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Autore: Heismybestfriend    21/02/2018    4 recensioni
Sam Smith ha sedici anni quando viene preso in adozione dalla famiglia Winchester.
Il suo passato continuerà a tormentarlo ed inseguirlo anche quando lascerà l'orfanotrofio per vivere con la sua nuova famiglia.
Ma cosa accadrebbe se Sam si innamorasse perdutamente di suo fratello maggiore acquisito? Dean si lascerà amare anche se solo provare questo sentimento è un reato?
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Quel tragico lunedì mattina diluviava senza smettere nemmeno per un secondo.
Dean stava facendo svogliatamente zapping con i vari canali della televisione sbuffando rumorosamente.
La febbre si era notevolmente abbassata, e quasi rimpiangeva la scuola visto che se ci fosse andato avrebbe avuto la possibilità di stare con Sam.


Tutto sembrava tranquillo quando la porta dell’ingresso si spalancò lasciando libero passaggio ad un John incavolato nero.
Dean si alzò in fretta dal divano appena vide che il padre stava trascinando verso il salotto, tenendolo per un braccio, Sam.
Bagnato fradicio e con gli occhi spenti ed inespressivi.


Mary entrò poco dopo con un espressione funerea sul volto.

“COSA TI È SALTATO IN MENTE, EH?!” urlò John scuotendo con forza il braccio del più giovane che stringeva ancora con molta voracità.


Sam non rispose e Dean guardava la scena immobilizzato.
Cosa stava succedendo?!
“ragazzo, ti ho fatto una domanda, esigo una risposta!!” urlò una seconda volta il padre che iniziava a non vederci più dalla rabbia.
Era stato un colpo per lui dover lasciare il lavoro a causa di una chiamata dal preside della scuola.
Sam aveva picchiato un insegnante ed era fuggito nonostante tutti gli gridassero di fermarsi, queste erano state le parole del dirigente scolastico al telefono.
John aveva subito avvertito Mary e insieme erano corsi a cercarlo, fortuna volle che il ragazzo avesse deciso di fermarsi in un parco vicino la scuola.


Il diretto interessato non aveva proferito parola da quando i genitori lo avevano portato con sé con la forza.
Teneva lo sguardo basso e tremava visibilmente mentre faceva di tutto per non incrociare lo sguardo di Dean.
All’improvviso un forte bruciore si divaricò lungo tutta la guancia sinistra.
John gli aveva appena tirato uno schiaffo fortissimo. Se quest’ultimo avrebbe deciso di lasciare la presa sul suo braccio, sarebbe di sicuro caduto al suolo, per quanto le gambe gli tremavano.


Dean vide tutta la scena, lo schiaffo, la muta reazione di Sam.
Corse subito a intromettersi tra il padre e il fratello acquisito.
Tolse con forza la mano di John che stringeva il braccio del giovane orfano e fece in modo di proteggerlo con il suo corpo.
“Non vedi che è sconvolto!” gli urlò seriamente preoccupato della reazione impassibile di Sam.
Non era da lui, aveva qualcosa che non andava! In un’altra occasione, avrebbe di sicuro risposto a tono il padre.


Per un secondo nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Dean guardò con astio il padre mentre portò le braccia a stringere il corpo di Sam, che aveva notato già in precedenza, era scosso da una miriade di brividi.
Mary guardava la scena spaventata.
Si avvicinò cautamente al marito e gli mise una mano sulla spalla.
“John, lasciamo che Dean calmi un po' la situazione. Torna a lavoro e stasera, ne riparleremo”
Al contatto e alle parole di Mary, John si rese conto di aver esagerato.
Scoccò un’occhiata preoccupata al ragazzo nascosto dalle braccia protettive di Dean e senza fiatare, uscì dalla casa per ritornare sulle sue orme.
Mary lasciò campo libero a suo figlio, che decise di portare Sam in camera sua e chiudere la porta a chiave.
Sam sembrava una bambola di pezza. Si lasciò condurre verso il letto e una volta seduto sul bordo, senza emettere una sola parola, si portò le mani sugli occhi visibilmente arrossati.


Dean lo guardava impotente.
Si sentiva inutile perché non sapeva cosa fare e soprattutto cosa dire.
Non immaginava quello che era potuto succedere a scuola.
Si avvicinò al più piccolo inginocchiandosi per arrivare alla sua altezza, portò le proprie mani sulle sue e cautamente le fece scorrere lungo il viso, per intrecciarle con le proprie calde e scoprirgli il viso.
Dean distinse, tra le goccioline di pioggia che dai capelli bagnati scendevano sul viso pallido, le lacrime salate del pianto.
Sam non aveva ancora avuto il coraggio di incrociare lo sguardo di Dean, ma quest’ultimo riuscì lo stesso a vedere che i suoi occhi erano rossi e cupi, appena sotto di essi spuntavano dei segni rossi, probabilmente irritazioni dovuto al continuo sfregare del tessuto della felpa sugli occhi. Segno visibile che Sam stesse piangendo da un sacco di tempo.


Dean sospiro infinitamente triste mentre rimuginava sul da farsi.
“Ti và di metterti dei vestiti asciutti?” gli chiese in un sussurro.
Sam annuì senza fiatare.
Allora Dean si alzò solo per prendere un cambio caldo dall’armadio e un asciugamano grande.
Si girò e notò che il moro non aveva intenzione di muoversi così afferrò i lembi della sua maglietta fradicia e la tirò su per togliergliela. Mentre si abbassava per slacciargli i lacci delle scarpe, percepì le braccia di Sam muoversi verso l’asciugamano e portarselo sui capelli per togliersi da dosso l’umido della pioggia.


Quando fu completamente asciutto e vestito, si decise a parlare.
“Non lo faresti, se qualcuno ti avesse detto cos’ho fatto” bisbigliò con la testa china e le braccia posate sul bordo del letto a contornare i suoi fianchi.
Dean portò la mano sotto il mento di Sam, costringendolo così finalmente a guardarlo negli occhi.
“Voglio saperlo solo da te” rispose con sicurezza.
Lo sguardo del più piccolo, ritornò a farsi lucido e quando le lacrime ripresero a solcargli il viso, i segni rossi sotto gli occhi presero a bruciargli.
“Ho picchiato il professore di letteratura” rispose, quindi Dean strinse i pugni visibilmente nervoso.
“Cosa ti ha fatto?” domandò cercando di rimanere calmo.


Sam si stupì.
“Non sei arrabbiato con me?” domandò con ingenuità.
“No Sam. Ma ti prego dimmi cos’ha fatto quel bastardo” rispose potando la mano ad asciugare le lacrime che continuavano imperterrite a bagnare il viso del più piccolo.
“Voleva farci fare un tema riguardante la nostra famiglia” iniziò allora l’altro “quello potevo sopportarlo però poi io, ho letto una cosa sotto la traccia” la voce andava man mano affievolendosi più si avvicinava al esito della conversazione.
Dean lo guardò con curiosità inclinando inconsciamente la testa su un lato.
“c’era scritto, oddio, non ci riesco” disse alzando di un tono la voce visibilmente in difficoltà.
“C’era scritto, che io non avevo una famiglia e che potevo sempre ricordarmi di come sono morti i miei genitori” singhiozzò guardando negli occhi Dean in un disperato richiamo di aiuto “e che il loro assassino aveva gioito uccidendoli, che i miei genitori erano feccia” disse scoppiando a piangere più forte mentre Dean, sorpreso di una tale atrocità, rinchiuse il corpo di Sam in un abbraccio sicuro, quest’ultimo tremava e respirava quasi a fatica.
La situazione stava degenerando.
“Io c’ero Dean. Quando i miei genitori sono morti, io c’ero e ho visto tutto” svelò in un sussurro mentre con le mani stringeva più che poteva la maglietta che copriva la schiena di Dean, che, in un primo momento non seppe cosa pensare, figuriamoci cosa rispondergli.






Che capitolo triste.
Vi giuro che mentre lo scrivevo mi è salita la depressione...ma ci voleva, è molto importante per la trama.
E poi ci fa capire per l’ennesima volta, di come Dean ami Sam. Anche se i due non si sono dichiarati in quel senso, i gesti parlano più delle parole.
   
 
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