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Autore: Trainzfan    18/03/2018    1 recensioni
7000 d.c. - L’umanità è divisa in due ceti: aristocrazia/clero e popolo. Tutta l’economia della Terra è basata sull’energia fornita dal Goddafin, sorta di raggi di immensa potenza che discendono dal cielo finendo dentro a cupole blindate, gestiti e distribuiti dall’aristocrazia/clero che, grazie a questo, può tenere in suo potere tutto il resto dell’umanità: il popolo. Esso dipende dal clero sia per l’energia necessaria per calore e illuminazione sia per attrezzature metalliche necessarie alla coltivazione o piccole operazioni quotidiane. Per evitare una ribellione la classe dirigente mantiene il popolo nell’analfabetismo e soggezione mediante una religione che insegna quanto il popolo sia costituito dai superstiti risparmiati da Dio, durante lo scatenarsi della sua ira in un lontanissimo passato mentre l’aristocrazia rappresenta l’eredità del popolo eletto assurto a guardiano dell’energia donata da Dio agli uomini mediante i raggi del Goddafin che da millenni alimenta la Terra.
Chi-Dan, giovane archeologo dell’aristocrazia della Celeste Sede (sorta di Vaticano della religione del Goddafin), viene incaricato dallo zio, Sommo Tecnocrate, di indagare su di un misterioso ritrovamento che aprirà letteralmente un mondo nuovo sconvolgendo e cancellando drasticamente tutto quanto è stato ritenuto sacro e reale
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Sommo Tecnocrate appoggiò i gomiti sui braccioli della sua poltrona, unì la punta delle dita delle mani appoggiandoci sopra lievemente il mento aguzzo e rimase in silenzio qualche istante fissando il nipote archeologo il quale continuava a spostare il proprio sguardo fra il viso del suo augusto parente e l’oggetto che ancora teneva fra le mani.
 
«Sua Eminenza» riuscì, infine, a dire «è possibile sapere dove e quando questo manufatto è stato rinvenuto?».
 
«Certo» replicò l’alto prelato «Questo disco è stato rinvenuto circa due anni fa in Unlen. Più esattamente a pochi metri dall’ingresso della piramide cosiddetta di Cheope situata in quella che, in antichità, era conosciuta come Piana di Giza».
 
Chi-Dan rimase ammutolito per la sorpresa. All’epoca presunta di quella spedizione lui era già assistente del professor Wono-Gan quindi, teoricamente, avrebbe dovuto essere a conoscenza di qualsiasi ricerca importante organizzata dall’Accademia della Celeste Sede.
Sicuramente avrebbe avuto notizia di qualunque ritrovamento di una certa importanza e questo discoide era senz’altro una scoperta epocale. Come era stato possibile che nell’ambiente non si fosse saputo nulla? Non aveva nemmeno avuto notizia dell’esistenza di una simile spedizione di ricerca la quale, visto il lontanissimo territorio nel quale si sarebbe svolta, doveva aver necessitato di ingenti mezzi e lunghe preparazioni.
 
«Non stupirti, Chi» intervenne Saru-Dan interrompendo così la ridda dei suoi pensieri «Non tutto quello che succede passa sempre per i… diciamo… canali ufficiali».
 
«N… non capisco…» balbettò confuso il giovane archeologo.
 
«Anche dell’esistenza di questo nostro incontro» si apprestò a spiegare il Sommo Tecnocrate «non vi è alcuna traccia e nessuno ne è a conoscenza a parte noi tre e, parzialmente, il giovane prelato che ti è venuto a prelevare stamane. Nemmeno ai più alti vertici sia dell’Accademia che dello stesso clero».
 
Chi-Dan, sbalordito dalla rivelazione, si voltò verso il fratello So il quale, fino ad allora, si era limitato ad essere una muta presenza al suo fianco. Questi, con un sorriso, gli rimandò un cenno di conferma con il capo.
 
«Per questo motivo tutto quello che in questa occasione verrà discusso e deciso dovrà essere considerato strettamente confidenziale» continuò Saru-Dan «quello che io ho bisogno che tu faccia, nipote, è di andare in Unlen portando con te quell’oggetto e trovare la risposta alle domande che ci siamo posti: che cosa è e a che cosa serve».
 
«È evidente che la soluzione di questo mistero può costituire un grande passo in avanti nella nostra conoscenza di Dio e del potere stesso della nostra famiglia» concluse il prelato scrutando attentamente le reazioni del nipote attraverso i suoi occhi che, in quel momento, erano ridotti a due fessure indagatrici.
Chi-Dan era ancora frastornato dalle rivelazioni ricevute e ci volle qualche istante perché la sua mente analitica cominciasse a macinare dati e a porsi domande.
 
«Eminenza,» esordì «potete anche voi capire che una missione del genere non può essere eseguita da un solo uomo ma necessita di una squadra la quale, naturalmente, deve essere costituita da ricercatori preparati. Poi ci vogliono tempo, mezzi, risorse di una certa consistenza. Bisogna considerare anche la lunghezza stessa del viaggio…».
 
Saru-Dan III lasciò scorrere il torrente di parole del nipote per qualche istante ancora poi lo interruppe: «Lo so, nipote».
 
Il giovane archeologo tacque in attesa che il suo illustre zio continuasse.
 
«Sei autorizzato a portare con te tutti gli elementi che reputerai necessari della tua squadra di ricerca» riprese il prelato «Ricorda che della loro riservatezza ne risponderai personalmente e direttamente a me!».
 
«Beh, sì, ovviamente» commentò Chi-Dan «ma occorrerà comunque tempo e mezzi per recuperare le attrezzature, le scorte di viveri e approntare i veicoli necessari ad affrontare un viaggio di mesi attraverso terre semi selvagge. In più la mia squadra si trova ancora presso il sito di scavi dove stavo lavorando a centinaia di chilometri da qui…»
 
«So anche questo» interruppe nuovamente il Sommo Tecnocrate «Dammi i nomi delle persone della tua squadra che necessiti. Ho già provveduto ad informare l’Accademia che c’è bisogno di un’ulteriore squadra di ricerca sul sito dove stavate lavorando e questa è già pronta a partire quindi, entro una decina di ore, la tua squadra sarà qui all’interno della cupola».
 
Chi-Dan aveva la sensazione di essere stato travolto da un fiume in piena, sballottato qui e là dagli avvenimenti che si stavano accavallando gli uni sugli altri a velocità frenetica. Solo qualche ora prima si era svegliato nella tenda vicino agli scavi, pronto per un’abituale giornata di lavoro dedicata alla catalogazione dei reperti ed ora, invece, si trovava qui, a centinaia di chilometri di distanza, a colloquio privato con il Sommo Tecnocrate e con l’incarico di partire per una nuova inaspettata ricerca, improntata alla massima segretezza, dagli esiti incerti e di una portata al di là di ogni suo più sfrenato sogno.
Quasi automaticamente il giovane archeologo stilò la breve lista di nomi dei membri della sua squadra tralasciando solamente Dori-Gal ed uno dei due nuovi acquisti. Gli dispiaceva di non convocare Dori-Gal ma, d’altronde, qualcuno con la competenza necessaria doveva pur restare agli scavi per indirizzare i lavori della nuova squadra che sarebbe giunta su posto.
 
«Si!» si disse «Per questa volta dovrò fare a meno di lei».
 
«Molto bene!» annunciò Saru-Dan III ritirando l’elenco di nomi che il nipote gli stava porgendo «Ora penso io a tutto quanto. Chi, non appena tu e la tua squadra sarete pronti a partire So mi avviserà».
 
Chi-Dan, imitando il fratello maggiore, si alzò e, con un lieve inchino del capo, salutò lo zio il quale rispose con un informale cenno della mano.
I due fratelli si voltarono, oltrepassarono la porta dell’ufficio che si era aperta al loro avvicinarsi e si avviarono lungo il medesimo corridoio dal quale poco prima erano giunti.
Arrivati all’atrio, dove si trovavano gli ascensori ultra rapidi, So-Dan salutò il fratello Chi dandogli appuntamento, da lì ad un paio di ore, presso l’appartamento dell’archeologo.
Mentre il più giovane entrava nella cabina dell’elevatore che lo avrebbe portato ai livelli residenziali, dove era il suo alloggio, il fratello opertec attraversò l’uscio di una porta mimetizzata nella parete a lato che dava accesso alla zona della cupola riservata agli addetti della gestione del sacro raggio del Goddafin.
Nella penombra creata dalla porta finestra polarizzata Saru-Dan osservò sulla parete-schermo di fronte alla sua postazione i due nipoti che si separavano andando ognuno per la propria strada.
Poi, disattivata la vista olografica del corridoio, attivò il sistema di comunicazione inserito nella sua scrivania componendo un codice di tre cifre sul tastierino numerico virtuale che si era formato a pochi centimetri di altezza sopra il piano del tavolo.
Attese qualche secondo dopo di che, al posto della parete che si era riformata, comparve un ufficio dalle dimensioni di poco inferiori al suo ma arredato con un gusto decisamente diverso.
Dietro la scrivania in mogano massiccio vie era seduto un altro prelato con indosso il manto scarlatto proprio della sua funzione. Nell’angolo in alto a destra della visione olografica 3D la scritta risplendeva, rossa, identificando l’occupante della stanza come lo Staman della cupola di Geneve, In Eurolen.
 
«Che il santo Dio del Goddafin ti sia sempre favorevole, onorevole Saru-Dan» salutò formalmente l’alto prelato «Come posso aiutarvi?».
 
«Che il Goddafin sia anche con te, staman De Lacroix» rispose il Sommo Tecnocrate «Ho bisogno della vostra collaborazione per un’importante missione. È inutile aggiungere che lo scopo di questa è assolutamente confidenziale. Ufficialmente si tratterà di una ricerca storica e geologica nella regione più settentrionale di Unlen».
 
«Capisco perfettamente, Vostra eccellenza» replicò senza esitare la figura con il manto scarlatto «Volete dirmi di che mezzi, attrezzature ed eventuale personale necessitate?».

«Nella giornata di domani arriveranno da voi quattro persone tra cui mio nipote Chi-Dan» replicò Saru-Dan «Serviranno due hovercraft da trasporto dotati anche di sistemi di trasmissione per lunghe distanze con almeno tre gruppi ripetitori. A questo aggiungete tre o quattro popolani sterratori e, ovviamente, un veicolo anfibio per il trasporto di tutto quanto dalla costa fino ad Unlen».
 
«Sarà fatto come Vostra Grazia desidera» concluse De Lacroix con un lieve inchino del capo «Ci sono altre richieste?».
 
«No, Staman» disse il Sommo Tecnocrate «Per ora basta questo».
 
«Sta bene, eccellenza» replicò il prelato occidentale «che il sacro Goddafin sia sempre con voi».
 
«E con la tua cupola» chiuse Saru-Dan interrompendo la comunicazione.
 
«Bene» pensò fra se mentre la parete di fronte a lui tornava nuovamente ad assumere la sua abituale solidità «Ora non resta che attendere che la squadra di Chi sia pronta. Poi potremo finalmente dare il via a questa ricerca da cui, sono certo, usciranno risultati strabilianti».
 
* - *
A causa di un periodo di lavoro che si preannuncia parecchio impegnativo avviso tutte le persone che stanno seguendo questo racconto che i prossimi capitoli potranno venire postati con un poco di intervallo fra uno e l'altro. Vi prego di non avermene fin da ora.
Grazie comunque a tutti.
Trainzfan (aka Roberto)
   
 
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