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Autore: CUCCIOLA_83    01/07/2009    12 recensioni
[...]A Teddy Lupin non piaceva festeggiare il suo compleanno, perché ogni anno quando amici e parenti si radunavano a casa di sua nonna Andromeda, sapeva che le due persone che più avrebbe voluto vicino non ci sarebbero state.[...] Questo racconto nasce dalla voglia d'immaginare il futuro di Teddy, la cui creatrice ufficiale ha deciso di rendere orfano alla tenera età di un'anno (sì lo so, ha questo brutto vizio, dovrebbe farsi curare da qualcuno di bravo...) Buona lettura
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Memorie del Passato

Sono di nuovo qui. Questa volta vi propongo un racconto a cui tengo tantissimo, forse perché il protagonista è Teddy. Non so perché ma ogni volta che leggo di lui mi commuovo, e non vi nascondo che mentre la scrivevo qualche lacrimuccia mi è scesa. Spero che piaccia anche a voi.

Buona lettura

 

 

Memorie dal Passato

 

 

A Teddy Lupin non piaceva festeggiare il suo compleanno, perché ogni anno quando amici e parenti si radunavano a casa di sua nonna Andromeda, sapeva che le due persone che più avrebbe voluto vicino non ci sarebbero state.

I suoi genitori erano morti diciassette anni prima, durante l’ultima guerra contro Voldemort, lasciandolo solo con sua nonna. Da piccolo si era arrabbiato più volte con loro, perché l’avevano abbandonato per andare a combattere una guerra che lui, a causa della sua giovane età, non poteva capire essendo vissuto in pace. Col tempo però era riuscito a mettere da parte quei sentimenti, rendendosi conto che se ora il tutto il mondo magico viveva in pace era anche grazie a loro. Ecco perché ogni anno si sforzava di sorridere mentre gl’invitati entravano in casa con l’intenzione di fargli passare una giornata all’insegna dell’allegria. Quel giorno, in particolare, non avrebbero festeggiato soltanto il suo compleanno, ma anche il passaggio nell’età adulta.

Sentendo bussare alla porta Teddy prese un grosso respiro e, indossata la finta maschera di gioia perfezionata in anni di allenamento, andò ad aprire.

«Ciao piccolo mio! Non mi sembra vero che siano gia passati diciassette anni. Sembra ieri che ti tenevo in braccio per farti smettere di piangere. Non che capitasse spesso, eri un bimbo così tranquillo». Esclamò Molly alzandosi sulle punte dei piedi per poterlo abbracciare meglio.

«Ciao zia Molly, è bello vederti…» Rispose Teddy sempre un po’ a disagio con quelle manifestazioni di affetto così plateali.

«Teddy buon compleanno!» Intervenne Arthur stringendogli la mano, non appena la moglie si decise a lasciare andare il festeggiato.

«Grazie zio Arthur» Sorrise, grato che l’uomo fosse più contenuto della moglie. Non fece in tempo ad accompagnarli in salotto che altri colpi riecheggiarono alla porta, e proprio come prima toccò a Teddy andare ad aprire, da perfetto uomo di casa qual’era.

«Hey Teddy, come stai?» Esclamò Harry, tentando di tenere fermo per la mano il piccolo Albus che scalpitava per entrare, come invece il fratello più grande aveva già fatto, saltando quasi in spalla a Teddy.

«Ciao Harry, tutto bene grazie…» Faticò a dire mentre cercava di non cadere a causa del peso del ragazzino. Subito dopo Harry e Albus, entrò anche Ginny con in braccio la piccola Lily, seguita da Hermione e Ron, con i loro figli, ma notando che poco dietro di loro si stavano avvicinando anche Bill e Fleur con Victoire, Teddy lasciò aperta la porta aspettando che anche loro entrassero.

«Tanti auguri Teddy». Mormorò la ragazza dandogli un bacio sulla guancia, e Teddy non riuscì ad evitare che le punte dei suoi capelli, quel giorno di un normalissimo castano, diventassero leggermente rosse, ma preferì ignorare gli sguardi divertiti dei presenti, e con calma fece strada ai nuovi arrivati verso il salotto che ormai si era già animato di chiacchiere.

«E’ stata molto gentile la preside a permettervi di tornare a casa per un week end solo per festeggiare il compleanno del mio piccolo Teddy». Disse Andromeda, entrando in salotto con un grande vassoio colmo di bicchieri per un primo brindisi di benvenuto.

«Sì è vero. Ma in fondo i diciassette anni si festeggiano solo una volta nella vita». Convenne Molly, aiutandola a distribuirli ai presenti, tutti radunati in torno alla tavola dove al centro troneggiava una bellissima torta farcita con strati e strati di panna montata e frutti di bosco.

«Direi che a questo punto ci vorrebbe un discorso del festeggiato…» Propose Harry dando una gomitata al figlioccio che se ne stava in silenzio vicino a lui.

«Cosa? No!» Cercò di protestare il ragazzo, ma nessuno gli diede retta e cominciarono ad incoraggiarlo per farlo parlare. Alla fine fu costretto ad arrendersi anche perché il suo sguardo si posò sul volto della nonna, la quale lo fissò con gli occhi leggermente umidi, intenta a stringere tra le mani il suo bicchiere probabilmente per tenerle occupate, visto che non sembrava intenzionata a bere. «Hem, ok». Cominciò titubante. «Vi ringrazio tutti per essere qui oggi. Vi ho sempre considerati la mia famiglia ed è bello sapervi vicini a me». Aggiunse con voce tremante, ma cercando di non darlo a vedere, concentrandosi invece sulle diciassette candeline che erano accese sulla torta. Prese un grosso respiro e in un colpo solo le spense tutte.

«Sono certa che a modo loro, sono qui con noi». Gli sussurrò Ginny abbracciandolo.

«Lo spero…» Mormorò lui, riprendendo il controllo delle sue emozioni e ricambiando l’abbraccio.

«Forza, oggi dobbiamo festeggiare!» Esclamò George entrando nella casa senza bussare, ma ormai tutti erano abituati ai suoi stravaganti modi, e dando una pacca sulla spalla al festeggiato per poi lanciargli un pacchetto che lui prese al volo.

«Esploderà se lo apro?» Chiese sospettoso Teddy.

«No, almeno credo». Rispose vago afferrando un bicchiere e cominciando a bere per non aggiungere altro.

«George, se esplode ti toccherà ripulire tutto. Sei avvertito». Lo minacciò Andromeda.

«Tranquilla, sono certo all’80% che non esploderà».

«Va bene mi fido». Mormorò Teddy, cominciando lentamente ad aprirlo. Dopo che l’ebbe scartato, la scatola si aprì da sola, rilasciando così un denso fumo bianco. E fu solo quando questi si diradò che poterono vedere il contenuto della scatola, un piccolo Carillon di legno con al centro una ballerina dai capelli rosa e un lupo.

«Qualche giorno fa stavo risistemando il vecchio magazzino e l’ho trovato. Ricordo che Remus ce l’aveva commissionato per il tuo primo compleanno. Ma con tutto quello che era successo ce ne siamo, anzi, mi sono completamente dimenticato, scusa». Spiegò avvicinandosi a Teddy, il quale però era troppo preso da quel piccolo oggetto per capire fino in fondo cosa stesse dicendo.

«G… Grazie, è davvero bellissimo». Riuscì a dire quando si riscosse.

«Hey in fondo è tuo, anche se con qualche anno di ritardo». Rispose tranquillamente l’uomo.

«Bene ora apri il nostro!» Esclamò James. E così cominciò il solito rito dei regali, che quell’anno comprendevano una nuova bilancia per pozioni, alcuni libri sugl’incantesimi di difesa e di attacco e alcuni capi di vestiario. Messi da parte quelli appena scartati, toccò a quello di sua nonna, che lentamente gli porse una scatola dalla carta rosa.

«Ecco, tieni. Questo non è esattamente un mio regalo ma ho promesso che te lo avrei dato il giorno del tuo diciassettesimo compleanno». Mormorò la donna stringendosi nelle spalle. Teddy non capì subito le parole della nonna, e aprì la scatola convinto che fosse un altro cimelio dei suo genitori, invece, si ritrovò davanti a due bottigliette di cristallo all’interno delle quali fluttuavano dei filamenti argentei, oltre ad una strana chiave che recava il simbolo della Gringott.

«Non dirmi che…» Balbettò incredulo. Mentre Andromeda annuiva con le lacrime agli occhi.

«Sono dei messaggi…Da parte dei tuoi genitori…» Sospirò lei tra le braccia di Molly che le si era avvicinata per consolarla, «Mentre nella camera di sicurezza nella Gringott non so cosa ci sia, spetta a te scoprirlo». Aggiunse.

Teddy ne prese una in mano sulla quale era legato un nastrino rosa, mentre sull’altra era azzurro, senza riuscire a dire una parola, riscotendosi solo quando Harry gli si avvicinò porgendogli quella che sembrava un mazzetto di chiavi. «Tieni, è la chiave di casa nostra. In cantina troverai il pensatoio che una volta era di Silente. Usalo». Gli disse sorridendo.

Ancora tramante Teddy prese la chiave e, alzandosi come un automa dalla sedia, prese la scatola con tutto il suo contenuto, prima di smaterializzarsi con uno schioppo.

«Non dovremmo andare con lui?» Chiese Hermione a voce bassa.

«No, questo momento è solo suo». Rispose l’amico.

 

La casa dei Potter, nonostante i tre figli fossero decisamente scatenati, era in perfetto ordine. Segno che Ginny si dava da fare per rimediare ai loro danni. Ma Teddy non era li per crogiolarsi in quell’ambiente familiare, così scese rapidamente in cantina. Non ci mise molto al trovare quello che stava cercando, infatti, una luce argentata era ben visibile dietro un’anta di vetro. eEsaminò la serratura e trovò la chiave corrispondente in mezzo a quelle che Harry gli aveva dato ma, non appena si ritrovò di fronte al basso bacile di pietra con incise delle antiche rune lungo tutto il bordo, esitò stringendo in una mano le due bottigliette e nell’altra la bacchetta. Era ansioso di scoprire cosa contenevano quei ricordi, ma allo stesso tempo ne aveva paura.

Lentamente prese il bacile e lo sistemo su un vecchio tavolo impolverato, sospirando aprì la prima bottiglietta, quella con il nastrino azzurro, e sospirando ne rovesciò il contenuto all’interno. Tremando ne sfiorò la superficie con la bacchetta e in un’attimo si ritrovò catapultato in un piccolo salotto, dove una figura alta dai capelli castani striati di grigio gli voltava le spalle, intento a guardare fuori dalla finestra la luna calante che faceva capolino dalle nuvole. L’uomo teneva in braccio un piccolo fagottino dal quale sbucavano dei capelli azzurri.

 

«Sai Teddy, sento che la battaglia finale si avvicina e l’unica cosa che vorrei è poter potare te e la mamma su un altro pianeta, per sapervi al sicuro da questo mondo impazzito. Siete le cose più importante che ho al mondo, e la sola idea di potervi perdere mi fa impazzire.» Sospirò voltandosi per andare a sedersi sul divano. « Se solo non fossi stato così stupido in passato. Quanto tempo sprecato a negare i miei stessi sentimenti verso tua madre… Scommetto che a quest’ora avresti già un paio di anni, e non pochi mesi. Avrei voluto conoscerti meglio, e mi sarei voluto far conoscere. Ma sono certo che se le cose dovessero andare male, la mamma e Harry, senza contare tutti gli altri amici ti parleranno di me e di quanto ti ho voluto bene appena il mio sguardo si è posato su di te». Aggiunse dando un bacio sulla fronte al bambino.

Teddy che nel frattempo si era seduto di fianco al padre, ascoltava rapito la sua voce. Aveva un suono così familiare, nonostante fosse la prima volta che la sentiva. Ma poi si rese conto che non era esattamente così, visto che il bimbo stretto tra le braccia dell’uomo era proprio lui, intento a fissare il padre con sguardo curioso.

«Farò il possibile per rendere questo mondo migliore. A costo della mia stessa vita, voglio che tu abbia una vita felice lontano dalle guerre e dalla sofferenza come invece lo è stato per me. Tu ti meriti il meglio che ci può essere». Continuò Remus, appoggiandosi allo schienale del divano, ma rialzandosi subito dopo sentendo un piccolo tonfo provenire dal corridoio vicino. «Dovresti dormire…» Disse, senza voltarsi, ma sorridendo. Nemmeno Teddy si voltò paralizzato com’era ben sapendo chi fosse stato, o per meglio dire stata, la causa di quel rumore.

«Sai che non riesco a dormire se non sei vicino a me». Rispose una voce femminile alle loro spalle, e fu solo allora che Teddy si costrinse a girare almeno la testa giusto in tempo per vedere sua madre avvicinarsi e abbracciare il padre prima di dargli un bacio.

«Si era messo a piangere per la fame, così mi sono alzato prima che ti svegliasse». Le disse, prima di spostarsi un poco per farle spazio sul divano.

«Dammelo, lo prendo in braccio io…» Propose Tonks, prendendo il figlio dalle braccia del padre, così Remus le mise un braccio in torno alle spalle e l’attirò a sé. «Cosa gli stavi raccontando? Una delle tue solite favole?» Chiese lasciandosi cullare dal marito.

«Non proprio. Gli stavo solo dicendo che vorrei potervi nascondere su un altro pianeta fino a quando tutta questa folle guerra non sarà finita». Confessò.

«Sai che non ci andrei mai, se tu non fossi con noi», sottolineò lei, chiudendo gli occhi. Come se quello che aveva detto fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Vorrei solo sapervi al sicuro da tutto e da tutti…» Sospirò, «Ma so anche che sei testarda all’inverosimile» Sorrise.

«Dillo che mi ami anche per questo». Disse allungandosi verso il suo viso.

«Già, per questo e per tantissimi altri motivi», confermò prima di baciarla. «Vi amo entrambi…» Aggiunse allontanandosi per qualche istante per poi tornare a baciarla, mentre teneva una mano teneva quella del figlio.

Istintivamente, Teddy si sporse verso di loro per poterli toccare e abbracciare, ma il suo corpo inconsistente abbracciò l’aria. In quel momento si sentì risucchiare verso l’alto.

«No! Non voglio! Mamma, papà!!» Urlò prima di ritrovarsi di nuovo nella cantina dei Potter.

 

Avrebbe voluto rivivere quei momenti per altre cento volte. Sentire, la voce dei suoi genitori era stata un’emozione fortissima per lui, che per anni se le era solo potute immaginare. Ma le parole del padre gli vorticavano nella mente mentre con la bacchetta riprendeva il ricordo le lo rimetteva nella boccetta: “Farò il possibile per rendere questo mondo migliore. A costo della mia stessa vita, voglio che tu abbia una vita felice lontano dalle guerre e dalla sofferenza come invece lo è stato per me.”.  Era vero, grazie al suo sacrificio, il mondo in cui ora viveva era davvero migliore.

Senza pensarci prese anche la seconda bottiglietta e ne versò il contenuto nel bacile. Nel giro di pochi istanti si ritrovò in quella che era doveva essere la sua camera a casa della nonna. La riconobbe nonostante l’assenza dei poster alla parete, della scrivania e del suo letto, al posto del quale c’era una grande culla nella quale il lui neonato dormiva profondamente, mentre la madre lo fissava con gli occhi pieni di lacrime.

 

«Ciao piccolo mio. So che probabilmente da grande mi odierai se le cose questa notte non dovrebbero andare nel verso giusto. Quasi certamente non capirai le ragioni della mia scelta, come non le capisce tua nonna e come sicuramente non le capirà tuo padre quando mi vedrà arrivare. Ma non lo posso lasciare da solo a combattere mentre io me ne sto qui al sicuro, con che coraggio potrò continuare a guardarmi allo specchio sapendo che i miei amici e compagni stanno rischiando la vita in battaglia? No, non posso restare qui, come Auror e come membro dell’Ordine della Fenice, non posso». Esclamò asciugandosi gli occhi.

Teddy le si avvicinò per consolarla, ben sapendo che non lo poteva sentire. «mamma io ti capisco…So quanto per te fosse importante…» Mormorò.

«Ti amo così tanto piccolo mio, ma amo anche tuo padre. Merlino mi sento il cuore spezzare in due. Ma preferisco saperti al sicuro qui, con la nonna, mentre io e tuo padre combattiamo per te. Piuttosto che rimanere e rischiare anche la tua vita, so che lei si prenderà cura di te nel caso… beh nel caso le cose dovessero volgere al peggio». Aggiunse rialzandosi da terra e cominciando a guardarsi in giro. «Teddy “grande” se stai guardando questo ricordo vuol dire che le cose non sono andate esattamente bene per me. Ma spero che almeno tuo padre ce l’abbia fatta, e se non fosse così sappi che in un modo o nell’altro ti saremo sempre vicini. Ti abbiamo sempre amato e continueremo a farlo anche se non saremo fisicamente li con te. Vivi il tuo presente e il tuo futuro sempre a testa alta. Sei un Lupin, e anche un Tonks sii fiero di questo. Noi lo saremo sempre. Ciao tesoro, ti voglio bene…» E così dicendo si porse dando un bacio al bimbo addormentato, poi si portò una mano alla bocca e soffiò un bacio all’aria, prima di uscire dalla camera.

«Mamma anche io ti voglio bene!» Urlò, ma come prima Teddy venne risucchiato verso l’alto facendolo ripiombare nella cantina.

 

Questa volta trattenere le lacrime fu impossibile, dopo aver ascoltato il messaggio d’addio di sua madre. «Mamma… Papà… mi mancate così tanto…» Mormorò cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni, felice che nessuno potesse vederlo in quelle condizioni. Lentamente prese il fazzoletto che teneva in tasca per asciugarsi gli occhi, ma in quel momento la chiave strana cadde a terra. «La Gringott…» sussurrò e istintivamente controllò l’ora per accertarsi che fosse ancora aperta. «Perfetto!» Esclamò e in un attimo si smaterializzò con destinazione la banca dei maghi.

Il folletto che lo accolse allo sportello non sembrava particolarmente gentile, ma infondo nessuno di loro lo era. «Avanti il prossimo». Disse con voce stridula e decisamente fastidiosa, facendo segno a Teddy di farsi avanti.

«Salve vorrei vedere la camera di sicurezza numero 1003, per favore».

«La chiave, prego». Così Teddy gli porse la sua chiave, e dopo averla esaminata, il folletto fece segno ad un collega di fargli strada verso le camere blindate. Il viaggio sul trenino fu particolarmente lungo e turbolento ma arrivato a destinazione si rese conto che il fastidio allo stomaco non era dovuto al viaggio ma alla tensione di scoprire cosa si sarebbe nascosto dietro a quella porta. Il primo a scendere dal carrello fu il folletto che, munito di chiave, si diresse con passo sicuro verso la camera 1003.

Dopo vari clic clak la porta si aprì e Teddy con passo incerto e il cuore in gola si fece avanti. All’interno della camera non c’era molto, a parte dei soldi e degli oggetti personali che probabilmente per i genitori dovevano aver avuto un valore inestimabile per conservarli li dentro. Ma ad attirare la sua attenzione furono tre scatole impilate ordinatamente di fronte a lui. avvicinandosi vide che in cima alla pila c’era una busta, la prese e lesse il biglietto che conteneva:

 

Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che siamo stati costretti a lascarti, non appartiene più a questo mondo. Sappiamo che per te non sarà stato facile ma volevamo dirti che noi ti saremo sempre vicino e per aiutarti a conoscerci ti abbiamo lasciato dei nostri piccoli ricordi, con la speranza che ti siano di aiuto per gli anni che ti aspettano. Ricordati che ti abbiamo sempre amato e che continueremo a farlo.

Mamma e papà

 

Teddy rilesse più volte il biglietto, poi con delicatezza aprì la prima scatola che conteneva 4 bottigliette, due con un fiocco rosa e due con un fiocco azzurro. Immaginando che le altre tre scatole fossero simili, le prese con cautela e le portò fuori dalla camera, per poi risalire sul vagoncino.

La tentazione di tornare a casa Potter per scoprire subito i contenuti delle varie bottigliette era forte, ma decise comunque di rimandare la scoperta per tornare a casa della nonna, dove sapeva che tutti lo stavano ancora aspettando. Ricomparso nel salotto, come previsto, si ritrovò circondato dai suoi amici e parenti che evidentemente lo aspettavano ansiosi di sapere com’era andata. «Scusate se ci ho messo tanto, ma ho pensato di andare anche alla Gringott». Si scusò appoggiando con delicatezza le scatole.

«Com’è andata?» Chiese incerta Molly, vedendo che Andromeda non si decideva a parlare.

«Bene direi. Ho scoperto una cosa importante. Ma in fondo al cuore penso di aver sempre saputo». Sorrise Teddy.

«Cosa?» Chiese curiosa Ginny.

«Che mi amavano davvero più di qualsiasi altra cosa al mondo, e che continueranno a farlo ovunque siano». Rispose asciugandosi gli occhi.

 

Allora, cosa ne dite? Mi piacerebbe davvero avere un vostro parere su questo racconto perché, come vi ho già detto, ci tengo tantissimo e vorrei sapere se anche a voi è piaciuta o meno.

Vi do appuntamento al prossimo racconto e al nono capitolo de “il diario dimenticato” anche se ho notato che l’ottavo non vi è piaciuto molto. Boh forse è la mia impressione.

Ciao a tutti!!

Smack

   
 
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