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But You Still Have All Of Me
Da
qualche parte sulla Mother Road
31
dicembre, ore 03:07
«Che
fai?»
«Me
ne vado».
«Questo
l’avevo capito».
La
mia rabbia aumentò. Strinsi le mani a pugno e
mi voltai sul piede di guerra. «Perché fai domande stupide, allora?»
Sorrise,
consapevole d’infastidirmi. I suoi occhi
riflessero la luce della luna, lanciando bagliori dorati.
Trattenni
il fiato, un po’ per calmarmi, un po’
perché era così dannatamente bello da mandarmi in pappa il cervello.
Soffocai
l’impulso di sganciargli un diretto e ripresi il cammino.
Stavo
pestando i piedi come una bambina, ma ero
così arrabbiata da non preoccuparmi dell’impressione che stessi dando.
Non volevo
accettarlo e non lo avrei mai fatto.
«Andiamo,
sali».
Lo
ignorai e tirai dritto. Non m’importava un
accidente che fosse in debito con mio fratello.
La
sua faccia tosta mi si affacciò alla mente.
Sbuffai
e aumentai il passo, due o tre diavoli per
capello. Se pensavano che avrei permesso a due uomini di disporre della
mia
vita senza prendere minimamente in considerazione anche la mia
opinione, si
sbagliavano di grosso. Lui e quel pallone gonfiato.
Un’auto
mi si accostò.
«Vuoi
fartela tutta a piedi? Non si scherza col deserto,
uccellino».
Di
certo, il gelo sarebbe stato un compagno
migliore. La morte piuttosto che stargli vicino. Espressione drastica,
ma che
rispecchiava appieno il mio stato d’animo.
«Credi
che sia contento? Non fosse per te, ora
sarei alle Canarie con un mojito in mano e due ragazze per lato».
Mi
bloccai, esterrefatta. Lo fulminai con gli
occhi, furiosa e sorpresa della gelosia che mi stava invadendo.
«Non
fosse per te», cominciai a dire affacciandomi
dalla portiera e puntandogli un dito contro, «ora sarei a casa con un
tè e la
mia vita in mano».
Alzò
un sopracciglio. «Se scappare dalla realtà per
te è vita, prego, tornaci pure», mi sbeffeggiò.
Questa
volta trattenni il respiro per non andare
dall’altro lato e ucciderlo. Stava ferendo il mio orgoglio e quel
demonio lo
sapeva.
Inghiottii
gli insulti e m’infilai nella Volvo,
sbattendo la portiera con tutta la forza che avevo in corpo. Tremavo
dalla
rabbia, ma mi limitai a fissare le miglia di asfalto che tagliavano il
deserto
di fronte a noi.
Mi
lanciò un’occhiata divertita. «Touché», disse
con voce acuta, come a parlare per me.
Strinsi
gli occhi a due fessure e presi i voti del
silenzio eterno.
Questa
gliela concessi. Aveva vinto una battaglia,
ma non la guerra.
***
Angolo
autrice: Buonasera
a tutti! Sono
daniga, inguaribile sognatrice,
amante della cannella e chiacchierona senza speranze. C’è voluto un
po’, ma
finalmente esordisco anche io con una storia. Sono emozionata e allo
stesso
terrorizzata al pensiero che qualcuno leggerà ciò che scrivo. Con
questo, non
abbiate paura di criticare ogni singola parola. Il mio è un esperimento
e
qualunque sia l’esito, so già che mi divertirò un mondo. Spero di
divertire
anche voi.
Questo
capitolo 0 è una specie di prologo, anche
se in realtà non lo è. Il primo capitolo sarà pubblicato da lunedì e
cercherò
di pubblicare settimanalmente, università permettendo.
Vi
auguro una buona lettura e alla prossima.
dg.