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Autore: Glance    30/06/2009    8 recensioni
Gli eventi entrano nella nostra vita prepotenti cambiandola alle volte in maniera sconvolgente. La guerra è uno di questi, dove la dimensione della realtà viene distorta dando a tutto una veste irreale come se si guardasse attraverso una lente. Si perde di vista il senso di tutto,si riesce a fare a meno di quello che prima era necessario con una sorta di fatalismo che da al tempo un ritmo nuovo inaspettatamente sconosciuto. Nessuno conosce il proprio futuro. Il destino, avidamente cela i suoi disegni e nel suo gioco di numeri interseca rette. A noi è concessa l’aspettativa di grandi cose migliori certamente di quelle che abbiamo. Alcuni dicono che nulla è scritto e siamo noi a determinare il futuro con le nostre azioni. Il tempo che passa non sa lenire le ferite che continuano a sanguinare anche se pudicamente si tenta di tenerle nascoste. Occhi attenti sanno scrutare il dolore che l’anima cerca di celare. Succede però che anche nel buio più profondo si accenda all’improvviso una luce e una mano si tenda in aiuto. Allora, che le parole sgorgano spontanee bagnandosi di lacrime che si credeva perdute per sempre nell’indurimento di un cuore a cui si era rinunciato perché il dolore era troppo grande da sopportare. Siamo l’ineluttabilità del tempo che passa e lascia dietro di se una scia di momenti , istanti che non sempre riusciamo a fotografare , ma che sono la parte più preziosa la dimensione che quasi mai assaporiamo perché il resto ci travolge con l’enormità dei suoi avvenimenti. Eppure gli attimi che fuggono non ci abbandonano mai salutandoci da lontano, passano tra un battito di ciglia e del nostro cuore. Giorno dopo giorno nella somma di istanti che fanno la vita. Un mondo minuscolo che da senso alla nostra esistenza. Fatto di piccole cose che condividiamo con chi incontriamo sul nostro cammino e a cui chiediamo aiuto per ricordare. In questa storia i personaggi sono tutti umani pur mantenendo i loro caratteri ad eccezioni dei loro poteri e sono presi in prestito dalla superlativa Stephenie Meyer a cui va ogni esclusiva e diritto. Siamo nel 1918 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale. Bella è invitata al fidanzamento della sua migliore amica non che vicina di casa e compagna di scuola: Alice Masen. Ci saranno tutti i personaggi Edward in primo piano ed anche quelli solo accennati nei libri o marginali che comunque ricopriranno dei ruoli diversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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E adesso? Cosa avrei fatto per convincerla che io non ero quel tipo d’uomo? Certo non doveva essere stato lusinghiero assistere a quella conversazione che non faceva onore ne a me, ne a Mike.
Come spiegarle che alle volte tra uomini si usa dire cose che non si pensano solo per darsi un tono?
Non ero riuscito ad essere convincente, anzi, la rabbia per come mi ero comportato aveva preso il sopravvento facendomi assumere quell’aria risentita e lo ero risentito, ma non di certo con lei, sarei potuto essere tutto con lei, tranne che risentito.
“Spero che voi non siate come lui”aveva detto.
“No Bella, puoi scommetterci che non sono così.”
L’avevo vista lasciare la stanza mentre suonavo la mia musica ed ero rimasto male, ma era andata via solo per non cedere alla commozione che le aveva procurato vedere me e mia madre insieme. Era una ragazza fuori dal comune.
Nessuna delle fanciulle che conoscevo avrebbe mai provato questo tipo di sentimento. Quando eravamo riamasti soli, poi , dopo che i miei fratelli abilmente avevano fatto in modo di trascinare via sia Mike che Jessica, avevo respirato il suo profumo che la brezza tiepida di giugno liberava dai suoi capelli. Sapeva di lavanda, di rosa, di erba appena tagliata. Avevo notato come la luna faceva risplendere il suo incarnato. Starle vicino mi dava delle sensazioni forti che fino a quel momento non avevo mai provato. Non riuscivo a mantenere la mia lucidità davanti ai suoi occhi scuri. Quando il suo sguardo si posava su di me, avevo sempre timore che potesse cogliere il mio disagio. Non potevo innamorami adesso con l’ombra di una imminente partenza, non potevo rischiare di trovarla e doverla lasciare forse per sempre, non avrei potuto affrontare un distacco se me ne fossi innamorato. Era già pesante pensare al dolore di mia madre, non volevo costringere nessun altro a soffrire per me.
No. Non potevo innamorarmi di lei.
Non riuscivo a togliermi dalla mente la sensazione che mi aveva dato tenerle la mano. Non ricordavo niente che mi avesse mai emozionato così.
Sarebbe stato meglio che lei avesse continuato a pensare che fossi come Mike, uno sfrontato, che giocava con i sentimenti altrui solo per riempire la noia, per impiegare il poco tempo rimasto a disposizione prima della partenza per il fronte nel modo più piacevole possibile.
Quello che provavo quando le ero accanto, era come la violenza di un mare in tempesta e io mi sentivo come il faro che cerca di resiste alla prepotenza delle sue onde.
Non volevo che quel sentimento nuovo e sconosciuto mi travolgesse, non dovevo permetterlo e non me lo potevo permettere. Cosa le avrebbe potuto garantire il mio amore, se non tanta sofferenza e la promessa di una separazione che quasi sicuramente non avrebbe avuto un mio ritorno?. Non potevo chiederle di affrontare tutto questo.
Non lo potevo chiedere a me stesso. Se avessi saputo che lei mi amava non avrei trovato la forza per starle lontano per andare via e lasciarla nella disperazione sapendo che sarei potuto non tornare, non mi sarei preoccupato di me, ma per lei e questo avrebbe reso tutto più difficile. L’altro lato della medaglia stava nel fatto che magari lei non poteva ricambiare ciò che io provavo. Allora come avrei potuto strapparmela dal cuore?
Forse era meglio che stessi alla larga dalla signorina Isabella Swan e dai suoi occhi, che continuavano a rimanere impressi nitidamente nella mia mente. Tra poche ore saremmo usciti a cavallo tutti insieme e io non avevo potuto dormire e avevo visto sorgere il sole pensando e sperando. Guardando la luce dell’alba impadronirsi della notte, avevo trascorso quelle ore desiderando l’amore di Bella e deciso di volerne fare a meno e mi auguravo di potere riuscire in questo proposito, insieme al desiderio di poter regalare alla mia famiglia ancora qualche giorno di spensieratezza godendo della mia presenza a casa.
Uscii dalla mia stanza mentre gli altri dormivano e mi diressi verso le scuderie avrei impiegato il tempo che restava prima della cavalcata di quella mattina preparando il mio cavallo.
Mi piaceva passare del tempo in campagna era il mio posto preferito sin da bambino. Sapevo mi sarebbe mancato tutto, il paesaggio, i profumi. Mi avvicinai al mio cavallo accarezzandolo, chissà se lo avrei più rivisto. Pensai alla mamma, non le avevo ancora accennato alla probabilità di una mia imminente partenza, ne a lei ne a mio padre. Con Jasper avevamo deciso di metterne al corrente solo Emmett, che ci aveva consigliato di aspettare, non aveva senso angosciarli prima di averne la conferma. Mio fratello continuava a sperare che noi potessimo non prendere parte alla guerra, ma sia io che Jasper sapevamo che non era così. Avevamo scelto quella strada per poter dare il nostro contributo, per poter dimostrare il nostro valore. Gloria e onore, del resto un uomo per cosa può e deve vivere davvero? A quella domanda il viso di Bella apparve nella mia mente: per amore, fu la risposta.
Mi resi conto di avere sognato tante volte che aspetto avrebbe potuto avere la donna di cui mi sarei innamorato, che sarebbe riuscita a rapire il mio cuore. Alcune volte avevo prestato a quella figura nebulosa il volto di Jessica, ma non era mai rimasto a lungo. All’improvviso capii che se l’amore avesse avuto un volto per me sarebbe stato quello di Bella. Il mio cuore prese a battere in maniera accelerata e sospirai inquieto.
Non mi ero accorto della presenza di mia sorella. Era ferma e mi guardava con quello sguardo furbo e indagatore che la sapeva lunga e che non le faceva mai sfuggire nulla di quello che mi passava per la mente. Con me era sempre andata così, per lei ero un libro aperto.
Che ci fai già in piedi? Le chiesi.
“Potrei farti la stessa domanda.” Rispose. “Ti senti in colpa per qualcosa?” La guardai perplesso.
“Cosa vuoi dire Alice? Dovrei sentirmi in colpa? Perché?” continuava a fissarmi.
“Non saprei. Non ti viene in mente nulla?” Continuavo a non capire. Non avevo dormito, mi ero arrovellato la mente tutta la notte, non ero in vena di indovinelli.
“Non so a cosa tu ti voglia riferire Alice. Se ho fatto qualcosa sii chiara e dimmelo, non sono in vena di risolvere indovinelli.” Non rispose nulla continuando a fissarmi con quel suo sguardo indagatore.“Cosa c’è questa mattina? Sono sotto esame? C’è aria da tribunale dell’inquisizione.” Continuava a tacere.“Alice, per favore, così mi esasperi. Non puoi stare ferma lì a fissarmi. Cosa vuoi?” Si mosse e si fece più vicina.
Edward Anthony Masen.” Disse con fare perentorio. “Smetti di fare quello che stai facendo e guardami.” Alice non usava mai il mio nome per intero, se non quando era arrabbiata o doveva dirmi qualcosa di molto serio. Non mi sembrava in collera e non mi ero accorto che qualcosa la preoccupasse. Che Jasper le avesse perlato riguardo la partenza?
“Credo che tu ti debba scusare con qualcuno. Non ti sei comportato in maniera carina, qualche giorno fa.” A quelle parole capii a chi e cosa si riferiva.
“Hai saputo vedo?” Sospirai. “Te lo ha raccontato?” incrociò le braccia.
“Si, ma non di sua spontanea volontà, è stato un caso.”
Non capivo “ Avete parlato di me per caso?”Annuì.
“Questa mattina quando mi sono svegliata ho trovato Bella intenta a guardare fuori dalla finestra. Mi sono accorta che non aveva dormito.”
Anche lei pensai . Chissà cosa l’aveva tenuta sveglia. “Chiedendole il motivo di quella sua insonnia, lei ha attribuito la colpa alla bellezza del paesaggio, che tradotto si leggeva: Edward.”
Fu come ricevere un colpo allo stomaco.“Lei ti ha detto che era stata sveglia per me?” Feci quasi senza fiato.
“No. Per niente anzi, ma io ho capito e quando le ho detto che non doveva preoccuparsi per oggi, che non avrei permesso che Jessica la infastidisse e che certo sarebbe stato più facile se tu non avessi continuato ad alimentare le speranze di quella ragazza insopportabile, lei ha reagito mordendosi le labbra.”
Scossi il capo deluso.“Alice, come puoi aver capito da questo che la causa del suo mancato sonno fossi io? Molto probabilmente non …” Sorrideva con quell’aria furba.
“Voi uomini… Siete tutti uguali. Non riuscite mai a capire, anche quando le cose sono chiare come il cristallo.”
Scrollai il capo.“Cosa ci vedi di così chiaro?” Si divertiva a tenermi sulla corda, mi stava studiando. “Tesoro, ha cominciato a mordersi le labbra quando ho fatto riferimento a te. Solo in quel momento. Ha anche pianto dopo.”
Rimasi senza prole. La odiavo quando faceva così. Se doveva dirmi qualcosa perché non parlava chiaro? Mi stava facendo morire. L’ansia aveva preso il sopravvento e improvvisamente sentii caldo.
“Bene, bene. Ti stai agitando. Vedo che l’argomento ti sta a cuore.”
“Insomma Alice, falla finita. Se mi sto agitando, è perché questo tuo modo di fare mi sta infastidendo. Non ho niente da dire e tu vuoi solo giocare per vedere che effetto fa su di me l’eventualità che la tua amica abbia parlato di me.” Rideva.
“Ma lei, ha parlato di te.” Fece carezzandosi le pieghe della gonna.” Però vedo che sei alquanto nervoso e poco interessato all’argomento.” Stava per andarsene.
“Alice, non ti azzardare ad andare via e a non finire di dirmi quello che sai. Perché ha pianto?”
“Veramente non meriteresti che io ti dicessi nulla, dal momento che la risposta che hai dato al tuo amico sul conto di Bella non è stata lusinghiera.”
“ Dimmi è per questo che ha pianto?” Mi guardava con aria di rimprovero.
“No, non per questo, non è quel tipo di ragazza. Riesce a sopportare di non piacere a qualcuno.” Questo lo avevo capito. Bella era troppo speciale per dare peso a simili sciocchezze.
“Allora perché…” Rideva compiaciuta e neanche tentava di nasconderlo.
“Bene, direi che ci troviamo davanti ad una storia d’amore che sta nascendo.” Non volevo darla vinta a quella piccola impertinente.
Rimasi impassibile.“Alice non cominciare con la tua fervida fantasia. Ricordi? Ti avevo avvertita se avessi notato che la signorina in questione non era interessata, non avrei insistito. Quindi è inutile che inventi quello che non è per farmi uscire allo scoperto.”
“Edward, ma lei è interessata quanto te, è qui che non hai proprio capito nulla. Solo che come te, ha paura che sia tu quello che non ha interesse verso di lei.” Continuava a ridere “Vedi che avete bisogno di me? Se no, se lascio fare a voi, chissà quanto ci metterete a capire che vi siete innamorati l’uno dell’altra.” Si girò e fece per andare via.
“Alice…” dissi dandole le spalle. “Tu credi che lei mi ami?” mi venne vicino e si sporse verso di me.
“Sì” disse “come tu ami lei.” Rimanendo fermo dove ero aggiunsi.
“Si intuisce così tanto?” Poggiò una mano sulla mia.
“No. Anzi, chi non ti conosce capirebbe il contrario, ma io ti conosco Edward e riconosco quando vuoi che qualcosa che ti riguarda non si sappia. Ti chiudi in te stesso e diventi quasi arrogante.”
“Allora, pensi che anche gli altri se ne siano accorti? Che lei…”
“No, nessuno e neanche lei, ma vorrebbe che fosse così, anche se è spaventata e il tuo modo di fare non l’aiuta.”
“Ha paura di me?” Chiesi un po’ sorpreso.
“Si, ha paura di provare qualcosa che tu non potresti ricambiare. Pensa di non essere alla tua altezza.”
Ebbi un gesto di nervosismo.“Che sciocchezza! Perché non dovrebbe essere alla mia altezza?” Continuavo a controllare i finimenti del mio cavallo. Erano a posto lo sapevo, ma mi sentivo come se fossi su di una corda, sospeso a metri d’altezza.
“Fratellino perché glielo hai fatto sapere tu indirettamente. Ripeto testuale: Se non l’ho notata vuol dire che non aveva niente che valesse la pena notare, non credi Mike? Concluse facendomi il verso.
Abbassai la testa e alzai le mani portandole dietro la nuca.“Va bene mi arrendo, hai ragione, sono stato pessimo, ma io non sapevo che lei fosse lì.” Mi mise una mano sul viso.
“Propri per questo ha creduto che fossi sincero, sicuramente se fosse stata presente avresti evitato di farglielo sapere.”
“Però le ho spiegato che non lo pensavo.” Mi guardava.
“Sai Eddy, è opinione comune che ad un’ amico si sia portati a dire la verità. Specialmente se pensiamo che l’oggetto delle nostre riflessioni non sia presente.” Sorridendo si voltò per andare via.
“Se tieni a lei, faglielo sapere in qualche modo.
Convincila. Magari iniziando a prepararle Lady per la cavalcata che faremo tutti insieme.”
La guardai.“Alice, mi raccomando evita di parlarle di questa conversazione, se devo farle sapere qualcosa vorrei che le sia inaspettato quello che le dirò.” Mi guardò prendendo i suoi stivali preferiti.
“Lo farò fratellino, ma tu non aspettare troppo. Se vi amate ogni minuto è prezioso.” Si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia cercando di sistemarmi i capelli.”
Sapevo che dovevo fare qualcosa, ma ora ero veramente confuso. Se Alice aveva ragione, ora c’era la possibilità che lei potesse ricambiarmi. “Ogni minuto è prezioso”, aveva detto Alice. La domanda era :volevo veramente perdere questa occasione di conoscere l’amore? Volevo veramente rinunciare, per non soffrire o farla soffrire?
Se non fossi tornato dal fronte volevo veramente non aver vissuto quell’esperienza? Dovevo trovare una risposta e dovevo farlo entro quella mattina.





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Alice tornò con gli stivali e mi aiutò ad indossarli. Il completo era perfetto. Aveva avuto ragione, avevamo la stessa taglia. Mi diede una mano a raccogliere i capelli e poi scendemmo. Arrivati nel grande portico erano tutti lì che aspettavano noi. Ero emozionata e le gambe mi tremavano.
Vidi Jessica, lanciarmi un’occhiata di disapprovazione ed ebbi la certezza che il completo di Alice aveva su di me l’effetto sperato. Rosalie si avvicinò complimentandosi. Erano tutti lì con i loro cavalli, tranne Edward. Lo cercai con lo sguardo.
Mike mi guardava, ma fortunatamente e con mia sorpresa non disse nulla.
Dopo un po’ lo vidi arrivare. Con l’eleganza che lo contraddistingueva, arrivava al galoppo, con il vento che gli metteva in disordine i capelli. Notai che era lui che stava portando il mio cavallo. Si fermò e scese, dirigendosi verso di me.
“Buongiorno” Disse. Sfiorandomi appena con lo sguardo. “ Scusatemi se vi ho fatta aspettare.”
Lo guardai, con il cuore in gola. “Non fa nulla.” Risposi. “Posso aiutarvi?” Mi disse, mentre Jessica mi fulminava con lo sguardo. La sentii appena, quando parlò. “Edward, non penso che non sia capace da sola. Io mi offenderei se mi prendessi per una principiante.”
Avevo le orecchie che ronzavano. Pensai di poter svenire, quando, lo sentii mettere le sue mani intorno alla mia vita per aiutarmi a salire in sella, mentre pronunciava: “Infatti Jessica, non sto aiutando te.”
A quella risposta rimasi di ghiaccio.
“Finalmente. Era ora che la mettesse al suo posto.” Sentii Alice dire piano, sporgendosi verso di me. “Stammi vicina Bella e non ti preoccupare. Non ti si avvicinerà nemmeno.” Le sorrisi e partimmo per quella gita che mi auguravo non finisse con una mia caduta rovinosa.
Il percorso che avevano scelto era tranquillo e il paesaggio stupendo. Procedevamo tutti vicini. Rose con Emmett, Jasper vicino ad Alice che non mi perdeva di vista un attimo e Jessica poco distante da noi. Quelli che si erano allontanati al galoppo da subito erano stati Edward e Mike.
Avevo sperato di poter passeggiare con lui, ma evidentemente non ero una compagnia a cui teneva particolarmente.
Il percorso procedeva in tranquillità parlando del più e del meno e dopo un po’ Edward e Mike tornarono. Stavano gareggiando tra loro e la vittoria schiacciante fu di Edward.
“Emmett” Disse Edward “ che ne dite di fermarci al ruscello? Facciamo bere i cavalli e ne approfittiamo per fare colazione, al riparo del boschetto di querce.” Emmett girò la proposta a tutti noi che accettammo di buon grado. Specialmente io, ero contenta di camminare nuovamente sulle mie gambe. “E’ lontano?” Chiesi ad Alice.
“No tesoro, è qui vicino, forse dieci minuti.” Mi sorrise. A quel punto però successe quello che temevo. Jessica, si avvicinò a noi e propose una galoppata per vedere chi arrivava prima e nel dire questo mi guardò con un guizzo nello sguardo che mi diede i brividi.
“Bella, non vorrete fare morire di tedio questo povero animale, su animiamo un po’ questa passeggiata. Chi mi segue?” E dicendo questo colpì il mio cavallo con il suo frustino.
A quel punto successe quello che temevo. Il cavallo ebbe una reazione inaspettata e partì al galoppo senza controllo.
Alice gettò un urlo che attirò l’attenzione degli altri che erano davanti a noi. Io avevo preso la direzione opposta e mi stavo allontanando.
Per quanto facessi non riuscivo a calmare quell’animale. “Reggiti Bella, sentii gridare Alice.” Con la coda dell’occhio vidi i ragazzi lanciati al mio inseguimento, ma poi non capii più molto perché tenevo gli occhi chiusi.
Sentivo solo le loro voci che si davano delle direttive su dove posizionarsi per riuscire a raggiungermi.
Prima ci provò Emmett che mi era più vicino e poi a seguire gli altri, ma nessuno sembrava in grado di fermare il mio cavallo. Quando credevo di essere spacciata pensando di cadere rovinosamente per terra, mi sentii afferrare per la vita e sollevare di peso. Ero tra le braccia di qualcuno su di un altro cavallo che via, via andava rallentando. Tenevo ancora gli occhi chiusi quando sentii la sua voce gridare di avermi afferrata e di pensare a Lady, di fare attenzione che non si azzoppasse.
Respiravo a fatica e il mio cuore sembrava sul punto di cedere. Ero terrorizzata.
“Come stai Bella? Apri gli occhi, guardami. Stai bene?” Era lui, mi stava parlando, mi chiamava per nome dandomi del tu e sembrava spaventato quanto me. Lo guardai senza riuscire a dire nulla.
Sentii che tirava le briglie e il cavallo fermarsi.
Ero lì tra le sue braccia e non riuscivo a muovermi, ma non era solo per lo spavento.
Restammo fermi, gli occhi negli occhi. Alzò una mano per scostarmi i capelli dal viso che la folle corsa aveva sciolto.
“Respirate Bella. Siete bianca come la neve. Venite vi aiuto a scendere.” Mi poggiai a lui che mi prese tra le braccia e mi trovai in terra. Mi sosteneva per la vita e mi fece sedere sul prato al riparo di un albero. Prese un termos con dell’acqua e me ne offrì un bicchiere. “Tenete. Bevete, vi farà bene, ma cosa è successo? Lady è sempre stato un cavallo calmissimo. Avete forse fatto un movimento brusco?” Ancora non riuscivo a parlare avevo il cuore in gola e il corpetto non mi aiutava. Cercai di respirare, ma la vista si annebbiò. Fu un attimo e me lo trovai vicino. Mi fece appoggiare alla sua spalla mentre mi sbottonava la giubba del completo e mi allentava il foulard della camicetta.
“Così dovrebbe andare meglio.” Disse premuroso e ancora in ansia. “ Inspirate lentamente e con respiri lunghi.”
Obbedii. Dopo un po’ fummo raggiunti dagli altri.
Alice era terrorizzata e non finiva di domandarmi come stavo. E tutti si chiedevano come fosse potuto succedere.
“Non capisco come fa certa gente a fare di tutto pur di mettersi in mostra. Se non sapeva andare a cavallo, poteva dirlo e rimanere a casa, invece di provocare tutto questo trambusto con salvataggio. O forse il fine era proprio questo, essere salvata?”
Non avevo la forza di ribattere che era stata lei a provocare tutto non io, ma sentii Edward pronunciare delle parole inaspettate quanto dure.
“Jessica, Lady è il cavallo più tranquillo che io conosca. Tanto è vero che era quello che montava Alice qualche anno fa. Poteva reagire così solo se spaventato. Voglio sperare che tu non c’entri nulla. Perché non so se riuscirei a controllarmi e ricordare che sei una donna.” La guardava sprezzante. “Perché mia cara, qualunque cosa abbia provocato questa reazione ha rischiato di uccidere Bella.”
Vidi Jessica verde di bile, ma non per il mio vestito, ma per le parole di Edward. Mi sentii male per lei.
Quando mi fui ripresa. Tutti decisero di rientrare. Non volevo che rinunciassero alla gita per causa mia e protestai. Mi accontentarono ad un'unica condizione che fossi andata sul cavallo insieme a qualcuno. Mike Newton si offrì all’istante, ma Edward fu categorico: sarei andata con lui.
A quel punto Jessica decise di non essere più dei nostri. Stava tornando in dietro da sola e inviperita.
“Mike” disse Emmett “Accompagnala tu a casa per favore, non è il caso che vada da sola.” Mike annuì e spronò il suo cavallo per raggiungerla. Li vidi scomparire insieme. Mentre raggiungevamo il posto per fare colazione, Edward mi rivolse una domanda che mi provocò lo stesso effetto dello spavento appena trascorso.
“Bella?” Disse “ Stasera c’è il ricevimento per la mia festa. Anche se non dovrei saperlo, mi permettete di accompagnarvi?” Mi voltai leggermente verso di lui, in balia di un’emozione forte e nuova. Cominciai a tremare e ebbi paura che lui se ne accorgesse. “Posso farvi da cavaliere questa sera?” Ero diventata rossa e avevo un nodo in gola che mi impediva di parlare.
“Sì.” Fu tutto quello che riuscii a dire.
“Bene. Stasera sarò un uomo invidiato e felice.” Mi sussurrò piano. Mentre arrivavamo ormai al posto che era stato scelto per passare quella mattinata, mi aiutò a smontare e rimase tutto il tempo vicino a me. Lo vidi ridere rilassato e conversare amabilmente. Non sembrava più l’Edward che avevo conosciuto appena qualche settimana prima.
Alice notai che ci osservava compiaciuta e più di qualche volta mi lanciò occhiate che esprimevano la sua approvazione.
Non riuscivo a credere che tutto fosse così diverso dalla sera prima e che fosse cambiato in maniera così repentine. Adesso l’unica cosa che non riuscivo a togliermi dalla testa era la festa e il fatto che ci sarei andata con lui.




Spero che questo capitolo anche se arrivato un po’ più tardi vi sia piaciuto.
Ringrazio sempre tutti per l’attenzione che prestate a questa storia.


Yle-cullen : Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Continua a seguire e a dirmi cosa ne pensi. Un saluto. Ciao


Yeh : Spero che questo aggiornamento sia come immaginavi. Grazie per i complimenti e fammi sapere cosa ne pensi. Ciao


Eka : Ecco qui il seguito. Spero sia stato emozionante. Aspetto un tuo commento. Ciao.

Sheba_94 : Sono felice che leggere la mia storia ti piaccia. Hai ragione a dire che era ora che Edward avesse un po’ di colore, la penso come te e per questo che non vedevo l’ora di poter scrivere che era abbronzato. Spero che ti piaccia come sto facendo proseguire questa ff. Sono impaziente di sapere cosa ne pensi. Grazie ancora per il supporto e ciao.


Sweetcherry : Grazie. Sono sempre felice di sapere che ciò che scrivo vi piace così tanto. Ancora grazie e ciao.


Mezzanotte : Che bello che segui. Fammi sapere se continua a piacerti questa storia. Ciao a presto.


Grandjack : grazie per aver letto la storia ed averla apprezzata, mi fa tanto piacere. Ciao
.

Un grazie a chi ha messo The Immortal tra le sue storie preferite e seguite e anche a chi passa solo a leggerla.
  
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