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Autore: nausicaa black    21/02/2018    3 recensioni
Io sono tre donne.
Colei che ero;
colei che non avevo diritto di essere ma ero lo stesso;
colei che tu hai salvato.
Una George/Angelina senza troppe lacrime.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo Quarto

Colei che non avevo diritto di essere, ma ero lo stesso

 

L’ora di pranzo incombeva e George disse che potevano scendere in cucina a mangiare un boccone.

“Ti dispiace aspettarmi mentre scendo un attimo al negozio? Giusto per vedere se c’è ancora, sai, lasciarlo nelle mani di Ron mi agita sempre un po’”. Angelina annuì.

Lo seguì in cucina e lo osservò scendere le scale. Si sedette, ma rimasta sola, il senso di vuoto tornò a opprimerle il petto. Decise di aprire la dispensa e iniziare a cucinare. Una zuppa di patate ci voleva, e delle salsicce. Senza la magia era tutto più lento e difficile, occorreva premere a fondo per togliere la buccia dai vegetali e tagliuzzare per bene la carne. Era così assorta che non aveva sentito George salire.

Ma sentì chiaramente la sua presenza quando lui le cinse la vita da dietro e affondò nel suo collo. Poteva sentire il suo profumo e il calore delle sue mani risalirle fino al cuore.

“George ma che fai”, sussurrò, incapace di scacciarlo via.

“Non sono George, sono Fred”, rispose assurdamente lui. Ma per quanto improbabile potesse essere, subito si girò di fronte al ragazzo, lo guardò negli occhi e veramente le parve di scorgere lui, l’uomo che amava e che le era stato portato via dalla guerra. Indossava quel vestito che lei aveva regalato ai gemelli, quello che a George non piaceva, ma Fred adorava per quell’assurda tonalità di lilla che faceva a pugni coi suoi capelli rossi. Senza pensarci, si abbandonò alle sue braccia e iniziò a piangere.

Piangeva Angelina, lo faceva come mai in tutto quel tempo era riuscita a fare. Il suo era un dolore nascosto del tempo, era rimasto sepolto da tutte quelle cose che aveva fatto per sentirsi occupata e non pensarci. Un pianto fatti di singulti e singhiozzi, poi urlò accasciandosi a terra. George la prese in braccio, la portò in camera e l’adagiò sul letto di Fred.

“E’ ora che tu torni a casa”, le disse semplicemente. Prese la sua pantofola che era rimasta ai piedi del letto, la toccò appena con la bacchetta illuminandola di blu e gliela infilò.









Angolo Autrice

Penultimo capitolo. Quando pare che il peggio sia passato, lei è lì: la ricaduta. Proprio come una malattia, nel momento in cui ti rilassi per un secondo, ecco che ritorni a terra, bruscamente e prepotentemente.
Vi abbraccio
nausicaa black

 

   
 
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