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Autore: Sakura_822    01/03/2018    2 recensioni
Mikan e Natsume sembrano non sopportarsi da quando si sono conosciuti,
Ma allora perché quando si parla di Natsume, Mikan sente sempre una fitta al cuore?
E perché Natsume non riesce a staccarle gli occhi di dosso?
Quando Mikan sarà nei guai, Natsume farà di tutto per salvarla.
Ma perché? Non sarà che... No, non diciamo assurdità.
O forse si?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Natsume rimase immobilizzato, completamente congelato tra il momento in cui aveva sentito Ruka pronunciare quella frase, velenosa e infida, e il momento in cui aveva visto la porta chiudersi alle spalle dell'amico, perché Ruka era ancora suo amico, vero?
Lui..non lo aveva abbandonato, vero? Non lo aveva lascato da solo, giusto?
 
Sentiva il cuore rimbombargli nella cassa toracica, una sensazione di debolezza che percorreva gli arti, gli occhi secchi e desiderosi di essere riempiti di calde e salate lacrime.
 
Il corvino si appoggiò al letto, sedendoci sopra. Gli mancava il respiro.
Iniziò a boccheggiare in cerca d'aria, il petto si alzava e si abbassava freneticamente, il naso bruciava, come la gola e gli occhi: gli occhi...quegli occhi rossi scarlatti, bellissimi e freddi, iniziarono a far scappare al loro controllo frantumi di specchi, ricordi, di una vita, un'amicizia, ormai finita, eliminata, assente.
 
Prese a sfregare il dorso della mano sugli occhi, ma più cercava di asciugare quei pozzi sangue, più le lacrime scorrevano forti ed incontrollabili, come un mare in tempesta, che attraverso fiotti violenti e tremendi, sembra aver posseduto il corpo del ragazzo.
 
Le sue spalle iniziano ad alzarsi ed abbassarsi con irregolarità, mentre dalla sua bocca uscivano dei piccoli, man mano sempre più profondi, singhiozzi e gemiti provenienti da un dolore lancinante che lo colpiva costantemente in pieno petto.
 
 
É finita...Ruka lui ...mi ha lasciato solo.
 
 
Con lentezza infinita si tolse il pigiama, tirando via la maglietta prendendola per i lembi con le dita tremanti: Osservò il suo corpo. Provato era la parola giusta:
aveva ogni tipo di ematoma, ferita e cicatrice ad incorniciargli il corpo. Dei segni erano visibili sulla pelle all'altezza dei suoi polsi come se la luna avesse il compito di farli risaltare tra gli altri, neanche fossero qualche tipo di trofeo cui vantarsi.
No, Natsume non aveva nulla di cui vantarsi, e più ci pensava, più la vista si sfuocava a causa delle lacrime.
L’unica cosa che aveva, l’unica persona che era al suo fianco se ne era andato: ed ora come avrebbe fatto? Chi lo avrebbe salvato dall’oblio?
Era terrorizzato, completamente immobile nella sua aura di incredulità e paura.
La porta si aprì nuovamente, e Natsume ci sperò, lo fece davvero, ma fu una testa castana a spuntare fuori dalla porta, non bionda.
“Natsume? Ti sei già svegliato?” domandò Mikan.
I due si guardarono, Natsume con due fiumi in corsa che scendevano lungo le guancie: Mikan spalancò gli occhi a quella vista e corse a cingerli il collo con le sue braccia minute, soffocandolo nel suo abbraccio ed accarezzandogli la pelle nuda coi polpastrelli.
Natsume la fece fare, troppo vulnerabile.
Chiuse gli occhi: se Mikan fosse stata al suo fianco ce l’avrebbe fatta? Avrebbe superato tutto? Anche Ruka? Quindi non era da solo giusto? Aveva Mikan lui potev-
Chi ti sta attorno soffre…
Quella frase lo colpì come una pallottola, ma la cosa che fece più male era che aveva ragione, Ruka.
Lui faceva solo del male, a chiunque.
Con uno sforzo enorme staccò Mikan dal suo collo, non prima di essersi ben impresso l’odore di pesca del suo balsamo, non lo avrebbe annusato più del resto.
La ragazza lo guardò confusa e provò ad avvicinarsi, ma lui la spinse via, forse con troppa forza, facendola infatti finire col sedere a terra.
Mikan lo guardò scioccata, per poi alzarsi ed iniziare a sbraitare
“OH, IO PROPRIO NON TI CAPISCO PIU! ENTRO, TI VEDO PIANGERE, TI ABBRACCIO E TU MI BUTTI A TERRA??”
“Sta zitta.” Natsume le rivolse un occhiata gelida, e Mikan fu certa che le ricordò una di quelle del Natsume di tanto tempo fa.
Immediatamente si fece seria.
“Natsume cosa è successo?”
Lui non rispose, rimase muto, mentre recuperava la maglietta, indossandola, per poi uscire, sorpassando la ragazza, senza degnarla di uno sguardo.
Mikan lo chiamò a gran voce, ma il gatto nero era già sparito, lasciandola sola.

..
.
Per due giorni Natsume non si fece vedere in giro, anche la sua camera era stata  lasciata candida e pulita, sul cuscino neanche una piccola piegatura.
Sembrava come che tutto ciò lo riguardasse non ci fosse  mai stato, eliminato.
La presenza della  maschera nera sulla piccola scrivania, perfettamente immacolata, faceva da sola testimone della sua venuta.
Il ragazzo non aveva lasciato detto nulla e Mikan iniziava veramente a preoccuparsi: continuava a pensare a ciò che era successo  all’ospedale, non trovando motivi a cui dare la colpa della strana sensazione che aveva allo stomaco.
Si, perché quell’incontro era stato…”fastidioso”.
Si, fastidioso, tutto quello che riguardava Natsume era fastidioso. Lui lo era.
Eppure non riusciva a smettere di pensarci:
dov’era? Che stava facendo? Perché piangeva?
Mikan si maledì  per la sua persistente preoccupazione nei suoi confronti, ma non poteva farne a meno, o forse non voleva.
Forse, se solo avesse avuto sue notizie.. magari quella strana sensazione sarebbe svanita, e dunque decise di andare a parlare con Ruka.
Lui e Natsume erano amici stretti, quasi quanto lei e Hotaru, ed in genere, nonostante non era nell’indole del corvino lasciare che qualcuno sapesse i suoi spostamenti, dava sempre qualche vaga informazione al biondo.
La ragazza si recò dunque verso il dormitorio maschile: erano le tre del mattino, ma la sua curiosità sembrava logorarla dall’interno, e poi diciamocelo, Mikan era istintiva, un'altra caratteristica opposta a Natsume, che invece era la persona più analitica e razionale che avesse mai conosciuto, anzi, forse Hotaru lo batteva leggermente sul campo, doveva concederglielo.
Sgusciò silenziosamente tra i corridoi, cercando di non sbattere contro muri, o fare cadere qualche tipo d’oggetto.
Non ci volle molto, forse anche perché conosceva la strada a memoria,probabilmente proprio per quello.
Bussò forte quel tanto che bastava per farsi sentire, poi ci fu uno scricchiolio di piedi nudi sulle vecchie assi di legno, ed infine la porta si aprì, facendo spuntare una chioma bionda .
“Che ci fai qui Mikan?”
“ecco.. ehm io..ti ho disturbato?” ora si sentiva stranamente colpevole di essersi presentata alla sua porta.
“posso entrare un secondo?”
Ruka annuì piano, leggermente confuso.
“scusa se ti ho disturbato a quest’ora” gli disse la ragazza una volta sedutasi sul letto disfatto dell’ossigenato.
“non fa nulla, piuttosto, hai bisogno di qualcosa?”
“Due giorni fa, quando sono andata a trovare Natsume in ospedale, lui.. era strano:  Ho cercato di essere di supporto, ma lui mi ha respinta, mormorava cose.. gli ho urlato contro, poi lui se ne è andato ed è da due giorni che non si fa vivo quindi volevo sapere se-“
“se avessi sue notizie?” Ruka sembrava essere abbastanza infastidito, “strano” pensò la ragazza.
“ti sembro il suo segretario Mikan? Lo sembro forse? Natsume è grande, può fare quello che vuole. E se sei venuta a quest’ora di notte solo per sapere in che altro casino si è cacciato, allora mi dispiace deluderti: non lo so
 “ora se non ti dispiace vorrei dormire” e dicendo ciò le aprì la porta.
Mikan lo guardò stranita, poi realizzò che forse il problema riguardava proprio loro due.
“avete litigato? Se è così posso aiutar-“ Gli disse, ormai fuori dall’uscio, ma fu interrotta dall’altro con un secco “buona notte Mikan” da parte del ragazzo, che stava per chiudere la porta.
“Natsume stava piangendo!” esclamò di getto allora lei, potendo costatare un irrigidimento della mascella da parte di Ruka: stava esitando, glielo si poteva leggere negli occhi.
Si sentiva forse in colpa?
Si guardarono un istante, poi Ruka concluse la loro breve conversazione, in modo veloce, si, ma più morbido.
“a domani Mikan” le disse dunque, accennando un sorriso.
Per la seconda volta, Mikan si ritrovò con una porta sbattuta in faccia: era stata rifiutata, di nuovo.
 
NOTA AUTRICE:
weeeeeeeeeeeeee eccomi!!!!!
Oggi sarei dovuta partire per Londra ma dato che il mio aereo è stato cancellato, eccomi qui!
Sinceramente non so cosa dire su questo capitolo…ummm….boh.
Eheheheheh.
Spero vi sia piaciuto, sto cercando di tenermi al passo e di aggiornare il più frequentemente possibile, ma è difficile, sorry  :(
Se vi va di lasciarmi un commento, sarei lieta di rispondere.
Se ci sono errori perdonatemi, non ho ricontrollato perché sono una persona pigra eheheheh.
Alla prossima, ciauu!!
   
 
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