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Autore: Violetta_    18/03/2018    3 recensioni
Non dava mai molto peso a quello che la gente pensava di lei, ma quel ragazzo rappresentava un'eccezione.
Non sapeva esattamente perché, forse perché era un amico di suo fratello, o forse perché l'aveva confortata anni prima facendole tornare il sorriso.
O forse erano i suoi occhi e quella maledetta barbetta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiromitsu Morofushi, Sera Masumi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E se ti chiedessi...












<< Piccola kimi >>

Masumi sobbalzò voltando la testa di scatto.

<< Cosa ci fai qui tutta sola? >>

Era seduta sul prato al centro del parco di Haido, proprio di fronte al campetto di calcio in quel momento vuoto.

Ultimamente la sera aveva preso ad andare lì a godersi il silenzio ed il fresco frizzantino ma anche, e soprattutto, perché avvertiva il bisogno di stare da sola.

<< Stavo... riflettendo >> disse indugiando forse un po' troppo.

Il ragazzo si avvicinò di sue passi guardandola con un sorriso gentile.




Proprio come durante il loro primo incontro.




<< Posso farti un po' di compagnia? >>

Lei annuì frettolosamente sentendosi stranamente inquieta.

<< Ora che Akai-san è tornato pensavo avresti voluto passare più tempo con lui >>

Masumi abbassò il capo.

<< Si certo... >>

Alzò lo sguardo incrociando gli occhi dolci di Scotch.

Sapeva quale fosse il suo nome ma preferiva continuare ad usare quell'insolito soprannome, anche se Shuichi le aveva intimato più e più volte di non farlo, soprattutto in pubblico.

<< Tra poco torno a casa >>

C'era stato parecchio trambusto dopo la sua apparizione, soprattutto suo fratello era sbiancato come se avesse visto un fantasma, aveva persino balbettato, e nei giorni successivi sembrava comportarsi in modo diverso dal solito.
Anche Amuro-san aveva reagito in modo insolito, sembrava addirittura arrabbiato, ma adesso aveva ritrovato il sorriso allegro che lo caratterizzava.



Il che accentuava i suoi dubbi che il ragazzo col cappellino di parecchi anni prima fosse proprio lui.



Scotch aveva trovato lavoro come magazziniere e spesso faceva delle consegne per il Poirot.
Si era inserito bene nel gruppo di liceali e i bambini lo adoravano, merito della sua spiccata simpatia.

Poi non c'era una ragazza o una donna che fosse una che non se lo mangiasse con gli occhi.

Sonoko gli aveva chiesto di lavorare nella sua villa e da come lo aveva guardato mentre gli proponeva quel lavoro sembrava volesse legarlo e chiuderlo in cantina.
Scotch aveva gentilmente declinato l'offerta, ovviamente.

Persino la strana amica di suo fratello stava per inciampare dal marciapiede distratta da quegli occhioni e quella barbetta.

Ma il primato delle figuracce lo deteneva sicuramente lei

L'aveva vista mentre, con volto isterico, colpiva un ragazzo che aveva osato insultare Sonoko. Per quanto esuberante la ragazza era sua amica e nessuno si doveva permettere.

L'aveva vista mentre Shuichi le tirava contro una serie di insulti e rimproveri per aver inseguito un malvivente a tutta velocità con la moto.

L'aveva vista mentre, durante un caso, aveva esposto con tono fiero la sua teoria ma era stata platealmente smentita dal giovane detective.

E tutte le volte Scotch si era comportato in modo impeccabile.



<< Sei una buona amica >>



<< La prossima volta cerca solo di non essere così avventata. Siamo stati molto in pensiero per te >>



<< Capita a tutti di sbagliare. Anche ai migliori detective >>



Era convinta che sotto quei complimenti lui la considerasse una stupida, infantile, violenta, pazza isterica.

Non dava mai molto peso a quello che la gente pensava di lei, ma quel ragazzo rappresentava un'eccezione.

Non sapeva esattamente perché, forse perché era un amico di suo fratello, o forse perché l'aveva confortata anni prima facendole tornare il sorriso.
O forse erano i suoi occhi e quella maledetta barbetta.

Era veramente molto imbarazzata e per quanto ci provasse non riusciva a migliorare la situazione. Anzi aveva come la sensazione che la sua prossima mossa avrebbe definitivamente annientato la poca reputazione positiva che era riuscita a mantenere con lui.

<< Cosa c'è kimi? >>

Odiava i soprannomi eppure sentirsi chiamare “kimi” da lui, col suo tono di voce caldo, le faceva andare in pappa il cervello.

<< Niente. Che dovrei avere? >> domandò cercando di mantenere la calma.
<< Negli ultimi giorni sembri aver perso il tuo sorriso così solare >> rispose lui col suo solito tono gentile.

E Masumi sentì vacillare quell'autocontrollo che si era imposta di mantenere.

Guardò il cielo dove brillava la stella della sera, guardò gli alberi ed il campetto vuoto poi guardò, con la coda dell'occhio, il ragazzo: dietro la giacca di pelle scura sbucava la sagoma di una custodia morbida che conosceva bene.
Decise di fare la sua mossa sperando che lui non la considerasse una deficiente.

<< Se ti chiedessi di suonare nuovamente il basso insieme mi diresti di si? >>
<< Certamente >> rispose lui prontamente lasciandola di stucco.

Sembrava quasi fosse quello il suo intento fin dall'inizio.

<< Bene allora >>

Si sedette tra le sue gambe lasciandosi avvolgere dalle sue braccia forti ed iniziarono a suonare stuzzicando le corde e sfiorandosi con la punta delle dita.
Le sue mani erano grandi e calde e anche se presentavano qualche callo, forse per via del suo lavoro, erano morbide.



Si sentì così piccola in quel momento, così bambina.



Scotch parlava, spiegava cosa doveva fare in modo paziente e dolce ma lei riusciva solo a sentire il suo respiro solleticarle il collo e la sua barba sfiorarle di tanto in tanto dietro l'orecchio procurandole degli improvvisi brividi dietro la schiena.

<< E se ti chiedessi di darmi un bacio? >> disse all'improvviso, velocemente, interrompendo le sue spiegazioni.
Inspirò sentendo il cuore esploderle << ...mi diresti di si? >>

Avvertì il corpo del ragazzo irrigidirsi e venne attanagliata dallo spaventoso dubbio di essere stata troppo, troppo, sfacciata.

Le vennero in mente tutte le ipotesi peggiori: lui che le rideva in faccia dandole della stupida o che la allontanava, che la guardava male o magari deluso, suo fratello che lo veniva a sapere e minimo le dava un ceffone in piena faccia.

Chiuse gli occhi e serrò forte avvertendo le sue guance avvampare.

Pochi secondi dopo sentì il tocco leggero del ragazzo sotto il suo mento mentre la girava delicatamente verso di se.
Aprì gli occhi incrociando quel castano particolare, quasi un viola e non vide né scherno, né ribrezzo né delusione né disgusto.



Solo tanta tanta dolcezza.



Si avvicinò a lei unendo le loro labbra in un tocco leggero e delicato.

Masumi spalancò gli occhi e subito dopo li chiuse per sentire maggiormente la morbidezza di quelle labbra ed il calore che emanavano.
Poi sentì il suo braccio cingerle la vita e la mano libera aperta poggiata sulla sua schiena che faceva una leggera pressione per avvicinarla delicatamente a se.

Schiuse le labbra d'istinto concedendogli un permesso che lui non si prese, bensì continuò a baciarla dolcemente soffermandosi sul labbro inferiore.

Lei, colta da l'ennesima sensazione di vergogna, tirò indietro la testa certa di aver oltrepassato il limite.

<< Io... ecco io … >>

E Scotch riaprì lentamente gli occhi lanciandole un'occhiata di puro miele.

<< Preferirei non accelerare le cose >>

Lei si protese in avanti poggiando le mani sul suo petto e parlando forse con un po' troppa foga.

<< È per mio fratello vero? Ti prometto che non lo saprà. Non lo dirò a nessuno >>
<< Sbaglieresti. Bisogna essere sinceri ed onesti con la propria famiglia >>

Maturo. Forse fin troppo maturo per una ragazzina come lei.

Una mocciosa.

<< È stato solo un atto di pietà? >> domandò abbassando il capo.
<< No >>

Masumì sentì un'improvvisa sensazione di freddo e immediatamente dopo caldo.

<< E allora? Ti annoiavi? >>

Lui chiuse gli occhi e scosse la testa.

<< No no... >>

La ragazza alzò la voce perdendo la poca pazienza che era riuscita a mantenere.

<< E allora? >>
<< Penso solo che sia giusto darti il tempo di pensarci, e di guardarti intorno magari. Col lavoro che faccio non potrò dedicarti tutto il tempo che meriteresti e carina come sei non avresti problemi a trovare qualcuno della tua età pronto a concederti tutte le attenzioni >>



Col lavoro che faceva? Non doveva certo andare in missione al fronte.
Era un cordiale rifiuto? Una prova? Non riuscì ad afferrarlo.



Shuichi aveva ragione, non aveva ancora l'intuito da detective.
Quindi invece di usare la testa decise di parlare col cuore.

<< So essere paziente quando voglio... e non ho interesse a guardarmi intono >> disse con convinzione stringendo le dita nella stoffa del suo maglioncino di lana.
Sotto la morbidezza del tessuto sentì i muscoli del petto perfettamente levigati e non riuscì a controllare il rossore sul suo viso.

Scotch le scrutò il volto studiandone lo sguardo e sorrise.

<< Suppongo che potremmo fare un tentativo allora >>

Lei alzò lo sguardo perdendosi nei suoi occhi e sfoderando un sorriso adorabile, lo stesso di tanti anni prima.

<< Davvero pensi che io sia carina? >>

Lui fece una piccola risata, allegra e sincera, e le circondò la schiena con entrambe le braccia.

<< Tu sei molto, molto carina >> disse poco prima di avvicinarla a se e tornando a darle dei delicati baci a fior di labbra.


















Angolo dell'autrice.

Scritta in tre ore, riletta e liberata sul sito. Spero di aver fatto un buon lavoro.

Allora io amo Scotch, e più di lui amo la sua barbetta che per me è un'entità a parte.
Mi piaceva l'idea di inserirlo in un contesto dove non è morto, ma si è solo nascosto per riapparire dal nulla tornando ad indagare sotto copertura.
Ce lo vedo bene con Masumi sia perchè i due si sono già incontrati, ma anche perché lui è puro miele, lei è solare. Lui la tiene a bada e lei gli infonde tanta allegria.

Laix questa la dedico a te perchè so che ami questo personaggio tanto quanto me (poi chissà... magari ti faccio venir voglia di scrivere...)

Molte grazie a tutti i lettori. Ciao.

Violetta_
   
 
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