discorso. Magari vedrò di rimettere Seto da qualche parte, chi lo sa.
Spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
ciao.
  
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