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Autore: Gatto1967    13/03/2018    2 recensioni
L'idea di trasporre la storia di Candy ai giorni nostri non è certo nuova, in questo sito se ne possono trovare diverse.
Io mi sono divertito a immaginarmi la nostra saga animata preferita non solo ai giorni nostri, ma ambientata a Roma, la mia città. Cosa ne verrà fuori?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Benvenuta Candy!- la salutò la persona davanti a lei lasciandola di stucco!
-Ma tu sei Maria!- Infatti seduta davanti a lei c’era Maria Alberti, la sua vecchia e amata professoressa di matematica e scienze.
La donna sorrise.
-Sì Candy. Sono proprio io, e se vogliamo essere precise, il mio nome completo è Maria Francesca Alberti.-
-Quindi il “signor Francesco”…-
-Sono io. Non volevo rivelarti anzitempo la verità. Ti avrei detto tutto fra qualche giorno, in occasione del tuo compleanno, ma i dubbi che hai espresso a Giorgio mi hanno convinta a dirti tutto subito.-
-Maria, vorresti dire che quei soldi… vengono da te?-
-Sì, ma non solo. Alcune persone che ti vogliono bene, e fra queste anche miss Pony e Suor Maria, mi hanno aiutata a costituire quel fondo.-
La ragazza iniziò a piangere, non riusciva proprio a trattenersi.
-Avete fatto questo per me…-
Maria le si avvicinò
-Si Candy, l’idea è stata mia, ma più persone mi hanno aiutata.-
-Ma… perché non dirmi niente… non capisco.-
-Vieni Candy, facciamo una passeggiata.-
 
Candy e Maria uscirono dal villino.
-Ti ricordi cosa c’è in fondo a questa strada?-
-Scherzi? C’è la mia scuola, la NOSTRA scuola media! Dovessi campare quanto “Highlander” non dimenticherò mai i giorni trascorsi lì!-
Quanta nostalgia attanagliava il cuore di Candy!
-Incamminiamoci, intanto comincerò a raccontarti tutto.-
Dopo una lunga pausa come a voler raccogliere le idee Maria iniziò il suo racconto.
-Candy, devi sapere che da piccola ero una ragazzina difficile e problematica, ma non nel senso che lo eri tu. Tu avevi problemi di socializzazione, poi brillantemente superati.
Comunque avevi buon senso, eri una ragazzina assennata anche se… un po’ vivace.-
-Parecchio vivace!- rise Candy
-Io ero tutto il contrario, mi buttavo fin troppo nelle situazioni senza pensare ai rischi. Beh, per farla breve a neanche 14 anni rimasi incinta.-
Candy non se l’aspettava e ripensò a quel suo lontano colloquio con Antonio.
-Quando i miei genitori se ne accorsero, era troppo tardi per farmi abortire, e così mi obbligarono a nascondere la gravidanza e a dare mio figlio in adozione. Non mi fu nemmeno permesso di vederlo, di tenerlo in braccio un’unica volta, non mi dissero mai nemmeno se era maschio o femmina.-
-Mi dispiace. È terribile.-
-Li ho sempre odiati per questo, e quando ebbi l’età me ne andai da casa. Mia zia Elena, la sorella di mio padre, mi prese con sé e mi fece studiare all’università.-
-Mi dispiace Maria, ma forse i tuoi genitori si preoccupavano per te. Eri solo una bambina.-
-Posso capirlo, forse quella era la soluzione più giusta anche se dolorosa, ma quando mio padre una sera mi schiaffeggiò chiamandomi “sgualdrina” davanti a mia zia, non ci vidi più.-
-Mi dispiace così tanto Maria…-
-Mia zia mi aiutò a costruirmi una vita, mi laureai e iniziai ad insegnare. Quell’anno che tu arrivasti alle medie avevo appena ottenuto il mio primo insegnamento di ruolo, fino all’anno prima avevo fatto solo supplenze.
I miei genitori e mia zia Elena morirono due anni prima di quel giorno: i miei in un incidente e zia Elena di cancro.-
Candy ebbe un sussulto pensando a Sandro.
-Zia Elena mi lasciò il villino dove vivo, e una notevole somma in denaro, lei non si era mai sposata e non aveva figli. Dai miei ricevetti in eredità la loro casa a Roma e quella in Sardegna, la ricordi?-
-Certo che me la ricordo!-
-Vendetti la casa romana dei miei genitori a un buon prezzo, e quei soldi insieme ai soldi di mia zia, opportunamente investiti, mi garantirono un buon tenore di vita anche se io VOLEVO lavorare. Volevo dare un senso alla mia vita capisci? Non mi ci vedevo a fare l’ereditiera tipo Paris Hirlton.-
Candy rise –Non ti ci vedrei nemmeno io.-
Intanto erano arrivate in vista della scuola.
-E veniamo a noi Candy. Ricordi il tuo primo giorno di scuola?-
Candy annuì ridendo.
-Ti facesti subito riconoscere, e io che di te sapevo solo che eri orfana, ti chiesi qualche informazione in più.
Come mi raccontasti la tua storia ebbi un sussulto, e mi venne in mente un’idea assurda: e se tu fossi stata mia figlia?-
Candy perse una lacrima, ora capiva qualcosa di più sui sentimenti di quella donna.
-Era un’idea che accantonai subito: non potevi essere mia figlia! L’età non corrispondeva. Andai anche a verificare sui documenti che la scuola aveva su di te, e trovai conferma a quello che pensavo: tu sei nata a metà maggio del 1997, mio figlio, maschio o femmina che fosse, nacque nel febbraio del 1996! Quindi tu non potevi essere mia figlia.
Tuttavia mi affezionai a te, un po’ come tutti i professori che ebbero a che fare con te, e come lo stesso preside Leonardi.
Poi un giorno, mentre venivo a scuola lo vidi, e lo riconobbi subito.-
-Chi?-
-Mio figlio!-
-Cosa? Hai ritrovato tuo figlio? E dov’è adesso? Ci sei in contatto? Gli hai detto chi sei?-
Maria guardò la sua protetta.
-Candy. Mio figlio… era Antonio!-
Quella rivelazione lasciò Candy schiantata dal dolore per la sua vecchia, cara professoressa.
La abbracciò e pianse con lei.
Poco più tardi, la donna e la ragazza sedevano su una panchina nel cortile deserto della scuola, della loro scuola.
-Come fai a essere sicura che Antonio fosse tuo figlio? E perché non ti sei rivelata a lui?-
-Me ne accorsi perché mi somigliava. Lo vidi accanto a te, ricordi quel giorno?-
-Si ricordo, quasi ti sentisti male, adesso capisco perché.-
-Naturalmente non mi feci bastare una semplice somiglianza, feci delle indagini. Il mio amico e avvocato Giorgio, che hai appena conosciuto, mi aiutò e trovò la conferma: Antonio era stato adottato, e io avevo la prova che lui non poteva che essere mio figlio.-
-Che prova?-
-Più tardi te la mostrerò, ma torniamo a noi.
Mi informai sui suoi genitori adottivi, erano due brave persone e Antonio era felice con loro. Per questo non mi dichiarai, non ne avevo il diritto. Lo avrei turbato e sconvolto inutilmente, e i suoi genitori non avevano nessuna colpa di quello che mi era stato fatto.-
-Così decidesti di tacere e di soffrire…-
-DOVEVO farlo! Capisci? Anche se vederlo a scuola era una sofferenza.
Per fortuna non lo avevo in classe, e questo mi aiutò molto. Vederlo poi come era gentile e tenero con te quando la tua stessa classe ti isolava e ti maltrattava, mi inorgoglì tantissimo: era proprio un bravissimo ragazzo!-
-Sì, lo era.-
-Poi… successe quello che sai… e io fui schiantata dal dolore.-
-E trovasti la forza per venire da me…-
-Sentivo di dovertelo, sentivo che forse avrei potuto trovare un senso a tutto quel dolore… con te. Mi capisci?-
Candy non riusciva a smettere di piangere.
-Ebbi un’idea folle, un’idea però irrealizzabile.-
-Quale idea?- chiese Candy in lacrime che cominciava a capire.
-Adottarti.-
A quella parola Candy cominciò a singhiozzare copiosamente e abbracciò ancora quella donna.
-Sì volevo adottarti, tenerti con me, darti una casa, essere per te una madre, una sorella maggiore, essere quello che non avevi mai avuto, ma ti prego di credermi che non era solo per Antonio, io volevo TE! Ti volevo bene Candy, TI VOGLIO BENE CANDY!-
Solo quando Candy si fu calmata, quando entrambe si furono calmate, Maria continuò il suo racconto.
-Naturalmente l’idea era irrealizzabile, le leggi italiane non mi consentivano di adottarti in quanto single, e io e te non rientravamo nelle eccezioni possibili a questa regola assurda.-
-Già, e intanto molti bambini crescono negli istituti, che non sono certo retti tutti da persone come miss Pony e Suor Maria!-
-Inoltre c’è da dire che in quel momento io non ero nelle condizioni psicologiche migliori e avrei rischiato di farti del male pur senza volerlo.
Così ebbi un’idea: prendermi cura di te “a distanza” per così dire. Volevo darti gli strumenti per affrontare un giorno, la tua vita in condizioni di serenità. Chiesi consiglio a Giorgio, e lui mi suggerì l’idea del fondo.
Ne parlai con miss Pony e Suor Maria, un giorno che tu non eri in struttura, e loro furono entusiaste. Mi ringraziarono e io chiesi loro di mantenere il segreto. Tu dovevi crescere e vivere libera da ogni condizionamento, capisci? Di me dovevi ricordare solo la tua professoressa e nient’altro.-
Quanto bene gli aveva voluto quella donna!
-Un giorno incontrai i genitori di Antonio: erano venuti a fare una donazione alla scuola per ricordare il figlio e mi incrociarono lungo il corridoio. Ricordo che lei, la madre di Antonio mi guardò turbatissima. All’uscita da scuola mi fermarono e lei mi chiese se avessi mai conosciuto il figlio.
La guardai a lungo e non ebbi cuore di mentirle, così le dissi chiaramente chi ero.
Nacque una bella amicizia che dura tuttora. Insieme cercammo di vivere il nostro dolore, di dargli un senso.
Io gli parlai di te e di quello che stavo facendo per te, e loro vollero contribuire. Mi dissero che avevano pensato anche loro alla possibilità di adottarti, ma poi vi avevano rinunciato: in quella casa tu avresti avuto sempre il fantasma di Antonio a frapporsi fra te e loro, e loro riconobbero che forse non sarebbero riusciti ad amarti come amavano Antonio. Così decisero, come avevo fatto io, di lasciarti libera di crescere in un ambiente privo di “fantasmi” e condizionamenti, lo capisci?-
Candy annuì. Era stata la cosa migliore.
-Più tardi anche la Signora Lega e i genitori dei tuoi amici vollero unirsi al progetto.-
-Santo cielo! Ma la signora Lega lavora tutto il giorno come una schiava per mantenere i suoi figli! Non è ricca!-
-Infatti contribuì con una quota simbolica, ma volle assolutamente farlo, si sentiva un verme per come ti aveva trattata quel giorno nell’ufficio del preside.-
-Qualche tempo fa mi ha anche chiesto scusa per quell’episodio… bastava quello!-
-Lo so, ma ha voluto sdebitarsi con te. Ringraziala per questo.-
-Scherzi? Andrò da ciascuna di quelle persone a ringraziarle facendo le scale di casa loro in ginocchio, tipo Santiago di Compostela!-
Maria rise di cuore
-Esagerata! Basterà un semplice “Grazie”! Se vuoi, ci andremo insieme!-
-Ma certo!-
-Dai torniamo a casa mia, vorrei dirti qualcosa di più. -Si alzarono e si diressero verso il villino di Maria.
-Dimmi una cosa: Quando ci incontrammo in Sardegna la scorsa estate, non fu un caso vero?-
-No, non lo fu. Fui io a dare i soldi a miss Pony e Suor Maria per farti andare in Sardegna con i tuoi amici. Loro erano d’accordo con me sai? Il giorno che andaste a cercare la farmacia Elisa mi telefonò per dirmi dove ti avrei trovato.-
-E non mi hanno detto niente? Brutte carogne!-
-Glielo chiesi io.- disse Maria sorridendo. -Volevo rivederti, parlarti, capire come stavi, quali erano le tue speranze, le tue ambizioni, i tuoi timori.
E adesso dimmi: Accetterai quei soldi?-
-Si Maria, li accetto e ne farò buon uso. Non per me stessa, ma per voi, per tutti coloro che mi hanno voluto bene e non mi hanno mai fatto sentire sola! Per tutti voi impiegherò bene quei soldi, ancora non so come: forse dopo il diploma vorrei studiare infermieristica o forse addirittura medicina o lettere, non so. Devo ancora deciderlo. Ma quei soldi mi daranno un’opportunità, la possibilità di costruire qualcosa di bello, qualcosa che duri. E lo devo a voi: Grazie!- disse di nuovo in lacrime.
Entrarono nel giardino del villino.
-Di un po’ Candy: ti piacerebbe vivere qui?-
-Qui?-
-Si, qui con me. Vivremmo come amiche, come sorelle, come quello che vuoi tu, e sarai libera di prendere le tue decisioni quando lo vorrai.-
-è un’offerta generosa Maria, ma mi sembrerebbe di approfittare troppo della tua generosità. Io…-
-Non ti chiedo una risposta subito. Fra pochi giorni compirai 18 anni e non potrai più stare in casa famiglia. Ho parlato con miss Pony e Suor Maria a questo proposito e qualunque decisione tu prenderai avrai sempre un tetto sulla testa. Quei soldi ti daranno un po’ di serenità, potrai comunque diplomarti senza problemi e poi lavorare. Quella che ti offro io è solo una possibilità in più. Pensaci.-
-Ci penserò. Promesso.-
-Adesso aspettami qui per favore. Devo farti vedere una cosa.-
Ciò detto Maria entrò in casa lasciando Candy con un’espressione interrogativa. Rimasta sola Candy si mise a guardare le rose del giardino e le trovò bellissime, e non solo le rose. Tutto era bello e ben curato in quel giardino. Quella donna aveva un vero e proprio pollice verde.
-Ehi bambina!- si girò di scatto e vide Maria, la sua protettrice, la sua benefattrice in piedi davanti a lei. Si era cambiata d’abito: adesso indossava una giacca e un pantalone neri, una camicia bianca e una cravatta vivace e colorata.
-Sei più carina quando ridi che quando piangi.-
E Candy, dopo un lungo attimo di sconcerto, iniziò insieme a ridere e a piangere: Maria Alberti era il principe della collina!
Ora capiva tutto!
Ecco perché Maria aveva riconosciuto Antonio: perché da giovane, con i capelli corti, lei era il suo ritratto! La prova evidente del legame di sangue fra lei e Antonio, era lei stessa!
Ecco perché la madre adottiva di Antonio aveva riconosciuto in lei le fattezze del figlio: perché quelle ERANO le sue fattezze!
Ecco perché i vestiti del principe gli erano sembrati “strani” indossati da quello che lei credeva un ragazzo: perché erano vestiti da donna!
Ecco perché quel giorno che gli restituì la spilla a scuola aveva gli occhi sbarrati, non per la rabbia verso Elisa e le sue amiche, ma per la sorpresa: solo in quel momento l’aveva riconosciuta!
Corse a rifugiarsi fra le sue braccia e appoggiò la testa sul suo seno.
-Tienimi con te Mamma!
Ho bisogno di te MAMMA!-
Per quanto deformata dal pianto, a Maria quell’ultima parola suonò meravigliosa. Quante volte aveva sognato che Antonio la chiamasse così!
Piangevano insieme, abbracciate l’una all’altra, ma dopo tante lacrime di dolore che quella donna e quella ragazza avevano versato nelle loro travagliate vite, quelle erano lacrime di gioia!
Rimasero lì, aggrappate a quella parola che Candy riusciva a pronunciare per la prima volta in vita sua e che non finiva più di ripetere: “Mamma”.
Ed entrambe furono sicure di poter dare insieme un senso al loro dolore passato e di poter costruire un futuro migliore, entrambe percepirono che il loro amato Antonio in quel momento le stava guardando sorridendo felice con loro.
 
FINE
   
 
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