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Autore: Hana_Weasley    12/03/2018    0 recensioni
Hoseok è un goblin e ormai sono 900 anni che attende colui che potrà mettere fine alla sua lunga vita: lo sposo del Goblin.
Taehyung è uno studente di diciannove anni con una vita difficile e numerosi problemi. I suoi zii lo maltrattano e a scuola tutti lo ignorano a causa della sua capacità di vedere i fantasmi.
Yoongi è un mietitore di anime di 300 anni che non ha alcuna memoria del suo passato e che per sua sfortuna si ritrova ad abitare con il Goblin.
Jimin è uno spensierato ventunenne. La sua è una vita semplice almeno fino a quando il destino - chiamato comunemente Namjoon - non lo farà incontrare con Yoongi.
«E questa qui, amici miei, è proprio la storia del triste ed eterno amore del Goblin e del suo sposo.»
[VHOPE E YOONMIN con accenni NAMJIN]
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono finalmente tornata con il nuovo capitolo!
Tra un po' cominceremo ad addentrarci nell'angst! 
Link della canzone: https://www.youtube.com/watch?v=qV9vCOagFt8





Con la primavera ormai alle porte era arrivata anche l’ultima settimana di superiori per Taehyung.
Era felice, come mai era stato nella vita, di poter allontanarsi da quell’ambiente ed iniziare la sua nuova vita all’università, pronto ad inseguire i suoi sogni.
Hoseok gli aveva già promesso di avere in serbo una sorpresa per il giorno del diploma e Suga, che purtroppo quel giorno non ci sarebbe potuto essere, si era già occupato di coccolarsi Taehyung, a modo suo naturalmente.
Al ragazzo sembrava tutto un sogno, sinceramente. Poter andare all’università, avere delle persone che tenevano a lui e perfino una persona che l’amava. Per quello si godette quell’ultima settimana di scuola senza troppi pensieri. Agli insulti rispose con l’indifferenza, alle occhiatacce con i sorrisi. Ormai non gli importava più, ormai non era più solo e triste.
Arrivò l’ultimo giorno e come i precedenti tre anni, Taehyung si sedette al suo posto nella sua ormai ex classe. Quel giorno gli alunni si trovavano lì solo per ritirare il loro diploma e salutare ufficialmente la scuola, quindi, nessuno studente dell’ultimo anno indossava la divisa.
Era seduto, mentre rispondeva ad un messaggio di Hoseok, quando qualcuno richiamò la sua attenzione. Taehyung portò lo guardo verso l’alto e si sorprese quando vide nientemeno che Jeon Jungkook osservarlo con un timido sorriso.
Oh!” esclamò sorpreso.
“Ciao Taehyung.” Salutò quello con un po’ di imbarazzo. “Io… ho saputo che sei entrato all’università. Sono davvero felice per te!” gli disse, sorridendogli ampiamente.
Taehyung rimase davvero stupito dalla gentilezza che il raazzo gli stava dimostrando proprio di fronte a tutti, come mai aveva fatto precedentemente. Sorrise anche lui allora, con il sorriso più luminoso che potesse sfoggiare. “Anche tu sei riuscito ad entrare, bravo!”
Jungkook gli sorrise nuovamente, per poi tornare serio. “Non perdiamo i contatti, mi raccomando.” Disse, facendogli l’occhiolino.
Con un veloce inchino poi se ne tornò a l suo posto.
Il professore si congratulò con tutti loro e augurò di raggiungere i loro sogni, studiando e rendendo fiera la propria famiglia.
A quel punto diede il permesso ai familiari degli studenti di entrare nella classe per congratularsi con i propri figli.
Vide un uomo circondare e abbracciare Jungkook e una donna porgergli dei fiori mentre si asciugava le lacrime con un fazzolettino e sorrise, seppure tristemente. Rimase al suo posto, guardandosi intorno, mentre tutti i suoi compagni ricevevano i complimenti e l’amore dei propri genitori, fieri come non mai.
Taehyung poggiò la testa sul banco, tentando di trattenere le lacrime, almeno fino a quando non sentì l’aula farsi inspiegabilmente più silenziosa.
Un uomo varcò la soglia della classe, stretto nel suo cappotto beige e costoso, mentre reggeva un grosso mazzo di fiori. Si avvicinò al banco di Taehyung, che lo osservava curiosamente, cercando di ricordare dove avesse già visto quel volto così lontanamente familiare.
L’uomo gli mostrò un bellissimo sorriso e gli porse il mazzo di fiori, che Taehyung prese con titubanza. Poi si sporse verso di lui e lo abbracciò stretto.
“Tua madre sarebbe stata fiera di te.” Gli sussurrò all’orecchio. E fu in quel momento che Taehyung ricordò chi fosse l’uomo.
Non era altro che Seokjin, il giovane ragazzo del chiosco che quella terribile notte lo aveva salvato da Suga.
Quando Seokjin si staccò, Taehyung gli sorrise grato e con lacrime di commozione agli occhi.
Seokjin lo osservò un’ultima volta prima di abbandonare silenziosamente la classe, mentre tutti quelli che si trovavano all’interno osservavano attoniti la scena. Ripresero lentamente a parlare e Taehyung si perse ad osservare i fiori, avvicinandoli al naso per sentirne l’odore e sorridendo. Erano i primi fiori che riceveva in tutta la sua vita e a darglieli era stato qualcuno che aveva avuto a che fare con sua madre. Taehyung sentiva quasi come se fosse stata proprio la madre a darglieli e per questo non poteva che essere profondamente commosso.
Quando furono lasciati liberi di andare via, Taehyung si fermò ad osservare la classe. In quel luogo, durante quei tre anni, aveva vissuto solo brutte esperienze. Era stato bullizzato, era stato insultato e si era ritrovato da solo. Tuttavia, dicendo addio a quella piccola aula, Taehyung lasciò al suo interno anche tutti i sentimenti negativi che lo avevano accompagnato in tutti quegli anni. Lasciò il rancore, la rabbia e la solitudine e si voltò senza esitare, conscio che fuori, ad aspettarlo insieme a Hoseok, ci sarebbe stato un nuovo e florido inizio.
 
Uscito da scuola, infatti, vi era proprio Hoseok che mentre teneva una rosa tra le mani non perdeva d’occhio l’uscita e che quando vide affacciarsi Taehyung lo salutò con un grosso e fiero sorriso, che fece sorridere a sua volta il giovane.
Taehyung cominciò a correre verso si lui, e incurante di dove si trovassero o delle persone intorno a lui, si buttò tra le sue braccia e lo baciò. Hoseok lo accolse e gli circondò la vita con le sue forti braccia, ricambiando il bacio e trasmettendo in esso quanto fosse felice per lui. Si staccarono lentamente e Taehyung affondò la testa su suo petto facendo teneramente sorridere Hoseok.
“Pronto a cominciare la tua nuova vita?” gli sussurrò ad un orecchio.
Taehyung si distaccò e gli disse di sì, anzi, glielo urlò.
Hoseok gli porse il fiore e poi gli prese la mano. “Ora, se mi permetti, devo portarti in un posto.” Gli disse.
Taehyung lo osservò curioso. “ Dove?”
“Vedrai.” Gli rispose il goblin, facendogli un occhiolino.
Sempre mano nella mano, il goblin trascinò Taehyung fino a quando non arrivarono alla biblioteca. Attraversarono di fretta tutti i corridoi pieni di libri, dirigendosi ad un punto ben preciso. Una porta.
Hoseok l’aprì e immediatamente furono circondati dal verde e il più giovane a quel punto non potè che ridere allegramente. “La foresta in Texas!” esclamò, ricordando perfettamente di quel bellissimo posto in quei era stato mesi fa per la prima volta, proprio grazie ad Hoseok.
Hoseok strinse con più forza la sua mano e cominciò a camminare con sicurezza per la piccola stradina nel mezzo dell’enorme bosco. Lo travolse immediatamente un grande senso di pace mai provata prima, amplificata alla millesima potenza. Hoseok si rifugiava spesso in quel posto per rimanere tranquillo e riflettere e sempre si era ritrovato bene con sé stesso lì, ma mai in un modo tanto completo. Che anche quello fosse l’effetto che gli faceva Taehyung?
Si sedettero in uno spiazzo di verde ricoperto di pervinche, il fiore che aveva regalato ad Hoseok la prima volta, quello che il goblin custodiva gelosamente all’interno di un libro, il loro fiore. Il goblin fece apparire un cestino e Taehyung batté le mani, entusiasta. “Un picnic!”
Hoseok sorrise intenerito all’allegria contagiosa dell’altro e poi cominciò a frugare nella sua tasca.
“Prima però devo darti il regalo.”
“Pensavo che tutto questo fosse il regalo.” Gli disse.
“No, c’è qualcos’altro.”
Taehyung spalancò gli occhi, come se avesse improvvisamente realizzato qualcosa. “I cinquecentomila won! Oddio hyung grazie, sei il miglior fidanzato del mondo!” cominciò a blaterale preso dall’entusiasmo.
“Frena ragazzino, non ti darò mai quei soldi.” Ridacchiò Hoseok.
“Ritiro subito quello che ho appena detto, sei il peggior fidanzato del mondo!”
“Ah sì? Allora il regalo posso pure tenermelo per me.”
“No, okay, sto scherzando. Sei il migliore, parola di scout!” gli disse mentre sfoggiava la sua migliore espressione da cucciolo abbandonato.
Hoseok lo colpì lievemente sul capo e Taehyung si fece cadere sul prato, ridendo di quel loro battibeccare.
Nonostante il loro rapporto fosse mutato in qualcosa di più profondo Taehyung era felice del fatto che non avessero perso quella loro abitudine nel discutere e prendersi in giro. Era qualcosa di intimo e che lo riportava agli inizi della loro storia.
“Chiudi gli occhi.” Gli disse Hoseok.
Taehyung si risedette composto e chiuse gli occhi, attendendo.
Hoseok sfilò dalla sua tasca una scatoletta che aprì e rivelò al suo interno un elegante bracciale in argento. Con delicatezza lo allacciò al polso di Taehyung che quando sentì la sua pelle venire a contatto con il metallo freddò, aprì gli occhi.
Osservò il braccialetto sul suo polso e ad attirare la sua attenzione fu la piccola scritta in corsivo.
"Fortis est ut mors delectio. Cosa vuol dire?” chiese Taehyung.
“È latino. Vuol dire che l’amore è forte come la morte. Penso sia una frase piuttosto significativa, non pensi?”
Taehyung sfiorò con i polpastrelli le lettere incise sul bracciale e sorrise. “Sì.”
“Naturalmente ne ho uno uguale anche io.” Gli disse Hoseok, tirandosi su la manica del maglione e mostrando il medesimo bracciale sul suo polso.
“È come se fosse una promessa. Una promessa per amarci e proteggerci sempre, qualunque cosa succeda.” spiegò.
“È un regalo bellissimo, grazie.” Gli disse Taehyung, abbracciandolo.
I due ragazzi passarono il resto della giornata sdraiati tra le pervince, abbracciati, coccolandosi e condividendo parte di loro stessi con il partner. Fu una giornata che si impresse nel cuore di entrambi per la profondità e l’intimità di quelle poche ore. E mentre erano sulla via di casa, Taehyung si fermò a pensare a quello che mesi fa aveva desiderato, la prima volta che era stato in quella foresta. Aveva ardentemente desiderato che quel posto così importante per Hoseok potesse diventare il loro posto, un posto dove condividere parte di loro stessi e poter essere felici. Pensando alla giornata appena passata, Taehyung si rese conto che quella immensa quanto sconosciuta foresta in Texas era diventato davvero il posto di Hoseok e Taehyung.
Sorrise teneramente e stringendo forte la mano di Hoseok.
 
Taehyung stava lavorando al coffee shop tranquillamente quando un forte rumore attirò la sua attenzione.
La porta del negozio venne aprta con enfasi, facendo tintinnare il campanellino, e Hoseok entrò a passo veloce, seguito da un alquanto preoccupato Suga.
Taehyung era sorpreso, solitamente Hoseok non andava mai a trovarlo a lavoro.
Cosa--” non fece neppure in tempo a porgergli la domanda perché venne interrotto dal goblin stesso che prese ad urlare, guardandosi nervosamente intorno.
“Fratellino!”
Taehyung spalancò gli occhi per la sorpresa. Fratellino? Ma cosa stava dicendo?
Si avvicinò con cautela al mietitore e si avvicnò al suo orecchio per sussurrargli qualcosa. “Cosa gli è preso?”
Suga si grattò la testa. “Storia lunga…” rispose, mentre Hoseok continuava a sbraitare per il negozio attirando l’attenzione dei, fortunatamente, pochi clienti che vi si trovavano.
Dall’area impiegati uscì Namjoon, chiedendo a cosa fosse dovuto tutto quel baccano.
Hoseok spalancò gli occhi alla vista del capo e poi si rivolse a Suga. “Fratellino?”
Il Mietitore negò con la testa, cercando di trattenere le risate all’espressione inevitabilmente confusa sul volto dell’uomo. “Ehm, Taehyung-ah, potresti chiamare Jimin?” chiese poi.
“Certo- aspetta. Come conosci Jimin?”
Oh, non aveva ancora detto a Taehyung di Jimin, si ricordò in quel momento. Comunciò a balbettare, tentando di trovare una buona scusa quando a richiamare la sua attenzione fu una voce.
Suga?” chiese Jimin, stupendosi di ritrovare l’uomo con il quale aveva litigato sul luogo di lavoro.
Il mietitore spalancò gli occhi e rispose imbarazzato. “Ciao Jiminnie.”
Ad interrompere quel silenzio carico di tensione ed imbarazzo fu Hoseok che corse in direzione di Jimin, abbracciandolo stretto.
“Jimin!” sclamò, spaventando a morte il povero ragazzo.
“Dio, sei così bello e anche adesso hai le guanciotte! Quanto mi sei mancato!” gli disse Hoseok.
“Scusi ma lei chi è?” Jimin stava seriamente iniziando a spaventarsi. Quell’uomo sconosciuto lo stava toccando troppo per i suoi gusti e si comportava come se lo conoscesse da tempo.
“Sono tuo fratello!” rispose il Goblin con nonchalance.
Cosa?!” urlò Taehyung.
“Lei vaneggia. Sono figlio unico!” ribatté Jimin.
“Nella tua vita passata non lo eri. Io ero tuo fratello e tu eri un eunuco del regno di Goryeo.” Spiegò l’uomo. A quel punto intervennero Taehyung e Suga che presero Hoseok e lo allontanarono da Jimin. Quello non era decisamente il modo più adatto per rivelare una cosa del genere, Hoseok non aveva proprio tatto.
“Voi conoscete quel pazzo?” chiese Jimin ai due ragazzi, ancora sconvolto per le parole prive di senso che gli aveva rivolto.
“È il mio ragazzo…” rivelò Taehyung imbarazzato mentre Suga spiegò che era il suo coinquilino.
“Jimin! Devi credermi, sono il tuo fratellone!” gli disse Hoseok, seduto ad un tavolo poco distante.
“Chiuda la bocca lei!” disse Jimin, cominciando ad irritarsi. Che sciocchezza. Lui non aveva vissuto alcuna vita passata e quell’uomo non aveva nulla a che fare con lui.
Taehyung poi raggiunse il suo ragazzo, lasciando soli Suga e Jimin.
“I-io volevo scusarmi.” Disse il Mietitore.
Jimin lo guardò, tentando in tutti i modi di non cedere. Gli mancava. Gli mancava dannatamente e lo amava. Ma non poteva e non voleva donarsi completamente se prima lui non faceva qualche passo in sua direzione. Doveva salvaguardarsi in qualche modo e non voleva autodistruggersi. Già così stava soffrendo abbastanza.
“Non posso accettarle, Suga. Cerca di capirlo, ti prego. So che mi stai nascondendo molte cose e non posso passarci su. Non posso.”
“Non mi crederesti mai se anche solo provassi a parlarne.” E ne era ancora più convinto dopo aver visto la reazione che aveva avuto con il goblin.
“Lascia decidere me se ci credo o meno.”
Suga abbassò la testa, sconfitto. “Perdonami.”
Poi si volse e andò a recuperare Hoseok. “Andiamo idiota.”
“Dove?”
“A casa. Ho bisogno di ubriacarmi per bene.”
 
“Quindi… Suga hyung?” chiese Taehyung a Jimin mentre entrambi erano seduti ad uno dei tavolini del coffee shop.
“Sembrava una bella persona.”
“Lo è.”
“Tu sai cosa nasconde, vero?” gli chiese l’amico.
Taehyung si morse il labbro. “Mi dispiace ma non posso parlartene. Deve essere lui a farlo. Però posso dirti che lui è davvero tanto innamorato di te. A casa parlava così spesso di quel ragazzo che gli aveva rubato il cuore. E sorride così tanto quando ne parla, non hai idea.”
Jimin sorrise amaramente a quelle parole e sentì una fitta al cuore. Era decisamente ingiusta quella situazione.
“E tu che mi dici invece? Il tizio pazzo non è un po’ troppo vecchio per te?” gli chiese poi, cambiando argomento.
Taehyung ridacchiò. “Forse, ma sono davvero innamorato di lui. E poi stare con lui è il mio destino.” Rifletté.
“In che senso?”
Taehyung scosse la testa, come a dirgli di lasciar stare.
“Taehyungie?” chiamò poi Jimin.
“Mhm?”
“Quello che mi ha detto oggi il tuo ragazzo… tu ci credi?” chiese dubbioso.
Taehyung si prese qualche secondo per pensare a come rispondergli. Alla fine decise di dirgli la verità.
“Sì, ci credo.”
“Come puoi farlo?”
“È un po’ complicato… lui è un goblin.” Rivelò.
Jimin rimase completamente in silenzio, tentando di processare ciò che gli aveva appena detto il suo migliore amico. “E tu gli credi davvero?”
“Considerando che io sono lo sposo del goblin, sì, gli credo.” Gli disse Taehyung, e sperò con tutto il cuore di non aver spaventato Jimin perché mai avrebbe voluto che la loro amicizia finisse in quel modo.
Jimin si zittì e sembrava stesse seriamente riflettendo su qualcosa, agli occhi di Taehyung.
“E quindi io sarei stato il suo fratello eunuco?” chiese poi e Taehyung annuì sorridendo, forse Jimin stava cercando davvero di capire meglio e di non allontanarsi o spaventarsi per la strana situazione.
“E… sai cosa facevo? Se ero felice?” chiese con curiosità il giovane.
Taehyung in quel momento si incupì leggermente quando pensò al racconto di Hoseok.
“Non so tanto e forse non sarei neppure la persona più indicata a raccontarti tutto ciò. So che eri una persona bellissima, sia dentro che fuori. Una persona a cui Hoseok voleva molto bene. Ma… sei morto molto giovane, per ordine del re.”
Jimin perse il sorriso quando udì quelle parole e poco dopo se ne volle tornare a casa. Chiese a Taehyung se poteva gentilmente accompagnarlo e nel silenzio più totale camminarono l’uno accanto all’altro, fino a quando non si ritrovarono di fronte al condominio nel quale viveva Jimin.
Quest’ultimo gli sorrise debolmente e poi se ne andò, lasciando Taehyung da solo, in mezzo alla strada.
Osservò intristito il portone di casa Park e sospirando si voltò lateralmente, per tornare verso casa sua, quando davanti a sé si ritrovò qualcuno.
Un anziano uomo lo osservava intensamente. I capelli erano brizzolati e spettinati, legati in un codino disordinato e gli occhi erano piccoli e scrutatori. Il volto, sporco, era ricoperto di rughe e vi era un piccolo sorriso ad increspargli le labbra violastre. Quando Taehyung incrociò il suo sguardo, il sorriso dell’uomo divenne più grande, fino a rivelare i denti neri e la lingue sporca di una strana sostanza bluastra.
Taehyung deglutì, cercando di apparire il più calmo possibile, mentre l’uomo riprendeva a muoversi e passandogli proprio accanto, lo sorpassava, sussurrandogli all’orecchio. “Piacere di conoscerti, sposo del Goblin.
Taehyung si voltò per fronteggiare lo spirito ma ormai quello era scomparso, lasciando Taehyung nuovamente solo, nella strada deserta e buia.
 
 Jimin si preparò una cena veloce e si accomodò al tavolo nel salotto. Mangiò svogliatamente e non finì neppure il piatto, preferendo riempirsi lo stomaco con del soju.
Non riusciva neppure lui a spiegarsi quel senso di tristezza che lo aveva pervaso da quando Taehyung gli aveva raccontato quella storia. Non riusciva a capire ciò che provava e perché si stesse improvvisamente sentendo così male. Ma Jimin sentiva il cuore incredibilmente pesante e la testa gli faceva un gran male. La voglia di piangere era tanta e francamente non sapeva se fosse perché aveva ingerito troppo alcol o per altro.
Prese un foglio di carta e cominciò a trascriverci su tutto quello che aveva appreso in quel giorno.
Il suo migliore amico stava con un goblin. Una fitta. Quel goblin afferma di essere suo fratello. Un’altra fitta. In una delle sue vite passate era stato un servo a palazzo reale ed era morto da adolescente a causa del re. Questa volta il dolore fu più intenso. Yoongi gli nascondeva qualcosa. E se anche lui fosse una strana creatura? E se fosse per quello che si è sempre tenuto a distanza?
A quel punto Jimin urlò perché il dolore era diventato lancinante e si era espanso per tutto il suo corpo, portandolo ad accasciarsi sul tavolo, in preda ai brividi, mentre le lacrime gli solcavano il volto.
Cosa gli stava succedendo?
Cos’era quel dolore che sentiva al petto, proprio all’altezza del cuore?
Era come sentire il suo cuore venire preso e fatto a brandelli, una sensazione neppure immaginabile per quanto dolorosa.
Jimin si addormentò così sulla sedia scomoda, tra i tremolii del suo corpo e il cuore che sembrava ricordare ferite dolorose che la sua mente pareva aver rimosso.
 
  
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