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Autore: KiarettaScrittrice92    20/03/2018    3 recensioni
Quindici giorni, quindici capitoli.
L'estate che separa i giorni di Collége e di Papillon, appena passati, da quelli del liceo e della nuova vita, almeno per alcuni dei nostri eroi.
Cosa accadrà in questo breve squarcio d'estate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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25 Giugno
 

«Buoaaaangiorno...» disse Adrien con uno sbadiglio entrando nella sala da pranzo.
«Buongiorno tesoro.» rispose sua madre con il suo solito sorriso dolce
Era l’ultimo, tutti gli altri erano già seduti e si stavano servendo di ogni solita leccornia che la colazione preparata da Monique permetteva. Il biondo si passò una mano sul viso, ancora in preda al sonno, e si buttò sulla sedia di fianco a Marinette.
«Principessa, come mai non sei venuta a svegliarmi questa mattina?» le chiese, mettendosi nel piattino due croissant.
Lei alzò le spalle, continuando a inzuppare alcuni biscotti nel suo latte, concentrandosi completamente su quel gesto.
«Non credevo che un campione come te avesse bisogno della mia sveglia.» disse con tono quasi apatico.
«Ahi ahi, la vedo male per il micetto...» commentò Lila, finendo la sua tazzina di caffè.
«Non mi dire che ce l’hai ancora con me per ieri.»
«Adrien cosa le hai fatto?» domandò la donna, guardandolo storto.
«Io... Marinette sul serio sei ancora arrabbiata?» chiese, non riuscendo a rispondere alla madre e rivolgendosi di nuovo alla fidanzata.
«Arrabbiata? Arrabbiata di cosa? – domandò, guardandolo finalmente in faccia e trattenendosi con tutta se stessa da rimanere incantata dai suoi occhi come smeraldi – Ah sì, ora ricordo. Perché ieri mi hai dato dell’impedita cronica che non sa fare nulla e ridevi ad ogni mia mossa. No tranquillo, non sono arrabbiata.» aveva sputato quelle parole tutte d’un fiato, per poi tornare al suo latte, ormai freddo.
Il ragazzo sospirò, scuotendo il capo biondo e riempiendosi la sua tazza della stessa bevanda che aveva scelto lei.
«Andiamo Marinette... In fin dei conti scherzava...» commentò Tian, tentando di calmare le acque.
«Ve lo ripeto, non sono arrabbiata... Piuttosto, che facciamo oggi?» domandò, cambiando completamente discorso.
«Se ci facessimo un’altro giro in paese? – domandò Angelie, per poi mettersi in bocca l’ultimo spicchio d’arancia – Sarei curiosa di vedere la chiesa e poi Jinnifer avrebbe l’occasione di fare qualche altra foto.»
«Io ci sto... Non mi dispiacerebbe passare una giornata insieme, come la prima volta qui.» intervenne Nathaniel.
Alla fine della colazione rimasero d’accordo tutti sul fatto che per le dieci, avrebbero preso le bici e sarebbero andati in paese. La loro prima tappa, non appena furono arrivati, fu proprio Point Plage in cui aveva proposto di andare la modella.
Non era affatto una struttura piccola, come si poteva immaginare fosse una chiesetta di paese: i muri esterni in pietra e il tetto spiovente tra il blu e il grigio, con il campanile che svettava su tutto.
«Come mai non siamo mai passate da questo lato del paese?» domandò la rossa, alzando la fotocamera e mettendosela davanti al viso, per poi cercare il fuoco giusto e scattando una bella fotografia.
«Non lo so, ma è meravigliosa!» disse Angelie, ammirandola.
«Entriamo?» domandò Marinette, spingendo il portone in legno e attraversando così l’ingresso, assieme dalle altre. Anche Adrien stava per seguirle, ma Tian lo bloccò, prendendolo per il braccio.
«Dobbiamo parlare.»
Il biondo si arrese subito dal seguire il gruppetto e loro loro due, insieme a Nathaniel si andarono a sedere in una panchina lì vicino.
«Davvero, io non credevo che se la fosse presa così tanto... Insomma ho sempre scherzato con lei e...» sospirò, non riuscendo a finire la frase.
«Adrien, andiamo, è solo un'arrabbiatura. Non è la fine del mondo.» cercò di tranquillizzarlo, l’amico.
«Tian ha ragione... E poi Marinette ti ama, insomma non ti terrà mai il broncio tanto tempo, vedrai.»
«Grazie pel di carota...»
«Di nulla biondino.» gli rispose in una risata, il rosso.
«Bio...?» lo guardò corrucciato il ragazzo, senza completare nemmeno la parola.
«Che c'è? Tu puoi darmi un soprannome e io no?» domandò Nathaniel, facendolo sorridere, divertito da quella frecciatina.
«Questa te la devo Kurtzberg.»
«Allora, qual è il piano per farti perdonare?» domandò Tian, interrompendo quel divertito battibecco.
«Piano?» fu Nathaniel e fare quella domanda.
«Ma sì... Insomma dobbiamo trovare una sorpresa di quelle belle, per stupirla e fare in modo che cada di nuovo ai tuoi piedi.»

 

La chiesa all’interno non era lussuosa o carica di ogni qualsivoglia decoro. Vi erano tre piccole navate, di cui quella centrale portava all’altare; mentre le serie di panche in legno erano sei in tutto: due sui lati, addossate al muro e poi quattro centrali, ai due lati di quella centrale, separate solo da una serie di colonne bianche unite l’una all’altra da un arco a sesto acuto. Le pareti laterali erano in mattoni gialli con delle semplici finestre, molto luminose e i lampadari in ferro battuto davano a quel luogo un aria rustica e semplice.
«Mi piace questo posto...» sussurrò Marinette, guardandosi attorno meravigliata.
«Sì, è vero: semplice, senza troppi fronzoli.» confermò l’inglese.
«Forse è vero, però vogliamo mettere la maestosità delle cattedrali a Parigi?» intervenne Angelie.
«O i duomi in Italia... Cavolo ragazze dovreste vedere che chiese meravigliose ci sono da noi.»
«Beh, a me piace anche la semplicità...» commentò di nuovo Marinette.
«Disse quella che si è messa con un modello.» la punzecchiò un po’ Lila, facendola arrossire imbarazzata, mentre si sedeva in una delle panche.
«A proposito… Quando la smetterai con questa recita della fidanzatina offesa?» le chiese divertita Angelie, voltandosi verso di lei.
«Non lo so… Se devo essere sincera trovo già faticoso farlo adesso.» rispose lei.
«Io lo farei penare ancora per un po’.» ghignò divertita l’Italia.
«Lila, perché ti diverte così tanto veder soffrire quel povero ragazzo?» domandò la sua miglior amica, abbassando la reflex, dopo l’ennesima fotografia.
«Non lo so… Mi diverte e basta.»
«Io comunque ti consiglierei di aspettare. – intervenne la modella, tornando sul discorso precedente – Se conosco abbastanza bene il piccolo Agreste, farà sicuramente qualcosa di super romantico per farsi perdonare.»
«Eh aspettiamo…» sorrise la ragazza.

  
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