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Autore: KiarettaScrittrice92    07/03/2018    2 recensioni
Quindici giorni, quindici capitoli.
L'estate che separa i giorni di Collége e di Papillon, appena passati, da quelli del liceo e della nuova vita, almeno per alcuni dei nostri eroi.
Cosa accadrà in questo breve squarcio d'estate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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23 Giugno
 

Adrien fece un passo avanti nervoso, quasi come se stesse andando al patibolo, gli sembrava di sentire lo sguardo azzurro della sua amata trafiggergli la schiena, nonostante lei non fosse lì. 
Tutte e quattro le ragazze erano andate alla ricerca di una zona commerciale per fare shopping e, prima di andare, Marinette l’aveva praticamente minacciato di stare con Nathaniel e di legare con lui, allo stesso modo di quanto stava volentieri con Tian. Era sicuro che, quando sarebbero tornate avrebbe chiesto al suo amico, o allo stesso Nathaniel, se avesse adempiuto a quella sua richiesta. 
Aveva tergiversato e ritardato quel momento per quasi tutta la giornata, ma ora non poteva più evitarlo in nessun modo. Emise un sospiro, stringendo i pugni, domandandosi per quale motivo trovasse quell’approcciò così difficile. In fin dei conti non aveva più nessuno motivo per odiarlo o non sopportarlo, visto che più volte Marinette aveva dimostrato di amare solo lui e visto, soprattutto, che anche lui stesso aveva confessato di non essere più interessato a lei in quel modo. 
Si rendeva conto che la sua non era più solo gelosia, c’era qualcosa, in quel ragazzo, che non gli era mai piaciuto fin da subito e non c’entrava affatto il rapporto che aveva con Marinette. Forse era il suo essere fin troppo tranquillo e completamente asociale al mondo, il figlio perfetto che Gabriel Agreste avrebbe sempre voluto, ecco forse era per quello. Odiava il suo essere così perfetto e semplice, come se sotto quell’apparenza da ragazzo timido e introverso nascondesse un lato tutt’altro che amichevole. Non se l’era mica sognato, quella non era mai stata solo un’impressione, ma si domandava come fosse possibile che solo lui notasse quel suo lato...
«...vanitoso.» sussurrò, con un sibilo.
«Lo sono tutti i portatori del miraculous del pavone, caro mio. Probabilmente in qualche modo lo è anche tua madre. – gli disse Plagg, che si appoggiò comodamente sulla sua spalla – E comunque anche tu te la tiri non poco, signorino.» aggiunse poi.
Effettivamente il suo kwami aveva ragione, un po’ di vanità non aveva fatto mai male a nessuno e tutto ciò che gli dava fastidio del rosso era il fatto che tentasse di nascondere il suo vero carattere, forse perché troppo timido per esporsi. Doveva smetterla di tergiversare, scrollò le spalle, come a togliersi di dosso, quell’insopportabile ed inutile tensione, per poi avvicinarsi al ragazzo che, sul divanetto di una delle sale della villa, stava, come suo solito, disegnando.
«Ehi pel di carota... Che fai?» domandò, sedendosi al suo fianco e allungando le gambe sul tavolino di fronte a loro.
Con la coda dell’occhio lo vide voltarsi verso di lui e guardarlo un po’ stranito, forse persino l’antipatia era reciproca, oppure, semplicemente, non si aspettava che gli rivolgesse la parola
«Sto… Sto disegnando un fumetto.» rispose lui, rivolgendo nuovamente lo sguardo sul suo blocco da disegno.
«Ho sentito bene? Qualcuno ha detto fumetto?» domandò Tian, entrando nella stanza con una ciotola di patatine.
«Ehi, quelle non erano per Spott?» domandò Adrien, alzando il sopracciglio e indicando il contenitore rosso che il portatore della tartaruga aveva appoggiato sul tavolino, mentre si metteva dal lato opposto del divano.
«Beh, visto che lui non c’è, ne approfitto… – rispose a tono il cinese, affermandone un’altra e ficcandosela in bocca – Allora, di che fumetto parlavate?» domandò poi.
«Credo sia sempre stato il mio sogno diventare un fumettista, per questo per il prossimo anno mi sono iscritto alla Première Vision.» rispose orgoglioso il rosso, continuando a accarezzare leggermente il foglio con la matita.
«Beh sappi che se diventerai un famoso fumettista, voglio essere il primo ad avere una copia autografata delle tue opere.» sentenziò Tian, prendendo un’altro pugno di patatine.
Dopo quell’affermazione ci fu qualche lungo minuto di silenzio, in cui si sentiva solo lo sgranocchiare frenetico della mandibola del giovane cinese, mentre divorava il suo snack pomeridiano. Adrien, invece, continuava a fissare il disegno che stava facendo Nathaniel sul suo blocco, quasi con ammirazione.
«Accidenti, mi piacerebbe un sacco saper disegnare così…» disse, quasi gli scappò.
«Io sono autodidatta. Ci vuole soltanto molto esercizio, tutto qui.»
«Già, peccato che la mia vita m’impedisce di avere momenti da dedicare a un hobby che non sia voluto da mio padre, almeno fino all’anno scorso, ora non so cosa cambierà. Insomma in questo mese è stato tutto un po’ troppo incasinato per capire esattamente come si è evoluta la mia vita.» rispose il ragazzo, mettendo le mani dietro la nuca e rivolgendo lo sguardo smeraldino verso il soffitto.
«Immagino sia dura essere di famiglia ricca…» sospirò il rosso e Adrien si rivolse a lui un po’ irritato.
«Mi prendi in giro?»
«No no… – fece lui, alzando le mani e agitandole – Dicevo sul serio. Essere sommerso d’impegni, non deludere mai in nulla le aspettative, essere sempre impeccabile. Io non ci riuscirei.»
«Beh… Se essere impegnati significa però avere una camera come quella di Adrien, carica di libri, cd, fumetti e con due piste da skate-board, due macchinette per i videogiochi, un calcetto e un bagno privato con doccia, scusate ma io vorrei essere pieno d’impegni.» intervenne Tian, che praticamente si era quasi finito la ciotola di patatine, da solo.
«E non dimenticare il computer.» intervenne Plagg, che, come gli altri kwami, fino a quel momento se n’era stato zitto ad ascoltare.
Adrien scosse la testa, innervosito: proprio non capivano cosa avesse provato in quegli anni, soprattutto negli ultimi cinque. La cosa che lo stupiva di più però era che quello che sembrava comprendere appieno la sua situazione era proprio la persona che meno sopportava e ancora si stava domandando se stesse dicendo sul serio o lo volesse solamente assecondare per paura della sua reazione.
«Quanto vorrei essere al tuo posto…» sospirò il cinese.
«Possiamo cambiare discorso, per favore?» domandò irritato il biondo.
«Giusto… Allora Nath, di che parla questo fumetto?» chiese di nuovo elettrizzato, il portatore del miraculous della tartaruga.
«Beh… è un fantasy… Parla di un principe di un pianeta chiamato Devil, che si ribella al padre e alla sua natura.» cercò di spiegare lui, che aveva ripreso a disegnare.
«Mmmh… Quello è il protagonista?» domandò Tian osservando il foglio.
«No, questo è suo fratello minore, il preferito del padre, quello che fa tutto ciò che gli viene detto, al contrario del maggiore che gli va sempre contro.»
«Mi piace, questo tizio. Come si chiama?» domandò Adrien, finalmente più interessato del normale, tanto che aveva abbassato le gambe del tavolino e si era avvicinato di più al rosso.
«Beh, sono ancora indeciso sul nome… In realtà pensavo di chiamarlo come il padre e il pianeta, ma mi pare troppo banale.» rispose lui, facendo gli ultimi tratti ai capelli del personaggio.
«E perché? In fin dei conti Akira Toryama, ha chiamato: re, pianeta e principe, tutti e tre Vegeta, quindi puoi farlo anche tu.» lo incoraggiò Tian.
«Adoro Dragon ball!» esclamò entusiasta Adrien, mostrando il pugno al compagno e aspettando che lui vi battesse il suo contro.
«Perciò dite che lo posso chiamare Devil?» domandò il rosso.
«A me piace!» confermò il biondo con un sorriso.
«Ditemi che non sto sognando… Il gattaccio sta parlando con Nath senza tirare fuori le unghie?» domandò una voce femminile, riconoscibilissima.
I tre si voltarono, notando le quattro ragazze di ritorno, cariche di sacchetti e buste.
«Divertite a fare shopping, signorine?» domandò il cinese.
«Abbastanza… Ora andiamo a posare i nostri acquisti.» rispose a tono Lila, come a voler mostrare il fatto che fosse quella con più buste.
Nel dirigersi dal lato opposto della saletta, che le avrebbe portate alle camere, Marinette si avvicinò ad Adrien, chinandosi verso di lui e sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
«Sono orgogliosa di te, mon minou.» disse, per poi dargli un leggero e dolce bacio sulla guancia e allontanarsi di nuovo, per seguire le altre.

  
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