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Autore: MusicAddicted    24/03/2018    18 recensioni
Rachel Drew si ritrova a fare un lavoro che non è il suo, gestendo il centralino del taxi della sua amica, per coprirle il turno. Al termine di una mattinata estenuante si ritrova a parlare al telefono con un ragazzo che riconosce subito dalla sua voce suadente, che ha accompagnato infinite volte le sue giornate.
Si tratta di Michael Roadway, che assieme all'amico Edward Grennet forma il duo artistico 'Eddy&Mike', di cui Rachel è accanita sostenitrice, soprattutto di Michael.
Al termine della chiamata, Rachel fa una considerazione importante: al momento della prenotazione è stato proprio Michael a darle il suo numero, come da prassi.
La tentazione di approfittarne è forte, ma il rischio non è da meno.
E se Michael amasse le azioni intraprendenti tanto quanto Rachel?
Una storia dal ritmo frizzante, intrisa di amicizia, umorismo, amore e tanti SMS!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“New York57 in quattro minuti”.

La persona dall’altro capo della linea sembra abbastanza soddisfatta, tanto che, prima di riagganciare, mi ringrazia pure.

Non sarebbe nemmeno così male come lavoro, a parte il trascurabilissimo fatto che… non è il mio!

E pensare che, all’incirca cinque mesi fa, quando Rebecca me l’ha chiesto, aveva esordito con “Te lo chiedo solo per questa volta”.

Bene, deve avere un concetto un po’ personale di ‘solo per questa volta’, dato che è già la terza che siedo alla postazione di questo centralino, durante il turno che dovrebbe ricoprire lei.

Ed ecco l’ennesimo squillo di telefono che mi impedisce pure di pensare.

Ma dove accidenti se ne deve andare tutta San Francisco il lunedì mattina?

“The Fastest Taxi, buongiorno”.

Più ripeto questa frase, più sono curiosa di conoscere il pazzo che ha scelto il nome della compagnia, perché è più impronunciabile di uno scioglilingua!

“Buongiorno un corno! Ho una fretta indiavolata e non riesco a trovare nemmeno un sudicio taxi in tutta la città, quindi se non me ne trova subito lei uno per Folsom Street 78, io...” sbraita il mio poco cordiale interlocutore.

Anche se parecchio controvoglia, mi annoto il recapito di quello scorbutico, promettendo che farò il possibile.

E sto per farlo, quando dalla borsa semi-aperta che ho lasciato sulla mensola sotto il computer scorgo il mio cellulare che lampeggia, segnalandomi una chiamata in arrivo, per poi scoprire che chi la sta effettuando è la causa principale di tutti i miei guai di questa mattina.

Senza il benché minimo senso di colpa, digito dal telefono aziendale il cellulare di quell’uomo insopportabile.

“Mi scusi, Signore, sono spiacente, ma in questo momento non c’è nessun taxi disponibile in quella zona. Grazie per aver chiamato.” gli comunico non appena accetta la chiamata, riattaccando prudentemente, prima che abbia il tempo di abbaiarmi contro.

La mia azione successiva è isolare il telefono, almeno per qualche minuto.

Rispondo alla chiamata della mia colpevole amica a metà del sesto squillo.

“Ebbene, che cos’hai da dire a tua discolpa?”  

“E dai, non sarà poi così malaccio”.

“Tu dici? Ho fatto il pieno di energia negativa che mi è arrivata dal settanta percento degli utenti!”  la informo io.

“Bene. Questo vuol dire che ben il trenta percento ti ha inondato della sua energia positiva!”  ribatte gioiosamente lei.

Dannato l’ottimismo imperturbabile che si ritrova. Quando la finirà di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno?

Forse è meglio se cambio argomento.

“Dimmi che almeno è servito a qualcosa”.

“Oh, sì, eccome! Stamattina, quando ti ho avvisato alle sette, ci avevo proprio visto giusto. Il ragazzo che ho visto correre, mentre anch’io facevo il mio solito salutare jogging nel parco, era davvero lui: Jason!”  mi racconta, con un entusiasmo alle stelle.

“Vuoi dire niente più sosia, come le altre due volte?”  

“Sì, nessun sosia, era lui al cento percento. E dopo la corsa ho fatto colazione nel suo stesso bar”.

Ho quasi paura a chiederglielo.

“Intendi con lui? Al suo stesso tavolo?”  

“No! Che dici, sei impazzita? Il bar era lo stesso, ma il tavolo era quello più distante da lui che sono riuscita a trovare!” chiarisce lei.

Proprio come volevasi dimostrare.

“Però alla fine sei riuscita ad attaccar bottone con lui… vero?”  

Chissà perché, temo di conoscerla già la risposta.

“Beh, non proprio, però abbiamo respirato la stessa aria, io lo vedo già come un grande passo avanti!” commenta felice lei.

“Mi stai praticamente dicendo che mi hai piazzata qui al tuo posto... per niente?” la metto alle strette.

“Rachel, mettiti nei miei panni; ma con che coraggio mi potevo presentare? Io, una semplice impiegata con una vita monotona, e lui, un astro nascente, il leader di una band che entrerà nella storia del rock ...”  

“Rebecca, permettimi dir ricordarti che il tuo caro astro nascente è solo il leader di una band che si è esibita due mesi fa a una festa universitaria alla quale ti ha invitato tua sorella!”  

“D’accordo, ma ciò non toglie che è pur sempre un piccolo passo in più per farsi conoscere. E poi metti caso che quella sera fosse presente qualche manager o un presidente di una casa discografica, che ha notato lui e il resto dei Dust at Dawn e ...”  

“Dacci un taglio con l’ottimismo e i passi, grandi o piccoli che siano. Il risultato finale è che non hai concluso nulla!” la interrompo, al limite dell’esasperazione.

“Piuttosto, dimmi, ci ha scoperto qualcuno?” cambia argomento lei.

“No, non è passato nessuno a controllare, come sempre. Me lo spieghi come ci riesci ogni volta a farla franca?”  

“E’ semplice, al colloquio d’assunzione ho espressamente chiesto se c’era la possibilità di assentarmi senza alcuna giustifica, trasgredire impunemente ogni regola e farmi sostituire da personale non autorizzato!” scherza lei e anche se non posso vederla posso facilmente immaginare il sorriso furbetto sul suo viso.

“Ah-ah, divertente. Sta’ attenta perché questo personale non autorizzato potrebbe diventare così bravo da soffiarti il lavoro!”  

“Stai ammettendo che ci stai prendendo gusto?”  

“Vuoi scherzare? E’ un assillo continuo, mi chiedo come faccia a sopravvivere tu che lo fai da anni. Per non parlare degli orari. Perché credi che io abbia scelto un part-time pomeridiano?”  

“Oddio, Rachel, non mi dirai... per la radio?”  

“Certo. E grazie a te oggi li ho persi!”  

“E dai, che vuoi che sia? Ascoltata una puntata le hai ascoltate tutte!” sbuffa lei e io devo contare fino a dieci, prima di risponderle.

 

“Fingerò di non aver sentito. E ringrazia il cielo che di notte va in onda la replica, anche se ascoltarli in differita non è la stessa cosa!”  

“Sei patetica”.

“Scusami, potresti ripetere, Miss Abbiamo-Respirato-La-Stessa-Aria?” controbatto.

“Hai ragione. Siamo patetiche!” riconosce lei e scoppiamo a ridere entrambe.

“Bene. Almeno ci facciamo compagnia. Adesso però, da brava, chiudi e lasciami fare il tuo lavoro!”  

“Sì, hai ragione. Grazie infinite ancora. Lo sai che sei la migliore amica che esista?”  

“E tu la più rompiscatole, ma è l’ultima volta che mi freghi. Ciao, manipolatrice!” pongo fine alla conversazione.

Del resto, Rebecca sa meglio di me che scherzavo. È l’amica più cara che ho, fin dai tempi del Liceo. Infatti, è solo a lei che faccio favori del genere.

Ripongo il cellulare nella borsa e lo sguardo mi cade sull’orologio. Sono le dodici e un quarto.

Dannazione! C’è l’ultimo quarto d’ora di trasmissione. Sarei così tentata di mettermi ad ascoltarlo, se solo il segnale si prendesse anche qui.

Stupido, maledetto, insulso radiotaxi!

Ma che sto facendo? Inveisco contro un’apparecchiatura perché mi impedisce di sintonizzarmi su una stazione radio?

All’incirca un anno fa non avrei mai pensato che mi sarei ridotta così…

 

Ricordo ancora com’è successo. Un giorno piovoso a casa, costretta a letto da un’antipatica influenza, ero satura di televisione, leggere richiedeva troppo sforzo, così l’unica scelta utile per ingannare il tempo si era rivelata la radio, che fino ad allora avevo utilizzato solo ed esclusivamente quando mi era capitato di dover affrontare viaggi lunghi in macchina, per avere notizie sulla viabilità, da stazioni qualunque, non avevo mai avuto preferenze.

E pensavo di non averne anche quel giorno, dato che facevo distrattamente zapping da un programma all’altro. Di spostamento in spostamento, approdai su una frequenza, allora a me sconosciuta.

Stavo per cambiarla, ma poi decisi di ascoltare prima lo speaker che stava parlando. Disse una cosa molto divertente, tanto che mi ritrovai a ridere di gusto, come non succedeva da molto tempo.

Dopo di che la parola passò al suo collega … e fu lì che la mia vita fu sconvolta, a partire dall’improvviso aumento della febbre.

La prima cosa che mi colpì fu la voce, così calda, profonda, suadente e con un lieve accento Texano che non fa che renderla ancora più fascinosa.

La seconda è la sua risata, così limpida, aperta, libera, ha un che di contagioso.

Terza e non meno importante, le cose che aveva detto.

Sì rivelò divertente come il suo collega... e da quel momento in poi non persi più di vista quei due ragazzi.

Cominciai ad assalire internet, in cerca d’informazioni su di loro.

E scoprii che Eddie -il ragazzo che avevo sentito parlare per primo- e Mike, questi i loro nomi che avevo già imparato ascoltandoli di puntata in puntata, non sono solo speaker, ma anche attori/cabarettisti che si esibiscono in non poche serate e stanno anche muovendo i loro primi passi nel campo televisivo.

Ma io dove diamine ero vissuta fino a quel momento?

Ad ogni modo se già ero capitolata per quello che avevo solo ascoltato, quando vidi le loro foto fu la fine.

Anche Edward è bellissimo, ma Michael… che posso dire? Non ho mai visto un ragazzo così stupendo.

 

Accidenti a me! Ho tenuto il telefono occupato per quasi un quarto d’ora. Persa com’ero nei miei pensieri, mi sono dimenticata di ripristinare la linea, provvedo subito.

No, Rebecca non ha nulla da temere, non credo proprio di essere portata per questo lavoro.

TBC
 

Salve a chiunque passi da qui ^^.

Questa è una storia che ho intrappolata nei quaderni da.. beh ormai dieci anni, ogni volta succede qualcosa, la riprendo, la riabbandono.. così ho deciso di provare a pubblicarla online... chissà mai che a qualcuno piaccia e mi sproni a continuarla...

   
 
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