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Autore: KiarettaScrittrice92    01/03/2018    1 recensioni
Questa è Rainbow city, una delle più belle metropoli francesi, musicale e alla moda. Tutti coloro che vivono qui amano la danza e i vestiti. Tutti qui si stanno dando da fare per realizzare i propri sogni.
E' arrivata un'altra ragazza amante della musica, chissà di che colore sarà il sogno che troverà questa ragazza.
Bene mettiamoci comodi e diamo un'occhiata alla storia di Marinette.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Murales
 

Adrien e Marinette stavano passeggiando per Boulevard Orange. Quel giorno avevano deciso di prendersi una pausa dagli esercizi; inoltre non sopportavano più la costante semioscurità di quel luogo, insomma perché chiudersi dentro quel locale buio e poco illuminato, quando c’era un bel sole ad attenderli fuori?
Gli esercizi, finalmente, sembravano aver preso la giusta piega: dopo il consiglio di Lila, i due si erano cimentati in mosse originali e più nelle loro corde, scoprendo di essere più capaci di quanto credevano. In fin dei conti sentire il ritmo e percepire la cadenza della musica era uguale per ogni stile, se si è capace in uno si è poi capace in tutti; a quel punto bastava adeguare i passi a quel ritmo. 
Avevano anche iniziato a mettere su alcuni passi per la sfida finale che, a detta di Lila, si sarebbe tenuta due settimane dopo e che avrebbe visto loro due contro i due migliori de La Gang de la Mort, cioè Lila e Lysandre.
Era anche per quel motivo che volevano rilassarsi quel giorno: avevano deciso di andare di nuovo alla cioccolateria, avevano passeggiato e avevano avuto anche la vaga idea, se fosse avanzato del tempo di fare un murales, uno di quelli che sarebbero rimasti in Boulevard Orange per sempre, ricordando a chiunque che Ladybug e Chat Noir erano passati di lì. 
In effetti quell’idea era uscita come una battuta di Marinette quella stessa mattina e, per tutta la giornata sembrava che se ne fossero entrambi dimenticati, fino a che, dopo pranzo, Adrien non la portò in un negozio chiamato Vêtements de Rue, in cui vendevano sia vestiti in perfetto stile Boulevarde Orange, sia bombolette e mascherine per i murales.
La commessa che li accolse era bassina e un po’ robusta. In testa aveva un ammasso di dread di ogni colore: verdi, blu, fucsia, biondi, tenuti tutti indietro da una fascia fucsia. L’unico modo per comprendere l’effettivo colore dei capelli era per una piccola treccia che le scendeva nella parte davanti della fascia.
«Benvenuti a Vêtements de Rue, io sono Mylene.» si presentò ed entrambi i ragazzi ricambiarono il saluto, ma subito dopo Marinette si rivolse al biondo, dubbiosa.
«Mi spieghi cosa dovremmo comprare?» domandò, non avendo ancora capito le sue intenzioni.
«Ovvio… Il materiale per fare il murales!» rispose lui.
«Cosa?! – chiese sconvolta lei – A-Adrien io scherzavo…»
«E perché? Io la trovo una bella idea.» ribatté lui, dirigendosi nella zona colori.
«Ma spenderai un sacco di soldi…» cercò ancora d’insistere lei seguendolo.
«Sai bene che i soldi non sono un problema. – la prese in giro lui, parandosi davanti allo scaffale delle bombolette – Mmmh… Che disegno dovremmo fare?»
«Non… non lo so… io…»
«Che ne dici di noi due in stile Boulevard Orange?» domandò.
«Sì… credo ci potrebbe stare, ma ci serviranno parecchie bombolette.»
«Già… Almeno un paio di rosso e tre di nero e poi… – si portò una mano al mento pensieroso – Il rosa per la pelle…»
«…anche il verde e il giallo…» aggiunse lei, incantandosi per un attimo ad osservare il suo viso pensieroso.
«…e non dimentichiamoci l’azzurro e il blu!»
«Se volete c’è un offerta. – intervenne Mylene, avvicinandosi a loro – C’è una confezione con dieci colori e due mascherine, con annessi diversi tappi per il getto. Dopodiché aggiungete solo le bombolette che vi servono in più.»

 

Poco dopo uscirono dal negozio con un grosso sacchetto di carta, carico di tutto quello che serviva loro. Ci misero un bel po’ a trovare un muro libero da opere di altri street writer; alla fine optarono per una parete sul bianco, abbastanza grande, che si affacciava proprio sulla strada principale.
«Allora da dove cominciamo?» domandò Adrien e, a quella sua domanda così entusiasta e ingenua, Marinette scoppiò a ridere.
«Adrien, tu non hai mai disegnato in vita tua, vero?» ribatté, cercando di trattenere ancora le risate.
«Perché? Insomma non mi è mai capitato ma...»
La ragazza, aprì la grossa borsa che si era portata dietro, estraendo o un blocco da disegno è una matita.
«Innanzi tutto bisogna fare un bozzetto, altrimenti se si fa qualche errore o si cambia idea mentre si fa il murales è impossibile correggerlo, o per lo meno, molto difficile.» spiegò, aprendo il blocco, in cui solitamente disegnava i suoi schizzi per i vestiti che cuciva, cercando una pagina libera. Quando finalmente la trovò, iniziò a disegnare, seguendo i suggerimenti del ragazzo sulle posizioni di alcuni elementi. 
Ci misero all’incirca una mezz’ora buona a concludere un bozzetto che li convincesse, a quel punto stesero i teli di plastica che avevano comprato al negozio di Mylene e, dopo aver indossato le mascherine, cominciarono a fare la base del disegno con un leggero getto nero.
L’aria si riempì dell’odore pungente di vernice e del suono particolare delle bombolette che venivano scosse. Continuarono quasi per tutto il pomeriggio, finché il cielo non si tinse dello stesso colore che quel quartiere di Rainbow city rappresentava. 
Non era ancora finito, ovviamente, ma decisero che sarebbero tornati ogni qualvolta sarebbe stato loro possibile: quando gli allenamenti non sarebbero stati troppo faticosi o non fossero usciti troppo tardi. 
«Sta venendo bene.» disse Adrien, lanciando un’ultima occhiata al muro.
«Già.» confermò lei con un sorriso.
Erano tutt'altro che a buon punto, ma l’importante era che venisse bene. Il disegno abbozzato in nero era completo, dopodiché erano riusciti a dare il colore allo sfondo e alle scritte coi loro nomi, anche se a quest’ultime mancavano ancora parecchie sfumature. Infine mancava la parte più difficile, ossia quella della rappresentazione di loro stessi.

  
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