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Autore: Robigna88    02/03/2018    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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26.

 

 

 

 

 

Elijah aiutò Allison a rimettersi in piedi, e dopo averle poggiato la sua giacca sulle spalle la strinse per cinque lunghi minuti, in silenzio, senza mollare mai la presa. Nessuno disse nulla ma ognuno prese qualcosa da bere ringraziando silenziosamente una qualche stella. Gli angeli, che erano comparsi quando dal corpo di Allison si era irradiata quella luce azzurra e brillante, se ne erano andati via subito dopo il suo risveglio, e i Mikaelson erano rimasti di nuovo soli, con Sirahel l’Arcangelo.

Lo spavento di poco prima era passato, ma li scuoteva ancora, letteralmente. Era infatti calato una specie di freddo innaturale, Matt sembrava soffrirlo più di tutti; tremava respirando a fondo e Hayley gli stringeva la mano quasi quel tocco volesse scaldarlo.

“Sto bene” li rassicurò Allison guardandoli, senza mollare la presa della mano di Elijah, senza mollare lui. “Sto bene” ripetè di nuovo, in un sussurro, proprio all’Originale elegante. E lui annuì.

La donna si rivolse allora a suo padre e respirò a fondo. “Cos’è successo?”

“Allison è morta, e Florence è nata!” disse lui con tranquillità.

“Che tradotto significa?”

“Sei un Arcangelo adesso, a tutti gli effetti.”

Allison corrugò la fronte. “Come scusa? Un Arcangelo, come te? Come Michele e Lucifero e Gabriele e...”

“Credo che noi tutti conosciamo i nomi degli Arcangeli” la interruppe lui. “Non devi elencarli tutti. Sì, come loro.”

La cacciatrice rise, una risata isterica che raggelò l’atmosfera per un istante. Riecheggiò nel grande atrio mentre Allison cercava di riprendere il controllo. “Io non voglio essere un Arcangelo, quindi qualunque cosa tu abbia fatto, riporta tutto a com’era prima.”

“Prima eri morta.”

“Allora lasciami morire.”

“Allison” si fece avanti Elijah. “Ti prego...”

“Un Arcangelo, Elijah. Non credo che tu abbia idea di cosa significhi. Gli Arcangeli sono meschini, manipolatori, si fanno la guerra tra loro e non gliene frega niente delle conseguenze, dei danni collaterali. Io non voglio essere uno di loro.”

“Essere un Arcangelo è un privilegio” Sirahel si guardò intorno, individuò il bar e vi si avvicinò. Senza chiedere il permesso – e dubitava che qualcuno glielo avrebbe fatto notare – si versò un bicchiere di bourbon e ne bevve un lungo sorso mettendosi poi a sedere. “Sì è vero, gli Arcangeli sono tutto quello che hai detto, ma sono anche altro. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro; non eravate molto amici tu e Gabriel?”

Allison ripensò al suo amico, era morto per fare la cosa giusta, perché a lui importava. “Sì, lo eravamo. Forse lui era l’unico Arcangelo decente in tutto il vostro colorito gruppetto altolocato, e infatti è morto.”

Sirahel ridacchiò. “Anche tu fai parte di questo gruppetto altolocato adesso. E prima che tu perda tempo chiedendomi di riportare le cose a come erano, sappi che non posso. Non ho alcun potere per farlo, sei tornava in vita solo perché lo ha deciso Dio. O Chuck, come lo chiamate tu e quello strampalato trio con i Winchester e Castiel. Se hai delle lamentele falle a lui, non siete amici in fondo, tu e il grande creatore?”

La donna sentì tutti gli occhi posarsi su di lei. L’argomento non era mai venuto fuori e lei non si era mai preoccupata di informare tutti che conosceva Dio. Sorrise poco ad Hayley che passandole accanto le strinse una mano prima di raggiungere Hope e respirò a fondo. Non voleva essere un Arcangelo, ma l’alternativa era la morte e anche se aveva detto il contrario poco prima, non voleva neppure morire. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere su una sedia respirando a fondo. Sentiva un potere mai sperimentato prima crescerle dentro, le faceva tremare il petto, le mani; le guardò attentamente e le sembrarono forti come mai. Essere un Arcangelo era un privilegio e obiettivamente lo sapeva... era come avere il mondo ai propri piedi, aveva la possibilità di fare così tanto bene, così tanta giustizia, così tanta pulizia in quel mondo schifoso... per dare a Hope un futuro migliore, più limpido. Eppure aveva la sensazione che le cose per lei sarebbero state incredibilmente complicate, come sempre.

Poggiò lo sguardo su suo marito, la fissava in attesa, gli occhi spezzati. Suo fratello, Freya, Klaus... tutti la guardavano in attesa, tutti sembravano intimoriti. Fece un impercettibile segno ad Elijah e lui lo colse e la raggiunse. Allison si sentì più sicura con lui al suo fianco, con le dita intrecciate a quelle della sua grande mano. Gli accarezzò il viso con un sorriso triste, poi guardò suo padre. “Cosa posso fare adesso che sono...”

“Teoricamente qualunque cosa tu voglia” rispose lui. “Praticamente ci sono delle regole da seguire. Noi non siamo stati creati per mischiarci alla gente, ma per osservarla da lontano e vegliare, silenziosamente.”

“Silenziosamente” gli fece eco Allison con sarcasmo. “È il tuo modo gentile di dirmi che non posso interferire con l’ordine naturale delle cose?”

“È il mio modo gentile di dirti che se non terrai un profilo basso, orde di angeli invidiosi verranno a cercarti.”

“Invidiosi di cosa? Ah sì” lei annuì. “Essere un Arcangelo è un privilegio. Quanti ce ne erano in fila prima di me?”

“Parecchi. A uno fra tutti dovrai prestare molta attenzione; il suo nome è Ismael, ma se farai le cose saggiamente forse non lo incontrerai mai” Sirahel si alzò. “Riposati ora, abituati al tuo nuovo status, tornerò qui domani e continueremo questa conversazione.”

“Domani? E fino ad allora cosa dovrei fare? Che succede se qualche angelo arriva qui prima di domani? Metti almeno dei sigilli di protezione.” Gli occhi dell’uomo si fecero azzurri e brillanti e su ogni parete si illuminarono alcuni simboli che prima erano invisibili. Allison annuì. “Grazie.”

“Non sono stato io” lui la guardò per un istante, poi volò via.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Ad Allison era servito un bel po’ per riprendere il controllo e quando finalmente lo aveva fatto, si era infilata sotto la doccia e si era lasciata cullare dal getto caldo dell’acqua. Quel flusso aveva lavato lo sporco del sangue ma non si era portato via nessuno dei suoi pensieri, neppure uno. L’idea di essere un Arcangelo era ancora lì a tormentarla, non le piaceva, non voleva. Voleva essere un’umana, una semplicissima umana che cacciava il soprannaturale, niente di più e niente di meno.

Ma non sapeva come tornare indietro e nessuno a parte Dio poteva aiutarla. Peccato che non avesse idea di come e dove trovarlo e peccato sapesse che, anche per assurdo lo avesse trovato, non l’avrebbe aiutata. Ne era certa.

Con un gesto chiuse l’acqua e senza indugiare troppo si asciugò e andò in camera per rivestirsi. Indossò la biancheria e una delle camicie di Elijah che più le piacevano: era azzurra, un bell’azzurro caldo come il cielo d’estate. Lasciò che i capelli si asciugassero da soli, poi sorrise ad Elijah che era appena entrato in camera. Suo marito era stato comprensivo: gli aveva chiesto spazio e lui glielo aveva concesso, ora voleva starle vicino e lei glielo avrebbe lasciato fare.

“Ciao” le disse sedendole accanto. “Hai fame?”

Lei scosse il capo. “No” mormorò. “Ho indossato la tua camicia, è una delle mie preferite.”

“Lo so, e sta meglio a te che a me, l’ho sempre pensato.” Sorrisero entrambi, e poi calò di nuovo il silenzio. Mentre ognuno prendeva la sua parte di letto, Elijah ebbe la sensazione che quei silenzi sarebbero durati a lungo, sarebbero stati una costante per un lungo tempo. Sperò di sbagliarsi. “Allison, guardami ti prego” sussurrò alle spalle di sua moglie. E lei lo fece, con quegli occhi meravigliosi pieni di ogni cosa. “Qualunque cosa ti passi per la testa, se vuoi parlarne sono qui, okay?”

Allison lo baciò con dolcezza, la mano piccola su quel viso grande. “Ti amo tanto.”

“Ti amo anche io.”

“Ti ricordi quando la cosa più complicata che dovevamo fare era insegnare ai vampiri di Marcel come difendersi? Mi manca quella vita, era complicata, ma non così tanto.”

“Sì, capisco come ti senti. Non possiamo tornare indietro però, solo guardare avanti. E lo faremo insieme, sempre e per sempre. Okay?”

Lei annuì iniziando a piangere. Si abbandonò alla stretta delicata del suo uomo.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Hayley si accoccolò sul petto di Matt e respirò a fondo giocherellando con la punta delle dita. L’uomo stava pian piano iniziando a riprendere lucidità e lei capiva perché gli servisse così tanto tempo, dopo tutto quello che era successo. “Stai bene?” gli chiese.

Lui respirò a fondo. “Mia sorella è morta” le disse. “Ed è ritornata in vita, da Arcangelo. Non credo che starò bene per un po’.”

L’Ibrida annuì. “Sì, capisco come ti senti. Ma dobbiamo essere presenti per lei, qualunque cosa accada. Arcangelo o no è di Allison che stiamo parlando” alzò il capo e gli poggiò il mento sul petto per guardarlo in viso.

Matt ricambiò lo sguardo, poi con un sorriso si protese e la baciò. “Ti amo Hayley” confessò. “Volevo dirtelo da un po’ ma non trovavo mai il coraggio. Oggi mi ha fatto capire che non bisogna mai aspettare per dire le cose importanti perché non siamo immortali come ci piace credere, in fondo.”

Lei lo baciò di nuovo accarezzandogli il viso. “Anche io ti amo.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Jack aveva sentito qualcosa, non avrebbe saputo dire cosa di preciso perché aveva ancora grandi difficoltà a concentrarsi quando le voci degli angeli gli affollavano la mente, ma aveva decisamente sentito qualcosa. Un potere forte e indescrivibile che lo attirava. Il suo primo istinto fu di volare seguendo quella sensazione, il secondo gli disse di non falo solo.

“Castiel” lo chiamò raggiungendolo nell’atrio. “Ho sentito qualcosa, gli angeli...”

“L’ho sentito anche io” replicò l’altro. “Ma non ho ben capito di cosa si tratti.”

“Io nemmeno ma qualcosa mi dice che dobbiamo andare.”

“Andare dove?”

“A New Orleans.”

Castiel sembrò mettere insieme dei pezzi, respirò a fondo e poi abbozzò un sorriso. “Sveglio Sam e Dean.”

 

   
 
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