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Autore: Riddle_me_this    06/03/2018    0 recensioni
Questa è una breve storia, in due parti, che racconta della brutta infanzia di Edward Nigma, alias l'Enigmista.
Mi sono ispirato prettamente ad un fumetto in cui si parla brevemente della sua infanzia.
E niente, spero che questo breve racconto vi piaccia, i feedback sono sempre ben accetti.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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❝Suo figlio ha un quoziente intellettivo estremamente alto, e l'abbiamo chiamata qui, o meglio abbiamo chiamato entrambi, perchè vorremmo sottoporlo ancora ad altri test.
Ha una grande potenzialità inespressa.
E' come un diamante grezzo, va lavorato e ripulito, ma alla fine diventerà una gemma splendente.❞

La maestra sorrise entusiasta, sedendosi dietro la propria scrivania con le gambe accavallate, prima di porgere ai genitori di Edward i documenti che aveva compilato lei stessa, con l'aiuto di colei che aveva sottoposto il bambino a quei test.
L'uomo osservò attentamente i fogli, prima di spingere l'intera cartellina verso la maestra, con fare disgustato.



❝Ma signore, mi permetta di dissentire..
Suo figlio è un talento nato, ci sono poche persone a questo mondo con una mente come la sua, e quest'occasione va sfruttata.❞

Mio figlio ha sicuramente barato, è quello che fa, quello che fa sempre.
E' un idiota che si finge intelligente, niente di più....talento, ha talento per farmi imbestialire, quello si.
Ora la smetta di dire idiozie e ci lasci in pace, la storia è chiusa.
Smetta di infastidirci e bruci quegli stupidi documenti o lo farò io.>

La maestra, inorridita, spostò lo sguardo sulla donna che stava seduta accanto all'uomo, in silenzio e con lo sguardo basso.
Era succube, e quello era evidente, e quell'uomo sembrava proprio il tipico padre padrone, anche violento, a giudicare dai lividi mal coperti che la donna aveva sul collo.
Doveva fare qualcosa, ma non appena la maestra si alzò, pronta a riprendere la discussione, l'uomo fece lo stesso, stringendo con forza il polso della moglie.

Sono stato chiaro o devo spiegarglielo in maniera più diretta?
Lasci stare mio figlio, perde solo tempo.>

❝Ma signor Nashton..❞

Riuscì soltanto a pronunciare il nome dell'uomo, prima di vederlo allontanarsi in fretta.

[. . . ]

Edward era seduto sul proprio letto, sotto le coperte, intorno a lui l'oscurità più totale, attenuata soltanto dalla flebile luce di quella torcia che teneva saldamente tra le gambe.
Era riuscito a riprendersi quel libro, scassinando prontamente il cassetto della maestra, e lo aveva praticamente divorato.
Tutte quelle informazioni erano così interessanti, ed avevano aiutato in parte a nutrire la sua curiosità.
Curiosità che, nonostante tutto, rimaneva insaziabile.
Voleva sempre di più, più informazioni, più risposte, dopotutto chi poteva dargliele se non un libro? 
Gli adulti? Nessuno di loro sapeva mai rispondere alle sue domande, alle sue curiosità, anzi, il più delle volte veniva insultato perchè troppo logorroico, troppo curioso, e spesso veniva addirittura picchiato per questo.
Non era giusto, tutti erano bravi a fare domande, ma nessuno era mai in grado di rispondere, ed era proprio per questo che Edward si era preso a cuore quel compito.
Se non c'era nessuno in grado di farlo, lui sarebbe diventato quella persona.
L'uomo delle risposte.
I libri potevano donargli il sapere, e la sua mente poteva fornirgli la curiosità. Aveva tutto il necessario.
Sorrise, girando con delicatezza l'ennesima pagina del trattato, ma poi un rumore lo fece trasalire.
Chiavi. Passi. I suoi genitori erano tornati.
Prontamente chiuse il libro e lo nascose sotto il letto, nell'incavo del pavimento che aveva creato apposta per nascondere tutti i suoi preziosi testi, coprendo nuovamente il tutto con la piastrella e spegnendo la torcia.
S'infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, sperando di scamparla, almeno per quella volta.
I passi si fecero più forti, più minacciosi, ed in un istante la porta si spalancò.
La figura di suo padre si stagliava minacciosa ed imponente, ferma sull'uscio della porta di camera sua.
Quel silenzio non era nulla di buono.
Edward sentì i brividi pervadergli il corpo, poi la paura prese il sopravvento.
L'uomo afferrò il bambino dal braccio e lo trascinò con forza in salotto, gettandolo contro il pavimento freddo.

Mi hanno chiamato per dirmi che sei un genio e che vogliono fare dei test per approfondire il tutto..
Dicono che hai superato un test, ma sappiamo entrambi che hai barato, non è così?>

I lacrimoni gli impedirono di parlare inizialmente, ma poi Edward riuscì a riprendere il controllo e ad alzarsi da terra.
Le gambe gli tremavano, così come i pugni, ma la voce no, la voce era sicura.

«No papà, non ho barato, l'ho superato davvero..per favore.»

L'uomo osservò il figlio in silenzio, e poi un colpo sordo risuonò per tutta la casa, seguito da un altro, ancora più forte.
Edward sentì solo un forte bruciore, prima di cadere nuovamente a terra.



«N-No papà, ti prego..non ho barato, la maestra ha detto che non si può barar---»

Un altro colpo, questa volta più forte.
Edward iniziò a sentire la guancia fare davvero male, ed un sapore ferroso gli riempì la bocca.



Ennesimo colpo, ancora più forte, e ne seguì un altro, e un altro ancora, ogni colpo accompagnato dall'ennesimo ''hai barato''.
Il bambino cadde nuovamente a terra, gli occhi ormai pieni di lacrime ed il viso sfigurato e dolorante a causa dei colpi.
Abbassò lo sguardo sul pavimento ed aprì la bocca per parlare, ma dalle labbra uscì solamente una pozza di sangue.
Non ne aveva mai visto così tanto.
Solitamente la regola era ''ovunque, ma non in faccia'', suo padre era un uomo prudente, ma quella volta, quella volta la maestra doveva proprio averlo fatto infuriare.

«P-Papà..mi dispiace..»

Singhiozzò il bambino, mentre la mano del padre lo alzava da terra, strattonandolo con forza dalla maglietta.



«S-Si...si....
M-Mi dispiace papà, mi dispiace di aver barato..»

Rimase immobile, con lo sguardo basso, sentendo il viso pulsargli per il dolore.
L'uomo lo gettò nuovamente a terra, indicandolo minacciosamente e muovendo un passo verso di lui.

Sei un ammasso di niente.
Mi hai sentito, Eddie? Niente.
Ora smettila di montarti la testa con quegli stupidi libri...anzi, per esserne sicuro.>

L'uomo, a passo svelto, raggiunse la camera del bambino ed iniziò a metterla a soqquadro, cercando di trovare quello stupido libro.
Passò in rassegna l'intera stanza e poi finalmente lo trovò. Trovò il nascondiglio di Edward, uno dei tanti.
Aprì un cassetto e ne svuotò il contenuto sul pavimento.
Libri, opuscoli, quaderni, preziosi tanto quanto quelli che custodiva gelosamente sotto il letto, sotto quella piastrella ben nascosta.
Il padre osservò il tutto, in silenzio, e tirò fuori un fiammifero, prima di accenderlo e gettarlo sulla pila di carta.
Immediatamente tutto prese fuoco, ed Edward si sentì morire per un attimo.

Se fossi intelligente lo sapresti.>

L'uomo lasciò la stanza, ed immediatamente il bambino corse a versare l'intera bottiglia d'acqua, che teneva sul comodino, sul piccolo incendio.
Cenere. Non gli era rimasto nulla.
I suoi appunti. I suoi quaderni. Nulla.
Sentì una strana emozione pervadergli il corpo, e poi qualcosa in lui scattò.
Qualcosa cambiò, e in quell'esatto momento Edward promise a se stesso che avrebbe dimostrato al mondo che non era una nullità.
Che lui valeva eccome.
   
 
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