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Autore: Stillmar    20/02/2018    2 recensioni
L'acqua gli alberi e i fulmini erano gli unici testimoni della strana creatura apparsa improvvisamente in quel luogo
chiunque fosse passato di li sarebbe senz'altro rimasto sorpreso di trovare una così bizzarra sagoma giacere sull'erba bagnata.
una storia avventurosa e a tratti inverosimile che tenevo in cantiere da un po' e che finalmente pubblico qui; è un esperimento ma spero possa piacere comunque.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
Un grande spavento
Un forte battito risuonava nelle sue orecchie, non capiva cosa fosse ma di certo non se lo stava immaginando. La grande scritta sulla porta della centrale di polizia riluceva al sole del mattino, ma arrivava leggermente offuscata agli occhi di Jack, i quali erano protetti dagli occhiali da sole. Jackson aveva fatto appena in tempo ad abituarsi al cambio di ecosistema prima di ritrovarsi in un batter d’occhio davanti all’ingresso dell’unico posto in città dentro a cui non sarebbe mai voluto entrare. Già si era distanziato dall’auto con cui era arrivato, scrutando attentamente il luogo ed osservando con non poco timore l’andirivieni di poliziotti che si apprestavano a partire per i propri giri di ronda. Tutti animali peraltro con cui Jack sperava di avere mai niente a che fare.
Alla figura sul marciapiede se ne affiancarono altre due, anch’esse tutt’altro che tranquille. A discapito dell’infinità di consigli e avvertimenti su come comportarsi che i due agenti gli avevano fornito durante tutto il viaggio; Jack dovette fare i conti con una rinnovata ansia accompagnata dal ronzio che le voci della volpe e della coniglietta stavano provocando nelle sue orecchie continuando ad assillarlo sottovoce. Proseguirono finché non furono entrati e non ebbero attraversato l’atrio prima di arrivare davanti ad un mammifero maculato quasi più largo che alto intento a consumare un pasto più che abbondante. Judy e Nicholas avevano speso parecchio tempo per cercare di descrivere Benjamin Clawhauser.
Jack era riuscito a farsene un’idea abbastanza precisa.
   La precedente confusione lasciò il posto nella mente di Jack ad ogni sorta di commento sulla grottesca mole di quel buffo individuo, che tuttavia ispirava una profonda simpatia. A quel punto sentì Nick tirarlo per una manica:
<< Buongiorno ragazzi. Vi trovo bene. >> disse il ghepardo in tono gioviale.
<< Buongiorno Ben, abbiamo una ricerca urgente da fare, le postazioni sono pronte? >>
<< Certamente. Hanno appena finito di sistemare i nuovi computer. Dovrei avere la chiave di accesso qui da qualche part …
L’attenzione del poliziotto si spostò sul nuovo arrivato.
<< O mi scusi … lei sarebbe? >>
Con un sospiro sotto la sciarpa, Jackson dette il via ad una nuova serie di scemenze:
<< Detective Wesser. >> disse Jack stringendo la zampa del grosso ghepardo. Questi ricambiò con aria diffidente:
<< Non credo di essere stato informato del suo arrivo … >>
<< L’abbiamo chiamato noi, deve aiutarci per un caso importante. >> azzardò Judy con un mezzo sorriso.
<< Oh, capisco. Roba scottante. Ma per ragioni di sicurezza devo chiederle di togliere il cappuccio. >> disse.
<< Temo non sia possibile. >> borbottò Jack quasi non aspettandosi una simile risposta.
Nick prese la parola, avvicinò il collega e iniziò a bisbigliare:
<< Vedi Benjamin, il fatto è che la presenza del signor Wesser oggi non era prevista. Hai davanti una vera autorità nel suo campo e se qualcuno lo vedesse, si creerebbe parecchio scompiglio, capisci? >>
Benjamin aggrottò la fronte:
<< In ogni caso, temo di non poterla far entrare … >>
Jackson iniziò a farsi nervoso:
<< Santo cielo, il fatto che due suoi colleghi assicurino per me non le basta? >>
<< Beh … >> il ghepardo rimase interdetto, chiaro segno che stava per cedere. Jackson dovette sfoderare un numero da maestro mostrando tutta la propria eloquenza. Si protese oltre la scrivania ed esclamò:
<< Se non mi consentirà di svolgere il mio dovere, dovrò riferire un parere molto negativo ai miei superiori. Mi avete fatto precipitare qui per consultarmi o per insultarmi? >>
La precisa affermazione del nuovo arrivato lasciò Benjamin impreparato. I due agenti alle spalle di Jack rimasero ammutoliti.
<< Se … se le cose stanno così allora … prego … >> il ghepardo si fece da parte mortificato.
<< La ringrazio. >>
Il viso dell’uomo parve tornare sereno, si sistemò il colletto della giacca e senza dire altro superò la scrivania.
 I tre, dopo essersi scambiati le ultime indicazioni si divisero. Judy dunque si diresse verso l’ufficio del capitano, mentre Jack e Nick raggiunsero una postazione libera per cominciare a cercare.
Jackson si appoggiò alla scrivania con il bacino, mantenendo le braccia serrate in una posa impaziente, mentre la volpe prese posto davanti al computer.
Poco dopo lo schermo sullo schermo apparve l’annuncio di avvenuto accesso al database e la cosa sorprese non poco l’agente Wilde.
<< C’è qualche problema? >> chiese Jackson
<< No, eppure … il database è ancora in manutenzione. Una fortuna visto che non ho il codice d’accesso. >>
Iniziò a scorrere una enorme quantità di file, prima di fermarsi su una cartella. >>
<< Vediamo un po’. Sembra che il nostro professore avesse più di un vizio da tenere segreto.
<< Che cosa ha trovato? >> chiese Jack.
<< Parecchi arretrati per debiti di gioco, per cui aveva fatto un periodo di recupero in un centro sociale.  Sembra che i creditori gli stessero addosso. E anche che fosse stato apertamente minacciato. >>
<< Che altro? >>
<< Persona impeccabile sotto tutti gli altri aspetti. Eppure, l’istituto presso cui lavorava aveva deciso di tagliarli i fondi. >>
<< E perché? >>
<< Questo non lo dice. Però sembra avesse parecchi collaboratori. Qualcuno di loro dovrà pur sapere qualcosa. >>
<< È possibile stampare la lista? >>
<< Se c’è probabilmente è già dentro il dossier. >> rispose la volpe.
Le frasi sullo schermo si susseguirono, e Nick si fermò su un nuovo paragrafo:
<< Ultimi movimenti bancari … questo è strano >>
<< Che cosa? >>
<< Un grosso versamento effettuato sul conto di Beauford Dent da un anonimo benefattore. >>
<< A quanto risale? >>
<< Alcune settimane fa. >>
 
 
 
<< Cosa?! >>
Il capitano Bogo si alzò di scatto e sbatté entrambe le zampe sulla scrivania
<< Non occorre agitarsi. >> tentò di dire Judy.
<< Non occorre agitarsi!? Perché nessuno mi ha detto che avevamo un testimone sul caso Dent!? >>
<< Glielo ho detto, quel poveretto era scosso e ci è voluto un po’ per convincerlo. >>
<< Questo non vi autorizzava a non avvertirmi. >> aggiunse il capitano gesticolando.
<< Questa è bella, una centrale di polizia in cui il capitano è l’ultimo a sapere le cose. >>
<< Signore sta ingigantendo la questione. Il testimone si è già dichiarato disposto a parlare, ma solo con me e con l’agente Wilde. >>
<< Quindi, uno dei miei agenti migliori e un piantagrane hanno tra le zampe l’unico testimone del caso più importante del momento. Scusa ma la cosa non mi calma.>>
Sospirò stancamente e si avvicinò alla finestra:
<< Il sindaco mi sta col fiato sul collo per questa storia. La sparizione di uno scienziato è già di per sé una tragedia ma ancora di più … lì fuori c’è un’intera orda di giornalisti assetati di sangue pronti a saltarmi addosso. Con tutto quello che ho da fare, l’ultima cosa che mi serve è un’ennesima conferenza stampa. >>
<< Signore, possiamo ottenere informazioni ma ci occorre tempo. >>
<< Va bene ho capito. >> disse il capitano.
Il possente mammifero si risedette pesantemente alla sua scrivania:
<< Se non altro così guadagneremo tempo prezioso. Ci serve ogni minuscolo dettaglio. >>
Rivolse uno sguardo a Judy e proseguì:
<< Mi costringi a prendere una decisione che vorrei evitare. Proprio ora che siamo a corto di agenti. E adesso … salta pure fuori una banda di incendiari. >>
Nel dire ciò sbatté una copia del giornale del mattino sul tavolo. Judy poté leggere in prima pagina un accurato articolo sullo spiacevole incidente dell’altra notte a cui ella stessa aveva preso parte. Deglutì poi chiese:
<< Quindi io e l’agente Wilde avremo il caso? >>
<< Avete carta bianca. Fate parlare quel testimone, e consegnatemi un rapporto il prima possibile. >>
Judy tirò un sospiro di sollievo:
<< La ringrazio signore. >>
<< Credo che non riuscirò mai a comprendere il tuo entusiasmo, Hopps. >>
Un segnale acustico richiese la sua attenzione:
<< Clawhauser, cosa c’è ancora? >>
<< Signore, è arrivata la scolaresca per l’incontro didattico fissato per oggi. >>
<< Oh … no … >> il capitano fece una smorfia e si passò una zampa sul viso, sorpreso da quell’ennesimo impegno imprevisto. Poi ebbe un’idea:
<< Hopps. >>
La coniglietta si bloccò sulla porta.
<< Come te la cavi con i cuccioli? >>
 
 
<< Allora a che punto siamo? >> domandò Jack mordendosi il labbro inferiore.
<< Sto facendo del mio meglio, e non mi aiuti continuando a mettermi pressione. >>
<< Se lei è sotto pressione, allora io sto per avere un attacco isterico. >>
Jack iniziò a battere impazientemente il piede a terra scandendo i secondi meglio di un metronomo, finché la volpe annunciò:
<< Ancora un secondo … fatto. >> disse Nick felice di essere riuscito ad aprire la chiavetta trovata dall’uomo.
<< Cosa abbiamo? >>
<< Ehm … dati di ricerche recenti, note personali, … aha!.>>
<< che cosa? >>
<< Note su un lavoro che il professore stava seguendo dal mese scorso. Una sorta di diario.  L’ultima pagina è stata scritta la stessa notte in cui è scomparso. >>
<< Che dice? >>
<< In poche parole è un resoconto dettagliato del suo lavoro. Un …  “cliente” aveva deciso di finanziare una sua ricerca, le cose sembrano essere andate bene fino alla settimana scorsa. >>
Jack si fece più vicino e lesse a sua volta un paio di righe:
L’esperimento prosegue a gonfie vele. Sia io che il mio cliente siamo rimasti colpiti dai risultati dei primi test. Il prototipo ha risposto correttamente e siamo pronti ad effettuare un ulteriore passo avanti.
<< Poi che è successo? >>
<< Sembra che Beauford Dent abbia cambiato idea. >>
Il testo quindi proseguiva alternando lo stupore al completo disappunto dell’inventore:
Nonostante possa ritenermi soddisfatto per i risultati ottenuti e possa garantire l’efficacia del prototipo ho avuto modo di osservarne anche la pericolosità. Le radiazioni emesse dalla macchina sono un pericolo troppo grande per chiunque. Il mio cliente non ha preso bene il fatto che io abbia deciso di interrompere l’esperimento, ma è necessario per la sicurezza dell’intera città.
<< Stava lavorando a qualcosa di grosso. >>
<< L’ultimo paragrafo è incompleto, come se qualcuno lo avesse interrotto. >> osservò la volpe.
Jack sembrava fremere d’impazienza:
<< Un cliente insoddisfatto quindi? >>
<< Forse lo stesso che ha effettuato il versamento. >> aggiunse Nick
<< Non si può risalire alla fonte? >>
<< Per quello ci vorrebbe un hacker. >>
Jackson tamburellò le dita sulla scrivania, poi chissà perché inizio a sentirsi irrequieto:
<< Continui a cercare. >>
<< Non c’è altro. >> ammise la volpe
<< Come sarebbe? >>
<< Non ci sono altri file più recenti … Hei!
A quel punto il monitor sembrò impazzire; la schermata di testo saltò e al suo posto iniziarono ad apparire una sfilza di messaggi di errore. Nick cercò di intervenire:
<< Che sta succedendo? >>
<< Non lo so. Non funziona più niente. >>
<< Forse è un virus. Stacca la spina. >>
La volpe scivolò dietro la scrivania e staccò la presa, ma non funzionò. Il computer rimase acceso nonostante non avesse più corrente. Lo schermo continuava a saltare continuamente, e ad un tratto iniziarono ad apparire delle frasi senza alcun senso. Jackson e Nick rimasero immobili ad attendere, non riuscendo a spiegarsi come ciò fosse possibile. Solo l’uomo credeva di sapere chi, o meglio cosa ci fosse dietro. E di certo non era un hacker.
Le frasi intermittenti iniziarono a farsi via via più articolate. Ogni lettera sembrava essere scritta con un carattere diverso, il che le rendeva difficili da leggere.
<< Che cosa sono? >> mormorò la volpe.
Jackson rimase di sasso quando intravide in mezzo a quel torrente di parole un solo messaggio leggibile:
 
gT6AIUTAMI JACK90olh
 
Jackson fece un passo indietro non sapendo che pensare, così prese dalla tasca il piccolo cristallo. Subito il suono delle interferenze sembrò diminuire, e fu certo di intravedere l’ombra, che lo osservava dal monitor come da una comune finestra. Ciò era la prova che non si trattasse solamente della sua immaginazione.
L’uomo provò ad avvicinarsi allo schermo, ma proprio in quel momento la porta della stanza si aprì e una figura rotonda si fece avanti:
<< Scusa Nick, passavo per consegnarti il nuovo codice d’access … >>
Fu interrotto da un rumore tremendo. Il computer si fulminò e si spense. La pennetta saltò letteralmente in aria. Tutti i presenti furono colpiti da un brivido gelido che li lasciò ammutoliti. Jack era il solo convinto di aver visto davvero “qualcosa” uscire fuori dal computer ed attraversare la stanza lanciando un forte gemito come di rabbia. Un’ombra che si precipitò fuori dalla porta gettandosi addosso allo sventurato poliziotto. Una ciambella rotolò sul pavimento. La voce gli rimase in gola, e con un gemito soffocato il ghepardo cadde a terra con un pesante tonfo.
Dal buio completo in cui era immerso Benjamin si risvegliò di soprassalto senza smettere di tossire, e Jackson si fece subito da parte prima che il poliziotto riacquistasse la vista.
<< Nick ho fatto un sogno assurdo. >> disse.
Sia Nick che Jackson sospirarono di sollievo.
<< lo so. Mi hai spaventato. >> disse la volpe.
<< che cosa è successo? >>
<< Sei svenuto davanti a noi. >>
<< Felice di vederla salvo, agente. >> Jackson con il viso nuovamente coperto si avvicinò.
Ben si rimise a fatica in piedi aiutato da Nick.
<< Non ricordo … cosa è successo? >>
<< Un semplice cortocircuito.  Le luci sono saltate, e anche il computer a quanto pare. >>
<< Ma come … >>
<< una vera sfortuna, un virus è entrato nel computer e ha causato questo disastro.>>
<< Ma non capisco. I tecnici mi avevano detto di aver concluso la manutenzione del …  >>
Iniziò a guardarsi intorno:
<< Per un attimo mi è sembrato ci fosse qualcun altro qui dentro. >>
<< C’eravamo solo noi qui dentro. >> disse Nick.
<< Sicuro vada tutto bene? >> chiese Jack.
<< Devo solo riprendermi … e sistemare questo disastro. >>
A vedere l’aria esausta del poliziotto, Jack iniziò a sentirsi un poco in colpa. Non solo per il computer, ma perché in fondo era grazie a lui se Ben aveva quasi rischiato un infarto.
<< Scusa ancora Ben, ma ora dobbiamo scappare, sai dov’è il dossier del caso Dent? >> chiese l’agente Wilde.
<< Me lo ha appena chiesto Judy. >>
<< Perfetto allora. Possiamo andare signor Wesser? >> e nel dire ciò precedette Jackson sulla porta.
Jack si rivolse al ghepardo: << Le auguro buona fortuna, signor Clawhauser. E la ringrazio ancora.>>
<< Beh, io … >>
Benjamin parve in quel momento più disorientato che mai. Jack si lasciò di nuovo trasportare da quella simpatia contagiosa provata poco prima. Una sensazione che non si sarebbe mai aspettato di provare nei confronti di un predatore.
 Fu così che in quel momento ideò un modo per far dimenticare al povero poliziotto quella disavventura ricordandosi di una cosa che gli aveva detto Nick durante il viaggio di andata.
I due fecero per uscire quando Jack disse:
<< Mi preceda agente Wilde. >>
Poi si rivolse al ghepardo:
<< Lei ha l’aria stressata signor Clawhauser. Parola mia dovrebbe prendersi una vacanza. >> disse e fece per uscire dalla stanza.
<< Un’ultima cosa agente. >>
Jackson raccolse da terra la ciambella e la lanciò al ghepardo che la afferrò al volo:
<< Faccia più attenzione a quello che mangia. >> concluse toccandosi il naso con l’indice.
Uscì quindi dalla porta, lasciando solo il perplesso mammifero. Quello che a prima vista poteva sembrare un rimprovero, era in realtà un amichevole congedo. Ciò che Benjamin non sapeva era che Jack si era preso la libertà di farcire quella stessa ciambella con un pezzo di carta che teneva in tasca. Un pezzo di carta con allegato un pass per il backstage.
I due si trovarono di nuovo nell’atrio:
<< Nicholas, per favore, non una parola su quanto e successo. >>
La volpe gli si parò davanti
<< Oh, invece credo che ne parleremo. >>
<< Di cosa? >>
<< Mi prendi per un idiota? Quello che è successo prima non può essere solo opera di un virus. >>
<< La prego, non … >>
<< Senti, puoi anche smetterla di rivolgerti a me in quel modo. Ma non farai un altro passo finché non mi dirai cosa diavolo è successo. >>
<< Non posso. >>
<< Perché? >> chiese Nick in tono insistente.
<< Perché non so nemmeno io cosa sia successo. Ecco perché. >>
Jackson si pentì di aver alzato la voce e tentò di riprendere il discorso:
<< Da quando sono arrivato sono successe tante cose. Tante cose strane, che non so spiegare e che mi terrorizzano. >>
<< E in tutto questo c’entra quel sasso? >> chiese Nick.
Jackson si infilò la mano in tasca e rispose:
<< Ne sono quasi sicuro. >>
<< Non puoi continuare ad essere quasi sicuro. >>
<< Non posso essere sicuro finché non capisco esattamente di cosa si tratta. >>
<< E sei quasi sicuro del fatto che ci fosse qualcun altro nella stanza? >>
L’uomo rimase fulminato da quella domanda. Strinse i denti e rispose:
<< Non c’era nessun altro nella stanza. >>
La volpe abbassò le orecchie e si fece seria, mentre Jackson riacquistò il proprio controllo.
<< Io non … >>
<< Va bene. >> lo interruppe la volpe.
<< Non una parola su quanto è successo. >>
Jackson sospirò pesantemente e non disse nulla.
 La volpe proseguì minacciosa:
<< In ogni caso, se quel sasso o qualunque cosa c’entri con esso dovesse mettere in pericolo qualcuno, io te ne riterrò responsabile. >>
Jack sentì la propria pazienza arrivare al limite, ma tutto scomparve quando una piccola figura apparve a fianco a lui, e senza dargli tempo lo colpì con un calcio. Fu più lo spavento del dolore, ma quando Jack realizzò di chi si trattasse lo stupore fu tale che non poté fare altro che balbettare:
<< J-Jeremy. >>
 
 
 
 
 
   
 
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