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Autore: tenacious_deep_soul 99    04/03/2018    2 recensioni
Lee Miyon è una giovane studentessa del conservatorio più prestigioso di Seoul, il “Seoul Artspool Conservatory”. Orfana di madre e violinista quasi provetta alle soglie della laurea, verrà affiancata da un giovane e talentuoso pianista frequentante il suo stesso corso: Min Yoongi. Il loro rapporto sarà a dir poco conflittuale, situazione che creerà un senso di rivalità fra le due parti per tutto il resto del duro periodo di studi. Solo dubbi ed incertezze si porranno fra i due ragazzi e la loro relazione, all’insegna di un apparente crollo...
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Capitolo 17~


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Nell’aria fresca del mattino, l’odore limpido e delicato delle azalee in fiore annunciava l’inizio della primavera. Seoul rinasceva in quel periodo dell’anno e, come volesse sorprendere ogni volta, indossava sempre una bellezza diversa: un sottile manto di petali permeava le grigie strade cittadine, immergendo la monotonia  urbana in un bagno di toni chiari e calmi.
Sembrava di essere a Carnevale vista la molteplicità di colori, ma di certo quella tradizionale bellezza non era neanche lontanamente paragonabile all’incanto della primavera.
Nonostante tutto Miyon ha sempre odiato quella stagione. Le ricordava sua madre, quella stessa persona alla quale ha pensato negli ultimi tempi e che, proprio quella mattina, stava andando a far visita.

Varcare la soglia del cimitero non era affatto facile per Miyon; tutto le riportava alla mente ricordi troppo dolorosi, cosa che la maggior parte delle volte non era in grado di gestire.
Quel luogo perennemente intriso di mistero era silenzioso quanto rumoroso, le statue in marmo sormontanti ogni lapide raccontavano in silenzio la storia del proprio defunto e il frinio delle cicale sembrava dar voce alle loro parole mute. 
Ad ogni passo incerto, Miyon si addentrava via via nel grande labirinto di pietre sepolcrali, dove ogni tanto si faceva la conoscenza di qualche piccolo mausoleo abbandonato ricoperto da rampicanti.
Non sarebbe mancato molto prima che fosse arrivata alla tomba di sua madre.

“In memoria di Kang Hyejin, donna, moglie e madre unica. Che la sua anima possa riposare in pace”, quella era la frase riportata sulla faccia della lapide marmorea che Miyon non riusciva a fare a meno di non leggere. I suoi occhi scorrevano lenti fra le lettere che componevano la frase, andavano avanti e indietro, così che la scritta potesse rimanere parte della sua memoria.

-Sei sempre stata unica nel tuo genere, mamma...- Miyon piegò le ginocchia, stanziando il suo viso davanti la foto della donna.

-...nessuno è mai riuscito a notare quanto tu fossi grandiosa, quanto fossi forte... e bella, nonostante la malattia- portò una mano in avanti per sostituire i fiori appassiti con quelli freschi di stagione.

Miyon sentì le sue emozioni farsi sempre più intense, proprio come la sua pressione sanguigna, in quel momento concentrata tutta sulle gote. I suoi piccoli occhi a mandorla divennero lucidi in un millisecondo e le labbra, ormai di un rosso acceso, presero a tremare impercettibilmente.

-Ho bisogno di te, mamma, ho bisogno del tuo aiuto. Non posso più sostenere una situazione del genere- esplose d’un tratto; le gambe cedettero, e Miyon cadde in avanti sulle ginocchia.
L’unica cosa che fece fu aggrapparsi saldamente alla lapide, quasi come stesse abbracciando sua madre.

-Mi sento persa e sola adesso. L’unica persona che era riuscita a comprendermi dopo tanti anni mi è stata portata via, mamma. Dopo di te, Yoongi è stato l’unico ad avermi capita a fondo- prese palesemente a singhiozzare.
Le lacrime scendevano a flussi rapidi sul suo viso, rinfrescandone lievemente le guance bollenti.

-Tutta colpa di quel destino infame, che gode nel vedermi soffrire. Prima strappa te dalle mie braccia e ora Yoongi dal mio cuore...- si fermò per riprendere fiato, coprendosi gli occhi col dorso della mano inguantata.
Emise un lungo sospiro e, solamente dopo aver aperto gli occhi, prese a guardarsi intorno.

-So che sei qui, mamma. So che puoi sentirmi e puoi fare qualcosa...-, fece aderire fra loro i palmi delle mani, -Ti prego, aiutami a trovare una soluzione... fa’ che questo sia solo un brutto incubo dal quale possa risvegliarmi presto. Sento il bisogno di dover riavere quella felicità che tanto ho perso, o finirò per crollare- fece per dire quando un delicato soffio di vento le scompigliò i capelli.

Tirò su col naso un paio di volte e si asciugò il viso, in preda al bruciore per colpa delle lacrime salmastre.
Prese ad alzarsi in piedi, ritrovandosi a spolverare i jeans sporchi di terriccio secco.
Una volta portata la borsa sulla spalla si fermò nella sua posizione, osservando con sguardo pietrificato il sorriso che la donna mostrava fiera nella foto.
Espirò dalle narici fintanto che anche lei ricambiava con un rapido accenno di sorriso.

-Ti voglio bene, mamma-
 








 
***







 
 
Guardandosi intorno si riusciva a notare come la primavera fosse già alle porte, portando un po’ di luce in quel paese perennemente grigio. I fiori sbocciavano in ogni dove ma, al contrario, Yoongi appassiva di giorno in giorno, struggendosi con i suoi stessi pensieri.

Nelle settimane che seguirono quel crudele scherzo del destino, lui e Miyon si erano visti molto di rado e, se lo facevano, era solo per prepararsi a un’ennesima interrogazione. Purtroppo ciò che adesso li teneva uniti qualche volta erano i doveri universitari, e non i loro sentimenti.
E proprio per questo motivo Yoongi non faceva altro che affliggersi.
Ogni qual volta stava con lei il tanto adorato nodo allo stomaco si stringeva sempre di più.
Ormai guardare Miyon, per lui, era diventato un mezzo di autodistruzione. Proprio come il fatto stesso di pensarla.

Yoongi aveva le braccia sul davanzale del balcone quando sua madre lo richiamò, allontanandolo non solo dai tormenti interiori ma anche dai fiori appena sbocciati che stava denudando, strappandogli petalo per petalo.

-Yoongi-ah, non stare lì a ciondolare e vieni ad aiutarmi con le pulizie, forza!- gracchiò non appena con la testa superò la soglia della porta-finestra del salotto.

Negli ultimi tempi era arrivato ad odiare ancora più profondamente sua madre, non solo per il suo impartire ordini a raffica quasi fosse una despota, ma anche per il semplice fatto che si frequentasse con Doyun. A quanto pareva la cosa andava a gonfie vele, visto che da un po’ di tempo a quella parte il suo atteggiamento da donna perennemente mestruata si era affievolito.

-Sì mamma, arrivo. Dammi un istante- si voltò verso di lei, rivolgendovisi con tono visibilmente seccato.
Tornò a guardare di fronte a sé per poi concentrarsi sul bocciolo rovinato che teneva in mano.

-Sei riuscito a salvarti almeno tu-, disse rivolgendosi all’ultimo petalo rimasto sullo stelo, -Chissà se potrò salvarmi anch’io da questo inferno-
 
 


Fare le pulizie di primavera era diventata una seria rottura di palle per Yoongi. Da quando sua madre ha reso questo modo di vivere tipico americano una tradizione familiare, il ragazzo ha sempre dovuto aiutarla nonostante non volesse.
Se si fosse rifiutato si sarebbe beccato, come al solito, una bella lavata di capo, l’ultima cosa che Yoongi volesse ricevere in quel momento.
Quel pomeriggio però, a differenza degli altri anni, quasi ringraziò sua madre per averlo costretto: almeno così non avrebbe continuato a deprimersi, staccando la spina da quel pensiero fisso.  

-Piantala di tenere quel muso lungo, Yoongi! Sembra sia reduce di un funerale!- lo riprese irritata Chongeun, vedendolo comportarsi come un automa.
Effettivamente sua madre non aveva tutti i torti, Yoongi era ormai morto dentro.

-Senti, vuoi essere aiutata o no? Se sì, accontentati di questa faccia. Ho i miei buoni motivi per mettere il broncio- ringhiò di rimando, parlando talmente rapidamente che nemmeno Rap God di Eminem avrebbe potuto competere.

-Fai come vuoi, io l’ho detto per te-

Come se a lei importasse qualcosa di suo figlio. Come se a Yoongi  importasse qualcosa di quello che lei credeva fosse bene per lui.
Stava andando in cucina a prendere un bicchiere di succo di mela quando quella gli chiese “cortesemente di farle un favore, visto che passava di lì”.
Fu proprio in quel momento che il ragazzo pensò se fosse stato meglio deprimersi o aiutare una strega di mezz’età a sistemare la propria baracca maledetta.
Qualunque cosa pensasse, ormai non poteva tirarsi indietro.
Beh, in realtà, sappiamo bene come non avrebbe potuto comunque tirarsi indietro.

-E non dimenticarti di portarmi i panni elettrostatici! Il pacchetto sta sopra delle scatole nel ripostiglio!- urlò alle sue spalle fintanto che Yoongi si incamminava.

Fece il suo ingresso trionfale in cucina, inciampando con grazia sugli indumenti sporchi gettati alla rinfusa davanti la lavatrice. Rialzatosi in mezzo alle sue stesse imprecazioni, bevve la sua agognata bevanda fresca e diresse i suoi passi verso il ripostiglio: una sottile porta scorrevole separava il soggiorno da uno stanzino striminzito di pochi metri quadrati, dotato di mensole e ripiani in tre pareti su quattro.

Cercò in ogni dove per dieci minuti buoni, realizzando poi che il famoso pacchetto si trovasse nella parte più alta di uno degli immensi scaffali… sotto uno scatolo decisamente più grande.
Sbuffò nel vedersi costretto a prendere una sedia per raggiungerlo.
Sembrava stesse giocando a Jenga, vista la cautela con cui tirava a sé l’oggetto: data la sua innata bravura riuscì a prendere il pacco con i panni, ma in regalo ricevette due scatole dritte sulla testa.
Piccola postilla: mai usare il termine “cautela” con Yoongi.

Stette un po’ a realizzare il casino che aveva combinato dentro quel buco già disordinato di per sé: fogli di vario tipo erano sparsi su tutta la superficie del pavimento in coccio, mostrando il loro contenuto alla luce del giorno.

Non ci mise molto a capire che si trattasse di documentazione ospedaliera, visto il timbro del centro sanitario locale. Lesse uno dei fogli e non capì più nulla, la sua mente si era ingrippata in mezzo a nuovi pensieri e il cuore aveva decisamente perso battiti.

Cognome: Min    Nome: Yoongi
Gruppo sanguigno: O
Peso: 3,400 grammi
Genitori: Kim Chongeun e Min Seojun


Colto da una destabilizzante emicrania, Yoongi corse a furia dalla madre, intenta ancora a pulire i vetri delle finestre.

-Ti avevo detto di portarmi i panni! Dove diamine li hai mes-?- si bloccò non appena vide il figlio reggere in mano dei fogli.

-Yoongi... cosa stai tenendo in mano?- domandò con voce tremante, fingendo di non sapere.

-Sai benissimo cosa ho in mano, mamma- la sua voce si fece scura e minacciosa, e il suo modo di incamminarsi verso la donna rendeva inquietante il suo atteggiamento.

-Di cosa sei a conoscenza, Yoongi?- chiese quasi balbettando.

-Di tutto quello che mi interessava sapere- si fermò a tre centimetri dal viso intimorito di Chongeun, poi alzò il foglio aumentando i decibel.

-Ora dimmi... chi cazzo è Min Seojun!?-

Chongeun scese dal treppiedi e si sedette su uno dei gradini di ferro, portandosi una mano a pressare contro il petto, proprio all’altezza del cuore.
Aveva preparato una scappatoia ad ogni eventuale situazione che si sarebbe potuta creare per intralciare i suoi piani, ma questa fu l’unica cosa che non riuscì a prevedere. Ed era stata colta impreparata.

-Chi ti ha detto che Doyun fosse tuo padre?- azzardò a chiedere, boccheggiando.

-Non te ne frega niente, sono affari miei questi. Ora rispondi subito alla mia domanda- scansò una sedia dal tavolo del salone, buttandovisi su violentemente.

-Va bene, Yoongi, va bene-, si arrese, sventolandosi una mano davanti al viso, -Min Seojun, insomma... lui è il tuo vero padre- strizzò gli occhi in preda al panico e, temendo in una reazione da parte del ragazzo, si coprì il volto con le braccia.

-Significa che per tutti questi anni mi hai solamente mentito!? Che Min Jungsu, considerato da me come unico e vero padre col quale ho convissuto un misero anno della mia fottuta vita, in realtà non lo era!?- sbraitò con fare delirante, alzandosi talmente di scatto che la sedia venne scagliata contro il muro.
Chongeun agitò le mani davanti a sé, come a implorarlo di fermare le sue urla. Attraversando tutta la superficie del viso con le mani, scansò dalle guance alcune ciocche di capelli scomposti, lasciandosi scappare un profondo sospiro di esasperazione.
Yoongi la guardò, fulminandola con gli occhi in attesa di una risposta esaustiva.

-Non posso più nascondere niente adesso, visto che sei al corrente di tutto... è giusto che ti racconti tutta la verità- disse, tirando su col naso nervosamente.

-Seojun era un ragazzo al quale tuo nonno mi aveva promessa per mantenere un’alta eredità e rendere onore al nome di famiglia. Due anni dopo la tua nascita ha chiesto il divorzio, lasciandomi con metà del patrimonio che tuo nonno mi diede...- dovette fermarsi d’un tratto, la sua voce stava iniziando a tremare.

-Ero disperata, mi sentivo sola e senza forze, con un bambino piccolo a cui badare… poi conobbi Jungsu, l’unico ad avermi fatta innamorare di nuovo, dopo Doyun. Ci sposammo solo dopo tre mesi di fidanzamento e, come ben sai, dopo un anno è venuto a mancare per l’infezione ai polmoni- le lacrime cominciarono a scendere come cascate, facendo spazio a lievi singhiozzi intermittenti.

-Perché allora hai mentito a Doyun, spacciando me per suo figlio?- rispose senza dal retta alla palese sofferenza della donna, portata a galla dopo molti anni di reclusione nella sua cassa toracica.

-Quando quel giorno che lo incontrai al supermercato venni sopraffatta dalla nostalgia, cominciò a mancarmi come quando l’abbandonai anni addietro, prima di sposarmi; e fu in quell’istante che decisi di smuovere cielo e terra per riconquistarlo e farlo di nuovo mio. Nel momento in cui venni a sapere che tu avevi una relazione con sua figlia ho pensato che l’avrei perso un’altra volta, che non sarei riuscita a rimanere al suo fianco... solo allora ho mentito, mi appigliai al fatto che io e lui avessimo avuto un rapporto prima che io mi sposassi con Seojun- portò le mani al viso, in preda alla vergogna.

Fu questo il motivo per cui quindi, quella volta che Doyun vide il suo nome sul cellulare del ragazzo, prese a dubitare del fatto che fosse o meno suo figlio. A quanto pareva, ricordava ancora ciò che era successo con la donna quella notte estiva.
Giusto in quell’istante, Chongeun sperimentò per la prima volta cosa significasse provare davvero dei sensi di colpa.

-Hai fatto tutto questo solo per il tuo egoismo... hai sacrificato la felicità e la sanità mentale di tuo figlio per il tuo benessere?-, pianse, un po’ per sollievo, un po’ per delusione, -Come posso reputarti ancora “ mia madre” dopo quello che hai fatto? Sei solo una donna senza scrupoli, ti meriteresti solo essere disconosciuta e abbandonata a te stessa- il suo viso divenne rosso fuoco, era palese come stesse trattenendo i singhiozzi.

-Yoongi ti prego, non dire così! Tu sei l’unica persona per la quale ho straveduto in tutti questi anni, e perderti sarebbe la ciliegina sulla torta!- si mise in ginocchio lei, strisciando verso i piedi scalzi del ragazzo.
Lo supplicò finché le corde vocali glielo permisero, stropicciando i lembi del suo pantalone.

-Volevo solo vederti felice, Yoongi. Vederti finalmente felice con quel padre che aspettavi da tempo- afferrò saldamente un polpaccio, lasciandovi su le lacrime che sgorgavano senza sosta.

Yoongi fu colpito da quelle parole, le uniche ad avergli fatto guardare sua madre con occhi diversi su questo punto di vista. Quindi tutte quelle volte che usciva con altri uomini non era solo per lei stessa, pensò. Cercava un uomo adatto a colmare il vuoto che c’era nel suo cuore e in quello del figlio.
Si sentì un po’ stupido in quel momento. Come aveva potuto non pensarci?
La sua freddezza d’animo lo aveva indurito, facendogli notare sempre le cose da una prospettiva negativa e pessimista.
Yoongi sbuffò dal naso guardandosi intorno, poi fissò i suoi piedi.

-Vuoi ancora vedermi felice?- azzardò a chiedere, sperando che quella domanda non fosse sinonimo di nuovi strattonamenti per la sua povera gamba martoriata.
Chongeun rispose con un cenno del capo, biascicando un sì, figliolo ansimato e stanco.

-Dì a Doyun la verità, digli tutto quello che hai detto a me adesso e chiarisci una volta per tutte. Solo quando lo avrai fatto, allora potrai dire di non aver perso tutto-

-Come puoi chiedermi una cosa del genere, Yoongi?- sbraitò con ancora le lacrime a rigarle il viso.

-Se non lo farai sappi che ci penserò io, e in quel caso sì che mi perderai. A te la scelta, mammina- tirò un sorriso diagonale, mettendo l’accento sull’ultima parola.

Diciamocelo, ormai Chongeun era nella merda totale. Non aveva tempo per riflettere, doveva solo agire. Sapeva che in qualunque caso avrebbe perso qualcosa, ma ogni situazione avrebbe comportato, nonostante tutto, a conseguenze fin troppo differenti.
Non poteva più fuggire e ignorare i problemi, non quella volta.
Era intrappolata in un vicolo cieco, oppressa dalle indecisioni. Solo il cielo poteva sapere che scelta avrebbe fatto...








►Angolo autrice:
Ebbene sì, oggi finalmente si aggiorna! Chiedo sempre venia per la mia assenza, per ora sto passando un periodo molto confusionario (eh si sa, la scuola causa sempre problemi).
Ma comunque, penso che questo sia il capitolo che molti di voi sicuramente stavano aspettando: la rivelazione di Chongeun è stata a dir poco scioccante per Yoongi, come si può non biasimare la sua confusione mentale e le sue emozioni perennemente contrastanti?
Lo so, sono una cattiva personcina con la mente contorta che partorisce trame fin troppo intrecciate ahha posso solo immaginare gli scleri, perciò vi do il consenso di prendermi a parole se volete xD
Ok allora, piccoli avvisi prima che evapori di nuovo:
1) non so quando potrò scrivere il seguito e di conseguenza quando potrò aggiornare di nuovo, quindi stay tuned!
2) mi duole dirlo, ma anche questa fanfiction sta giungendo al suo termine (purtroppo), questo è uno degli ultimi capitoli (se non il penultimo, devo vedere come mi gira ahah). Ma comunque, preparatevi psicologicamente ahha
Bene, detto questo adesso evaporo sul serio ahah devo andare a studiare u.u si, anche di domenica azz---
A presto – si spera!
Fighting<3
  
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