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Autore: Robigna88    12/03/2018    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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28.

 

 

 

 

 

Allison si svegliò di soprassalto ritrovandosi da sola nel grande letto. Accarezzò con la mano la parte di Elijah ma scoprì che era fredda. Accese la lampada sul comodino, la luce le permise di vedere che né il cuscino né le coperte erano sgualcite, il che significava che Elijah non si era proprio messo a letto quella sera. Deglutendo a vuoto si passò entrambe le mani sul viso, poi ne fece scivolare una tra i capelli e respirò a fondo. Era un Arcangelo, una delle creature più potenti al mondo e la cosa non le piaceva affatto.

Sirahel le aveva detto che era un grande onore, un privilegio. Hai idea di quanto potere hai, di quante cose puoi fare? Della purezza che racchiudi dentro di te? Era sembrato entusiasta mentre le elencava cosa poteva fare, cosa poteva diventare. A lei però non interessava. Sarebbe volentieri tornata indietro nel tempo se avesse potuto, così indietro da non scatenare neppure il Nephilim che era prima di diventare un Arcangelo.

Quando suo padre le aveva detto tutte le magnificenze di cui era capace, ora che di umano in lei non c’era più nulla, per un attimo lei aveva pensato che non fosse tanto male in fondo. Aveva pensato che avrebbe potuto aiutare la gente ancora di più di quanto facesse, che non avrebbe più conosciuto il fallimento o il dolore di vedere morire qualcuno che le stava a cuore. Aveva immaginato un futuro quasi roseo, in cui proteggeva tutti, in cui si liberava di ogni pericolo – Inadu per prima – e viveva la sua vita libera da ogni preoccupazione. Niente più ansia per i Winchester e Castiel e i pericoli che quotidianamente correvano, niente più preoccupazione per le orde di nemici dei Mikaelson che ogni giorno tramavano nell’ombra. Niente più paura per Hope... avrebbe potuto proteggere tutti, senza sforzo. Ma poi Sirahel, insieme ai vantaggi di quel potere, le aveva elencato gli svantaggi: ogni cosa è amplificata, le aveva detto, e questo non è sempre un bene. Sarai in grado di percepire cose che gli altri non percepiscono, Radio Angeli sarà sempre lì a farti eco nelle orecchie e soprattutto, e questa era la cosa più importante a dire del millenario Arcangelo con il quale condivideva il suo DNA, non puoi interferire con l’ordine naturale delle cose. Non puoi farlo neppure se a pagarne le conseguenze è qualcuno che ami. Quindi se qualcuno viene ferito e sta per morire, scordati di poterlo guarire e riportarlo alla vita. E così il sogno di Allison di poter salvare tutti era sfumato. E il malumore era aumentato.

Che senso aveva essere così potente se non poteva usare quel potere per salvare gli altri, le persone che amava... E poi c’era quell’altra questione: non era in grado di controllare il suo potere e aveva rischiato di fare male alle persone a cui voleva bene. Elijah l’aveva stretta forte e l’aveva rassicurata, ma nei suoi occhi – come negli occhi degli altri – Allison aveva notato uno scintillio inconfondibile. La paura.

Il che aveva senso, lei lo capiva, ma non era piacevole. Soprattutto se a guardarla con quello scintillio era Elijah, la persona che lei di più amava al mondo. Era grata che Hope non avesse visto quello di cui era capace, la paura era qualcosa che non voleva vedere negli occhi della piccola. Mai.

Lentamente si mise in piedi e si incamminò verso il piano di sotto. Trovò Castiel seduto sul divano, a far nulla. Ma non c’era solo lui: una dozzina di mietitori erano fermi nella stanza, gli occhi bassi e le mani incrociate dietro la schiena. “Cass” gli disse lei avvicinandosi a lui con cautela, le mani tremanti e gli occhi che pizzicavano di lacrime. “Perché ci sono una dozzina di mietitori?”

Lui la fissò perplesso, poi le sue labbra si piegarono in una espressione strana. Mosse la mano e sospirò guardando davanti a sé. Allison ebbe la sensazione che li stesse vedendo per la prima volta. “Sono inquietanti” mormorò.

“Sono qui...”

“No” la interruppe l’angelo. “È vero, di solito si radunano quando sta per verificarsi un corposo spargimento di sangue. Ma stavolta sono qui per te.”

“Per me?”

“Sono attratti dal tuo potere. Sei come una specie di calamita. Al momento, visto che non sei capace di controllare la tua energia, rilasci costantemente una piccola ondata di potere, è quella che li ha attirati.”

“E come faccio e non rilasciare questa... piccola ondata di potere?”

“Non ne ho idea.”

“Che significa che non ne hai idea? Non dovresti insegnarmi? Non è per questo che siete rimasti?”

Castiel respirò a fondo prima di guardarla. “Sono rimasto per insegnarti a gestire il tuo potere sì, ma queste piccole ondate di energia sono istintive, e io non posso insegnarti a controllare il tuo istinto. Quello devi farlo da sola.”

Lei scosse il capo. “Io non voglio essere questa... cosa. Okay? Voglio tornare ad essere una semplicissima umana, voglio tornare a essere Allison.”

“Tu sei Allison!” le disse Cass, “il potere che hai non cambia chi sei, semplicemente lo amplifica” sospirò. “Allison, lo so che hai paura, posso percepirlo. Ma accettare il cambiamento è la chiave per imparare a gestire tutto questo. Voglio aiutarti, voglio davvero aiutarti, così come voglio aiutare Jack. E credo che se collaboriamo, noi tre, possiamo farcela. Ma se non accetti quello che sei diventata allora non posso darti una mano.”

Allison si lasciò andare sul divano, chiuse gli occhi per un lungo istante, ritrovando la calma, ritrovando se stessa. Quando li riaprì i mietitori erano spariti. “Sono stata io a mandarli via?”

“Sì” Castiel sorrise. “Sei stata tu.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

I Winchester stavano facendo colazione insieme agli altri quando Elijah arrivò. Dopo il suo incontro con Marcel aveva deciso di rimanere fuori, per fare ciò che in casa non poteva fare: metabolizzare tutto quello che era successo. Allison era morta! Sì, era tornata in vita come Arcangelo, stava bene ed era in perfetta salute però era comunque morta. Quel pensiero, il ricordo del suo corpo inerme sul pavimento, proprio non ne volevano sapere di lasciare la sua mente. Ogni volta che chiudeva gli occhi, anche solo per un istante, era lì: il sangue, il pallore, le labbra secche. La rabbia e il dolore. Non riusciva a immaginare come sarebbe stato se non fosse tornata in vita, non voleva immaginarlo. Lui sarebbe morto insieme a lei, di questo era sicuro. Non poteva vivere senza quella donna, e quel bisogno lo annientava a volte; era un essere millenario e forte, ma l’amore che provava per lei sapeva renderlo fragile come nessun’altra cosa al mondo.

Dopo essersi occupato dei corpi delle streghe si era rifugiato in un piccolo bar dove sapeva esserci un piano, e dopo aver soggiogato il proprietario a lasciarlo solo alla chiusura, si era messo a suonare. La musica lo rilassava, gli era sempre piaciuta e per un brevissimo periodo della sua vita, solo per un po’ di tempo, si era illuso di poter vivere tranquillo suonando il piano in un locale di quella città francese che tanto gli piaceva: Manosque.

Era proprio lì che avrebbe voluto portare Allison al suo risveglio, ci aveva pensato e ripensato in quella Chambre de Chasse in cui era stato rinchiuso per cinque anni. Quando aveva raccontato i suoi piani a Freya, un giorno sul quel prato immaginario, lei gli aveva sorriso dicendo che era l’idea migliore che avesse mai sentito. Lui era stato d’accordo e insieme avevano elaborato un piano: si sarebbero ripresi Klaus e poi lui sarebbe andato via con la sua bellissima moglie, per darle la vita felice che meritava. Niente era andato come previsto però.

Quando il sole era sorto, Elijah aveva deciso che era il momento di tornare a casa e prima di entrare si era stampato sul viso quell’espressione calma che faceva di lui... lui.

“Zio Elijah” fu Hope a interrompere il flusso dei suoi pensieri.

L’Originale sorrise e si piegò sulle ginocchia per guardarla negli occhi. “Dimmi tutto.”

“Puoi accertarti che la zia Allison sia sveglia? Così posso andare a salutarla.”

“Che ne dici se vado di sopra e, se sta ancora dormendo, la sveglio così può scendere a fare colazione con noi?”

“Sì” la piccola annuì. “Le ho messo da parte la sua confettura preferita, prima che finisse. Faglielo sapere, così scenderà giù più in fretta.”

Elijah le baciò la fronte rialzandosi. “Lo farò” fece un cenno al tavolo e i Winchester, Matt e Klaus lo raggiunsero. “Dov’è Castiel?”

“Lui è Jack sono andati a fare un giro della città. Il ragazzo è curioso” lo informò Dean.

Il vampiro annuì. “Ho parlato con Marcel, riguardo alle streghe morte.”

“E...” lo incalzò Sam.

“È stata Allison” comunicò loro Elijah e tutti sospirarono. “Non era in sé quando è successo, gli uomini di Marcel gli hanno riferito che i suoi occhi erano blu e che era fuori controllo.”

“Dev’essere uno scherzo!” commentò Matt con un sibilo.

“Vorrei che lo fosse ma non lo è” l’Originale volse lo sguardo al piano di sopra per un istante. “Marcel mi ha assicurato di essersi occupato di questa cosa, la comunità delle streghe ha già il suo colpevole e Allison non verrà in nessun modo coinvolta.”

“Marcel vi odia” ragionò Sam. “Perché dovrebbe coprire Allison? Possiamo fidarci?”

“Sì, per quanto assurdo che sembri, possiamo. I suoi uomini solo leali, non direbbero mai il contrario di quello che lui sostiene, anche se sanno che sta mentendo. Ma credo che sia comunque il caso di tenere gli occhi aperti, l’esperienza ci insegna che c’è sempre una pecora nera in un gregge” Elijah si schiarì la voce. “Allison non dovrà mai sapere di essere stata lei. Il senso di colpa la schiaccerebbe.”

“Ma non avrebbe motivo di sentirsi in colpa” intervenne Klaus. “Non era in sé.”

“Ci si sentirebbe comunque” Sam annuì. “Elijah ha ragione, non dovrà mai saperlo.”

“Bene!” esclamò proprio quest’ultimo. “Vado a vedere come sta.”

Lasciò che gli altri tornassero a tavola e salì su per le scale fino in camera, togliendosi il cappotto lungo il tragitto. Trovò Allison con indosso un vestito nero, semplice ma elegante, con braccia piegate indietro provava a chiudere la zip. Si avvicinò per aiutarla e dopo averla chiusa le baciò il capo e il collo avvolgendola con le braccia.

“Grazie” sussurrò lei lasciandosi andare contro il suo corpo. “Zip vs Arcangelo uno a zero. Per la zip.”

Elijah sorrise. “Questo vestito ti calza a pennello. Ti sei fatta così bella per la colazione?”

“Per quella e perché voglio andare a porgere i miei rispetti alla comunità delle streghe. Per la loro perdita.”

L’Originale trattenne il respiro per qualche secondo. “Non credo che sia una buona idea.”

“Perché potrei essere io l’assassina?”

“No” suo marito le si mise davanti. “Non sei stata tu, ero venuto proprio a dirti questo. Marcel mi ha contattato, ha detto che hanno trovato il colpevole. Non somiglia neppure lontanamente a te.”

Allison respirò di sollievo sentendo un brivido lungo tutta la schiena. Chiuse gli occhi e quando li riaprì erano blu e brillanti, poteva vedere la luce riflessa nelle iridi di Elijah, insieme al timore. L’Originale non si mosse ma si irrigidì, lei lo notò subito. Fece un grosso respiro e riprese il controllo. “Mi dispiace” sussurrò, i suoi occhi tornarono pian piano al loro caldo nocciola. “È stata una scarica di tensione.”

“Va tutto bene” la rassicurò il vampiro, ma lei scosse il capo.

“No, non va bene” lo guardò. “Sto per farti una domanda e voglio che tu sia sincero. Okay?”

Lui annuì. “Lo sono sempre.”

“Hai paura di me?”

L’Originale respirò a fondo, i suoi occhi si colorarono di qualcosa che Allison non seppe decifrare. Per la prima volta, da quando lo conosceva, non aveva idea di quale sarebbe stata la risposta.

“Non ho paura di te” le rispose suo marito voltandosi fino a quasi darle le spalle. Ed Allison tirò un sospiro di sollievo. “Ti amo tantissimo. Ma...” il respiro le si bloccò. “Il tuo potere mi spaventa a volte.”

A volte... significava che aveva avuto paura anche prima della brutta avventura della notte precedente. Significava troppe cose. Trattenendo le lacrime si sforzò di sorridere quando lui tornò a guardarla.

“Non so perché l’ho detto” le sussurrò facendo un passo avanti per prenderle la mano.

“L’hai detto perché io ti ho chiesto di essere sincero. Davvero sincero.”

“Puoi soggiogarmi quindi?” l’Originale sembrava smarrito. I suoi occhi scuri si scontrarono con lo smarrimento in quelli di Allison.

La cacciatrice gli prese entrambe le mani e ne baciò i palmi, poi respirò a fondo. “Non lo so” replicò con voce spezzata.

 

   
 
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