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Autore: _niallsbreath    27/02/2018    0 recensioni
Dove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi.
Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo modo di parlare e scrivere d'amore, rivelano un passato frastagliato e tortuoso, ferito dalle lame di chi le ha scagliato contro coltelli senza apprezzare la dolcezza e la bellezza delle sue iridi colore del cielo.
Harry capisce che la sofferenza si cela anche dietro ai sorrisi più radiosi e che non solo il suo era un triste passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tiffany aveva sperato e pregato davvero tanto che la pioggia si decidesse a dare tregua alla grande e caotica Londra.
Ma nulla.
Lassù non avevano deciso di ascoltarla.

Tiffany, dopo aver aiutato Carola con la chiusura, si affrettò ad uscire dirigendosi a passo svelto verso la direzione della metro.
Voleva disperatamente tornare a casa.
Aveva con sè il suo piccolo ombrello rosso a pois bianchi, decisamente appariscente, ma a lei non importava. Quel colore così accesso e il pizzo che ne ornava il contorno le piacevano da impazzire.
Era decisamente il suo ombrello preferito, ormai un po' rovinato, ma rimaneva il suo preferito.

La fermata, per fortuna, non era così affollata come le altre serate.
Visto che erano le sette inoltrate ormai il traffico e il via vai di persone andava diminuendo, ma Tiffany teneva saldamente il suo zainetto per evitare che qualcuno tentasse di aprirglielo da dietro.
Non si fidava mai di quei posti.

Non appena salì sulla metro, si fece spazio per cercare di raggiungere un posto libero per sedersi.
Nel mentre, prese il cellulare dalla giacca del suo cappotto pesante e digitò un messaggio ad Ethel, una dei suoi coinquilini.
La avvisò che era sulla strada del ritorno, ma sapeva che poco avrebbe importato.
Ethel e Zayn erano decisamente pigri e sfaticati.
Sicuramente non avevano fatto la spesa, come aveva chiesto loro quella mattina prima di uscire.

E infatti, come aveva previsto, al suo arrivo la tavola non era nemmeno apparecchiata.
"Ethel? Zayn?" chiese una volta varcata la soglia dell'ingresso.

Era un piccolo ed umile loft, nella zona Paddington di Londra.
Una zona non molto rinomata, bisognava ammetterlo. Ma per lo meno le dava la sicurezza e la certezza di avere un tetto sulla testa e un letto per dormire.
Sperava che prima o poi, con i guadagni della biblioteca, si sarebbe ripagata il suo tanto atteso appartamento per l'università.

"Sono qui" disse la voce maschile provenire dal salotto.
Era stravaccato sul divano con i piedi a penzoloni, fuori dal bracciolo del divano, sorseggiando una birra davanti alla TV, che trasmetteva un violentissimo incontro di box.

"Non avete nemmeno apparecchiato! Possibile che Ethel non abbia letto il messaggio?" disse appendendo il cappotto all'appendiabiti, raccogliendo intanto i capelli in una coda alta.

"Quella è in bagno da due ore, non sapevo fossi di ritorno" poi si riattaccò al collo della bottiglia e riprese a fissare lo schermo della TV "tanto sai che non lo avrei fatto comunque".

Sospirai rumorosamente, buttando gli occhi al cielo.
Erano fatti così, e lo sapeva, ormai ci era abituata.
D'altronde, questa era il prezzo da pagare per la vita che aveva scelto.

Tiffany non aveva potuto scegliere i suoi coinquilini.
La scelta di andare fuori e casa e venire qui a Londra fu piuttosto affrettata da avvenimenti che erano successi in passato. Avvenimenti che stava cercando di dimenticare, ma che era quasi impossibile rimuovere dalla sua mente.

Era a Londra per studiare. Il suo sogno era quello di studiare letteratura inglese in una delle più rinomate università della zona.
Tutto si sarebbe potuto avverare se solo non si fosse dovuta allontanare da casa e non fosse stata costretta a cercare una sistemazione diversa da quella che aveva trovato.
Sarebbe andata ad abitare in un appartamento con altre ragazze che dovevano studiare li, ma al suo improvviso anticipo della partenza non avevano la stanza, così fu costretta a trovarsi un altro appartamento, con altri ragazzi disposti ad ospitarla.
Ed eccola lì, insieme ai quei due ragazzi che sembravano essere totalmente l'opposto di lei.
Ma i loro caratteri erano forti, e questo lo rendeva compatibili, o per lo meno, accettabili.

Lei precisa, ordinata, ferma sulle sue decisioni.
Loro, incerti, non avevano un programma, nè della giornata, nè del loro futuro. 
Vivevano la loro vita giorno dopo giorno, senza sapere cosa può riservargli l'alba seguente.
Questo li eccitava, li eccitava da morire.
A Tiffany faceva ribrezzo e non avrebbe mai potuto vivere una vita fatta di incertezze.

Nonostante tutto, erano dei bravi ragazzi.
Bravi ragazzi con qualche piccolo, grande difetto: sapevano divertirsi. Sapevano divertirsi tanto.

Quando Ethel uscì dal bagno, con solo l'asciugammo avvolto intorno al corpo, Tiffany stava già preparando la cena.

"Ehi sei già tornata!" disse lei, sedendosi al tavolo.

Aveva sciolto i lunghi capelli neri, lasciandoli ricadere sulle spalle.
Era una bella ragazza, formosa e con le curve al punto giusto. Aveva la pelle pallida ricoperta qua e là da tatuaggi.
Nulla in confronto a quella dell'altro ragazzo, che invece ne era totalmente ricoperto.
Di lui si poteva dire che, tra un tatuaggio e l'altro, era possibile intravedere un pezzo di pelle.

"In realtà ti ho scritto un messaggio appena sono partita" riprese la ragazza.
"Ma non fa niente, non preoccuparti" disse, ormai rassegnata alla distrazione dei suoi due coinquilini.

"Allora, come è andata oggi al tuo corso per delusioni amorose e mogli cornute?" ironizzò lei, mentre si portava una sigaretta alla bocca.

"È andata bene e oggi niente cuori spezzati. Anzi, oggi è arrivato anche uno nuovo che... va beh, tanto non so se lo rivedrò" si interruppe perché, alla fine, sapeva che a nessuno dei due importava del suo corso.
A lei invece stava davvero a cuore.
Era l'unica cosa che, in alternativa agli studi, la teneva vicina alla sua passione per la letteratura.

"Comunque sappi che è interessante ciò di cui si parla.
Potresti venire, almeno ti faresti una cultura" rispose, con tono ironico alla provocazione della ragazza.

"E farmi riempire la testa di stronzate su come aprire il mio cuore all'anima gemella legata mio cuore dal filo rosso indivisibile? No grazie, passo. Ho tutto ciò che mi serve proprio qui" disse, indicando la sigarette fra le sue dita, inspirandone nuovamente.

"Come vuoi" aggiunse Tiffany "ma ti brucerai i polmoni continuando così... e anche i miei" scherzò di nuovo.
Ma la ragazza la prese sul serio, e si spostò in salotto affianco al ragazzo, rubandogli un sorso di birra dalla sua bottiglia, ormai vuota.

Quei due erano come nati per stare insieme.
O così credeva lei. In realtà, non aveva mai capito se avessero mai avuto una relazione o se la loro fosse semplice complicità. 
Fatto sta che tra loro c'era feeling ed erano in perfetta sintonia.

Tiffany sognava una storia come la loro.
Una storia d'amore o una semplice amicizia non le importava, non faceva differenza.
Voleva solo qualcuno con cui sentirsi davvero in sintonia, qualcuno di cui fidarsi. Anche se la fiducia nelle persone e nel genere umano in generale l'aveva persa già da tempo.

L'unica persona con la quale aveva un rapporto di amicizia era Louis Tomlinson.

Louis l'aveva conosciuto per caso, una mattina in biblioteca.
Anche lui era totalmente diverso da lei.
All'apparenza era freddo, solitario e sul viso aveva sempre un'espressione anonima, misteriosa.
Lui studiava giurisprudenza all'università, per questo andava spesso in biblioteca per studiare e con Tiffany scambiava sempre e volentieri quattro chiacchiere.
E a volte, se era possibile, si trovavano per un caffè e una cioccolata calda.

Louis le bastava.
Così come le bastava vivere in un loft piccolo e non troppo elegante insieme ai suoi due coinquilini pigri e disordinati.

Aveva imparato ad adattarsi e ad accontentarsi di ciò che la vita aveva in serbo per lei.

Fino a qualche anno fa avrebbe sicuramente chiesto di più, avrebbe sognato in grande.
Ora, gli unici sogni sui quali si permetteva di fantasticare erano quelli narrati nelle pagine dei suoi libri preferiti.

***

Harry, al contrario, non si accontentava mai.

Era sempre positivo e solare, Harry non si arrendeva. Non lo faceva mai.
Era sempre fiducioso, anche nei momenti più ardui e difficoltosi della sua vita.

E anche in quel momento, momento di blocco e di crisi della sua creatività, cercava sempre di trovare la forza e sperava di uscirne.
E molte volte ce la faceva. Era sicuro ci sarebbe riuscito anche questa volta.

Harry viveva da solo, ma aveva molti amici.
Liam e Niall erano i più fidati, i suoi migliori amici.

Liam lavorava alla caffetteria a pochi isolati da casa sua.

L'aveva conosciuto al suo arrivo in città ed era stato il primo a credere nel suo meraviglioso talento per il canto e per la musica.
Si era esibito nel locale dove lavorava con una cover di 'Isn't She Lovely' e aveva letteralmente incantato le poche persone che erano nel locale in quel momento.
Liam si complimentò all'istante con lui e gli chiese di tornare ancora, per suonare qualche pezzo.
E così fu, fino a quando non perse la sua ispirazione e preferì prendersi una pausa per tornare a scrivere.

Anche Niall suonava.

Niall suonava molto bene la chitarra. Ai tempi della scuola era il chitarrista del gruppo musicale che avevano formato lui e alcuni studenti dell'ultimo anno.
Ma con la fine della scuola si erano persi di vista e con l'inizio del college e dell'università, l'unico che aveva mantenuto invariata la propria passione per la musica era lui.
Niall, al contrario di Harry, non aveva fatto della musica il suo lavoro. Non ancora, per lo meno.
Aveva un lavoro come commesso al centro commerciale per pagarsi le lezioni serali al conservatorio.
Mancavano un paio di esami poi sarebbe stato libero di intraprendere una carriera musicale degna della sua passione.

Insieme a loro Harry stava bene.
Si divertiva ed era senza pensieri.
Ma ultimamente aveva un'unica preoccupazione che lo tormentava.
Scrivere quelle maledette canzoni.

"Harry non demoralizzarti, sono sicuro che se uscissi da qui ritroveresti sicuramente l'ispirazione per la tua musica.
Dovresti fare una vacanza, una gita" gli aveva suggerito Niall.

Ma lui l'ispirazione la trovava nelle persone. Nei suoi testi parlava di sentimenti, di emozioni.

Aveva bisogno di sentire le persone.
Di entrare nel cuore di qualcuno e leggergli l'anima.
Era passato tanto tempo da quando si era innamorato di qualcuno e gli era entrato dentro, lasciandogli un traccia di sè. Una traccia indelebile.

Sarebbe ritornato in biblioteca la settimana successiva.
Sarebbe tornato per incrociare di nuovo quegli occhi blu.

Sperava, infondo, che quelle iridi celesti gli avrebbero fatto tremare il cuore.
Voleva sapere il suo nome e sapere cosa l'aveva portata ad essere lì.

  
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