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Autore: Laura Taibi    14/03/2018    3 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Non appena la campanella suonò, Adrien si alzò e raccolse la tracolla.
Alya salutò lui e Nino mentre Marinette non disse nulla, limitandosi ad un cenno con la mano prima di uscire dall'aula chiacchierando con l'amica.
Più di una volta aveva notato lo strano comportamento di Marinette e spesso si era chiesto se sotto sotto lei non ce l'avesse ancora con lui per la storia del primo giorno di scuola. Le poche volte che erano riusciti a parlare, comunque, le era sembrata una ragazza simpatica, dolce e molto premurosa, ma chissà perché il loro rapporto non riusciva ad essere altro che una serie indistinta di mezze frasi e sorrisi imbarazzati.
«Grazie per i biglietti, amico» esclamò ad un tratto Nino, passandogli un braccio intorno al collo. «Era da tantissimo tempo che volevo organizzare un'uscita del genere con Alya!»
Adrien sorrise. «Ne sono felice ma cercate di non sparire dalla circolazione troppo a lungo, ok?»
Nino lo guardò confuso.
«Beh sai» esordì Adrien «credo che Marinette non abbia molta voglia di stare sola con me...»
«Perché pensi una cosa del genere?»
«Ogni volta che le parlo sembra che voglia scappare, balbetta, inventa scuse assurde per andare via e non mi guarda mai negli occhi» disse Adrien, massaggiandosi il collo.
«Oddio, amico, sei davvero ingenuo!» disse Nino avviandosi verso il corridoio.
«Perché?» chiese Adrien confuso, seguendolo.
Nino alzò le mani, scuotendo la testa. «Eh no, caro mio, ho promesso ad Alya che non mi sarei immischiato e poi la tua purezza d'animo mi diverte moltissimo!»
Adrien seguì l'amico attraverso il portone d'uscita della scuola ed intravide, come al solito, la macchina che suo padre lo costringeva a prendere ogni giorno per andare e tornare da scuola.
«Che vuoi dire? Non ignorarmi» esclamò all'amico che si stava già allontanando.
«Se tutto va bene, questo pomeriggio lo capirai da solo!» rispose l'altro, senza voltarsi.
Adrien storse il labbro, chiedendosi se il suo migliore amico lo stesse soltanto prendendo in giro o se, invece, davvero gli fosse sfuggito qualcosa.
La casa era vuota e silenziosa, come al solito.
Nathalie gli aveva detto che suo padre avrebbe lavorato tutto il giorno – sai che novità! – e che non sarebbe riuscito a partecipare all'inaugurazione. Non che la cosa lo sconvolgesse più di tanto, da sempre Gabriel Agreste declinava gli inviti mondani e, anche in casa, preferiva passare il tempo per conto suo, rintanato nello studio.
Adrien si diresse nella sua stanza, gettò di lato la borsa e si lasciò cadere sul letto.
«Ahhh, finalmente a casa!» esclamò Plagg, il suo kwami, uscendo dal taschino interno della camicia del ragazzo. «Avrò bisogno di una doppia razione di camembert per riprendermi da queste noiosissime lezioni.»
Il ragazzo sospirò rassegnato, aprì il cassetto del comodino ed estrasse quel formaggio puzzolente che il suo kwami tanto amava.
Plagg si tuffò sul suo cibo preferito e lo divorò in tre morsi, il che era incredibile se si pensava che la sua bocca non era più grande di qualche centimetro... a dirla tutta era straordinario, a modo suo.
Adrien si voltò verso la grande parete a vetri, osservando il cielo azzurro.
«Plagg, secondo te sono una brutta persona?» chiese ad un tratto.
Il kwami, intento a rovistare in giro alla ricerca di altro formaggio, si voltò a guardarlo. «Se ti riferisci alla tua mania di nascondere il camembert, si, sei terribile!»
Adrien lo guardò di sbieco. «No, è che nel profondo del cuore spero ogni giorno che qualcuno venga akumatizzato solo per vederla.»
«Non capisco davvero il bisogno di innamorarvi di voi umani... sembra una cosa così faticosa!»
«Lo è» rispose il ragazzo, «e a volte fa male e ci fa perdere il sonno ma non possiamo farne a meno.»
Plagg sbucò trionfante da uno dei cassetti della scrivania, con in mano un pezzo di formaggio. «Allora diciamo che l'amore è come il camembert!» esclamò.
Adrien sorrise, mettendosi su un lato e chiudendo gli occhi. «Si Plagg, probabilmente lo è.»


Qualcuno bussò, facendolo sobbalzare.
«Adrien» lo chiamò Nathalie da dietro la porta, «sono quasi le cinque, non dovresti andare all'inaugurazione?»
Cavoli, si era addormentato.
Si alzò stropicciandosi gli occhi. Si guardò intorno alla ricerca del cellulare che, in modalità silenziosa – aveva dimenticato di toglierla dopo la scuola – indicava sul display ben sedici chiamate perse da parte di Nino.
«Accidenti!» esclamò Adrien e, dopo aver mandato un messaggio all'amico avvertendolo che avrebbe ritardato, afferrò la borsa e corse attraverso l'enorme casa fino alla porta.
L'aria all'esterno era frizzante ma piacevole e il sole iniziava già a colorare il cielo di mille sfumature arancioni. Nonostante il ritardo non riuscì a fare a meno di soffermarsi per ammirare il gioco di luci che infuocavano le poche nuvole e i tetti di Parigi, quei tetti in cui tante volte si era trovato in compagnia di Ladybug.
Ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Inizialmente pensò che si trattasse di un uccello, forse un corvo visto il suo colorito scuro, ma no, era più piccolo e si muoveva diversamente... era una farfalla completamente nera ed era appena sbucata fuori da casa sua.
Il cuore prese a battergli all'impazzata.
Da dove veniva quella akuma? Che cosa ci faceva dentro casa sua? Da dove era uscita? Avrebbe dovuto seguirla ma il suo istinto gli diceva che di non farlo e di scoprire invece da dove era uscita.
Il telefono squillò nuovamente. Era Nino.
Adrien fu tentato di rispondere ma alla fine la curiosità ebbe la meglio.
«No,» disse, «devo vederci chiaro! Scusate ragazzi...»
Qualche secondo dopo un furtivo gatto nero si apprestava a risalire i muri della sua stessa casa.

   
 
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