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Autore: deminamylove    02/03/2018    1 recensioni
Spesso la vita ti illude, facendoti credere che tutto ciò da te desiderato si avveri. Eppure, purtroppo, nulla dura per sempre, né un'amicizia, né un amore. O forse tutto ciò è falso? Forse la chiave di tutto è saper aspettare? Chissà.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Indossava un maglione che le andava estremamente largo, così come il paio di pantaloni di tuta nera. Entrò in cucina su una sedia a rotelle spinta da Giuly e a quella vista, un ulteriore pezzo del mio cuore si spezzò. Mary non poteva camminare, ma dopo tre settimane ferma a letto nelle sue condizioni non mi stupiva più di tanto.
 
MARY’S POV
Vergogna. Era tutto ciò che provavo su quella sedia a rotelle, con gli occhi della donna che amavo puntati addosso come se fossi il caso più penoso che avesse mai visto in vita sua.
“Ehi” disse, costruendo sul suo viso un sorriso tanto piccolo quanto falso.
“Ehi” risposi io di rimando, senza guardarla negli occhi. Non ci riuscivo, era più forte di me. E da quel momento in poi calò un silenzio in quella stanza più che imbarazzante. Io continuavo a giocare nel piatto con la forchetta, spostando i piselli da un estremo all’altro, senza la ben che minima voglia di ingurgitare nulla di quello che avevo davanti. Pur non alzando lo sguardo, notavo le frecciatine che Demi e Giuly si scambiavano di nascosto mentre, contemporaneamente, controllavano ciò che mangiavo, o meglio, ciò che non mangiavo.
“Devo dire che…” iniziò Demi tutt’un tratto “.. questo tacchino è davvero ottimo Giuly” le disse, sorridendole.
“Oh, beh, grazie” rispose Giuly, presa alla sprovvista, sorridendole a sua volta.
“Finalmente qualcuno che apprezza la tua cucina” dissi io d’istinto, in un sospiro quasi percettibile, così ricco di rabbia e sarcasmo.
“Come scusa?” chiese Giuly, guardandomi.
“Niente, lascia stare” e quella sera furono quelle le uniche parole che furono scambiate tra noi tre, e fu un bene, o almeno lo fu per me. Non volevo parlare, non volevo mangiare, volevo solo essere lasciata a me stessa, su quel letto, in quella stanza. Da quando la mia vita aveva preso una piega tanto estremamente sbagliata ed angosciante? Non ne avevo idea. Volevo convincermi che la causa di tutto fosse stato il tradimento di Demi, ma sarebbe stata solo una bugia in più verso me stessa. Già, il tradimento. Avevo paura di affrontare l’argomento con Demetria, anche se probabilmente era la cosa giusta da fare, così avremmo litigato, sarebbe partita e tornata alla sua vita favolosa, senza dover dimostrare niente a nessuno, senza doversi sentire costretta a stare in quella casa come il buon samaritano della causa persa che era la mia. Io provavo a non pensarla così, ma mi riusciva davvero difficile. I suoi occhi mi parlavano e tutto ciò che mi sussurravano era tanta pietà da far star male. Quindi no, non la volevo lì, e dovevo dirglielo al più presto, ma lasciarla andare, ora che si trovava lì accanto a me, era difficile, se non impossibile. Dentro di me, nel mio profondo, io continuavo ad aver un estremo bisogno di lei, nonostante ciò che avesse fatto, e questa era la cosa che più doleva al mio povero cuore, ormai accartocciato e buttato via.
 
Finita la cena, o meglio, quando loro due ebbero finito, Giulì si alzò per riportarmi in camera, ma Demi la precedette.
“Faccio io… se ti va” disse, guardandomi con una ricca speranza negli occhi. No che non mi andava, ma dalla mia bocca uscì un “va bene” che non sapevo nemmeno come fosse stato formulato dalla mia mente. Ci dirigemmo verso la mia stanza ed una volta entrate, Demi mi avvicinò al lato del letto, per poi fermarsi, letteralmente immobilizzarsi in quella posizione. Non sapeva cosa dire o fare, forse non aveva previsto una mia approvazione alla sua precedente richiesta.
“Grazie, puoi andare ora” le dissi per rompere quel silenzio che non faceva altro che diventare man mano più imbarazzante.
“Oh, okay” rispose, lasciando la sedia a rotelle che girai subito dopo per vederla andar via, per concedermi il lusso di guardarla senza essere vista. Mi era mancato così tanto guardarla che approfittai del momento per squadrarla da cima a fondo, soffermandomi forse un po’ troppo sulle sue bellissime curve. Ero così presa dal momento che non mi accorsi del fatto che si era girata e ora mi stava guardando con la bocca leggermente aperta e le sopracciglia alzate. Fu solo quando si schiarì la voce che mi ripresi da quella trans, guardai Demetria ed un intenso calore investì il mio viso, probabilmente ora completamente rosso. Ci stavamo fissando, lei con un’irritante espressione che camuffava miseramente la sua estrema voglia di ridere, mentre io non sapevo nemmeno cosa fuoriuscisse dai miei lineamenti. Dio, che cosa imbarazzante.
“Allora… sicura che non posso darti una mano?” mi chiese poi, con un sorriso che cominciava a farsi largo sul suo viso.
“I-io…” quel sorriso mi stava confondendo, lei mi stava confondendo “d-direi che puoi… cioè, no, no meglio di no” conclusi infine balbettando. Vidi sul suo volto la speranza scemare pian piano, ci era evidentemente rimasta male, così mi girai per evitare di guardarla. Non poteva vedermi in quello stato, non doveva. Ormai ero un ammasso di ossa che non riusciva nemmeno a reggersi in piedi, ero un mostro e lei non si meritava un amore del genere. Il tradimento mi aveva aperto finalmente gli occhi: era arrivata al limite, aveva toccato il fondo per colpa mia, ed io non me lo sarei mai perdonata.
“Puoi uscire ora… grazie ancora”
“Mary ti prego…” mi stava supplicando con una voce tanto addolorata da farmi pizzicare gli occhi.
“Demi no” la mia voce iniziò a tremare e fu quello che probabilmente le diede la spinta per avvicinarsi a me, girarmi per averla di fronte e guardarmi dritta negli occhi.
“Mary sono qui per te, okay? Sono qui…” iniziò a dire, prendendomi il volto tra le mani per avvicinarlo lentamente al suo. Io non riuscivo a muovermi, ero paralizzata.
“Ti prego, non farlo…” dissi solo, con le lacrime che ormai cadevano. Appoggiò la sua fronte alla mia.
“Scusami… mi dispiace così tanto, non avrei mai dovuto farlo… ti prego perdonami, non succederà mai più, tu mi conosci meglio di chiunque altro, sai che non sono così, non so perché è successo, ma ti prego perdonami… io ti amo” a quelle parole chiusi gli occhi per non guardare i suoi. Stavo cedendo, e sapevo di non doverlo fare, per il suo bene, ma fu più forte di me. Avvolsi le braccia intorno al suo collo per avvicinarla maggiormente a me, finché le nostre labbra furono ad un soffio le une dalle altre. Fu lei a far in modo che si congiungessero, in maniera così dolce che il mio cuore si sciolse completamente prima di iniziare a battere all’impazzata. La sua bocca iniziò a muoversi sulla mia in maniera lenta e per niente spinta. Era come riprendere a respirare dopo non so quanto tempo. Lei era il mio ossigeno, forse in quel momento era il mio unico pezzetto di felicità. Quando ci staccammo ci guardammo negli occhi, e per la prima volta dopo davvero tanto tempo sorrisi, un sorriso sincero che fece scaturire anche il suo.
“Posso aiutarti a mettere il pigiama?” chiese di nuovo.
“Va bene” le risposi, lasciando andare un lungo sospiro.
“Okay, vieni qui” mi disse prima di prendermi in braccio a mo’ di sposa per farmi sedere sul letto. Le sue mani sul mio corpo mi fecero uno strano effetto, non di vergogna o disagio, ma di protezione.
“Credo sia in quel cassetto” le dissi, indicandole una cassettiera dietro di lei. Lei si girò per raggiungerla, ed il mio sguardo si posò istintivamente sul suo fondoschiena, di nuovo.
 
Maledizione, calma gli ormoni!
 
Ecco qui, ora ti aiuto a togliere la tuta, okay?” mi chiese incrociando il mio sguardo. Era come se mi stesse dicendo “sei tu a decidere, sei tu ad avere il potere, sono qui solo per fare ciò che mi dirai” ed era così confortante che senza esitazioni le feci un cenno della testa per darle il consenso di sfilarmi i pantaloni. Quando iniziò a sciogliermi il nodo in vita, una scossa percorse la mia spina dorsale. Nel momento in cui ebbe finito, prese il bordo della tuta ed iniziò ad abbassarlo alzandomi leggermente il bacino dal letto. Non appena le gambe iniziarono ad essere esposte, distolsi lo sguardo mordendomi il labbro. Ero orrenda e vedermi in quello stato non faceva altro che farmi star male. Demi se ne accorse, così con una mano girò il mio viso verso il suo e si sporse per baciarmi, stavolta in maniera più intensa di prima. Nel frattempo, con l’altra mano continuò a far sfilare il pantalone giù, fino a toglierlo completamente. Al che si staccò per guardarmi, sorridermi e dirmi un “sei bellissima” che per non so quale strana ragione, fece pulsare il mio basso ventre. Così la tirai sopra di me, con le braccia avvinghiate al suo collo, facendole cacciare un piccolo urlo divertito che mi fece sorridere, di nuovo.
“Ma come siamo spinte” disse una volta trovatasi su di me, tra le mie gambe.
“Stai zitta” sospirai, prima di afferrarle la nuca e riprendere a baciarla con decisione, chiedendole quasi subito l’accesso con la lingua. Lei non si tirò indietro, anzi, reciprocò senza esitazione, facendo scorrere le sue mani sui miei fianchi praticamente esposti. Sotto il suo tocco, ciò che era orribile per me diventava, non so come, qualcosa di bello. Quando iniziai a baciarle il collo, la sua mano destra afferrò la mia coscia per alzarla e piegarla sopra il suo bacino. Un piccolo gemito uscì dalla sua bocca quando lasciai un bacio umido in un punto sotto il suo orecchio. Al che la sua mano sinistra salì lentamente sotto la mia felpa per stringermi in maniera non tanto delicata il mio seno sinistro, gesto che provocò stavolta un mio di gemito, più forte del suo. Riprese a baciarmi ed ero così presa dal momento che non sentii Giuly bussare ed entrare.
“Mary? Stai bene? Ho sentito url… O mio Dio, Mary!!!” urlò, facendoci sobbalnzare, prima di richiudere la porta sbattendola, presa dallo shock, coprendosi gli occhi con l’altra mano prima di sparire dietro la soglia.
A quel punto cercai di staccarmi di scatto da Demi, completamente rossa in viso, come se tutta l’adrenalina di prima fosse scappata via insieme a tutto il coraggio che avevo avuto.
“Io, ehm, ce la faccio da sola” dissi, tirandomi le coperte sulle gambe come per nascondermi in qualche modo da quella situazione fin troppo imbarazzante.
“Oh sì, certo! Okay allora io…” rispose Demi alzandosi di scatto dal letto e retrocedendo lentamente verso la porta all’indietro, andando a sbattere contro la scrivania, prima di arrivare alla porta ed aprirla di fretta in maniera scoordinata ed agitata.
“Okay, ciao.” Farfugliò prima di sgattaiolare via. Mi lasciai andare sul letto, coprendomi gli occhi con l’avambraccio e iniziando ridere come una matta. Non ricordavo nemmeno di saperlo ancora fare.
 
 
Spazio autrice: eccomi tornata con un nuovo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero molto felice, a presto!
Mary
  
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