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Autore: FatSalad    26/02/2018    2 recensioni
Spartaco è giovane, bello, spiritoso, laureato, con un contratto a tempo indeterminato e con un “superpotere”: quello di far cadere ai suoi piedi qualsiasi donna senza fare assolutamente niente.
Il rovescio della medaglia di una capacità del genere, però, è che Spartaco è incapace di costruire rapporti di amicizia con le ragazze e, soprattutto, quando si scoprirà completamente e perdutamente innamorato si renderà conto di una cosa: non ha assolutamente idea di come si conquista una donna.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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Spartaco prese il resto e si voltò per portare la coppetta di gelato ad Alice, la sorella di Irene, pregando silenziosamente che almeno quello non si spappolasse al suolo come il precedente. Mentre lo pensava, inavvertitamente, gli venne da sorridere.
Se il primo “Ma guarda questo!” di Alice l'aveva terrorizzato, al quinto che le aveva sentito dire nel giro di pochi minuti aveva capito che si trattava di una sorta di suo intercalare ed era riuscito a rilassarsi. Pochissimo, per la verità, perché quel giorno sembrava che non riuscisse a farne una giusta.
Dopo che Irene aveva costretto la sorella a dire il proprio nome a Spartaco lui aveva ben pensato di rompere il ghiaccio con una frase all'apparenza innocua come:
«Allora tu sei la sorellina di Irene?»
Alice però non l'aveva presa bene e sbattendo i piedi per terra aveva ribattuto:
«No! Sono la sorella maggiore... ma guarda questo!»
Irene a quel punto aveva spiegato che spesso Alice veniva scambiata per la più piccola delle due a causa della sua statura e questo la infastidiva, allora Spartaco aveva cercato di rimediare accampando qualche scusa.
Aveva assicurato che lui diceva “sorellina” per intendere “sorella” in modo affettuoso e aveva spiegato che anche lui aveva una sorella minore che spesso lo chiamava “fratellino” per dirgli che gli voleva bene, o che aveva bisogno di un favore. Questo però aveva deciso di ometterlo.
Alice aveva sbuffato, ma la spiegazione doveva averla convinta perché non aveva protestato oltre e Irene le aveva pizzicato il fianco per farla sorridere.
A quel punto Spartaco aveva proposto:
«Pensavo di andare al luna park, se vi va.»
Ma di nuovo sembrava che tra tutte le opzioni possibili avesse scelto la meta peggiore per quel particolare appuntamento. Alice aveva borbottato e aveva incrociato le braccia al petto.
«Alice soffre di vertigini, perciò non ama molto le giostre, ma...» aveva iniziato Irene con tono conciliante, ma Spartaco l'aveva interrotta.
«No, no, allora vi porto in un altro posto. Seguitemi!»
Precedendole si era avviato alla macchina, mentre cercava di darsi un contegno passandosi una mano tra i capelli. Fingeva di avere la situazione sotto controllo, ma temeva di essere ormai nel panico. Una volta saliti tutti sulla sua Mini aveva guardato nello specchietto retrovisore ed aveva pensato: “D'accordo, non devi impressionare nessuno. Pensa alla cosa più semplice e stai sicuro che sarà la più efficace. Semplice semplice semplice...”
Quello era stato il criterio di scelta, così aveva messo in moto e le aveva portate al lago, lo stesso laghetto intorno al quale l'aveva fatto camminare Irene per sbollire la rabbia dopo la litigata con Michele. Sperava che anche quel giorno l'ambiente sarebbe riuscito a farlo calmare. Per prima cosa aveva offerto il gelato alle due sorelle, ma un movimento maldestro di Alice aveva fatto cappottare la cremosa cupola dal suo cono. Irene l'aveva rimproverata per la sua disattenzione, acutizzando il malessere di Alice, che aveva cominciato a piagnucolare, sull'orlo di una crisi dai toni drammatici. Infine Spartaco aveva deciso di riportare la pace comprando un secondo gelato alla ragazza.
«Ecco qua! - le disse porgendole la coppetta – Mangialo prima che si freddi!»
«Ma guarda questo!» fu la risposta di Alice, però stavolta lo disse cercando di non far notare che stava sorridendo ed accettò il dono ringraziando.
Dopo l'infausto incidente del gelato ruzzolato le cose cominciarono ad andare per il meglio.
Spartaco si accorse che, nonostante le proprie paure inizali, era incredibilmente facile stare con Alice. Era una chiacchierona e anche piuttosto curiosa. Faceva domande a volte al limite dell'inopportuno e rispondeva appassionata a quelle che le venivano poste.
Il culmine lo raggiunse quando chiese apertamente a Spartaco:
«Tu fai sesso con mia sorella?»
Domanda che riempì d'imbarazzo Irene. La ragazza avvampò e sgridò la sorella, Spartaco invece rise. Non riuscì a fare altrimenti.
«No.» rispose poi semplicemente.
In realtà la domanda gli fece venire in mente una mezza dozzina di risposte sarcastiche, ma decise che era più saggio tenerle per sé e limitarsi a negare. D'altra parte si trattava solo della verità.
Spartaco decise di cambiare assolutamente argomanto e quando chiese semplicemente «Che fai nella vita, Alice?», lei si lanciò in un elenco di attività che faceva al “TeneraMente”.
«Il centro diurno dove va tre volte a settimana.» spiegò Irene rispondendo allo sguardo interrogativo del ragazzo.
«Oh.»
«Alice sta facendo là un corso per l'inserimento lavorativo, vero, Ali?»
«Sì.» rispose lei, orgogliosa con quel suono buffo che produceva mettendo la lingua tra i denti per pronunciare le “s”.
«E che lavoro ti piacerebbe fare?»
«La cameriera.» rispose la ragazza e si mise a raccontare cosa aveva appreso fino ad allora durante il corso, senza dimenticare una dimostrazione pratica della tipica postura da cameriere.
«So portare tre piatti per volta, adesso. A Nicco non piace molto, invece. – continuò poi – Lui dice che vuole andare alle Paralimpiadi di nuoto, ma al centro non abbiamo una piscina.»
«Avete una palestra?» si informò Spartaco.
«Sì, ma ci facciamo solo musicoterapia e Nicco si annoia anche a quella. Bah, guarda questo!»
«Come se la cava il tuo amico con il calcio? Io sono un calciatore niente male, sai? Sempre disponibile per una partitella!»
Erano rimasti a sedere su una panchina fino a quel momento, per riuscire a finire di mangiare senza altri incidenti di percorso, poi Alice disse che voleva andare a vedere le anatre a si alzò in piedi.
«Giusto per informazione, - bisbigliò allora Irene trattenendo Spartaco per l'avambraccio - Niccolò ha una gamba sola, non credo sarebbe molto equo se tu giocassi contro di lui...»
“Merda! Oggi non ne faccio una giusta!” pensò Spartaco, eppure Irene ridacchiava sotto i baffi, divertita.
Lo strano appuntamento a tre fu interrotto tragicamente poco dopo, quando, accovacciandosi tra l'erba alta per osservare meglio le anatre del laghetto, Alice cominciò a strillare.
Irene e Spartaco accorsero, preoccupati e la trovarono con le lacrime agli occhi, mentre le anatre scappavano in un turbinio di ali, spaventate da quei rumori di agonia.
«Mi ha punto! Mi ha punto!» ripeteva la ragazza, stringendosi un braccio con la manina paffuta.
Spartaco si inginocchiò accanto a lei e cercò di capire la gravità della situazione. Vide una zona arrossata e immaginò la dinamica dei fatti. Tolse un pungiglione rimasto nella sua morbida carne e cercò di sdrammatizzare.
«Tu, ape! Perché vieni a pungere andando incontro alla morte? Vai a fare il miele! Occupati dell'impollinazione e delle altre cose da ape!» gridò, sventolando la mano verso un punto qualsiasi, contro un'insetto immaginario.
«L'a-ape è morta o-ormai!» ribatté Alice tra i singhiozzi.
Spartaco fece una smorfia da senso di colpa a mo' di scusa per le parole insensate.
«Era un avvertimento per le sue parenti. Tua sorella è allergica, per caso?» chiese poi, rivolto ad Irene.
Lei scosse il capo, ma aveva la fronte corrugata in appresione.
«In ogni caso è meglio se troviamo del ghiaccio. Se la puntura gonfia o altro è bene stare pronti per portarla al pronto soccorso.» lo disse a bassa voce, per non spaventare Alice, poi si rivolse nuovamente a lei.
«Non preoccuparti, ha avuto quel che meritava!»
«Pi-pizzica!» si lamentò lei.
«Conosco un rimedio perfetto, ma è un po' puzzolente...»
«Cosa?» chiese Alice con studiata disperazione.
«Metterci un pezzettino di cipolla sopra fa passare il prurito e fa smettere di piangere.»
«Non è vero! - si lamentò Alice con gli occhi già asciutti – Le cipolle fanno piangere.»
«Appunto: tu stai già piangendo, quindi basterebbe togliere la cipolla dal braccio per non piangere più. Vuoi provare?» le disse Spartaco, sentendosi un po' genio e un po' ciarlatano, come quando si spiegano i grandi sistemi ai bambini usando parole troppo semplici.
Alice ci pensò, tirando su col naso e infine annuì.
«Allora andiamo, vi riporto a casa... a meno che tu non tenga una corona di cipolle in borsa.»
Alice sbuffò e borbottò un “Guarda questo!”, poi tirò Irene per il braccio per bisbigliarle qualcosa all'orecchio. Spartaco osservava le due ragazze, curioso di conoscere i loro discorsi e se lo riguardavano.
«Che ti ha detto tua sorella?» chiese mentre si avviavano al parcheggio.
«Ho giurato di non dirlo.»
Spartaco schioccò la lingua in un gesto di disappunto.
«...ma diciamo che hai passato il test.»
Spartaco cercò di trattenere un sorrisetto, ma quando, dopo aver riportato a casa le due dame, fece ritorno a casa, capì che quella frase gli aveva fatto più che piacere. Infatti era entrato nell'appartamento a passo di salsa mentre fischiettava e non era esattamente un suo comportamento tipico.
Si sentiva stranamente pieno di vita, anche se era stato in tensione per una buona metà del pomeriggio e si ritrovò a ringraziare insensatamente l'ape che aveva punto Alice, permettendogli di interpretare la parte dell'eroe pronto a tutto e rassicurante agli occhi della ragazza.
Non sentiva l'urgenza di fare niente, così si distese sul divano e cercò semplicemente di ricordare le ore appena trascorse. Gli vennero in mente anche delle parole di Irene che aveva sepolto da qualche parte nella memoria.
«Io sono sempre stata costretta ad essere perfetta a casa. La studentessa modello, la brava figlia, quella che non è mai giù di morale... e credimi se ti dico che è stato piuttosto stancante. A casa ero inappuntabile, ma fuori dalla vista dei miei, spesso, tendevo a perdere un po' del mio spirito.»
«Non mi importa se ho chiuso tutti fuori, non voglio la compassione di nessuno.»
Forse la collega aveva formulato la richiesta di quell'appuntamento per riuscire a spiegargli perché a casa si sforzasse tanto di essere sorridente e su di morale. Non doveva essere stato affatto facile vivere un'infanzia con una sorella maggiore da accudire come una bambina, stando attenta che non facesse cadere il gelato, ricoprire un ruolo che per nascita non le apparteneva.
D'altra parte poteva anche avergli presentato Alice per dirgli: “Questo è il pacchetto completo: prendi me e devi prendere anche lei”, con tutte le implicazioni possibili e immaginabili.
Spartaco non avrebbe rifiutato altre uscite con entrambe le sorelle se ciò significava vedere Irene sorridere per tanto tempo. Era sempre Irene, se ne rendeva conto, ma era come quando non indossava i rigidi abiti da lavoro e tirava fuori dall'armadio colori e fantasie inaspettati.
Sentì la ragazza la sera stessa e si scoprì curiosissimo di conoscere le opinioni di Alice nei suoi confronti, ma Irene non si sbottonò granchè. Il giorno dopo l'attese all'uscita dopo il lavoro per tentare un nuovo interrogatorio, sperando che l'approvazione, per così dire, della sorella maggiore significasse l'inizio di un rapporto più esclusivo per loro due.
«Ire!» la chiamò non appena la vide.
Irene si voltò verso di lui e le sfuggì un sorriso inaspettatamente largo mentre diceva:
«Ehi, ciao!»
Spartaco l'affiancò, cercando di non svolazzare per quel semplice sorriso.
«Immagino sia inutile chiederti cosa ha detto tua sorella di me.» disse mentre l'accompagnava alla fermata dell'autobus, senza nemmeno chiederle dove stesse andando.
«Potrei dirtelo, in effetti, ma devo prima trovare un modo per farti tornare coi piedi per terra dopo che avrò fatto levitare il tuo ego.»
«Perché, che ha detto?» chiese lui, ancora più curioso.
«E va bene... non ricordo le parole esatte, ma appena ti ha visto ha detto che eri bello quasi quanto Ryan Gosling o qualcosa del genere.»
Spartaco la guardò con tanto d'occhi, poi scoppiò a ridere.
«Beh, grazie. Non per essere incontentabile, ma... tutto qui? È bastato questo per vincere la sua simpatia?»
Irene scrollò le spalle.
«A quanto pare è il suo attore preferito da quando ha visto “Le pagine della nostra vita”.»
«Ma... lui non è biondo?» obiettò Spartaco.
Irene sbuffò, arresa.
«E va bene, se proprio vuoi saperlo credo tu l'abbia conquistata quando hai detto che avresti giocato a calcio con Nicco. Ce l'avrà con te a vita quando scoprirà che le hai dato false speranze!»
La ragazza ridacchiò, ma Spartaco mise su un'espressione corrucciata.
«Non le stavo dando false speranze. Ero serio.» asserì.
Irene alzò un sopracciglio, scettica e lui continuò:
«Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che esistono squadre di calcio amputati. Anche in Italia, sai? E anche col nuoto non me la cavo male, volendo. Anzi, lasciando in un angolo la modestia posso dire che ho un talento naturale per la stragrande maggioranza degli sport.» concluse con un sorriso.
Irene lo guardò negli occhi, di colpo seria.
«Non devi fare tutto questo per me. Volevo farti conoscere mia sorella per mostrarti qualcosa di me, qualcosa che non mi è facile spiegare, ma... tutto qui. Non volevo coinvolgerti in cose...»
«D'accordo – la interruppe Spartaco – lo capisco. Non lo farò per te, ma posso farlo per me?»
«Ma... perché?» domandò Irene dopo un secondo, visibilmente spiazzata.
«Perché... questo lavoro mi sta distruggendo lentamente. Sono grato di averlo, non fraintendermi, ma la mia natura mi chiede, mi implora a volte, di uscire dalle quattro mura di quel maledetto ufficio dove posso scambiare al massimo due parole ogni tanto con Sergio e sfogare la mia voglia di... persone. Io sono fatto per stare in mezzo alla gente, lo capisci. Mi piace conoscere nuove persone, viaggiare, muovermi... tutte cose che non faccio al momento, a causa del lavoro. Quindi, per favore, permettimi di conoscere Niccolò.»
Irene abbassò il capo e forse stava annuendo. Guardò la strada avvistando l'autobus annunciato da un sibilo incostante, poi, senza sollevare gli occhi verso di lui, disse a voce bassa:
«Come posso non avere paura, quando è così facile innamorarsi di te?»
«Ire...» gemette lui.
Cercò la sua mano con due dita, solo per sfiorarne il dorso.
«Non sarebbe molto diverso da ora, in fondo, se stessimo insieme. Ci hai pensato?»
Lei non rispose, ma aprì la mano ed incrociò per un attimo le dita a quelle di lui. Poi salì con un balzello sull'autobus che si era appena fermato di fronte a loro sbuffando e cigolando. Afferrò il palo giallo che delimitava l'inizio dei posti a sedere e si voltò di scatto, sporgendosi per guardare Spartaco, rimasto ad osservarla dal marciapiede.
«Ci vediamo venerdì dopo il lavoro?» gettò lì, il tono un po' più acuto del solito per riuscire ad attraversare la porta dell'autobus.
«Anche prima di venerdì, spero.» disse Spartaco sorrdendo.
«Venerdì ti faccio conoscere Niccolò.» provò a spiegare Irene, ma le porte si stavano già chiudendo e quando l'autobus ripartì non era sicura che Spartaco avesse capito le sue parole mentre la salutava sventolando una mano e mostrando la sua dentatura da pubblicità.
«Ma guarda questo...!» borbottò Irene tra sé, nascondendo un sorrisetto alla vista di una curiosa nonnina seduta in prima fila.




11 settembre, ore 20:55
- Grazie per oggi, Spartaco.
- Perché continui a ringraziarmi?
- Perché... non sapevo come avresti reagito nel conoscere Alice, ma sei stato... sei stato fantastico. Il modo in cui l'hai guardata... come le hai parlato, l'hai ascoltata... tutto, insomma.
- Ire...
- In certi momenti ho avuto la sensazione che ti fossi dimenticato di me, ma anche questo mi andava bene, sono stata contenta di avertela presentata.
- Ire... aspetta, ti chiamo.




Il mio angolino:
Credevo che la scelta di tirare in ballo il tema della disabilità sarebbe stata impopolare, invece i commenti che ho letto a tale proposito mi hanno colpito piacevolmente.
Falso Contatto vuole rimanere una storia “allegra e leggera”, quindi non mi addentrerò più in profondità dentro alla questione, ma intanto vi dico grazie. Siete dei lettori fantastici!
Alla prossima,
FatSalad
   
 
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